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Autore: nowaryesreggae    06/01/2012    2 recensioni
Alice è intrappolata in una strana camera bianca. Avverte la presenza di un uomo, ma non può vederlo, toccarlo sentirlo. Non è più padrona del suo corpo e l'unica cosa che le è concessa è rivivere un pezzo della sua vita, in un rewind. Giorno per giorno, pezzo dopo pezzo le toccherà ricostruire il passato e scoprirsi una persona inaspettata.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il bianco è meno intenso, le narici sono più libere. Vorrei spostare il mondo, ma non posso muovere nemmeno le dita. E' tutto così assurdo. Vivo dentro di me e non fuori. Sento il respiro mozzato a metà, chi era quell'ombra?Cosa voleva da me?Di nuovo il torpore, una voce. 'Dormi, dormi'. Qualcuno si muove accanto a me, lo sento. Ma la confusione è più forte. Tutto sbiadisce lentamente. E' di nuovo buio, e sono di nuovo seduta a terra.

 

Ca**o, non so che fare. Respiro piano, pianissimo. Quasi non mi sento più. Spuntano un paio di occhi nel buio. Io posso vederli, e loro possono vedere me. Allora tanto vale che io mi alzi in piedi. In realtà sto tremando, me ne accorgo non appena poggio il gomito sul terreno per farmi forza. L'ombra si avvicina, e mi porge la mano. Accetto l'aiuto. E' un uomo, ha le mani grandissime. E' giovane, una ribelle ciocca gli ricade sulla fronte. Ed è piccolino da far tenerezza, ma con due spalle grosse quanto la porta d'ingresso di casa mia. Gli sorrido e mi ricompongo, e ringrazio.

'Come ti chiami?'

'Alice, piacere'. Pronuncio il mio nome in italiano, senza pensarci.

'E che diavolo significa A l i c e?' ripete ridendo, mettendo l'accento sulla pronuncia del mio nome che, evidentemente, gli sembra così ridicolo. Ah, questi americani.

'Scusa, lo ripeto nella tua lingua!'. E ora capisce. E ride di nuovo. Ma diamine, è proprio strano questo. Solo a me poteva capitare di decidere di arrampicarmi su una collina alle tre di notte e trovare un altro tizio pazzo almeno quanto me che ride del mio nome.

' Ah comunque io sono Shannon, piacere!'. Eh no, adesso mi vendico. Rido più forte io.

'Ma non è un nome da donna, scusa?'.

'No, veramente no.' Sussurra. Pare si sia un po' offeso.

'Beh, vorrà dire che abbiamo due nomi strani. E a quanto mi sembra di capire non sono quello, visto che sono le tre e mezza e siamo qua a congelarci non so per quale motivo, precisamente.'

'Questo posto è meraviglioso. L'ho scoperto qualche anno fa, quando mi sono trasferito qua con mio fratello. E ci vengo ogni volta che ho bisogno di stare solo con me stesso. Sai, mi riesce difficile in mezzo al casino della vita che mi ritrovo. E invece qui non avevo mai trovato nessuno, eccetto te stasera. E in effetti è strano, non sei nemmeno originaria di questo posto, a quanto ho capito.'

' No, però avevo bisogno d'aria. E poi abito completamente da sola, e tra la nostalgia di casa e la solitudine di questo posto a volte mi sento semplicemente soffocare. '

Mi guarda e non risponde, ma mi fa cenno di sedermi. Tira fuori una macchina fotografica, e si siede silenziosamente vicino a me. Scatta una foto al panorama, l'alba sta già cominciando ad invadere il cielo, con la sua tenerezza ed eleganza. Poi mi guarda ancora un po', adesso c'è luce. Lo fisso di rimando, ha degli occhi che sembrano più profondi dell'abisso del Mississipi,, che sembrano aver visto il mondo con innocenza maturata, con amore ma quasi con amarezza. Io non riesco a sostenerli così tanto, sono umana.

' Posso scattarti una foto, o magari anche due?'

' Certo che puoi.'

' Sai, il mio sogno è diventare fotografo. Raccolgo frammenti della mia vita, ed amo i nuovi incontri. E questa è una nottata abbastanza insolita, quindi vorrei far in modo che resti impressa da qualche parte.'

Resto immobile, non so se vuole che mi metta in posa. Forse no, si alza. Sorrido di risposta, mi muovo naturalmente. Mi sento a mio agio, con uno sconosciuto, all'alba, sulla cima di una collina con un misero paio di jeans e una canotta addosso, con le spalle e le braccia congelate, il cellulare staccato barricato dentro casa, il letto sfatto e l'armadio spalancato, disordinato. Mi sento bene anche se ho lasciato la mia vita giù, in fondo, dove il bosco si fa prato. Alice quella impegnata, Alice quella che deve render conto agli altri di ciò che fa, delle sue scelte e del suo modo di respirare, di come guarda il mondo e di come si deve innamorare, per non soffrire. Sono chiusa in una scatola giù, in fondo e non lo so se tornerò a prendermi più tardi, davvero non lo so.

 

 

 

  
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