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Autore: SweetTaiga    08/01/2012    6 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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A tutti coloro che nel 2011 mi hanno donato un sorriso,
grazie.



Una notte come questa

 
“Gli scagnozzi di tuo padre ti hanno visto aiutare Potter.
Attento.”

Draco ha lasciato cadere il biglietto accartocciato sul letto,  catapultandosi verso il dormitorio di Hermione, in cui probabilmente Harry giace ancora inerme, inconsapevole dei guai che – ancora una volta – ha provocato al mio migliore amico.
Guardo Theodore. Anche lui, immobile, fissa allibito la scrittura sottile di Narcissa, più inclinata del solito, probabilmente a causa della fretta di avvisare il figlio.
Non riesco ad immaginare la fine di questa storia, non riesco a vedere un futuro oltre questa lettera.
Fuori dalla finestra  il vento soffia forte, senza però riuscire ad azzittire i pensieri che urlano nella mia mente.
Cosa succederà ora?
Cosa ne sarà di Hermione?
Cosa faranno a Draco?
E noi?
Il mio pensiero corre a Daphne, completamente ignara della bufera che sta per stravolgere le nostre vite.
Inizio a pensare che la felicità non voglia avere nulla a che fare con noi, che la fortuna ci abbia voltato le spalle ormai da tempo.
Se esiste un Dio, si sta prendendo gioco di noi.
Se esiste, voglio sfidarlo ora, guardarlo negli occhi e chiedergli perché.
Perché tutto questo?
Perché proprio noi, perché non qualcun altro? Perché tutto questo dolore, perché questa sofferenza? Ma soprattutto, perché concederci l’illusione di una vana felicità, se non possiamo goderne appieno?
Perché far entrare silenziosamente Daphne nella mia vita, se domani probabilmente perderò il mio migliore amico?
Perché permettere a Draco di innamorarsi di Hermione, perché permetterle di entrare nel suo cuore gelido, se quello stesso cuore ora sentirà amplificarsi il dolore, rallentare i battiti?
Mi chiedo se ne sia valsa davvero la pena. Mi chiedo se, tornando indietro, loro farebbero di nuovo le stesse scelte. Mi chiedo se avrebbero il coraggio di rischiare.
Mi chiedo se Draco, sapendo i pericoli a cui va incontro, tornerebbe a baciare Hermione sotto la pioggia. Mi chiedo se Hermione, comprendendo finalmente quali siano i veri rischi dello stare con Draco, non rinuncerebbe ad accarezzargli i capelli.
Mi chiedo se tutto questo non sia stato inutile.
Poi penso a Daphne, alla gioia di stringerla di nuovo tra le mie braccia, ai battiti del cuore che aumentavano nel vederla trattenere a stento l’entusiasmo, alla passione che ho provato quando finalmente mi ha permesso di baciarla.
Penso ad Hermione, alla forza con cui l’ho vista combattere, al suo sguardo fiero, al modo in cui segue Draco con gli occhi.
Penso a Draco, a come la guardi di nascosto, al suo essersi rialzato ed aver trovato finalmente il coraggio di reagire ad un destino infausto.
Penso a tutto questo, e correndo incontro a Draco, al nostro destino, a tutto ciò che potrebbe succedere, capisco che sì, ne vale la pena.
Ne varrebbe la pena anche se dovessimo morire oggi, anche se dovessi morire ora.


Ti regalo le mie scarpe, sono nuove. Prendi anche qualche libro, può servire. Saprò alzarmi in volo e vedere dove sei.


