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Autore: Hiraedd    07/01/2012    10 recensioni
James Potter, è esattamente come chiunque non abbia gli occhi rivestiti di prosciutto e i capelli rossi (qualunque riferimento a persone realmente esistenti è pienamente voluto) può osservare ogni giorno… simpatico, sempre pronto a far ridere gli altri, generoso, darebbe la vita per i suoi amici e per quelli più deboli.
Peter Minus, beh, è Minus. Facendo coppia con lui nell’aula di Trasfigurazione ho imparato a conoscerlo meglio. Sempre in seconda fila, senza essere visto, sembrerebbe più una pedina che un giocatore. In realtà, mi sono accorta, è un giocatore tanto quanto gli altri.
Sirius Black... Sirius definisce tutti i confini. Gira per il mondo con scritto in fronte “QUI FINISCONO I BLACK E COMINCIO IO”.
Remus Lupin è la mente diabolica del gruppo. È il classico esempio di persona che tira la pietra e nasconde la mano, non per codardia, ma per quieto vivere. O meglio, fa tirare la pietra agli altri, decisamente, e si mantiene la sua reputazione da Prefetto e bravo ragazzo. Tutto quello che ci mette, è il cervello. Decisamente un personaggio degno di stima, un idolo (Dai pensieri di Marlene McKinnon)
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mary MacDonald, Peter Minus, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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LILY
JAMES
SIRIUS
LèNE
MARY
EMMELINE
REMUS
ALICE
PETER
FRANK
REGULUS
RABASTAN
CORRISPONDENZA
 
 
 



