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Autore: _amethyst_    06/01/2012    6 recensioni
« No, non è uno scherzo: è stata tutta colpa sua.
Colpa dell’unico individuo della casa che assisteva senza essere protagonista, colpa di colui che inconsapevolmente ha causato tutto.
Non sono pazza: è stata colpa di quel gatto! »
- Prendiamo due cugine, castane e completamente diverse l'una dall'altra.
Prendiamo due amici, uno smielato potenzialmente figo e un musone che crede di saper scrivere canzoni, anche lui potenzialmente figo.
Prendiamo due ex, un biondo gay effettivamente figo e una piattola bionda con la mania dell'ordine.
Prendiamo un gattaccio puzzolente e dal muso schiacciato di nome Parmigianino.
Mescoliamo insieme questi elementi in un unico calderone e ne deriverà un disastro.
Un ENORME disastro.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Tra vendetta e incomprensione.
 
capitolo 11



Il viaggio di ritorno verso casa fu lo scenario di un’accesa lite – strano no? – tra Prudence e Will, che non davano segno di volersi zittire neanche per un solo istante.
Il motivo? Sempre quello stupido gattaccio antipatico. Questa volta diedi mentalmente ragione allo smielato, nonostante non avessi intenzione di farlo sapere a mia cugina.
Anche perché non mi avrebbe dato ascolto in ogni caso.
Era troppo impegnata a tenere le mani strette a pugno e a brandirle in direzione del ragazzo, che intanto sembrava essere vicino a perdere la pazienza.
Per quale motivo Prue si battesse così tanto per difendere una massa di peli puzzolente e rompipalle era un mistero, tanto che spesso facevo la stessa domanda anche a Chase ed Ileen, che si limitavano a rispondermi con un’alzata di spalle, sinceramente disinteressati. 
- Ha fatto la cacca sul mio letto! – esclamò Will, attirando l’attenzione di qualche passante mentre rinfacciava la cosa alla ragazza.
- Quasi mi dispiace che non te l’abbia fatta in testa. – fu la risposta sprezzante di Prudence, la cui andatura aveva preso tutte le caratteristiche di una marcia rabbiosa.
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia con i suoi occhioni castani, ma distolse lo sguardo quasi subito, consapevole che dare spettacolo in mezzo alla strada non fosse propriamente la cosa migliore da fare: ne avrebbero riparlato a casa con più calma, forse…
- Ne riparliamo dopo. – si limitò a rispondere, cupo. Prudence invece pareva di tutt’altro avviso.
Per lei la discussione o si continuava o finiva lì.
- No, adesso… - neanche il tempo di finire la propria frase che Will, stanco di controbattere, la afferrò per il braccio, talmente forte e repentinamente che la ragazza ammutolì, sgranando le palpebre.
- Dopo! – sbottò, lanciandola andare come se avesse qualche strana malattia. 
Così dicendo si voltò e fece per allungare il passo, in modo da raggiungere Matt che, come suo solito, se ne stava qualche passo davanti a tutto il gruppo.
Prudence stette zitta per tutto il viaggio di ritorno, lo sguardo perso nel vuoto sia per strada che in autobus.
Lì mi sedetti accanto a lei, tenendo d’occhio i due amici, seduti a qualche sedile di distanza da loro. Non parlavano.
Matt aveva le cuffie nelle orecchie, e Will aveva la stessa espressione rabbuiata di poco prima.
Certo era che quando lo smielato si innervosiva faceva paura.
 
- Io metto questo – annunciai, dopo aver passato in rassegna la montagnetta di abitini acquistati qualche ora prima da Prudence, che intanto sembrava aver deciso anche per sé.
Infatti, mentre infilavo un vestito nero, il più innocente fra tutti quanti, lei osservava il suo riflesso allo specchio.
Anche lei ne aveva scelto uno nero, ma di casto aveva davvero poco.