Blaise improvvisamente inizia a correre, seguendo Draco.
Senza fermarmi a riflettere, inizio a seguirlo anche io. Eppure ciò che vediamo una volta raggiunti i Grifondoro ci appare irreale.
Draco, con un sorriso sul volto ed il petto in fuori, parla amabilmente con Hermione.
Harry, ancora incosciente ma con un colorito decisamente più salutare, è disteso sul letto. La Weasley, accanto a lui, gli stringe la mano con il capo poggiato sul bordo del letto, muovendo le labbra in preghiere silenziose.
Io e Blaise ci guardiamo, senza capire cosa stia succedendo.
Accanto a noi, Ron Weasley sembra aver perso completamente il dono della parola ed uno dei gemelli, non saprei dire quale, stringe in pugno il biglietto inviato da Narcissa.
Contemporaneamente, come guidati da una mano invisibile, tutti voltiamo il capo verso Draco, appena in tempo per vederlo posarsi un indice sulle labbra e intimarci il silenzio.
« Hermione, ora che Quattrocchi sta meglio puoi venire con me? », domanda, ostentando sicurezza.
Eppure, noto dopo un attimo, le sue mani stringono convulsamente le tasche dei pantaloni.
Hermione sembra sospettosa, eppure annuisce e lo segue senza obiettare.
Poco prima di uscire dalla porta, si ferma improvvisamente. « Non sarà pericoloso? Se qualcuno ci vedesse? », domanda.
Vedo la schiena di Draco irrigidirsi appena, in maniera quasi impercettibile.
Lancio uno sguardo d’intesa a Blaise. Nei suoi occhi leggo che neanche lui ha idea di cosa abbia in mente Draco, ma, come me, lo sosterrà fino alla fine.
« Non c’è nessuno in giro, abbiamo già controllato », esclama infatti con noncuranza, accennando anche un breve occhiolino ad Hermione.
La ragazza sembra tranquillizzarsi, e vedo persino la sua mano sfiorare il braccio di Draco prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sentiamo i loro passi allontanarsi.
« Cos’ha in mente il vostro amico? », domanda il gemello che poco prima stava stringendo il biglietto.
« Stai calmo, Fred », sento sussurrare il fratello.
« Avrà sicuramente un piano », afferma Blaise con sicurezza.
Vedo Ron Weasley alzare un sopracciglio, scettico. « Che razza di piano è? », domanda.
Sia io che Blaise scrolliamo le spalle. Questa volta sono io a rispondere. « Non ne ho idea », ammetto con riluttanza.
Sentiamo dei passi leggeri avvicinarsi a noi. La Weasley ci sta squadrando con occhi indagatori.
« Mi dite cosa diavolo sta succedendo? »
Il fratello, che ormai ho capito essere Fred, le porge il biglietto.
Pochi secondi dopo, la ragazza si porta le mani alla bocca, lasciandolo cadere come se si fosse scottata.
« E adesso? », domanda, dando voce ai timori di ognuno di noi.


Ti regalo la mia giacca, ti sta bene. Ti lascio la valigia da riempire. Ti lascio anche il mio numero, perché non si sa mai.


Vedo Hermione uscire dalla stanza. Segue Draco lentamente, lo scruta con quei suoi occhi che per tanto tempo ho amato. Mentre Ginny legge il biglietto, sento la mia mente annebbiarsi.
Vorrei fermarla, urlarle “Aspetta!”. Dirle la verità, mostrarle il pericolo, metterla in guardia. Dirle di non fidarsi, di scappare da lui. Invece resto qui, perché so che in fondo è la cosa giusta da fare.
Perché io non potrei mai avere la loro forza, perché le cose difficili mi spaventano.
Voglio un amore semplice, un amore dolce.
Potrei combattere, potrei lottare. Ma sono uno che si stanca subito.
O forse semplicemente Hermione non è la donna per me.
L’ho amata, l’ho amata molto.
Però solo ora mi accorgo che potrei combattere per la mia amica Hermione, per il sorriso di Hermione, per gli abbracci impacciati ed impetuosi di Hermione, ma non per l’Hermione che ho amato.
Forse sono un codardo.
Forse non sono adatto alla Casa dei Grifondoro.
Forse l’ardore ed il coraggio mi mancano, forse li ho persi, forse il Cappello si è sbagliato.
Sento il cigolio della porta.
Una chioma bionda appare lentamente. Seguo la linea bianca della fronte, incontro gli occhi di Luna.
C’è un graffio sul suo volto, una rabbia cieca invade il mio cuore.
Mentre mi avvicino a lei e l’abbraccio, mi accorgo che in fondo non sono un codardo.
Combatterei per Hermione, l’amica più importante che io abbia mai avuto.
Combatterei per Harry, l’unico dei miei fratelli a non avere i capelli rossi.
E, soprattutto, combatterei per Luna. Per la ragazza che sento di voler proteggere.
« Ron », la sento sussurrare. « Hai per caso ingoiato Gorgosprizzi? ».
Nella sua voce scopro una nota nuova. Pochi attimi dopo, ricambia in mio abbraccio, stringendo con le sue mani pallide il mio maglione.


