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Autore: Shade Owl    08/01/2012    2 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Casa Addley, di proprietà della famiglia fin dai tempi dei bisnonni di Liz, era un grande edificio a tre piani color turchese, dal tetto spiovente e di un intenso color ardesia. Il pianterreno, la zona giorno, era occupato quasi esclusivamente da una grande sala dalle ampie finestre, piena di scaffali carichi di libri. L’unica altra stanza presente era la cucina, le cui pareti erano state decorate con quattro rose dei venti su cui era segnato il punto cardinale corrispondente. Al primo piano, invece, c’erano le numerose camere da letto e i servizi, mentre in cima alle scale si trovava la soffitta, piena di centinaia e centinaia di ricordi antichi, album di famiglia polverosi e cimeli di tante avventure vissute dai parenti di Liz nel corso del tempo.
La fama che attorniava quella casa era tale che chiunque, nella grande città, era in grado di trovarla senza chiedere informazioni o ricorrere alla magia. Liz ci viveva praticamente da sola, anche se spesso i vari Custodi dell’Eden le facevano visita, e Timmi ci aveva passato molto tempo quando ancora era piccolo o senza fissa dimora. Questi particolari (la fiducia che il mezzodemone aveva nella padrona di casa e nell’ambiente, la costante presenza di Custodi e la fama di quel luogo) uniti all’enorme potere di Liz rendevano quel posto, con ogni probabilità, il luogo più sicuro nei mondi terreni. L’Alleanza non avrebbe mai osato cercarli lì.
- Per quanto dormiranno?- chiese Alis, seduta nella cucina con tutti gli altri.
- Qualche ora.- rispose Liz, guardando il soffitto. Quel giorno non sembrava aver perso tempo a vestirsi, infatti indossava ancora il pigiama e aveva i capelli stretti in un chignon - Almeno tre, credo. La Pozione Soporifera che gli ho somministrato l’ha inventata mia nonna Miryal, e lei era tremenda con i filtri, secondo mia madre… ma di certo non è pericolosa, la usava per farla dormire quando era piccola. E credo che i miei abbiano fatto lo stesso con me.-
- Certo che la tua famiglia è proprio normale, eh?- sbuffò Timmi - La mia, al confronto, è un idillio.-
- Sempre tanto simpatico…- osservò lei - Che ne diresti di prendere un po’ di zucchero, ogni tanto?-
Jo, Alis, Xander e Nadine scoppiarono a ridere, ma il mezzodemone non rispose. Poco dopo arrivò Skin, con in mano alcuni fogli.
- Fatto.- disse il Fantasma - Ho trovato le informazioni che mi hai chiesto, ma non ho trovato niente, per quello che riguarda gli ultimi anni. Credo che sia in quel periodo che si è unito all’Alleanza, perché è letteralmente sparito.-
- Bene.- disse Timmi, prendendo i fogli - Altro?-
- Sì, riunione straordinaria del Sommo Concilio.- rispose lui - Tutti i suoi membri devono correre lassù, dice Daniel, e con decorrenza immediata. Io devo andare a cercare Trys e Darth, ho delle cose da dirgli, e penso siano rientrati. Voialtri fatevi vivi appena potete, vogliono vedervi-
- Bene.- annuì Liz - Allora a dopo.-
Con  un breve cenno di saluto Skin se ne andò, svanendo nell’aria.
- Bhè, Danny deve essere preoccupato, se ha chiamato tutti con urgenza.- disse la strega - Poverino… non gli fa bene lo stress, anche se ha già i capelli bianchi. Glielo dico sempre, io: “Danny, rilassati… solo perché Marek ti ha reso una Sentinella dell’Avvenire, non devi per forza…”-
- Ehm… Liz?- disse Xander, interrompendola - Daniel non ha chiamato tutti i membri del Sommo Concilio?-
- Certo.- disse lei, tranquilla.
Timmi sbuffò.
- Liz, anche tu sei nel Sommo Concilio.- le ricordò.