 -mamma, vado dai Potter- esclamo rivolta alla tromba delle scale che portano al piano di sopra. Mio padre, seduto sul divano e ancora mezzo assonnato, mi rivolge un sorriso e un gesto della mano come a dire “va pure, se non ti sente la avviso io”.
Ricambiando il sorriso prendo il cappotto e la sciarpa.
-niente di nuovo sul Profeta?- chiedo incuriosita.
-niente di nuovo- mi risponde soffocando uno sbadiglio e voltando pagina –solo il ministero che cerca di insabbiare l’incendio a Diagon Alley con speculazioni varie… secondo le ultime notizie, sarebbe accidentale-.
Rido, a volte non si può rispondere che così alla stupidità degli uomini.
-certo- ribatto un po’ frustrata –a chi non è mai capitato di starnutire e scatenare un po’ di ardemonio per caso?-.
Chissà dove andremo a finire, se continuiamo così.
Con il ministero che rema contro, con la gente che nasconde la testa sotto la sabbia per la paura, come uno struzzo.
-torno per pranzo, porto i vostri auguri a Doree e Charlus- lo avviso.
-si, grazie tesoro- mi risponde continuando a leggere.
È la mattina di Natale, un Natale che è arrivato un po’ in ritardo preceduto da eventi decisamente tra i peggiori.
Insomma, normalmente i primi quattro mesi di scuola volano e dopo un battito di ciglia ti ritrovi a Natale senza sapere minimamente come ci sei arrivata, tutta indaffarata per le ultime compere alla vigilia.
Ma quest’anno no.
Niente compere alla vigilia, l’ho passata in compagnia di Marlene che, al San Mungo, ha dovuto aspettare tarda sera per essere dimessa, e di Sirius, agitato come un ape al favo.
E prima ancora, l’attacco a Lily e Emmeline, e prima quello a Grainne O’Connell.
Quest’anno sembra essere stato costellato da tragedie, per finire, spero, con quella di due giorni fa.
L’aria frizzante tipica dell’inverno di Godric’s Hollow mi riempie i polmoni all’improvviso, non appena metto il naso fuori di casa.
Fermandomi, mi prendo il lusso di lasciare che lo sguardo vaghi qui intorno, tra questi pini un po’ imbiancati di neve e le autonobili –Lils ha detto che si chiamano così- dei pochi babbani che vivono qui attorno ancora a riposo… dopotutto, chi è che va al lavoro la mattina di Natale?
Mi appoggio alla colonnina del pergolato che precede la porta di casa mia, godendomi la meravigliosa vista di questo piccolo angolo di mondo.
In realtà, Godric’s Hollow non è così bella, ma ogni volta che mi capita di tornarci, vivendo ormai più a Hogwarts che a casa mia, non posso non fermarmi a guardarla incantata.
Da casa mia posso vedere il balcone della Signora Remsy, quell’odiosa donna, e le sue finestre dalle quali ora sporgono i cuscini, probabilmente messi lì per prendere aria; la piazza del paese è stranamente vuota, niente negozi aperti, niente bambini che corrono da un parte all’altra, solo un gatto acciambellato ai piedi del monumento dei caduti.
Si respira pace, qui, così tanta che se uno vedesse solo questo angolo di mondo magico, se non lo conoscesse affatto e si affacciasse ora qui come ci si affaccia ad una finestra, non immaginerebbe mai che in realtà il nostro è un mondo frammentato dalla guerra e dai pregiudizi di malati psicopatici con strambe idee sul sangue puro.
Sospiro e, per la prima volta da quando sono nata, penso che forse mi piacerebbe, essere estranea a tutto questo mondo, e vederne solo questo scorcio, per poter riscoprire la bellezza intrinseca della magia: non contaminata dall’egoismo, dall’egocentrismo, dalla paura e dalla morte.
Quando non le conosciamo, le cose ci appaiono sempre migliori di quello che sono.
Riprendo a camminare scendendo lentamente i due scalini che precedono il vialetto, e dopo aver percorso quest’ultimo con calma apro il cancelletto che da sull’asfalto rovinato.
Mi avvio verso casa dei Potter, che dista solo tre o quattro minuti a piedi da casa mia, cercando di godermi un po’ di pace prima del tornado che sono certa mi invaderà a casa Potter.
Insomma, già normalmente casa Potter è trafficata, ma in caso non bastassero quei due terremoti di Sirius e James, la presenza di Lily ma soprattutto quella di Lène devono in qualche modo farsi sentire.
Ieri sera, all’uscita dall’ospedale, Doree si è offerta di ospitare Lène per le vacanze di Natale, o almeno fino a quando i suoi genitori non rinsaviranno.
E sono certa che Dorea Potter riuscirà a farli rinsavire. Soprattutto sua sorella, verso la quale non ha smesso di imprecare per  tutto il viaggio fino a Godric’s Hollow.
Sono persa nei miei pensieri, come al solito, insomma, quando sento un dolore piuttosto forte al naso e poi, di conseguenza, al fondoschiena. Mi accorgo di essere caduta a terra solo quando una mano piuttosto grande mi afferra un polso con delicatezza per aiutarmi a rialzarmi.
-grazie io… scusa, non guardavo dove…-
-Mary! Sei Mary, no?- mi chiede una voce già sentita.
Ho davanti una sagoma ingombra di pacchetti, stagliata contro il cielo mattutino, per cui non riesco assolutamente a vedere il proprietario di tale voce.
-scusami chi…?-.
-Gideon Prewett!- mi risponde entusiasta.
Scostando un pacchetto dalla pila che ingombra le sue braccia, riesco a vederlo in volto e un sorriso mi viene naturale, scorgendo il suo.
Certo, uno dei gemelli Prewett!
-Merlino, scusami per esserti venuta addosso un’altra volta…- esclamo imbarazzata portandomi la mano libera al naso –certo che ad addominali stai messo bene, deve essere contro di loro che ha scontrato il mio naso-.
-come prego?-.
Arrossisco fino alla punta dei capelli, e scuoto la mano in un gesto che vorrebbe essere disinvolto.
-scusami, a volte dico le cose ancora prima di pensare a quanto sia saggio dar loro voce- spiego.