Ti lascio una parola: Goodbye.


Non ho mai perso alcun ricordo. Posso ripercorrere con la mente ogni istante della mia vita, dalla mia infanzia all’arrivo ad Hogwarts, dai momenti più gioiosi a quelli che preferirei riuscire a rimuovere.
Ricordo ogni ruga che col tempo si è delineata sul viso di mia madre, ogni vago accenno di occhiaie sotto gli occhi di mio padre. Ricordo tutti quelli che mi hanno lasciato, abbandonato, sfruttato.
Ricordo ogni espressione del volto di mia zia Bellatrix, il suo sguardo crudele. Ricordo che un tempo la apprezzavo, ora la disprezzo.
Ricordo chi è andato via. Ricordo Astoria, il suo sorriso, ricordo le sere in cui si accovacciava accanto a me parlandomi della sua giornata.
Ricordo gli sguardi che lanciava ad Hermione, carichi di disprezzo. Avrei voluto interpretare in tempo quei segnali.
Ricordo Daphne, la Daphne di un tempo. Ricordo le nottate in piedi a giocare a scacchi magici, ricordo le uscite furtive nei corridoi bui. Ricordo la sua mano che sfiorava spesso quella di Blaise. Avrei voluto scoprire in tempo cosa rappresentavano quei sorrisi appena accennati.
Ricordo Pansy, la sua mano sul mio braccio quando tentava di calmarmi. Ricordo Theodore, i suoi occhi puntati su quella mano. Avrei voluto capire prima i suoi sentimenti.
Ricordo Potter e Weasley, i loro volti rossi di rabbia, le loro maledizioni sussurrate. Avrei voluto capire in tempo quali fossero i veri nemici.
Ricordo il volto di Voldemort, così vicino al mio. “Dipende tutto da te, Draco”, continuava a sussurrarmi. Prometteva sogni di gloria. Ricordo lo sguardo di mio padre a quelle parole. Adorante.
Avrei dovuto soffermarmi sulla mano di mia madre che, impercettibilmente, tremava.
Ricordo ancora il volto di Silente.
Quelle sue frasi enigmatiche da svitato, quel buonismo ostentato fino all’esagerazione, quel suo disgustoso credere nelle capacità di tutti.
Ricordo il suo fastidioso vizio di credere persino in me.
Avrei potuto credergli.
Avrei potuto credere in me.
Avrei voluto farlo, davvero.
Ricordo Piton, ricordo il suo volto impassibile, ricordo il movimento impercettibile delle sopracciglia nei momenti in cui era assorto nei suoi pensieri. Ricordo le volte in cui mi ha difeso, e sento che prima o poi mi sdebiterò.
Il ricordo più nitido, però, riguarda la ragazza – la donna – che sta camminando a pochi passi da me, sta stringendo stretta la mia mano, sta trattenendo il respiro.
Come potrei dimenticare quella notte?
La neve scendeva fitta, il mondo sembrava essersi fermato. Una pace ovattata regnava nel castello.
Come questa notte, anche quella volta la trascinai lungo i corridoi.
Come questa notte, anche quella volta la portai con me.
Abbracciati nel buio di una vecchia classe abbandonata, quella notte, come questa notte, lasciai cadere lentamente la sua camicia ai nostri piedi.


Goodbay, my friend goodbye.