- Io questo – rispose quella, avviandosi in direzione dell’armadio alla ricerca di un paio di scarpe che si addicessero ad esso.
Ebbi la decenza di stare zitta anche quando provò le mie tacco 12 nere, che l’avrebbero fatta assomigliare alla Torre Eiffel più che a una ragazza.
Intanto individuai qualche parola random nel suo discorso sconnesso, corrispondente a ‘Will’, ‘idiota’ e ‘vendetta’. 
Parole che mi davano un’idea chiara e cristallina della situazione in cui ero andata a cacciarmi. 
Senza accorgermene ero rimasta immobile davanti al letto con i tacchi, decisamente meno alti, tra le mani mentre osservavo con sospetto la mora.
Era impossibile non dubitare della sua sanità mentale quando, con una risatina innaturale, la vidi truccarsi gli occhi.
Tossicchiai, attirando momentaneamente la sua attenzione, che le diede modo di notare la mia espressione, a metà fra l’essere preoccupata e sospettosa.
- Beh… non ti prepari? – domandò quella, continuando a spalmarsi l’ombretto sulle palpebre.
- Io sono pronta. – risposi con un sopracciglio mezzo aggrottato, mentre infilavo l’ultima scarpa.
- E non ti trucchi? – domandò quella, che intanto sembrava volesse mettersi ombretto anche sulle sopracciglia e sui denti.
- Beh, sono già truccata. E non devo fare il pagliaccio da nessuna parte. E nemmeno tu sai! – esclamai, in riferimento al suo trucco, a mio parere, disarmonico – Sempre che tu non abbia deciso di lavorare al circo. – continuai, ripassando soltanto un po’ di lucidalabbra color ciliegia sulle labbra.
- Non sono poi così tanto truccata! – protestò, nonostante fossi convinta che tutto questo era fatto apposta. Chissà cos’aveva in mente…
- Se lo dici tu. Io vado a vedere a che punto è Ileen. – mormorai, uscendo dalla stanzetta con fare apatico.
Mi affacciai sulla soglia della stanza di Chase ed Ileen, bussando piano per annunciare la mia presenza – Toc toc – dissi, senza un motivo ben preciso, attendendo che la bionda si mostrasse.
Lei si stava ancora truccando e, notai con sollievo, il suo abbigliamento non era scandaloso come mi sarei aspettata da una come lei;
semplicemente indossava una camicetta rosa e una gonnellina bianca, e ai piedi due ballerine dello stesso colore della gonna.
I capelli erano elegantemente acconciati in boccoli, e sul visetto candido era stato applicato solo un lieve strato di fard. 
- Ho finitoo! – esclamò quella, con la sua solita vocina squillante.
- Stai bene, complimenti. – mi congratulai, nonostante la bionda non mi stesse completamente simpatica: solitamente evitavo di fare complimenti a chi non mi ispirava fiducia, ma volevo mostrarmi almeno un po’ più gentile del solito. In fondo avremmo condiviso cinque anni insieme! 
Almeno con lei la convivenza sarebbe dovuta risultare quantomeno tranquilla.
- Grazie – rispose quella, osservando il proprio riflesso allo specchio per qualche istante, prima di uscire fuori dalla stanza.
Nella sua espressione c’era qualcosa di strano, qualcosa che non avevo mai scorto sul suo visetto, di solito sorridente o totalmente assente.
Poteva essere tristezza quella sorta di ombra scura sul suo volto, o semplicemente mi stavo sbagliando.
Ma sentivo che non era tutto come al solito.
- Stai bene? – le domandai bruscamente, incapace di mostrare gentilezza con la maggior parte del genere umano.
Ileen mutò la propria espressione in meno di qualche istante.
- Certo. Dove andiamo oggi? – cinguettò, come se non le avessi mai fatto quella domanda.
Non nascosi la mia sorpresa, ma lei parve non notarla, o semplicemente fingere di non essersene accorta.