La strega saltò su dalla sedia, agiata.
- Accidenti!- esclamò - Scusate…-
Corse come un fulmine fuori dalla porta, poi su per le scale, sicuramente per cambiarsi.
- Che Dio la benedica…- sospirò il mezzodemone - Una delle streghe più potenti che conosca, e un’ottima persona… ma ha lo stesso livello di concentrazione di un tacchino.-
Un altro gran tramestio disse loro che Liz stava tornando di sotto; subito dopo si affacciò alla porta della cucina tutta trafelata, con la veste da membro del Sommo Concilio infilata per metà e alla rovescia, i capelli striati ora sciolti e tutti in disordine.
- Fate come se foste a casa vostra!- disse, cercando di districarsi dalla matassa di stoffa - Io torno appena posso, poi voi venite quando quei due si svegliano, eh?-
- Sì, sì…- la rassicurò Timmi, prima che sparisse.
Quando furono rimasti soli, il mezzodemone prese i fogli e si alzò.
- Io vado sulla veranda a farmi una letturina.- annunciò - Poi credo che darò una ripassata alle mie capacità orali di russo.-
- Credevo che sapessi solo leggerlo.- osservò Jo.
- Sta dicendo che farà un pisolino.- spiegò con pazienza Nadine.
Gli altri cominciarono a prendere in giro il ragazzo, il quale cercò di difendersi dicendo che era impossibile capire sempre quello che diceva Timmi. Lui, dal canto suo, uscì dalla stanza gettando una vaga occhiata alle sue spalle, sorridendo tra sé: non l’avrebbe mai ammesso davanti a loro, ma non c’era nessun altro, al mondo, che potesse mai volere al proprio fianco. Sia in missione che fuori.
 
Devon si svegliò lentamente, trovandosi in una stanza semibuia e sconosciuta, dentro un letto che non era di certo il suo. Era a torso nudo, ma la camicia era appesa ad una sedia lì accanto. Mentre si alzava si rese conto di non avere più i bendaggi: la ferita al fianco era sparita. Rivestendosi notò Chimaira, appoggiata su una scrivania all’angolo.
Sempre più sorpreso, prese la spada ed aprì la finestra per osservarla bene alla luce del sole: era intatta, identica a quando l’aveva stretta in mano per combattere, e non sembrava aver subito manomissioni. Provò ad evocarne la magia, e le fiamme del leone risposero repentinamente, avvolgendola dall’elsa alla cima.
- Non le ho fatto niente.- disse qualcuno alle sue spalle, facendolo sobbalzare.
Voltandosi di scatto, vide il ragazzo che aveva fatto irruzione in casa sua osservarlo appoggiato alla porta della stanza. Aveva uno sguardo vagamente interessato, come se ci fosse qualcosa in lui che lo attirava.
- Dove siamo?- chiese Devon, cercando di non mostrarsi nervoso.
- In casa di Elizabeth Addley.- rispose lui - Ti ha rimesso in sesto, eri messo male. L’esplosione ti ha quasi ammazzato.-
- Esplosione?- poi ricordò - Abbiamo colpito i tubi del gas…- gemette - Come mai siamo ancora vivi?-
- Merito mio, modestamente.- rispose l’altro - Tranquillo, non ringraziarmi.- aggiunse con sarcasmo.
- E Miley?- chiese - E mio padre? Dove sono? Cosa gli hai fatto?-
- Tuo padre è salvo, tranquillo.- disse il ragazzo - I miei ragazzi l’hanno portato al sicuro prima del nostro scontro, si stanno occupando di lui al Centro Cure. Per quanto riguarda la tua amica, anche lei sta bene, l’ho messa a nanna. O meglio, l’ha fatto la Addley. Dormirà ancora per qualche tempo.-
Devon lo osservò per un istante, sospettoso. Quello sostenne il suo sguardo senza battere ciglio.
- Come faccio a sapere che dici la verità?- chiese.