 

***

 
La prima cosa che penso non appena mi sveglio è che ho un freddo boia.
Come è possibile che ci sia così freddo sotto al piumone?
Lascio vagare le mani sul mio corpo, e mi rispondo con un sorrisetto stranito.
Niente piumone.

Come niente piumone?
Apro gli occhi maledicendo tutti i personaggi delle figurine delle cioccorane, quel simpaticone di Albus Silente compreso.
La prima cosa che vedo, aprendo lentamente le palpebre per abituarmi alla luce mattutina, è il rosso porpora della ricca carta da parati che addobba le pareti della stanza, decorata con pennellate eteree d’argento.
Faccio passare lo sguardo dallo scrittoio di legno di betulla nell’angolo alla porta del bagno, dal guardaroba intarsiato al grande specchio nell’angolo, e all’improvviso inizio a ricordare dove sono.
Casa Potter, camera degli ospiti numero due. La numero uno è occupata da Lily.
Tuttavia, questo ancora non spiega la mancanza del piumone.
Dovrei dire a zia Dorea di essere un po’ più gentile con gli ospiti, perché tutto sommato privare un ospite del proprio piumone la mattina di natale potrebbe essere preso come segno di scortesia.
La prima cosa che sento, invece, è il leggero russare che pervade la stanza.
Io russo e non l’ho mai saputo?
Ma soprattutto, russo così tanto che russo anche da sveglia?
Voltandomi capisco che no, io non russo, almeno per quanto mi è dato sapere, o per lo meno non russo da sveglia.
Quello che russa, da addormentato si intende, è Sirius Black.
Con uno sguardo veloce al mio corpo mi accorgo di essere completamente vestita, coperta, in realtà, da uno splendido e morbidissimo pigiama di lana con i controfiocchi.
Dunque, che cosa ci fa Sirius Black nel mio letto?
Lo so, ragazzi, al mattino non sono molto sveglia.
Sfido chiunque a dire il contrario di se stesso!
-ah, ecco che fine ha fatto il mio piumone!- sussurro vittoriosa guardando il corpo del mio ragazzo (Merlino, solo la parola mi fa senso) stretto nel MIO piumone come un arrosto pronto per il forno.
Si, Sirius Black può essere decisamente più bello di così, se si impegna un minimo.
Sorridendo appena mi accingo a svegliarlo.
-Sirius…-
Le labbra perfette si piegano appena in una smorfia, unico segno che mi abbia sentito.
-Sir, svegliati, se ti vede zia Doree così sono pluffe amare- ritento, sempre piuttosto dolcemente.
La smorfia si accentua un po’ di più, salvo poi ridistendersi nel solito placido sorriso da sonno profondo.
Inarco un sopracciglio, poi, con fare ben poco seducente, lo afferro per le spalle e inizio a scuoterlo.
-Black, non è gentile che tu ti prenda tutto il piumone quando io rischio di buscarmi una broncopolmonite!-.
 