- Non ne ho idea. Ha organizzato tutto Prudence, e la cosa un po’ mi preoccupa. – confessai con un mezzo sorriso, continuando a squadrare con interesse la bionda.
Lei non sorrise, non sembrava esserne in grado, si limitò a indirizzarmi un cenno del capo e ad uscire dalla propria stanza da letto.
Era chiaro che qualcosa non andava per il verso giusto, tanto quanto era chiaro che non aveva alcuna voglia di parlarne.
Sapendo che quella stanza non era mia, mi diedi una mossa e ritornai in cucina, dove trovai un silenzio piuttosto strano.
Chase guardava da un’altra parte, sdraiato sul divano come se in casa non ci fosse nessun altro oltre lui, bellamente stravaccato. 
L’aria da gay era stata sostituita da una serietà che non gli avevo mai visto indossare.
Non mi accorsi dello sguardo di Matt: ero troppo occupata a domandarmi che cosa fosse successo.
Will sembrava non essersi reso conto di nulla, si limitava a camminare avanti e indietro senza un motivo ben preciso.
Solo quando si avvicinò all’amico per sussurrargli qualcosa all’orecchio mi accorsi dell’attenzione che Matt riversava su di me.
Gli restituii uno sguardo interrogativo, al quale rispose con un’occhiata neutra.
Cercare di immaginare cosa stava pensando ma era, e sarebbe sempre stato, umanamente impossibile.
Prudence ancora era alle prese con il trucco evidentemente, visto che ancora non aveva messo piede fuori dalla stanza, ma di Ileen in cucina non c’era nessuna traccia.
Eppure era sparita solo due secondi dalla sua vista…
- Dov’è Ileen? – domandai con nonchalance, sperando di non creare uno sgradevole effetto domino che avrebbe suscitato il classico malumore da litigio.
Chase sembrò indurire la propria espressione, ma nessuno osò rispondere.
Will si limitò ad un’alzata di spalle – Credo di averla vista sfrecciare in bagno. – risponde semplicemente, senza esserne troppo convinto.
Come ho fatto a non vederla?
- Vabbè – scrollai anch’io le spalle e, intanto che aspettavo che Prudence uscisse dalla camera, mi diressi verso il bancone della cucina e mi ci poggiai con le braccia conserte, lo sguardo puntato contro Chase.
Volevo sapere cos’era successo, la curiosità mi stava uccidendo.
Lui stranamente non si accorse di nulla: il suo sguardo era altrove, ma proprio lontano. 
Così non fu per Matt che, compreso che stavo squadrando con aria corrucciata il biondo, mise il broncio senza un motivo ben preciso.
Chase non si accorse neanche di questo.
 
Il mio tentativo di rendere la serata meno noiosa fallì miseramente.
Prudence sembrava non vedere l’ora di trovarsi qualcuno per ‘fare un dispetto a Will’, e Chase taceva ostinatamente.
Ileen intanto rigirava con aria indifferente il proprio cocktail.
L’unico che sembrava essere tranquillo, circa, era Will che come me non faceva altro che lanciare sporadiche frasi ad effetto per cercare di avviare una conversazione.
Tuttavia anche lui riscuoteva poco successo, e poco effetto.
Matt, manco a farlo apposta, stava zitto. 
E mi guardava. E guardava Chase. E vedeva che io guardavo il biondo. E si rabbuiava.
Questo nell’arco di un solo minuto.
Mi morsi il labbro inferiore e mi inventai qualcosa per trascinare via Chase dal tavolo per qualche minuto.
Volevo parlargli, anche perché con Ileen non avrei ottenuto ciò che volevo sapere.
- Chase… mi accompagni un attimo al bancone? Ho un po’ di sete e mi scoccia andarci da sola. – in realtà sarei potuta andare benissimo con le mie gambe senza portarmi il cagnolino appresso, ma Chase era talmente fuori che non battè ciglio: si limitò ad annuire e ad alzarsi in contemporanea con me.