- Non puoi.- rispose lui - Non ti dico che devi fidarti perché io sono buono e tu no, dato che ci sono dubbi sui ruoli di entrambi… ma è così.-
- Tu saresti buono?- rise incredulo Devon - E definisci “buoni” i tuoi capi? I Custodi dell'Eden?-
- Allora… per prima cosa, nessuno ha detto che sono buono.- sospirò con apparente esasperazione il ragazzo - Secondo, i Custodi sono a posto, qualunque cosa tu creda. Sono i migliori uomi… perso… quello che sono… che io conosca.- rispose - Ho molti debiti di gratitudine nei loro confronti, e il loro operato ha salvato tante vite.-
- Stai scherzando?- sbottò - I Custodi dell'Eden sono pazzi! Hanno fatto ciò che fecero i loro predecessori, solo che ora hanno…-
- Che fai, farnetichi?- lo interruppe l’altro - I Custodi dell'Eden di un tempo erano roba da ricovero, d’accordo, ma quelli di adesso hanno un’anima e una coscienza. E ci hanno reclutati tutti per tenere buoni i nostri avversari, Alleanza delle Ombre per prima.-
- Io conosco un’altra versione della storia!- obbiettò Devon, ostinato - Ed è leggermente diversa dalla tua!-
- Bhè, allora è una favola!- sbottò il ragazzo, che sembrava spazientirsi - Io ho fatto molti sacrifici e combattuto spesso per salvare delle vite. Salvarle, non spezzarle, anche se ho dovuto uccidere. E posso anche provarlo, sai? - fece un passo avanti, guardandolo dritto negli occhi - Chiedimi qualcosa, qualunque cosa fatta da te o gli altri Emissari per l’Alleanza, e vedrai quanto velocemente te la riconduco ad un casino di proporzioni bibliche.-
Devon esitò: quel tipo gli sembrava troppo sicuro di sé, per i suoi gusti, e non era sicuro di voler stare al suo gioco. Tuttavia non aveva molta scelta, in quel momento: ad avere il coltello dalla parte del manico era lui. Miley era da qualche parte oltre la sua protezione, ed era alquanto improbabile che lui riuscisse a sconfiggere quel particolare avversario, ora come ora.
- D’accordo.- disse alla fine - Alcuni mesi fa ho trovato un frammento di cristallo nelle profondità dell’oceano Atlantico, in una piramide sommersa, appartenuta alla civiltà di Atlantide…-
- Ah.- grugnì l’altro, e per qualche motivo, all’improvviso, sembrava incavolato nero - Quello… Quindi è te che bisogna ringraziare.- scosse la testa - Bhè, meglio non dirlo a Skin, o ti ammazza davvero stavolta.-
- Che stai dicendo?-
- Sto dicendo che Julien Wings, un tuo collega, ha quasi ammazzato Raven, grazie a quel cristallo, mentre lei tentava di proteggere un bambino dalla sua pazzia omicida. Abbiamo dovuto farlo saltare in aria per potercelo togliere di torno. C’è mancato poco davvero… quando siamo arrivati, lei era quasi divisa a metà.-
Devon non batté ciglio: non gli aveva detto proprio niente di nuovo, dopotutto.
- Se non mi credi…- disse l’altro, intuendo i suoi pensieri - … allora posso portarti da loro. Da Raven e Flynn, il bambino di cui ti parlavo. Sono entrambi in questo mondo, al Centro Cure. Lui sta bene, ma le fa visita spesso… però ti avverto, se osi decantare lodi di Julien in presenza di Flynn o, peggio ancora, del padre di Raven, non potrò garantire la tua incolumità.-
Questa parte gli fece un minimo effetto: una cosa era dire che Julien aveva agito male, un’altra poterlo provare.
Ad ogni modo, pensò un attimo dopo, potevano anche aver condizionato con la magia quel bambino, quel Flynn, così che credesse alla loro storia.