Flashback-> 25 dicembre 1977 ore 00.20
 
Sono seduta sul letto della stanza degli ospiti rossa di casa Potter, gli occhi chiusi per non lasciar scendere nemmeno una stilla di dolore, le braccia incrociate al petto e la testa chinata in avanti.
Siamo tornati da nemmeno dieci minuti dal San Mungo, e sebbene poco fa crollassi dal sonno ora sento tutta la stanchezza scivolarmi tra le dita come acqua, rilasciando al suo passaggio solo piccoli granelli della pena che mi opprime il cuore da quando mi sono risvegliata.
Non riesco davvero a credere che, sebbene io sia stata ad un passo dalla morte, i miei genitori o mio fratello –mio fratello!- non…
-posso?- una voce mi sorprende dalla porta, a cui do le spalle.
-certo- rispondo, riconoscendo Sirius dal timbro un po’ roco.
-zia Doree vuole sapere se hai tutto- mi dice e, anche se non lo sto guardando in faccia, sento un sorriso gentile sulle sue labbra.
-eh? Si, si, ringraziala da parte mia-.
Lui, a questo punto, fa una cosa terribilmente da Sirius Black.
Si affaccia sul corridoio e si schiarisce la gola.
-Dorea, tutto a posto dice- urla a pieni polmoni lasciando che la sua voce vaghi tranquillamente per tutta la casa, fregandosene beatamente degli altri inquilini che, dico io, a mezzanotte passata potrebbero anche dormire.
Scuoto la testa sorridendo appena.
-così ero capace anche io, Sir- lo rimbrotto leggera.
Lui mi ignora bellamente.
-buonanotte anche a te, zia- grida a Dorea.
-Sirius, è mezzanotte passata!- lo rimbecco ancora –faresti meglio ad abbassare la voce-.
Lui mi ignora ancora una volta. Alzo gli occhi al cielo.
-come stai?- si premura di chiedermi entrando e richiudendosi la porta alle spalle.
Sorrido ricacciando la tristezza per incrociare il suo sguardo luminoso.
-bene- annuisco cercando di convincere un po’ anche me stessa –e tu?-.
Lui mi guarda forse un po’ compassionevole, poi scuote la testa e si sfila le scarpe prima di salire sul MIO letto e appoggiarsi al MIO schienale.
-starei meglio, se tu fossi sincera- mi dice attirandomi a se e facendomi appoggiare la schiena al suo petto.
Sospiro, crogiolandomi per un attimo in questa sorta di abbraccio fraterno.
-potrei stare meglio- rispondo allora chiudendo gli occhi e appoggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Lo sento sorridere.
-lo sai, un sacco di ragazze ti direbbe che no, non potresti stare meglio di così- ironizza –sei tra le braccia del superbellissimo Sirius Black all’inizio della notte di natale, il sogno di ogni ragazza, in pratica-.
Rido.
-ti sei dimenticato supermodesto- lo prendo in giro.
-beh, mi sono anche dimenticato avvenente, affascinante, carismatico, pieno di talenti, un involucro d’oro e muscoli ripieno di…-
-non di certo di neuroni- ridacchio, cercando di sfuggire il palmo aperto con cui cerca la mia nuca per darmi uno scappellotto.
-e poi molto dotato in trasfigurazione, in incantesimi, in divinazione, in…-
-ah, tu dotato in divinazione?!- quasi mi strozzo con la mia stessa saliva.
Lui si interrompe e mi guarda seriamente, il capo inclinato così da potermi vedere in volto nonostante la strana posizione.
-scommettiamo che indovino cosa ti regalerò domani?-.
Scoppio a ridere, di nuovo, scuotendo la testa.
-sei un cretino, Sirius Black- sospiro.
-sei ancora triste?- mi chiede in risposta.
Scuoto la testa, con un sorrisetto.
-allora va bene, sono un cretino-.
 
Fine Flashback.

 