Sapevo che Matt stava ribollendo, anche se non capivo per quale motivo.
Mi bastò guardarlo per capire che avrebbe voluto volentieri essere lui ad accompagnarmi al posto dell’altro, ma non avevo tempo per domandarmi per quale motivo fosse tanto arcigno: dovevo occuparmi della questione Chase-Ileen, altrimenti non mi avrebbe dato pace.
Non parlai subito, prima comprai davvero una bottiglietta d’acqua naturale, per fare in modo che non scappasse via.
Stappai la bottiglia e bevvi un lungo sorso.
- Ahh, mi ci voleva proprio un po’ d’acqua! –
- Perfetto. – disse, e fece per tornarsene a sedere. L’unica alternativa era affrontare subito il discorso, senza temporeggiare ulteriormente.
Gli afferrai il polso, prima che potesse sfuggire alla mia presa ferrea.
- Aspetta Chase! – non l’avrei lasciato, prima doveva almeno prestarmi un po’ di attenzione.
- Hai dimenticato qualcosa? – domandò con tono freddo e confuso. La mia espressione chiariva le mie stesse intenzioni, e quando si riavvicinò anche lui aveva uno sguardo strano.
- No… cioè, in realtà non avevo molta sete. Andiamo un attimo fuori? –
Il biondo sbatté le ciglia senza capire, ma senza ribattere mi seguì fuori.
Era talmente preso dai suoi pensieri che non aveva neanche avuto la forza di domandarsi di cosa mai volessi parlargli.
Era logico che avessi qualcosa da dirgli, infatti non parlò.
Appena messo piede fuori dal locale, fui io a prendere la parola, ma non gli lasciai il polso.
Avevo la netta impressione che avrebbe cercato di rifuggire le mie domande.
- Io non voglio impicciarmi, ma… oggi tu e Ileen siete strani. Non parlate, non ridete, non… non fate nulla. Siete distanti e depressi. – non abbassai lo sguardo. 
Affrontai i suoi occhi chiari senza averne paura, anche se l’espressione non chiariva nulla di buono.
E poi lui guardava altrove, e non era da lui.
- Non si può sempre essere sorridenti Bethany. – il suo tono suonò talmente duro da spaventarmi.
Dov’era finito il Chase biondissimo e sempre sorridente, pronto a sfoggiare la sua aria da gay ovunque andasse?
Doveva essere successo qualcosa di grave se mi aveva chiamata Bethany senza usare stupidi nomignoli improponibili.
- Tu sei sempre sorridente, ma soprattutto sei rompipalle e stronzo. Oggi sei solo stronzo e incazzoso. E ricorda che incazzarsi fa invecchiare la pelle. – mimai un sorriso, credendo che le mie parole avrebbero sortito qualche effetto miracoloso, ma così non fu.
La sua maschera di indifferenza rimase tale. 
Anzi, se possibile, si indurì ulteriormente.
- Ne riparliamo quando mi passa okay? – fece per andarsene, ma ancora lo tenevo stretto.
- Chase, davvero… - non finii la frase. Ed inizialmente non capii cosa non andava nelle mie labbra.
Ciò che non andava era sulle mie labbra. Stentavo a crederci.
Non poteva essere, non stava succedendo davvero.
Mani mi strinsero, mi toccarono, si infilarono tra i miei capelli, senza chiedere alcun permesso.
Eppure mi stava baciando. Chase, il biondo gay mi stava baciando. Chase il biondo gay.
Cercava la mia lingua, io cercavo il mio cervello.
Non collegavo bene i fatti. Sapevo che era lui, sapevo cosa stava succedendo. 
Ma mi sfuggiva il perché. In realtà mi sfuggivano tante cose in quel momento.
Mi sfuggiva il fatto che lui mi stesse baciando, e mi sfuggiva anche un’altra cosa: ma come potevo accorgermi che Matt stava osservando la scena, se non ero in grado neanche di spingere via Chase dalle mie labbra?