Non facciamo in tempo ad entrare, che Ron corre incontro a Luna, stringendola in un abbraccio.
Avrei potuto pensarci io, avrei potuto afferrare quelle mani candide.
Eppure, mentre scappavamo da Malfoy Manor, non ho mai pensato a Luna in quel modo.
Ammetto di aver sperato, o forse di aver temuto, di potermi innamorare di lei. Ma l’amore è ancora lontano, dovrò imparare a fidarmi di me stesso prima di poter affidare la mia vita nelle mani di un’altra persona.
Mi sembra di aver cominciato a crescere solo oggi.
Mi sembra di sentire addosso il peso di mille anni, sento persino che, se mi sfiorassi il viso con le mani, vi troverei rughe profonde.
Non ho mai corso come questa notte. L’adrenalina scorreva nelle mie vene, la sento ancora attraversare il mio corpo: scarica elettrica di terrore, di libertà, di paura, di emozione.
Per la prima volta, non c’era Harry a salvare il mondo, non c’era Ron pronto a sdrammatizzare, non c’era il cervello di Hermione a tirarmi fuori dai guai. Ero io, Neville. Solo io. Io e Luna.
Questa notte l’eroe ero io.
Ci siamo avvicinati di soppiatto a Malfoy Manor, percorrendo il sentiero che Narcissa aveva indicato tempo fa a me e Hermione. Strisciando sul terreno freddo e umido, abbiamo raggiunto una fognatura. Imitando i movimenti che avevo visto compiere così spesso a Hermione, ho provato ad aprirla. Ho ripetuto più volte incantesimi su incantesimi, ma i nostri timori erano fondati: il nostro unico accesso alla dimora era stato bloccato.
Nascondendoci tra i cespugli, iniziammo a percorrere in lungo e in largo le mura del castello, alla ricerca di una zona adatta ad un’eventuale intervento.
Hermione ha continuato a spiare Voldemort per tutto questo tempo, trattenendo il respiro per non fare rumore, trattenendo il cuore per non scappare. Ha fatto tutto questo per Draco e per noi.
Narcissa, nonostante non potesse parlare dei piani del Signore Oscuro a causa di un Voto Infrangibile, ha acconsentito ad aiutarla nell’impresa. Ogni notte, Hermione usciva di soppiatto dal castello. Assisteva ad ogni riunione, chiusa in un vecchio armadio stregato.
Mi ha raccontato che, una volta, le è sembrato di sentire gli occhi di Voldemort su di lei.
Ha temuto di morire, ha detto. Non faccio fatica a crederle.
Ha scoperto di una congiura ai danni del castello, ha scoperto i tentativi dei Mangiamorte di attaccare gli Auror, ha permesso di sabotare ogni loro tentativo di sovvertire l’ordine del Mondo Magico.
Ma soprattutto ha atteso pazientemente di scoprire quale fosse l’ultima, folle impresa che Voldemort vuole affidare a Draco, per liberarsi una volta per sempre della casata dei Malfoy.
Scoprì di quest’impresa quasi per caso quando una notte, dopo l’ennesima riunione degli scagnozzi di Voldemort, quest’ultimo si era attardato a parlare con Bellatrix. In altre situazioni sarebbe scappata, ma mi ha raccontato che proprio in quel momento il suo mantello si è impigliato in una fessura nel legno del vecchio armadio. E’ stato in quel momento che ha scoperto uno dei punti cardine di Voldemort: eliminare i Purosangue che nel corso degli anni hanno mostrato anche solo di tollerare i Sanguesporco.
Primo tra tutti, Draco.
Hermione mi ha confidato che, a suo parere, Voldemort teme la grandezza di una casata nobile e antica come quella dei Malfoy, e che punta ad indebolirla e distruggerla prima che Lucius si renda conto del potenziale pericolo che potrebbero rappresentare le sue testimonianze dirette ed il suo aiuto contro la grandezza del Signore Oscuro stesso.
“Voldemort teme il tradimento”, ha sussurrato, guardandomi negli occhi. “E se il padre di Draco divenisse consapevole della potenza del suo nome e dell’aiuto che potrebbe fornirci, se notasse i benefici che potrebbe ottenere, sarebbe la fine di Voldemort”.
La mano di Luna mi strattonò con forza. « Che succede? », domandai, svegliandomi finalmente da quei dolorosi ricordi.
Improvvisamente, mi accorsi di ciò che l’aveva spaventata: un mucchio di Mangiamorte si stava dirigento verso di noi. Nonostante il mantello invisibile, nonostante gli incantesimi di protezione, sentivo gli occhi di Malfoy puntati su di me. Occhi rossi di rabbia, brucianti: non avevo mai visto quello sguardo sul suo volto pallido. Poi mi accorsi della mano rugosa che gli tratteneva il polso.
“Tuo figlio ha rovinato i miei piani”, sussurrò una voce.
“Tuo figlio ha salvato Potter”. Le mani di Lucius tremavano. Vidi il volto di Narcissa affacciarsi ad una finestra polverosa. La vidi posarsi una mano sulle labbra, forse per timore di urlare.
“Tuo figlio deve morire”.
Qualcuno urlò. Non saprei dire se fu Luna, accovacciata accanto a me, oppure Narcissa, nascosta dietro il vetro spesso della finestra.
So solo che quell’urlo fu l’inizio della nostra fuga.
Afferrai la mano di Luna e la trascinai con me. Dietro di noi, il silenzio surreale era peggio degli scoppi di un qualsiasi combattimento magico.
Abbiamo corso fino a raggiungere il castello, senza mai voltarci. Solo un pensiero ha affollato la mia mente: è la fine. Ed ora, leggendo il biglietto di Narcissa, capisco con un tremito che per la prima volta nella mia avita ho avuto ragione.