***

 
Lo scricchiolio dell’altalena del giardino di villa Potter è l’unico rumore di sfondo a questo pezzo di mondo tranquillo.
Sono sola, seduta su un piccolo seggiolino a dondolo che molto tempo fa deve essere stato di James, e mi giro e mi rigiro cercando di scoprire diverse prospettive per gustarmi il panorama.
Ho già aperto gran parte dei miei regali, anzi, a dire la verità li ho già aperti tutti tranne uno.
Infatti adesso indosso il maglione pesante di lana finemente filata che mi ha regalato Emmeline, tinto di uno splendido verde smeraldo, e al polso ho il bracciale di cuoio intrecciato che –sorprendentemente, oserei aggiungere- ho trovato nella pila dei regali contrassegnato con un biglietto da parte di Sirius.
Ho messo una sola goccia dell’essenza d’ambra che mi ha regalato Mary, un profumo buonissimo rinchiuso in una bella boccettina di vetro soffiato egiziana, e ho ancora tra le dita la sensazione delle paginette del piccolo libricino di poesie che mi ha regalato Remus, e che ha scovato Merlino solo sa dove.
Tutto sommato, nonostante ciò che è successo da settembre fino ad ora, questo sembra essere un buon natale.
-ehilà, buon natale!- esclama divertita la voce di James alle mie spalle. Mi volto e lo vedo avvicinarsi con un sorriso stampato in volto.
-buon natale- replico sorridendogli in risposta e inclinando il capo per ricevere il suo bacio di buon augurio.
-come mai già sveglia? Sono appena le nove- mi fa notare con uno sguardo ironico.
-voleva essere una battuta?- gli rispondo scoccandogli uno sguardo a metà tra lo scocciato e il divertito.
-tra te e Sirius, non so chi dorma di più alla mattina-dice sorridendo.
-probabilmente tu- rido in risposta.
-te lo hanno mai detto che sei davvero antipatica?- mi chiede arricciando il naso.
-ma tu lo vuoi il tuo regalo o no? Perché sennò lo riciclo per qualcun altro che…-
Mi slancio in avanti nell’esatto momento in cui lo vedo venire contro di me, un sorriso scherzoso dipinto in faccia e le braccia protese in avanti per afferrarmi. Per un soffio riesco a sfuggire alla presa e, ridendo piuttosto sguaiatamente, a lanciarmi lontano dall’altalena verso il piccolo praticello curato personalmente, a quanto mi ha detto James, dall’elfa che sorveglia lui e Sirius anche a Hogwarts.
Il nostro piccolo inseguimento dura solo pochi minuti, ai termini dei quali ci ritroviamo accasciati per terra con il fiatone.
-sei anni di quidditch non hanno fatto poi tutti sti miracoli- ridacchio dandogli un leggero sberlotto sulla spalla.
Riprendendo fiato non riesce a scollarsi dal palato nulla se non un “mhmh” appena accennato. Dopo qualche minuto, però, scatta su pimpante come una molla e, seduto sul prato, mi guarda con il suo tipico sguardo da cerbiatto bastonato.
-allora, cosa dicevi del mio regalo?- chiede allegramente con un sorriso che va da orecchio ad orecchio.
Scuotendo il capo punto la bacchetta alla finestra della mia camera, mormorando un “accio” sottovoce.
Gli porgo il pacchettino con un sorriso, mordendomi le labbra e cercando di non far trasparire l’ansia.
Ci ho messo un po’ di tempo per trovare il regalo adatto, ho stressato Marlene e Mary, soprattutto Mary, alla nausea e alla fine nemmeno Alice ne poteva più di starmi a sentire quando parlavo del mio fantomatico regalo e il tutto cercando di far credere a tutti che cercavo il regalo per quell’idiota di Boot e non per James.
Chiudendo gli occhi lo sento scartare il pacchetto, dopodichè aspetto il verdetto.
-Merlino, sono davvero i guanti di Basil Horton?!- esclama sussultando.
Aprendo gli occhi lo vedo sorridere entusiasta, e finalmente posso raddrizzare il capo, intuendo di aver colpito il bersaglio.
-già- commento soddisfatta-
-quel Basil Horton?- chiede ancora quasi come non credesse ai propri occhi –quello dei Falcons?-.
Lo guardo mentre, con dita leggere, sfiora lieve l’autografo un po’ sbiadito sulla pelle bianca dei guanti, sorridendo di riflesso.
-quanti altri Basil Horton conosci?- gli chiedo ridacchiando.
Lui mi guarda ancora con quel sorriso, così intenso che potrebbe quasi accecarmi.
-allora ti…?- faccio per chiedere.
-NON CI CREDO!- ulula Sirius Black dall’altro lato del giardino, in compagnia di Marlene –quelli sono i guanti di passa-la-pluffa Horton!-.
Guardo divertita la mia migliore amica e il suo (Merlino mi fulmini) ragazzo farsi strada in giardino, lei più o
meno normale, lui con una capigliatura alquanto singolare.
-Black, sembra quasi che tra i tuoi capelli sia esploso un bombarda- esclamo critica.
-grazie Evans, davvero non saprei come iniziare la giornata se non ci foste tu e le tue perle- replica soffocando uno sbadiglio senza distogliere lo sguardo dai guanti che ho regalato a James.
-sono davvero quei guanti?- chiede con occhi colmi di meraviglia.
-si, ti piacciono? Me li ha regalati Lily- gli risponde James tutto giulivo, sfoggiando il suo nuovo regalo proprio come un bambino farebbe con il suo nuovo giocattolo.
Sirius mi guarda con un sorriso innocente dipinto in volto.
-Evans, lo sai che sono innamorato di te da un sacco di tempo?- mi chiede sbattendo le palpebre.
Rido divertita.
-niente da fare, Black- ribatto –ormai il tuo regalo è già impacchettato e… ma non li hai ancora aperti?- chiedo curiosa.
Non finisco nemmeno la domanda che Sirius ha già lasciato il giardino urlando qualcosa che suona come “i miei regali, i miei regali, dove sono i miei regali!!!”
Io e Marlene ridacchiamo, James invece volta il capo in direzione di quella che, mi dico, deve essere la finestra della camera di Sirius, e con le mani si tappa le orecchie.
-cos…?- fa per chiedere Lène.
-CINQUANTATRE!-.
L’urlo viene dalla camera di Sirius.
Sospirando, io e Marlene ci portiamo le mani alle orecchie per seguire l’esempio di James.
-cosa cinquantatre?- chiedo curiosa.
James alza gli occhi al cielo prima di iniziare a spiegare.