 
(Pov. Matt)
Ero disgustato. Quel verme stava fingendo di essere gay o era solo maledettamente stronzo?
Come si permetteva di toccare Bethany con le sue labbra e con le sue mani?
E perché lei glielo lasciava fare senza opporre troppa resistenza?
Tornai dentro con la rabbia che mi montava dentro, le mani strette a pugno, la gola secca. 
Non mi diressi al tavolino dove se ne stavano Prudence, Will ed Ileen. Mi diressi al bancone.
Nemmeno io sapevo cosa mi stava prendendo. 
Sapevo solo di provare del risentimento, e qualcosa che dapprima non riuscii ad identificare.
- Un mojito. – mormorai brusco alla ragazza del bancone, senza guardarla davvero.
Gli occhi azzurri erano fissi sul mobile da bar, ma ciò che vedevo era un bacio a cui non avrei mai dovuto pensare.
Vedevo solo le labbra di un bastardo su quelle di Bethany, le mani di quel biondo che scorrevano senza freni sul suo corpo, sulla sua schiena, sul suo culo, su tutto ciò che lei non gli impediva di toccare.
Su tutto ciò che non gli apparteneva.
- Ecco a lei. – annuii assente, portando verso di me il bicchiere colmo. 
Osservai quella stupidissima foglia di menta ancorata al fondo e ne esaminai le caratteristiche.
Mi resi conto di quanto io e quella foglia ci somigliassimo: era verde, come l’invidia che provavo, ma soprattutto, era calpestata dal peso del rum e del ghiaccio. 
In questo caso, era il mio cuore ad essere appena stato schiacciato al fondo dell’anima.
Ma io sentivo solo un’immensa rabbia.
 
(Pov. Will)
Matt non tornava. Chase e Bethany nemmeno. 
Ma dove sono andati tutti?  pensai, guardandomi intorno imbronciato, alla ricerca dei tre coinquilini.
Niente, di loro nessuna traccia. O forse di uno di loro sì.
Al bancone vidi una testa nera familiare, così, dopo aver mormorato un – Torno subito! – alle due ragazze rimaste al tavolino, mi incamminai in sua direzione, senza sospettare minimamente dello stato d’animo instabile del ragazzo in questione.
Fu quando vidi la sua faccia che capii che qualcosa non andava.
L’espressione si indurì in meno di mezzo secondo, fino a spegnersi totalmente.
- Ehi amico! Che faccia… -
- Will, lasciami in pace. –
- Perché te ne stai qui da solo? E dov’è Bethany? –
- Chiedilo a Chase. – sbatté il bicchiere vuoto sul tavolino, e la barista lo raccolse, ma prima che si allontanasse per lavarlo, Matt aggiunse, con aria amareggiata – Un altro grazie. –
Quelle parole non mi chiarirono granché le idee, ma capii che per qualche strana ragione Matt ce l’aveva con entrambi.
Avevo la sensazione che fosse davvero incazzato.
- Dov’è Chase? –
- Non lo so, e non mi interessa. Spero per lui che sia molto, molto, molto lontano… -
La mascella del moro si contrasse, tanto da indurmi a pensare che se in quello stesso momento si fosse ritrovato il biondo davanti sicuramente l’avrebbe pestato.
Ma il punto era: perché?
- Non è che Chase ci ha provato con te? – la mia domanda era seria, ma evidentemente non era quello il problema.
Anche se c’ero andato molto vicino…
- No, non con me. – sottolineò l’ultima parte della frase con un’enfasi che mi fece comprendere qualcosa. 
Ma quel qualcosa mi sembrava troppo strano per essere vero.
Tuttavia avrebbe spiegato molte cose… compreso il fatto che Matt fosse tanto incazzato.
No, non può essere! Chase è gay.
- Comunque non puoi pretendere di avere il diritto di alcolizzarti solo per… quello che è successo. Qualunque cosa sia successa. – cominciai, osservando Matt afferrare il cocktail e riprendere a bere.
