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Autore: spookachan    08/01/2012    4 recensioni
Se Soul e Maka non fossero nati in un mondo di Buki e Maister come sarebbero andate le cose?
Si sarebbero sopportati lo stesso?
Bho xD
Dato che non c'ho nulla da fare mi invento questa storia, spero che rispecchi i personaggi del vero Soul Eater
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Olà
Vi basti sapere che tutto questo l’ho cominciato a scrivere alle 3.32 di notte. 
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Capitolo secondo
 
Infastidito.
Forse era la parola adatta per descrivere lo stato d’animo di Soul.
Non è che gli avesse dato fastidio essere andato via dalla sua famiglia, anzi, quella separazione in realtà l’aveva attesa per parecchio tempo, anche mentre fissava il soffitto ci aveva pensato; solo che gli dava particolarmente fastidio essere stato cacciato, avrebbe preferito di gran lunga un uscita in grande stile del tipo “io faccio quel cazzo che voglio e non sarete di certo voi a mandarmi via perché sono io quello che se ne và!” invece l’avevano mandato via loro e la cosa era molto poco Cool.
 Per di più gli avevano dato solo un giorno di preavviso e non aveva neppure avuto il tempo di ribattere o fare qualcosa di figo per riscattarsi, che seccatura.
Neanche sapeva dove lo mandavano.
Soul guardò fuori dalla finestra del treno che lo stava portando alla Shiruken… sollevò il volantino della scuola e lesse
-Shibusen, vero, non Shiruken.-
Non aveva perso tempo a leggere troppo il volantino, gli bastava sapere che era su un treno per la città di Death City, Nevada, USA; e che la sua scuola sarebbe stata sicuramente una scuola di signorini e figli di papà con la puzza sotto il naso.
Ma alla fine non era troppo dispiaciuto, anche perché  il treno era completamente vuoto, o almeno, non aveva ancora visto nessuno; e poi finalmente non aveva le guardie del corpo a dargli noia e a farlo sentire osservato, come al solito.
Era in viaggio da parecchie ore. Quella mattina era uscito di casa alle  3 di mattina insieme  a suo fratello e sua madre e ovviamente le loro guardie personali. Si erano recati al aeroporto di Amsterdam e avevano fatto gli ultimi saluti, con la mano, perché baci e abbracci erano troppo intimi, e troppo poco cool. Allora era salito sul jet privato della sua famiglia che l’aveva portato solo fino a una città sul confine col Nevada e là era salito su quel treno mezzo abbandonato ed era salito su una carrozza a caso (liberandosi finalmente delle guardi della sua persona) , felice di scoprirla vuota. Non aveva visto salire nessun altro, a nessuna fermata, e girellando svogliato per le altre carrozze non aveva visto nessuno, allora era davvero solo?.
Non poteva esserne sicuro perché infondo il treno era enorme, chi lo diceva che da qualche parte non ci fosse qualcuno?
Ma chissene frega.
Soul si concentrò nuovamente sul paesaggio al finestrino.
Deserto..
Da più di 2 ore non si vedeva nient’altro che deserto e cielo. Allora apri il dépliant della famosa scuola Shivulen… Ops, Shibusen, pardon.
Da quanto c’era scritto sul dépliant quella scuola era eretta sulla “punta” di Death City, una città che somigliava a un cono.
La scuola era divisa in tre sezioni per anno:
due sezioni “NOT” e una “EAT”
le sezioni NOT (da Nessun Oltraggioso Talento) erano formate da alunni con voti normali ed era una sezione aperta.
La sezione EAT (da Eccelsi Alunni Talentuosi) invece era solo per gli studenti che possedevano borse di studio o erano provenienti da famiglie di lusso.
Figli di papà, concluse Soul. Ovviamente suo padre lo aveva iscritto alla EAT, che palle.
Avrebbe preferito essere nella NOT, ma non ci poteva fare nulla, ormai.
Almeno poteva presentarsi con tutte quelle borse di studio che aveva senza essere considerato un figlio di papà. Probabilmente sarebbe stato insieme a altri ragazzi perfetti come quelli che aveva conosciuto alla sua vecchia scuola ad Amsterdam.
Ma ora, senza le sue guardie, avrebbe potuto frequentare tutte le persone che voleva anche quelle della NOT; magari si sarebbe fatto qualche amico.
Impossibile.
Con quel suo carattere avrebbe mandato a fanculo tutte le amicizie che gli si proponevano davanti.
Senza contare il fatto che integrarsi dopo due mesi del inizio della scuola, per di più già al secondo anno, era impossibile. Tutti i suoi compagni si conoscevano sicuramente già da un anno e lui sarebbe stato ancora una volta la pecora nera.
Improvvisamente notò che al orizzonte c’era qualcosa, qualcosa molto simile a un cono colorato.
Appena sceso dal treno di si guardò in giro e vide che dai vagoni scesero due o tre persone al massimo. Tutto quel immenso treno solo per tre persone?
Strana città, strano treno, strana scuola, strano tutto.
