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Autore: Shinra    07/01/2012    0 recensioni
Quattro suicidi vogliono farla finita e si incontrano sul muro dal quale hanno deciso di porre fine alla loro triste esistenza... Tuttavia, parlando tra loro, qualcosa gli farà cambiare idea... forse.. - Ispirato all'omonimo libro di Nick Horby.
Genere: Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sul muro

Avete mai provato a dormire su un albero? C'è chi dice che non lo farebbe mai perché avrebbe paura di cadere muovendosi nel sonno. Be', in realtà se sapete di esserci, sull'albero, sarete così preoccupati di cadere da non muovervi di un millimetro. E a parte l'ansia di essere sospesi in aria, l'unico particolare scomodo sarebbe l'appiattirsi del coccige e l'intorpidimento degli arti. Un po' come quando si ha freddo e non si ha il coraggio di stirare le gambe perché le lenzuola sono fredde. Ma io non so cosa siano le lenzuola, perché ai miei tempi le bare erano fatte di legno, ed eri fortunato se ti ci mettevano dentro con i vestiti. In particolare, quella fornitami aveva il coperchio mal saldato e gli spifferi entravano che era un piacere.

Dovete sapere che io non ho il sonno tranquillo. Con tutte le cose che mi sono successe, sfido voi ad avere un sonno tranquillo! Ma non vi tedierò con i particolari. Vi basti sapere che l'ultima volta che ho cercato di trasformarmi in Hell Masker, – “cercato” in tutti i sensi, perché avevo dimenticato come si fa il limit break e allora ho dovuto chiedere a google; sì, oltre che digressione vivente sono anche smemorato e sonnambulo – avevo settato la compilazione automatica, e mentre scrivevo “hell” mi è apparsa Hello Kitty... è stato uno shock. Non mi credete? Vi sfido a provarmi il contrario.

E quindi, siccome il coperchio era saldato di schifo, oltre a far entrare gli spifferi bastava un incubo piccolo piccolo seguito da un calcio piccolo piccolo per farlo schizzare fino al soffitto. Ma la vera rottura non era tanto l'incubo, quanto l'alzarsi per andare a riprendere il coperchio. Avete mai dormito in una cantina? Beh, non so com'è la vostra, ma il buonsenso vuole che tutte le cantine abbiano un buon grado di umidità. Ebbene, era una fortuna che il coperchio non aderisse perfettamente, altrimenti avrei avuto l'impressione di dormire sott'acqua.

Quindi, date retta a me, se dovete scegliere tra il dormire in una cassa in cantina e il dormire su un albero... scegliete quello che volete voi, ma io vi consiglio l'albero.

Anche perché avrete modo di assistere a scene esilaranti, come questa ad esempio.

Ma prima lasciate che vi spieghi come sono arrivato quassù.

Quando sono sonnambulo, il che capita ogni qual volta mangio popcorn al cinema, – non chiedetemi perché, ma se mangio popcorn e non sono al cinema o se vado al cinema e non mangio popcorn non mi succede nulla, giuro! Dev'essere una sorta di reazione chimica... come le mie trasformazioni... – inizio a vedere tanti elefanti rosa, dopodiché mi sveglio sopra un albero. È stato così che mi sono accorto di saper volare. Ora, fin qui va tutto bene, non è un problema così grave da farmi rinunciare a mangiare cinema al popcorn se l'effetto collaterale si ferma a questo, ma se mi trovo a Midgar e non ci sono alberi, allora il problema sussiste eccome!

Vi risparmio il come e il quando, fattostà che mi sono ritrovato sulle pale di un elicottero in decomposizione che somigliavano in tutto e per tutto ai rami di un albero, tant'è che il movimento rotatorio sembrava proprio l'oscillare delle fronde... È stato bello.

Ma cosa stavo dicendo?
Non importa, ve lo racconterò un'altra volta.

Sephiroth ha tirato Cloud sopra il cornicione e ha cominciato a spogliarlo, ed è una scena che non mi voglio perdere!

[…]

“Cose da pazzi... ma perché l'ho salvato?” continuava a ripetere questa frase da cinque minuti, eppure ancora non riusciva a capacitarsene.

“Perché l'ho salvato..?” si guardava intorno, alla ricerca di qualcosa. Una pietra, un tubo innocente, una mannaia, uno schioppo... qualsiasi cosa potesse essergli utile per spaccargli la testa.

“Dopodiché butterò giù il corpo e nessuno oserà dubitare che si tratti di un suicidio...” aggiunse tra sé e sé con un sorriso che trasudava malvagità e soddisfazione.

Inutile dire che così facendo avrebbe esaudito il desiderio di Cloud, desiderio che, entrambi ignoravano, li accomunava e univa come un sottile e invisibile filo rosso.

Avrebbe potuto tranquillamente buttarlo giù e togliersi il pensiero: avrebbe ottenuto lo stesso risultato, ma voleva togliersi la soddisfazione di farlo fuori con le sue mani... Dopo tanti anni di patimento, almeno questo!

C'era poco da cercare in un muro largo meno di un metro, ma Sephiroth perdurò nell'impresa.
Aveva adagiato Cloud a pancia sotto, per nulla preoccupato del fatto che un braccio e un piede sporgessero oltre il bordo, affacciandosi sul baratro. La metà superiore del suo orribile pigiama - un omaggio vinto al Battle Square e firmato da Dio in persona, con tantissimi mini primi piano di quell'eccentrico-machoman-pederasta del proprietario - aveva preceduto chi lo indossava oltre il cornicione, ed era rimasto incagliato proprio in una delle lamiere sporgenti lì sotto.
I pantaloni erano invece stati strattonati durante l'operazione di salvataggio, lasciando Cloud con una buona porzione di mutande scoperte (bianche e coi moguri), il che, non tralasciando il fatto che era svenuto e in posizione prona, lo rendeva appetibile a tutte le yaoiste che si trovavano nei paraggi.