- Poi c’è la missione con cui ho conosciuto la mia attuale squadra.- proseguì il ragazzo, imperterrito - Dovevamo spegnere e smantellare la Fornace Demoniaca, un dannato marchingegno dei Custodi dell'Eden originali, ed eravamo inseguiti da orde di bestie e scheletri immortali, il tutto condito dalle aggressioni ripetute del tuo amato Divoratore di Anime. Con lui mi sono proprio ammazzato, nel vero senso della parola… mi hanno ripreso per i capelli, alla fine. A quei tempi, i tre quarti dei miei attuali apprendisti erano solo dei semplici umani, senza alcun vero coinvolgimento nel Sommo Concilio, quindi capisci da te che, se fossi davvero quel gran cattivone che credi, non avrei perso tempo a proteggerli, no?-
Devon non disse niente per qualche minuto, cominciando a tentennare un poco, ma ancora indeciso se credergli o no: i suoi argomenti erano abbastanza convincenti, ma non era nulla di definitivo.
- Hai detto che… era tuo fratello, giusto?- chiese alla fine, pensando di approfondire ciò che gli premeva di più.
L’altro non rispose subito, e parve diventare davvero cupo, per un momento.
- Sì.- sbottò - Quel bastardo fece fuori tutta la città, tranne me.-
- Perché?-
- Non farmelo raccontare.- grugnì - Odiavo mio fratello. Kyle Anderson era un grandissimo bastardo.-
Devon sgranò gli occhi.
Anderson?
- Tu… ti chiami Anderson?- chiese - Sei… l’Artiglio Nero?-
Mentre l’altro inarcava un sopracciglio, Devon si sentì mancare: davanti a sé non aveva un semplice membro del Pentacolo. Aveva pensato di stare affrontando al massimo il Templare o il Folletto, ma di certo non lui.
- Credo di… dovermi… sedere un… un momento…- grugnì lui, barcollando fino alla sedia - Mi… miseria.. ci credo che non riuscivo a batterti…-
Timmi si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla.
- Senti, so che abitavi anche tu lì.- disse - A Sleepy Creek. E so cos’è successo alla tua famiglia dopo allora, Skin ha fatto qualche ricerca su di te. Riesco ad immaginare come sia stato facile convincerti ad aiutarli, per quelli dell’Alleanza. Ma credimi, non è assolutamente ciò che pensi, e se me ne darai l’opportunità te lo dimostrerò, d’accordo?-
Devon non rispose, passandosi una mano tra i capelli con un lieve gemito.
- Senti, c’è una cosa che devi sapere su tuo padre.- sospirò il mezzodemone - La malattia di cui sta morendo.-
Lui annuì e lo guardò.
- Sì, è incurabile, lo so.- lo precedette - Non serve che tu me lo dica.-
Ma Timmi scosse la testa.
- No, Cunningham.- lo contraddisse - Non lo è. Si tratta di un qualche agente nocivo. È stata usata una sostanza magica che gli ha danneggiato il fegato, per questo la medicina non può guarirlo.-
Devon sgranò gli occhi.
- C… cosa?- esclamò con voce strozzata.
- Non so di cosa si tratti.- ammise - Non m’intendo granché di guarigione, ma chi si occupa di lui ha già capito che si tratta di veleno, quindi è un passo avanti. Lascio a te immaginare chi sia stato.
Devon abbassò lo sguardo, senza sapere cosa credere. Timmi, dandogli una leggera pacca sulla spalla, si voltò e fece per uscire.
- Puoi girare per la casa come vuoi, e puoi anche tenerti la spada.- gli disse - Puoi anche andartene, se credi, non ho alcun interesse a fermarti. Ma non cercare di aggredirci o di portar via Miley, o sarò costretto a farti del male, e non è una cosa di cui ho voglia, sinceramente.-
Detto ciò, uscì.
 
***
 
Miley si svegliò dopo quasi un’ora, e trovò Devon seduto alla sedia presente nella stanza, intento ad osservare l’esterno dalla finestra aperta.
- Ehi!- disse, tirandosi su - Che cos’è successo?-
Il ragazzo fece una smorfia.
