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Autore: Lonely_    07/01/2012    0 recensioni
A che si può pensare nell’età migliore della propria vita? A cosa se non ai problemi di tutti i giorni, quei piccoli, futili litigi familiari od amichevoli, che sempre e comunque si concludono in giornata? A nulla. A meno che non si sia più acuti e più coscienziosi d’altri. A meno che non si pensi in grande. A meno che non si abbiano progetti già fatti e finiti, con più persone, persino. A meno che non ci si sia cacciati in guai troppo grandi per essere risolti da soli. Guai che portano lentamente alla disperazione.
( Il rating è inizialmente giallo; nei capitoli con scene di sesso esplicito muterà in rosso. )
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Filosofia adolescenziale

 
 
 
 
 


2. Intrighi
 
 
 
 
 
 
A gennaio di quello stesso sfortunato anno, peraltro appena iniziato, venni a conoscenza della probabilità di un campo scuola. La meta, cosa che mi parve tanto assurda da farmi dubitare dei miei medesimi sensi uditivi, era la città in cui risiedeva Robbie. Ma il punto era che la maggior parte della classe non voleva andarci, poiché era lontano, costava troppo e c’era stata una divisione fra i compagni, il che portava ad essere molto scontrosi e poco rispettosi l’uno verso l’altro. Fatto sta, che si decise che il campo scuola non si sarebbe fatto.
La mia tristezza era paragonabile, in quel periodo, solo alla marea di compiti che ogni giorno mi assegnavano ininterrottamente. La professoressa d’inglese ce l’aveva con me poiché ero un fan accanito di Wilde e la tormentavo, implorandola di farmelo portare all’esame sulla tesina; ma lei insisteva, sbraitandomi contro che non era presente nel programma e che quindi non mi era possibile trattare di lui. Quanto avrei voluto darle fuoco, a quella megera.
Ma non era l’unica a darmi problemi: la professoressa di matematica era una vera incapace, non sapeva spiegare e poi ci lanciava contro verifiche su verifiche, nelle quali tutti, e se dico tutti vuol dire tutti, non riuscivamo mai a prendere più di un cinque regalato. Io ero fra i peggiori: non classificato, addirittura. Ma era troppo severa coi giudizi. In fondo, mi pareva d’impegnarmi abbastanza nel calcolare tutto quel pasticcio di numeri e simboli astratti. Eppure a lei non bastava, evidentemente.
A parte la situazione scolastica, quella con Roberto filava liscia. Tutte le sere, dalle otto alle dieci, parlavamo al telefono. Ci raccontavamo cos’avevamo fatto nella giornata, le rispettive arrabbiature riguardo i genitori, la scuola, gli amici o che altro. Rendevamo noto l’un l’altro gli incontri fatti e i posti visitati. Era una specie di identikit giornaliero reciproco. Ed una volta concluso, si passava alle dolcezze.
 
- ... E nulla, alla fine non ci sono uscito perché ero troppo stanco. Quella di inglese esagera, diamine! Vedessi tu quante cose ci dà da tradurre! – Esclamai stancamente io, agitando una mano, anche se Robbie non poteva vedermi.
- Immagino, puve quella di Fvancese fa così. Pensa che pev domani avevo cinque pagine di testo da copiave e traduvve! Una cosa assuvda... – Commentò, accompagnando l’affermazione con un sospiro. Siccome quell’argomento non mi interessava, passai ad altro. Adoravo sentirlo imbarazzarsi, quindi iniziai a fargli i complimenti.
- Comunque oggi, al pc, guardavo di nuovo le tue foto... Te l’ho mai detto quanto siano invitanti le tue labbra? E quanto mi piacerebbe accarezzarti il collo? – All’altro capo del telefono udii dei versi di sorpresa; li faceva sempre, quando dicevo qualcosa d’inaspettato. Così tenero, era!
- S-sì... Me l’hai detto... – Articolò imbarazzato dopo qualche secondo.
- E ti ho detto quanto vorrei lasciar impresso il calco dei miei denti su quella pelle di porcellana? – Sussurrai col tono più sensuale possibile. Non ero abituato a parlare in quel modo, a dire il vero; ma siccome nei film funzionava...
- Mh... Oscav... – Il fatto che non sapesse pronunciare il mio nome rendeva il tutto ancora più tenero.
- Sì? – Mormorai, sorridendo con malizia senza nemmeno rendermene conto.
- N-niente... Ti amo... – Sentirglielo pronunciare con quella vocina imbarazzata era la cosa più soddisfacente del mondo.
 