E andare contro il vento non è difficile, lo sai? Lo è senza un saluto, caso mai.


Le bacio la spalla candida, accarezzandole i capelli. Le sue guance arrossate mi spingono a temere di non farcela, di non riuscire a lasciarla andare. Temo che i suoi occhi possano stregarmi ancora, impedirmi di partire, di salvarla.
Non ho paura, continuo a ripetermi.
Lo faccio per lei, per il suo bene, mi dico.
Ma più di una volta Hermione si è dimostrata più sveglia e pronta di me a comprendere quale fosse la cosa giusta da fare. La sento stringersi di più a me, inarcare la schiena per il piacere, accarezzarmi i capelli con le mani candide. Devo andare, penso. Ma resto fermo, immobile, in balia della tristezza e della passione.
Mio padre arriverà presto, verranno a prendermi. Non voglio causare una guerra. Non voglio più stare dalla parte sbagliata. Voglio fare la cosa giusta, per una volta. Eppure non riesco a staccare le mie mani dai suoi seni, le mie labbra sembrano incapaci di abbandonare le sue, i miei occhi continuano a catturare ogni rossore, ogni suoi sguardo, ogni centimetro della sua pelle.
Sento che andare via è la scelta giusta, spero che lo sia.
Il silenzio è sicuramente la scelta migliore. Sparirò dalla sua vita per sempre, non saprà mai cosa mi succederà, non avrà più contatti con la mia famiglia. Continuerà la sua lotta, correrà dei pericoli, certo, ma non voglio essere la causa del suo dolore.
Quando mio padre arriverà, andrò via senza opporre resistenza. Mi mostrerò pentito, mi lascerò punire.
Ti lascerai uccidere?, domanda una voce nella mia testa.
Sì, se ciò potrà salvarla.
Trascorrono lentamente minuti infiniti, troppo pieni di emozioni per poter essere descritti o ricordati con precisione. So già che ogni notte penserò a queste sue mani, al suo profumo. Sento però che tutti i miei sogni non potranno mai eguagliare la realtà del suo corpo, che la mia mente non potrà mai riprodurre con fedeltà la sua voce che timidamente mi sussurra “Ti amo”.
La allontano da me, mi sorride.
«Si è fatto tardi, sarà meglio andare», le sussurro a malincuore, sfiorandole le labbra con un sospiro.
Si limita ad annuire, porgendomi lentamente la camicia ed abbottonandola con dolcezza.
Si riveste pian piano, mentre io resto a guardarla, rapito.
Lo faccio per te, vorrei dirle.
Mi mancherai, vorrei urlare.
Troverai un uomo che ti amerà più di me, vorrei sussurrarle, consapevole di mentire.
Invece resto fermo a guardarla, disegnando con gli occhi il profilo delle sue labbra, del suo naso, della sua fronte pallida. Lo sguardo mi cade sul suo polso scoperto. Il bracciale sembra la morsa di un serpente, letale e asfissiante.
Hermione segue il mio sguardo. Non rispondo alla sua silenziosa domanda.
Le prendo la mano, facendole strada nei corridoi bui.
Dille tutto, Draco: saprà salvarti, mi consiglia la mente.
Salvala!, urla il mio cuore.
Ho smesso di essere un calcolatore tempo fa, quando Hermione per la prima volta ha sfiorato le mie labbra con un bacio. Ora è tempo di riprendere in mano la mia vita. Questa volta, però, farò la cosa giusta per lei, non più per me.
Mi fermo a pochi passi dal dormitorio.
« Vai avanti », le dico, baciandole la fronte. Per un momento restiamo fermi, in silenzio. Poi mi faccio coraggio. « Ti amo », le dico. E’ solo un sussurro, ma lei mi sorride raggiante.
Inizia a camminare lentamente. Dopo pochi passi, però, si volta verso di me. Alza un sopracciglio, e per poco non scoppio a ridere. Rivedo in quello sguardo quell’aria da maestrina che per tanto tempo ho odiato, e che da ora in poi mi mancherà da morire.
« Ci vediamo dopo? », domanda. Sento che dietro quelle parole ce ne sono altre, pensieri nascosti che teme di dire ad alta voce perché sa – lo sente – che potrebbero avverarsi.
Sorrido ancora.
« Ciao », rispondo solo, prima di scomparire nel buio dei corridoi deserti.
Potrei giurare di aver sentito il suono di un pianto sommesso.
Mi chiedo se quel pianto è il suo. Oppure, mi accorgo sfiorandomi la guancia bagnata, forse era solo il mio.