- Niente di buono, temo.- rispose - Ma nemmeno niente di cattivo, credo… non so bene come definirlo…-
- Cosa vorresti dire?- chiese lei, aggrottando un sopracciglio e guardandosi attorno - Ci hanno catturati o no? E dove siamo?-
Sospirando, Devon le parlò della situazione e di quanto gli aveva detto Timothy Anderson, senza nasconderle che si sentiva spaesato e che era indeciso se credergli o no: la sua storia, nel bene o nel male, poteva anche essere plausibile, in un certo senso.
La parte peggiore, per come la vedeva lui, riguardava suo padre: il solo pensiero che qualcuno l’avesse avvelenato lo faceva stare male. Oltretutto, era anche la sola cosa a cui non era in grado di dare una risposta che mettesse in dubbio tutta la faccenda: il Sommo Concilio non avrebbe mai avuto motivo di farlo star male, e non riusciva a capire perché mai Timothy Anderson avrebbe dovuto mentirgli. Quantomeno, per farlo avrebbe dovuto essere un vero bastardo.
In sostanza, non si sentiva del tutto disposto a dare completa fiducia a lui o al Sommo Concilio, ma ora, in quel luogo, parlandoci faccia a faccia, si sentiva in qualche modo meno sicuro delle proprie convinzioni. Anche il fatto che il temuto mezzodemone fosse in realtà un ragazzo poco più grande di lui, anziché il terribile guerriero sanguinario che si era figurato, giocava un ruolo importante nella sua confusione.
Cosa gli avrebbe impedito di ucciderlo subito, in fondo? O magari aveva un piano anche per lui?
- Non capisco…- disse Miley alla fine, apparentemente disorientata quanto lui - Quindi, secondo lui, la realtà è completamente diversa?-
- Già…- sospirò Devon - Completamente.-
- Ma… stava dicendo davvero… oppure stava facendo finta?- chiese - Insomma, è pur sempre di un demone che stiamo parlando… anche se me lo aspettavo un po’ diverso…-
- In che senso?- chiese lui.
- Bhè… qualcosa a metà tra un mostro squamoso ed un essere umano… insomma, qualcosa del genere “uomo rettile”, non so se hai presente…- aggiunse pensierosa.
- Mi sembri delusa.-
- Ecco, mi sembra bizzarro.- spiegò - È come te, solo più… strano.-
Devon scosse la testa, sorridendo.
- Sì, nemmeno io me l’aspettavo così. Comunque siamo in una situazione decisamente non semplice.-
- Già.- annuì la ragazza, guardandolo bene - Come ti senti?-
Lui aggrottò la fronte.
- Perché?-
- Dai, ti hanno appena detto che tutto quello in cui hai sempre creduto fin da quando eri piccolo è solo una bugia, e che tuo padre è stato avvelenato… io sarei a terra.-
Il ragazzo annuì.
- Vero. E un po’ a terra mi sento…- ammise - … ma non poi tanto. Insomma… sì, ha detto cose abbastanza credibili e sensate… e sapere che mio padre potrebbe guarire…- non riuscì ad andare avanti, e per un istante dovette interrompersi - Ma non posso fidarmi così, su due piedi.- proseguì quando si fu ripreso - Potrebbe anche aver mentito. Nessuno ci garantisce niente, in fondo. Questo Flynn potrebbe essere stato soggiogato in qualche modo, magari…-
- E non potresti esserlo stato tu?- chiese Miley - Senza offesa, ma… non mi piace affatto l’Alleanza delle Ombre. Non mi sono sentita molto a mio agio… e questa non è la cella di una prigione o un patibolo, è una casa. Non mi sento proprio… prigioniera.-
Devon non rispose. Rimasero in silenzio alcuni istanti, entrambi persi nei propri pensieri: nonostante le parole appena dette e la propria sfiducia nell’alleanza, Miley si chiese se non stessero entrambi correndo un pericolo tremendo, stando vicini a qualcuno che era per metà un demone. Non c’erano garanzie, l’aveva detto Devon.