C'è anche da dire che Sephiroth, per quanto rifiutasse ammetterlo, era un pochino scosso e non riusciva a ragionare al meglio delle sue capacità. (Ma non perché Cloud fosse seminudo e avesse da sempre la fama di essere un uke.) Del resto, stiamo parlando di un procedimento che a tutti i supercattivi risulta alquanto problematico, per non dire impossibile, quando sono lì lì per raggiungere il loro scopo epico: avere l'occasione di uccidere la loro nemesi. Il problema principale di avere un'occasione è coglierla, e i deus ex machina storicamente abbondano.

Sephiroth era così stravolto e acciecato dalle vecchie emozioni che si erano risvegliate dentro di lui, (che, ripeto, non avevano a che vedere con l'invitante posizione di Cloud nel background) da dimenticare completamente il suo principale obiettivo e il motivo per cui era lì.
Tutta la depressione e la nostalgia erano scomparse, come succede ai bravi lunatici. Quella che gli si presentava davanti era un'occasione troppo ghiotta per essere sprecata per l'ennesima volta. Aveva dimenticato di stare recitando una parte, e si era così profondamente calato nel personaggio da fare suoi l'ardore e l'odio che lo caratterizzavano.
Tra l'altro, non si è mai capito per quale motivo Sephiroth odiasse Cloud al punto da incarognirsi così tanto da desiderare di strappargli tutta la felicità che possedeva. Doveva essere la ripercussione di un evento che l'aveva sconvolto nell'infanzia. Tipo sapere che tutti hanno la mamma e tu no. Evidentemente ai tempi dei Soldier non avevano ancora inventato gli psicologi.

Il momento in cui il cattivo deve uccidere il buono, si sa, viene sempre inevitabilmente complicato da una miriade di fattori esterni.
Ad esempio, dove cavolo era finita la sua spada?
Una spremitura di meningi gli ricordò che l'aveva affittata un'altra crew per girare una scena di seppuku. Il che era anche il motivo per cui non aveva potuto fare harakiri a sua volta... Questo, e la mancanza di alberi di ciliegio nel mondo di Final Fantasy VII.

Sull'orlo dell'esaurimento, ricominciò a passeggiare sempre più irrequieto lungo il muro, dando calci che scozzolavano quel poco di intonaco che era rimasto.

Poi arrivò l'illuminazione: il palo! Sephiroth l'aveva usato per arrampicarsi solo pochi minuti prima, ne era sicuro. Avrebbe potuto essere l'arma del delitto perfetta.

Qualcosa bussò sulla sua spalla e Sephiroth si voltò di scatto con gli occhi che sprigionavano scintille, chiedendosi chi diavolo poteva interromperlo nel momento del suo successo, e con un'incredibile voglia di incenerire la prima cosa che gli fosse capitata a tiro.

Il mondo fu inondato di un intenso rosso scuro, un drappo sospeso nel cielo scendeva lentamente come appeso a un filo di ragno, e sulla sua sommità qualcosa che somigliava al pelo di qualche animale, come una folta barba. No, non era barba... erano... capelli. Sephiroth strabuzzò gli occhi, incredulo.

Ci vollero non pochi neuroni per dedurre chi fosse quella strana figura, e quando realizzò ciò che aveva davanti, Sephiroth non riuscì a evitare di scoppiare a ridere.

“V-Vincent!?”

Proprio Vincent Valentine, a testa in giù. I capelli fluivano sciolti come il mantello che, sollevatosi oltre le sue spalle, lambiva l'aria alla ricerca della gravità. Sembrava un po' ragno, un po' pipistrello.

Era la cosa più buffa che Sephiroth avesse mai visto. Superava addirittura Cloud vestito da donna tra le braccia di Don Corneo. In un angolo della sua mente aleggiava ancora il vago ricordo di aver seriamente fatto un pensierino su quella bionda pulzella finta pudica tutta treccine. Un sorriso ebete gli si stampò sul volto.
Vincent era serissimo.

Con una flemma sconvolgente, da fare invidia a un monaco shaolin, distese il braccio verso di lui. Aveva qualcosa in mano, e Sephiroth allungò a sua volta la mano per prenderla. Magari poteva essere qualcosa di utile...

L'oggetto era più grande di un francobollo, anzi, ricordava decisamente un francobollo, solo che era più spesso. Sephiroth era senza occhiali e l'illuminazione era scarsa, ma avrebbe riconosciuto un profilattico dal tetto del palazzo presidenziale ShinRa.

“Fanne buon uso.” gli raccomandò Vincent. E a Sephiroth parve di vedere nei suoi occhi una strana luce brillare...

Vincent riavvolse la ragnatela e si sistemò comodo sulle pale del suo elicottero per godersi lo spettacolo.

L'eco gli giunse da lontano... pareva l'urlo di milioni di fan girl sparse in giro per il mondo.

/ / / / / / /

Note dell'autrice: Se siete curiosi di sapere come mai ho aggiornato dopo due anni più uno, (^^;) cliccate sul mio nome lì sopra. Fra le note troverete la risposta che cercate (se la cercate), nonché gli incerti propositi per l'anno nuovo.
A voi che leggete dico Grazie, per avermi sopportata fino a qui. :-)
  
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