Le nostre telefonate a tratti continuavano, spingendosi sino alle dieci e mezza al massimo; non perché avessimo sonno o ci importasse delle nostre condizioni il giorno successivo. Più che altro perché le rispettive famiglie ci urlavano contro dopo quella soglia d’orario, che era anche piuttosto avanzata.
Mentre la mia anima veniva lentamente catturata pezzo per pezzo da Robbie, la mia mente si trovava continuamente ad avere a che fare con giovani di tutti i tipi. Col mondo delle role incontravo una miriade di ragazzi e ragazze al giorno, quasi tutti coetanei. Chiacchieravamo del più e del meno, ma intanto conoscevo sempre più Claudio e Christian.
 
Crì scrive: Non credo che andare avanti con la storia di loro che stanno in casa sia ancora stimolante... Li facciamo andare per negozi? xD
Oscar scrive: Sì dai xD Anche se credo che un ragazzo che va in giro con un bambino, inoltre senza somigliargli, potrebbe essere preso per un pedofilo ._.
Crì: Ma no! Al massimo sembrerà un baby-sitter xD
Oscar: Allora vedremo xD Comunque perché non parliamo un po’ di te? Ce l’hai un real*?
Crì: Uhm, sì... Ma come mai vuoi vederlo?
Oscar: Per vedere la tua foto, no? Ecco, questo è il mio...
 
Dopo aver visto per la prima volta la sua foto, dire che rimasi abbagliato è veramente poco. Christian era di una bellezza folgorante: Capelli color paglia, occhi verdi con riflessi azzurri e dorati, viso delicato, pelle d'avorio, corpo esile e viso tenero. In vita mia non avevo mai trovato nessuno che corrispondesse così perfettamente alla mia idea di un essere sovrannaturale. Ed in effetti fui tentato più volte, anche in seguito, di domandargli se fosse davvero un essere umano come me. Poiché non mi consideravo grandioso quanto lui.
Christian aveva un carattere mite e principalmente freddo. Evitava sempre di mostrarmi le sue emozioni ed era per me molto difficile comprendere cosa pensasse. Anzi, il più delle volte nemmeno tentavo di capirlo. La cosa che però maggiormente mi cambiò, fu che gli piacevano particolarmente i personaggi sadici e spietati, quelli che però al contempo erano buoni dentro, che portavano quella maschera di crudeltà per abitudine o difesa. E decisi di provare anch’io.
Dal silenzioso e riservato ragazzo che ero, in poco tempo divenni vanitoso, superbo, strafottente e menefreghista. E mi accorsi che in quel modo, attiravo la gente almeno tre volte di più di quanto avessi fatto precedentemente. Anche Robbie mi preferiva così, seppure risentisse parecchio del cambiamento poiché era parecchio evidente.
 