Era come uno di quei casi mediatici che comparivano spesso in tv: ogni tanto, una disgrazia veniva amplificata a dismisura dai mezzi d’informazione, finendo col diventare una notizia da prima pagina per settimane intere. Spesso si trattava di un omicidio, e se poi la persona arrestata si difendeva proclamandosi innocente e fornendo spiegazioni abbastanza plausibili, diventava quasi impossibile capire da che parte fosse la verità.
Dal canto suo, Devon sperava semplicemente di riuscire a capire come fare per tirare fuori se stesso e la ragazza da quella storia: i suoi dubbi potevano aspettare un momento migliore, in cui entrambi si sarebbero trovati al sicuro sia dal Sommo Concilio che dall’Alleanza, dove avrebbe avuto modo di riflettere senza pressioni di qualsiasi genere. Si sentiva confuso, privo di guida… e aveva anche un po’ di paura.
- Allora, che pensi di fare?- chiese improvvisamente lei.
Devon sgranò gli occhi.
- Cosa penso di fare? Non ne ho idea!- esclamò - Quante volte credi che mi sia capitato qualcosa del genere? Di solito io sto fuori dalla scena… non sono mai stato catturato! È la prima volta che mi mandano in prima linea.-
Qualcuno bussò gentilmente alla porta, e subito entrò una ragazza bionda che sembrava avere la loro età con un vassoio carico di minestra. Entrambi la guardarono sorpresi.
- Pensavo che aveste fame.- disse lei, lasciando il vassoio sul tavolo - Io sono Nadine.- aggiunse.
- Sei un agente del Sommo Concilio anche tu?- chiese Miley.
- Non ancora.- rispose lei - Sono solo un’apprendista, e Timmi è il caposquadra.-
- L’Artiglio Nero che addestra degli apprendisti?- chiese Devon - Con quello che fa ogni giorno? Le sue sono missioni difficili, di solito.-
- E noi lo aiutiamo come meglio possiamo.- disse Nadine, seria - Sempre che lui ci lasci fare, ovvio.- sbuffò amaramente.
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- In che senso?- chiese.
- Nel senso che ci tiene in seconda fila quasi ogni volta che siamo in situazioni di pericolo.- spiegò lei, sospirando - Ora mangiate, perché tra un po’ dovremo incontrare Daniel.-
- Chi?- chiese Miley.
- Il Custode dell'Eden che gestisce l'energia della vita.- disse Nadine, uscendo.
Devon e Miley si scambiarono un’occhiata.
- Il Custode della Vita…- ripeté lentamente Devon - La Sentinella dell’Avvenire. Direttamente il grande capo in persona.-
- Che si fa?- chiese lei.
- Dobbiamo andare con loro, temo.- rispose - Timothy Anderson mi ha detto che posso fare ciò che mi pare, ma non vuole che ti allontani, e dubito di poterti portare via senza che se ne accorga. Tanto vale restare insieme, così potrò proteggerti in caso di bisogno.-
Miley annuì.
- D’accordo. Ma se poi dovessimo scappare?-
Lui scosse la testa.
- Scapperemo.- rispose semplicemente - Te l’ho detto: sono qui per proteggerti, e lo farò.-
Lei annuì, almeno parzialmente rassicurata: aveva ancora un po’ di paura, ma sapere che Devon sarebbe rimasto al suo fianco lenì il senso di ansia che provava. Non aveva molta voglia di assecondare quella gente, non dopo tutta la sfiducia maturata nei loro confronti, ma non avevano molta scelta: avrebbero dovuto fare ciò che veniva loro detto… almeno per il momento.

Vi rivelerò un segreto: questo capitolo e il successivo, come accaduto prima, dovevano essere un capitolo unico. Più rileggo e più mi rendo conto di aver fatto anche troppo, per questa storia...
Comunque, ringrazio come sempre Ely79 e _Arse_ per le loro recensioni.

   
 
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