- Sì che posso, e lo farò. –
- Ehi Matt, ma si può sapere che cazzo ti prende?! -
Sapevo che qualunque cosa avrei detto non sarebbe servita a nulla, ma dovevo tentare.
- Tu non capisci! – ringhiò quello, stringendo il pugno libero sul tavolo. 
La mascella si contrasse ancora. Gli occhi mandavano dardi – Tu non l’hai visto… se fosse successo a te con… beh, lasciamo perdere! -
- Visto cosa? – tentai nuovamente, ma quello si rituffò a pesce sul cocktail. 
Nulla da fare, Matt non voleva parlare. Si perse nel vuoto, lui e il suo sguardo.
Se avessi voluto capirci qualcosa avrei dovuto chiedere a Bethany.
- Non esagerare. – gli raccomandai. Sapevo che non mi avrebbe dato ascolto.
Feci per uscire dal locale, alla ricerca di Chase e Bethany: fortunatamente non dovetti neanche mettere piede fuori dalla porta che la ragazza mi venne quasi a sbattere contro.
Dall’espressione capii che c’era qualcosa che non andava, ma non disse nulla quando si rese conto di essere venuta addosso a me. 
Si limitò a distogliere lo sguardo e riprendere a camminare verso il tavolo.
Chase non era con lei.
Uscii dal locale e vidi il ragazzo immobile, la mano sulla bocca e la schiena contro il muro.
Anche lui sembrava non essere del tutto in sé.
- Chase, che ci fai qua? – per tutta risposta, mi ignorò. 
Ma che diavolo sta succedendo?!
 
Le uniche a non essersi accorte di niente sembravano Prudence ed Ileen che, brille e spensierate come non mai, ridevano come se si fossero appena fatte una canna.
Bethany si guardava le unghie, senza fiatare, ed io continuavo a domandarmi cosa cazzo fosse successo!
Matt ancora non era ritornato al tavolino, e già stavo pensando a come portarlo a casa senza che mi vomitasse addosso.
- Ehi Bethanyyyy, perché non vieni al bancone a prendere ancora qualcosa da bere! Sei così spentaaa! – la voce di Prudence mi risvegliò dalla trance in cui ero sprofondato. 
La parola ‘bancone’ mi ricordò di Matt, solo al tavolo degli alcolici, in chissà quale stato, così decisi di salvare Bethany dall’onere di portarci la cugina offrendomi di farlo io.
- La porto io… - sussurrai alla mora, alzandomi dalla sedia e aspettando che quella mi raggiungesse.
Prudence si alzò a sua volta e, dopo aver sbadigliato sonoramente, mi seguì per il breve tragitto che ci separava da quella che ormai era diventata la postazione del moro.
Chase era ancora fuori, ma questa volta notai che se ne stava seduto sul marciapiede.
- Ehiii Matt! – squittì la ragazza, andando a posizionarsi accanto al ragazzo dagli occhi celesti.
Un solo sguardo mi fece comprendere che aveva esagerato. 
E che avrei dovuto portarlo fino a casa cercando di non farmi vomitare sui vestiti – Perché quel muso tanto luuungo? – fu la domanda di Prudence, troppo brilla per trarre le proprie conclusioni da sé.
Matt giocherellava con la cannuccia dell’ultimo cocktail bevuto.
- Mi sento uno schifo, che faccia dovrei avere? Non tutti possono avere quel sorriso da cretino che ha Chase. – eccolo, eccolo che ritorna sull’argomento Chase.
- Ohh, ho capito! Perché non vai da Bethany, così ti tiri su di moraleee?! – scossi la testa impercettibilmente in direzione della ragazza, ma non potevo aspettarmi che capisse il mio messaggio non verbale: non mi stava guardando.
Così dicendo avrebbe peggiorato la situazione.
Le intimai di tacere premendomi il dito sulle labbra quando Matt non stava guardando, ma lei non capì.