- Senti Oscav, volevo chiedevti una cosa, posso? -
- Certo, dimmi... – Di solito, quando dicono così, sta per finire il mondo, pensai.
- Ti tvovo cambiato, sai? Da quando ti ho conosciuto, l’hanno scovso. Pevò vecentemente, fino al mese scovso non evi così... – Spiegò con tono pacato, un tono che possedeva però una nota d’inquietudine che avvertii ugualmente.
- Cambiato... In bene? – Chiesi, terrorizzato all’idea che un mio cambiamento potesse allontanarlo. La risposta fu immediata.
- Cevto! Solo che io... Ecco, io... Non cvedo ti faccia bene, Oscav. – Commentò poi, in tono fermo.
- Ma non mi faccia bene, /cosa/? – Sottolineai, aggrottando la fronte. Robbie fece una pausa.
- Fave così, tutto il sapiente, il vanitoso... Io pvefevivo pvima, quando eri insicuvo di tutto. – Arriverò a parlare in seguito del periodo in cui mi legai particolarmente a Roberto, durante l’estate che precedeva la fine delle scuole medie.
- Ah sì? Quando piangevo come una femminuccia per qualsiasi cosa? Quando ero così chiuso in me stesso che il mondo fuori mi pareva un film horror? Preferivi così?! – Sbraitai, forse in maniera troppo rude. Robbie esitò al lungo, prima di proferire nuovamente parola.
- No, non intendevo questo. Io volevo dive che- Non lo lasciai concludere. Ero troppo arrabbiato.
- Che cosa?! Robbie, lo capisci che stavo male? Ero sul punto di deprimermi, di dire addio a tutto e a tutti! Davvero preferivi quando ti chiedevo ogni due minuti di tranquillizzarmi, di ripetermi che mi amavi?? –
- No! Non prefevivo questo, cvetino! Intendevo dive che così non ti vendi più conto delle pevsone che hai affianco! Non sai più capive cosa pvovano! Pensi solo a te stesso, Oscav! – A quelle parole rimasi io in silenzio diversi secondi. Poi sospirai.
- Basta, non ho più voglia di parlare. Buona notte. – Mi congedai rapidamente. Senza attendere la sua risposta riattaccai il telefono, rimanendo poi al lungo a fissarlo. Dopo qualche minuto scoppiai a piangere, soffocando i gemiti nelle coperte. Era il primo di una lunga serie di litigi.
 
A distanza di due mesi, alla fine di febbraio, a scuola arrivò una notizia. Si era riusciti ad accontentare la parte della classe che voleva andare in campo scuola poiché un’altra classe era in soprannumero ed andava a compensare quelli mancanti da noi. Quale fu la mia gioia nell’apprendere la notizia è indescrivibile. Di quel giorno rammento solamente gli sguardi felici di Valentino e Marco, che continuamente scrutavano la mia reazione; rammento che scrissi innumerevoli volte sul diario, sui quaderni e sui libri i giorni che mancavano al campo scuola; rammento che appena uscito da scuola telefonai a Robbie, e che lui reagì esattamente allo stesso modo; rammento che quella sera, parlando al telefono, pianificammo di tutto e di più. Ero così felice, così felice che finalmente le cose girassero nel verso giusto. Tutto mi pareva incredibilmente surreale, non riuscivo più a pensare razionalmente. La mia mente era assopita dalla gioia più totale, mia madre quasi non mi riconosceva.
Quello che non sapevo è che avrei dovuto godermi molto di più quelle giornate monotone in cui il tempo pareva rallentare solo per farmi dispetto; quei giorni tutti uguali in cui nulla contava; quelle ore interminabili in cui immaginavo me stesso ad assaporare le labbra di Robbie, accarezzandolo come avevamo immaginato tante volte. Dovevo godermeli. Perché una gioia del genere, non l’avrei provata mai più.
 
 
Dizionario time:
 
Real: Nel linguaggio delle role, indica il profilo reale del player (colui che interpreta il personaggio).
 
Ohw, sono contentissima d’aver attirato così tanti lettori, finalmente mi sento soddisfatta *w*. Sì cari, mi avete convinta, andrò avanti con lo scritto ù.ù
Seguitemi, mi raccomando. Fra poco entriamo nel vivo della storia!
A presto, ricordatevi di commentare ;)
  
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