Infine il ragazzo alzò gli occhi al cielo e ammirò con stizza e noia la città che vi era davanti a lui.
Case, case, case e ancora case.
Case senza ordine o simmetria. Tutte di colori allegri e diversi con tetti in tegole rosse e camignoli contorti su ogni villetta e cortiletti affollati di fiori o piante.
Sulla strada che saliva a chiocciola tutta la città si intravedeva ogni tanto qualche alberello e il terreno lastricato il pietra sembrava grezzo ma antico, carino e abbastanza figo. Considerò Soul Evans.
Anche la gente di là sembrava socievole. Non vedeva ragazzine in tenuta da cameriera e la cosa gli fece piacere perché non sopportava vedere ragazze così giovani messe a servizio di pervertiti.
Death City, la sua nuova casa per un bel pezzo sarebbe stata là; non sembrava niente male.
Città a posto, Treno a posto e gente a posto.
Speriamo bene per la scuola.
Camminò svogliato per tutta la strada principale, che, come mostrato sulla cartina della città, finiva proprio davanti alla scuola.
Si ritrovò alle 8 di pomeriggio davanti a una possente scalinata bianca, in cima doveva esserci la scuola. Già la intravedeva. Allora cominciò a scalare quei gradoni.
La suola era nera, con diverse torri e tre teschi sulla facciata principale, alcune finestrelle minuscole si potevano distinguere in tutto quel nero. dalla “bocca” di quei teschi si poteva entrare nella scuola.
Arrivato alla sommità delle scale osservò meglio lì edificio che sembrava quasi aspettarlo. Abbassò lo sguardo e vide che l’entrata era apparentemente vuota, allora si sistemo meglio la borsa e la chitarra a tracolla e si incamminò per l’interno.
Arrivato a una segreteria, o almeno qualcosa di simile, cercò con lo sguardo qualcuno che potesse aiutarlo. Comico no? Un figo come lui che cerca aiuto, proprio comico.
Impovvisamente spuntò un’attraente signorina coi capelli viola e gli occhi gialli che canticchiò allegra.
-Heila! Serve aiuto?-
Soul la squadrò per bene e dopo aver constatato che aveva due tette abbastanza grandi per rispondere a una domanda di un tipo cool come lui disse annoiato
-Saalve, sono Soul Evans, sono un nuovo studente.-
-Oooooooooh! Allora sei tu il nuovo eat!-
-Della classe eat intendi?-
La fanciulla annui ma Soul non ci fece troppa attenzione perché era distratto dal rimbalzare dei cocomeri sul petto della bidella.
Dovette interrompere, a metà spettacolo, la visione perché una signora tutt’altro che amichevole si mise in mezzo tra lui e gli oggetti del suo desiderio.
-Giorno’- Salutò Soul.
-Buongiorno figliolo.-
Silenzio…
-Miss Lemmon, lui è Soul Evans, il nuovo studente della eat.- suggerì la tettona.
-Blair, l’avevo intuito, grazie.- La vecchiaccia si fermo a guardare severamente Soul ancora per qualche minuto che, dal’canto suo, rispondeva allo sguardo considerando che quella tizia avesse decisamente poche tette, anche se vecchia, e non c’era da sorprendersi che fosse ancora una Miss e non una Mrs. Sperò segretamente che tutte le ragazze nella scuola fossero come quella Blair, con le cose giuste al posto giusto.
-Allora, miss.- cominciò Soul sottolineando la parola “miss”- che devo fare?-
-Hai già una stanza?-
-Come potrei mai averla? Sono arrivato un ora fa-
Ancora silenzio. Ancora considerazioni sulle tette.
-Allora che devo fare? Vorrei andare a riposarmi, sapete, il viaggio è duro
e io vorrei andare a riposare-
-Ma certoo!<3- fece allegra la miss cocomeri-giganti, passando avanti alla vecchiaccia-senza-tette.
-Vieni con me- Soul la seguì senza rimorsi.
-Che ne dici di dormire a scuola per oggi?-
-Mi accontento di poco, datemi pure una stanza bruttina, basta che ci sia un soffitto… ah! E un letto, grazie.- Spiegò indifferente il ragazzino
-Non sei troppo entusiasta tu eh? Eppure sei nella big Eat!- Osservò la ragazza con voce esaltata.
-Big Eat?-
-Già.. devi sapere che i ragazzi delle sezioni NOT non hanno praticamente possibilità di conoscere gli studenti EAT perché quelli non vogliono neppure vederli, quindi in giro corrono voce e dicerie sulla EAT. Si dice che chi la frequenta farà sicuramente successo.
Cosa poco Cool.
Cosa non avrebbe dato per essere uno della NOT.
Sospirò afflitto guardando la signorina che lo portava tutta contenta in giro per la scuola, passarono davanti a diverse camere con le porte nere e delle sbarre, tanto simili a quelle di un carcere.
Ecco, i suoi genitori lo avevano mandato in un carcere, era abbastanza sicuro che là dentro ci fossero i ragazzi peggiori ma sono della NOT, probabilmente.

  
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