 

***

 
OK, McDonald, calma, mi dico serrando un attimo le palpebre.
Mio padre è uno dei membri più rispettati del Wizengamot, mia madre è il capo dell’ufficio per la cancellazione della magia accidentale al ministero, mio nonno è stato ministro della magia, mia nonna una mantenuta dal quel ricco purosangue che si è sposata all’età di diciassette anni.
Ora, tutte queste persone a detta di chiunque le abbia conosciute e le conosca ancora, sono l’emblema dell’eleganza e il fior fiore dell’aristocrazia dell’Inghilterra magica.
Ora, com’è possibile che avendo avi così illustri io non riesca a fare tre passi di seguito, questa mattina, senza fare figuracce colossali?
Partendo dall’incontro scontro con Gideon Prewett, passando allo sgambetto che gli ho fatto per sbaglio finendo per far cadere a terra tutta quella montagna di pacchetti che tiene tra le mani e arrivando alle trentaquattro volte in cui ho confuso lui e il fratello chiamandolo Fabian erroneamente, non mi pare di averne fatta una giusta.
Insomma, una catastrofe.
Per fortuna ormai riesco a scorgere casa Potter, meta comune di entrambi, e tiro un sospiro di sollievo all’idea che non manca molto alla separazione.
Non ci posso fare niente, Gideon Prewett mi mette un’ansia senza precedenti, non so proprio spiegarmi il perché.
Sarà quel sorriso senza tacche, così pieno da offuscare il sole, o quegli occhi così chiari che mi guardano amichevolmente.
Boh, proprio non me lo so spiegare il perché.
È un attimo: un secondo prima sono in piedi a parlare –più o meno allegramente- con Gideon Prewett, e l’attimo dopo sono con il sedere irrimediabilmente a terra per la seconda volta in nemmeno dieci minuti.
Guardando verso l’alto vedo –per la seconda volta in dieci minuti- un paio di allegri occhi azzurri che mi guardano un po’ stralunati. Un attimo dopo, però, mi accorgo che non sono gli stessi con cui avevo a che fare fino a un minuto fa, anche perché Gideon Prewett è ancora al mio fianco e non  davanti a me.
-com’è che ogni volta che incontro uno di voi due sono sempre con il culo per terra?- chiedo dando sfoggio di tutta la mia eleganza con un sorriso che vorrebbe essere gentile.
Entrambi i gemelli scoppiano a ridere e, mentre Gideon aggiorna suo fratello sul nostro incontro di soli pochi minuti fa vengo affiancata da una figura che prima non avevo notato.
-vuoi una mano?- mi chiede gentilmente la ragazza accucciandosi accanto a me e porgendomi il braccio.
Ringraziandola mi tiro su e le rivolgo uno sguardo gentile.
-tu sei Dorcas, vero?- le chiedo con un  sorriso –ricordo di averti visto alla riunione-.
È una ragazza non molto alta, con i capelli biondi legati in una casta coda bassa e gli occhi di un penetrante verde scuro, che potrebbe quasi confondersi con il castano. I tratti del viso sono dolci, non bellissimi ma carini, la figura fasciata da jeans è lievemente arrotondata, florida e armoniosa.
Poi sorride, e al sorriso che le raggiunge anche gli occhi non riesco proprio a scostare lo sguardo.