Goodbye, my friend goodbay. Goodbay, goodbye, my friend…


Mi sveglio nella notte, spalanco gli occhi nel buio e tento invano di placare il respiro.
Tra le mie mani scopro un pezzo di pergamena accartocciato. Lo apro, temendo il suo contenuto ancor prima di leggerlo.
“E di più vi dico francamente ch’io non mi sottometto alla mia infelicità, né piego il capo al destino, o vengo seco a patti, come fanno gli altri uomini”.(1)
Non arrivo nemmeno a leggere la fine del biglietto, che le mie guance si ritrovano bagnate di lacrime amare. Non riesco ad evitare di urlare.
Harry, accanto a me, si sveglia di botto. Il suo volto pieno di lividi si tinge di paura. « Che succede, Hermione? ».
Ma i singhiozzi sono così forti che non riesco a rispondere.


Goodbye.





NOTE:
Prima di tutto, ciao a tutti! Finalmente ecco qui il nuovo capitolo, dopo un lungo periodo di attesa. La storia è già nella mia mente, alcuni accenni di capitoli sono già scritti, ma renderli in maniera decente si sta rivelando un’impresa più difficile del previsto.
Spero che avrete la pazienza di aspettare, e che continuerete a seguire la storia nonostante i miei imperdonabili ritardi.
La canzone del giorno è “Ti lascio una parola” dei Nomadi.
Non voglio dilungarmi troppo in convenevoli, così concludo qui questa breve nota, augurandomi che il capitolo vi piaccia.

(1) Frase tratta da “Il dialogo di Tristano e un amico” di Leopardi. Per chi non l’ha letto, capirà nel prossimo capitolo J Per ora basti sapere che è un biglietto d’addio.


Anche se in ritardo, BUON NATALE E BUON ANNO NUOVO A TUTTI!


Un abbraccio a tutti coloro che continuano a seguire questa storia: mi rendete davvero felice.

SweetTaiga : )






   
 
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