Mentre mi faccio filmini mentali sulla storia di questo appartamento, una voce maschile con un tono assai scocciato mi chiama:
«Dori, muovi quel culo e vieni ad aiutarci!»
Ecco, questa è la finezza di mio fratello.
Aiuto mio papà e mio fratello a scaricare la valigie mentre mia mamma osserva che la cucina sia tutta a posto, lei si crede una cuoca con un talento innato, ma la verità, quella che la cara famigliola le ricorda sempre, è che cucina in modo diversamente buono, ovvero, fa schifo.
Sono quasi le undici di notte, vado nel mio nuovo letto con le coperte che odorano della mia vecchia casa e mi rannicchio sotto di esse come se volessi proteggermi da questa oscurità ancora sconosciuta, inspiro ed espiro, potrei fare così tutta la notte senza nemmeno chiudere occhio, e preparo il programma della fatidica e ineluttabile giornata di domani, andrò al liceo linguistico E.Setti.
Programma per domani:
Mi sveglio alle 6.30am per fare in modo che il mio aspetto sia decente.
Ore 6.35am colazione.
Ore 6.40am doccia.
Ore 6.55am vestiti (ho in mente di indossare dei jeans stretti con le Converse e una felpa, come sempre).
Ore 7.05am trucco, il che vuol dire matita nera e un po' di fondotinta.
Ore 7.30am uscire e prendere la radiale.
Ore 7.55am entrare in quell'orribile edificio.
Ore 8.00am entrare in classe e pregare che nessuno mi noti, cosa decisamente impossibile.
Da ore 8.00am a ore 1.00pm soppravvivere, per poi tornare a casa, soppravvivere alle domande dei genitori tipiche dell'ora di pranzo e rinchiudersi in camera, posso farcela.
Mi sveglio con mia mamma che accende la luce della mia camera e con un tono di voce piuttosto alto ed esuberante per le 6.30, mi dice di svegliarmi perchè oggi è un grande giorno e bla bla bla. Faccio tutto quello programmato e prendo la radiale delle 7.30, mentre salgo vedo un gruppo di ragazzi che timbra il biglietto, cavolo il biglietto! Mi sono scordata di mettere nel mio zaino l'abbonamento che mia mamma mi è andata a fare ieri! Faccio l'indifferente sperando con tutto il mio cuore di non venire beccata, non saprei come comportarmi in questi casi. Guardo attentamente fuori dal finestrino per paura di non scendere alla fermata giusta e di ritrovarmi sola e persa a Milano, il mio primo giorno di scuola.
Riesco a scendere alla fermata giusta e mi incammino verso la via dell'edificio dove vivrò un terzo della mia giornata per i prossimi quattro anni, aiuto. Mentre cammino lungo questa via osservo le ragazze milanesi, sono quasi tutte vestite uguali, jeans strettissimissimi, Ugg, portati decisamente fuori stagione e felpa di Abercrombie, sono tutte formate in gruppetti e in quel preciso istante mi accorgo di essere completamente sola.
Varco la soglia della porta, si inizia.