-Mary McDonald, vero?- mi chiede gentilmente –non fare caso ai Prewett, prima o poi ci si fa l’abitudine-.
Con gli occhi cerco le due figure così simili, che ci precedono intente a discutere.
-sei un idiota, Fab, ti avevo detto di prendere quello verde e lasciare quello giallo, e non di…-
-e perché non l’hai preso tu, allora? È facile parlare così! Chi non fa non falla, Gideon!-.
-chi non fa non…? Ma dico, mi hai visto? Sembro Mundungus Fletcher di ritorno da una razzia da quanto sono pieno di roba e tu mi dici…-
-si, si, la fai facile tu- replica il fratello inveendo contro Gideon –se ti va bene, ho preso questo, altrimenti te lo fai andare bene lo stesso, ok?-.
Gideon alza gli occhi al cielo.
-ma certo!- esclama in risposta al gemello –il regalo giallo era per il piccolo Percy, è un sonaglietto con i campanelli, ma sono sicura che Dorea Potter sarà deliziata da questo regalo, idiota, lo troverà utilissimo!-.
Guardo Fabian annaspare alla ricerca di una scusa, poi lo vedo alzare le spalle e scuoterle come a togliersi da ogni responsabilità.
-beh, scommetto che a James piacerebbe un fratellino- dice poi in tono saputo scoccando un’occhiata di scuse a suo fratello.
Io e Dorcas dobbiamo trattenere le risate, ma i due se ne accorgono e si voltano verso di noi, due coppie identiche di sopracciglio alzato.
-ma fate sempre così?- non posso trattenermi dal chiedere, incuriosita e divertita. A rispondermi è Dorcas.
-sempre, a volte anche di notte mentre dorme Fabian litiga nel sonno con suo fratello- mi dice ridacchiando.
-secondo me a Dorea basta il pensiero, troverà utile il sonaglietto, le piacerà un sacco- provo a consolare un imbronciato Gideon.
-si, e il piccolo Percy si divertirà un sacco con il suo nuovo robot da cucina- mi risponde con un sorrisetto il gemello affranto.
Ok, lo ammetto, non ho la più pallida idea di che cosa sia…
-non ho la più pallida idea di che cosa sia un pobot da cucina, ma mi fido se mi dici che è bello- ribatto boccheggiando.
I miei tre interlocutori scoppiano a ridere.
-lascia perdere, questi due sono innamorati pazzi di qualsiasi pezzo d’uso comune in una casa babbana, quando vengono da me passano la loro serata davanti alla lavatrice- mi spiega Dorcas scuotendo la mano.
-vabbè, credo che tornerò a casa a prendere il regalo giusto- dice Gideon rivolgendo un’occhiata piuttosto furiosa al fratello e calcando particolarmente sull’ultima parola –aspettami qui se non vuoi che Dorea Potter ti cruci istantaneamente risvegliando il lato serpeverde che è in lei-.
-ti accompagno, ti va?- mi offro volontaria per la spedizione affiancandomi a Gideon.
Ok, non ho la più pallida idea del perché io mi sia offerta di accompagnarlo, soprattutto visto che poco fa non vedevo l’ora di arrivare dai Potter per sottrarmi dall’esame attento di quei chiari occhi azzurri.
-tanto dai Potter sicuramente dormono tutti- concludo disinvolta con un sorriso, prendendo Gideon a braccetto –tra Sir, Jamie, Lène e Lils non so chi vinca il premio “dormiglione dell’anno”-.