- Dobbiamo andare a casa. – dissi categorico, dando una pacca sulla spalla all’ubriaco per farlo alzare. Niente, lui non si mosse.
- Di giàà? – fu la risposta di Prudence, che manteneva un sorrisetto ebete sulle labbra.
- Sì Prudence, è tardi. –
- Non chiamarmi Prud… -
- Non voglio rivedere quei due… - cominciavo a impazzire, perciò mi voltai in direzione del tavolo dove Ileen cercava di coinvolgere Bethany in una sottospecie di balletto da seduta.
La mora guardava con un misto di esasperazione e pietà la figura snella di Ileen.
Sicuramente era successo qualcosa che l’aveva sconvolta: più tardi gliene avrei parlato, ora dovevamo assolutamente tornarcene a casa.
- Matt, sei completamente ubriaco. – affermai categorico, lo sguardo severo e palesemente incazzato riconoscibile da chilometri.
- Beh, grazie tante. –
- Grazie?! Leva il culo da quella sedia e andiamo a casa: non ne posso più delle vostre cazzate. – e così dicendo mi riferivo anche alla sbronza di Bethany di qualche giorno prima.
- Eddaaaai Will, come sei rompicoglioni! – fu la risposta di una sorridente, troppo sorridente, Prudence.
Alzai gli occhi al cielo.
- Matt, se non ti muovi ti prendiamo di peso io e Chase. – quelle parole furono come una fucilata per lui.
In men che non si dica si sollevò dalla sedia come se sotto il culo avesse delle spine e mi guardò con aria incazzosa.
Ma il suo sguardo non era nervoso quanto il mio.
- Okay, andiamocene, ma quel finto frocetto non mi tocca. – annuii, tanto per farlo contento, e lo afferrai senza troppi complimenti per il braccio.
- Ehi, ce la faccio ancora a camminare! –
- Di questo non ne sarei tanto sicuro. Quanto cazzo hai bevuto eh? –
- Un po’… - sbuffai, dirigendomi in direzione del tavolo. Bethany osservava Matt rabbuiata.
Io le restituii uno sguardo esasperato.
- Andiamo a casa. – disse la ragazza con un sospiro, raccattando le sue cose con rapidità sorprendente e facendo cenno alla bionda di fare lo stesso con le sue.
- Ma… ma io mi stavo divertendo. – protestò debolmente quella, prima di obbedire all’occhiataccia lanciatale da Bethany.
Ci dirigemmo verso l’uscita del locale, chi con un sorriso ebete stampato in volto, chi con aria incazzosa, e chi ancora con un’aria da funerale che sarebbe bastata a deprimere chiunque. 
Appena uscimmo, vidi Chase che osservava Bethany con la stessa aria rabbuiata con la quale lei osservava Matt, e capii che doveva essere accaduto qualcosa di strano.
Feci un cenno anche al biondo e quello ci raggiunse, tenendosi a distanza di sicurezza.
Matt intanto imprecava in sua direzione.









NdA: Perdonate il solito ritardo, è che ultimamente non sto scrivendo granché e mi tocca allungare i tempi. Ci avviciniamo alla fine dei capitoli che ho già scritto, perciò in futuro potrei postare sempre più in ritardo, e mi dispiace per questo. In ogni caso la storia andrà avanti, non vi preoccupate ^_^
Ringrazio tutti i lettori, in particolar modo coloro che recensiscono abitualmente e che hanno aggiunto la storia tra preferite, seguite ecc...
Mi farebbe piacere sentire la vostra voce in proposito, anche se ultimamente ho notato che ci sono sempre meno recensioni e questo mi dispiace molto ç_ç
Per questo motivo spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che magari mi lasciate qualche recensione, giusto per farmi sapere che siete vivi e che non siete solo lettori immaginari XD grazie a voi, ancora una volta, e alla prossima!
Frens (L)
   
 
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