 

***

 
-così tu cinquantadue e lui cinquantatré- completo alla fine la sua storia per lui –ha vinto Sirius, quest’anno-.
James scuote le spalle.
-vinco sempre io, una volta tanto posso anche lasciargli la vittoria-.
Cinquantadue.
Cinquantadue sono i regali che le sue fan gli hanno mandato per natale.
Cinquantadue!
Ho sempre ritenuto la gelosia un sentimento stupido, e credo di aver già dato il mio massimo in questo campo solo pochi giorni fa, quindi forse è meglio che io tiri un respiro o due per calmarmi.
-quindi, fammi capire- s’intromette Marlene –voi ogni anno fate la gara a chi riceve più regali dai membri del vostro fan club-.
James annuisce.
-non te la prendere, Lène, è solo un gioco che…-
-si, si- annuisce calma e placida, con un sorrisetto –ho capito-.
Io annuisco in risposta, replicando il sorrisetto.
-si, beh, è…-
-ma quello è un gufo?- chiede Lène puntando un dito verso il cielo.
In effetti, a quanto pare, siamo sulla rotta di un piccolo pennuto davvero carino. Quando plana su di noi, artigliandosi allo steccato li vicino, posso vederne il piumaggio di  un morbido castano chiaro, quasi ambrato, e gli occhi scuri e ipnotici. Alla zampa ha attaccato un  piccolo pacchetto e un biglietto, che James si affaccia a leggere.
-oh- si ritrae passandomi il tutto –guarda, Lils, è per te-.
Inarco un sopracciglio.
-per me?- chiedo afferrando il pacchettino e aprendo il biglietto di pergamena sigillato con ceralacca rossa.
“Alla splendida Lily Evans, affinchè tu possa passare uno splendido Natale, G. Boot-.
-chi è?- mi chiede Lène affannandosi per sbirciare il biglietto da sopra la mia spalla. Io velocemente lo richiudo e rivolgo la mia attenzione al pacchetto, scartandolo.
Tempo tre secondi, e una piccola collanina d’argento mi cade tra le dita, fredda contro le mie dita ancora più fredde.
-è… carina- mi dice Lène con un sorrisetto –sbaglio o è un boccino il ciondolo?-.
Ma dai! E chi se la poteva aspettare una cosa così da quel pezzo d’ossessione per il quidditch che è Gregory Boot?
-già- annuisco –è di Boot-.
Lène e James mi guardano, straniti.
-il regalo- spiego meglio –me lo manda Gregory Boot-.
Marlene sorride, James deglutisce come se stesse ingoiando un rospo amaro.
-e come diavolo si permette quell’idiota di fare un regalo alla mia fidanzata? Io lo eviro-.

 
 
 
 
 
 
NOTE:
ok, so di essere in ritardissimissimissimo.
Però comprendete, Parigi è Parigi!
Ore giuro solennemente che risponderò alle recensioni!
Per quanto riguarda il capitolo, spero vi piaccia, ho intenzione di pubblicare il prossimo il prima possibile.
Spero di sentirvi,
buona lettura,
Hir
 
P.S. per quanto riguarda la storia, secondo la Rowling Dorea Potter muore entro la fine del 77.
Ora, visto che mi sono affezionata a questo personaggio, spero che non vi dispiaccia se la faccio vivere un po’ più a lungo!
 
   
 
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