Film > Io sono Leggenda
Segui la storia  |       
Autore: Dannata93    08/01/2012    3 recensioni
Fan Fiction che segue la trama del film "Io sono Leggenda" e, in parte, anche dal meraviglioso libro di Richard Matheson, e narra gli avvenimenti che si sono svolti in quegli anni da un altro punto di vista.
Samantha Gray è appena maggiorenne quando scopre di avere un cancro e il suo medico le consiglia di sottoporsi alla nuova cura sperimentale della dottoressa Krippin.
La terapia la trasformerà in un mostro e solo grazie all'aiuto del dottor Thomas Wood il suo corpo riuscirà a sconfiggere il virus, ma non completamente...
Personaggi: Nuovi personaggi.
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Insonnia

Ian si buttò di peso sul letto, stupendosi di trovarlo piacevolmente comodo.
In tutta la sua vita non aveva mai visto una prigione dall'interno ed era rimasto sorpreso nel vedere in che modo fossero arredate le celle; ognuna aveva un piccolo bagno privato provvisto di water e lavandino.
C'erano le celle con un solo posto letto e, man mano che si procedeva per i corridoi, la loro grandezza aumentava, fino ad arrivare a celle con addirittura quattro posti letto: ognuna di loro aveva una cassettiera e una scrivania per letto e un piccolo tavolo.
Lui e Ben avevano scelto di stare nella stessa camera, mentre Sam e Payton si erano sistemate in quella di fianco; Tom era l'unico ad aver preso una stanza singola.
<< Io vado sopra >> mormorò Ben con uan strana espressione in viso. Sembrava turbato da qualcosa, ma non lo conosceva abbastanza da poter capire che cosa lo rendesse così stranamente silenzioso.
Aveva scoperto che al ragazzo piaceva molto parlare, ma da quando erano entrati nella prigione, si era chiuso in sé stesso ed, anche se cercava di mascherarlo, né lui né Sam avevano faticato ad accorgersene, dopotutto il cattivo umore di Ben era in netto contrasto con l'allegria che aleggiava nel gruppo per la scoperta di questo nuovo rifugio sicuro.
Ian decise che avrebbe interrogato il ragazzo domani, adesso erano entrambi troppo stanchi per sostenere una conversazione sensata.
Si tolse le scarpe e si infilò rapido sotto le fresche lenzuola, rabbrividendo di freddo. L'unico difetto di questo rifugio sicuro e che il riscaldamento era andato, ma anche questo problema avrebbe pensato domani, insieme agli altri. Ora desiderava solo dormire, ma la sua mente, a differenza del corpo, sembrava non aver voglia di riposo e mille pensieri iniziarono a ronzargli per la testa.
Si ritrovò a pensare alla sua vecchia casa, quel piccolo e triste appartamento che divideva con la sua cagnolina Leah. Ricordò la tristezza che aveva provato nel scoprirla malata e le lacrime che aveva versato quando il veterinario l'aveva soppressa sotto i suoi occhi, senza nemmeno chiedergli il consenso. Quando era tornato a casa, il monolocale gli era sembrato così grande e vuoto senza Leah...
Affondò la faccia nel cuscino, cercando di scacciare quei tristi ricordi, ma inutilmente.
Il volto dei suoi genitori fece prepotentemente breccia nei suoi ricordi, provocandogli una dolorosa stretta al cuore. Chissà se erano riusciti a cavarsela, l'ultima volta che li aveva sentiti, il virus aveva appena iniziato a fare le prime vittime tra la popolazione, ma fortunatamente Atlanta non sembrava essere stata colpita dall'epidemia.
Sorrise nel risentire nella sua mente le suppliche della madre, che lo imploravano di venire a stare da loro, almeno fino a quando la situazione non fosse tornata alla normalità e le raccomandazioni del padre.
Sembrava trascorso un secolo da quella telefonata, ma in realtà erano passati solo pochi mesi. Il virus aveva impiegato meno di due mesi per sterminare la popolazione mondiale.
Lavorando nell'ambulatorio della Dottoressa Krippin aveva avuto modo di capire fin da subito la gravità di quello che stava succedendo, eppure si era limitato a chinare la testa e ad obbedire ai suoi superiori. Se avesse avuto un po' più di coraggio, forse avrebbe potuto avvertire chi di dovere e far cessare i folli esperimenti di quella pazza e forse tutto quel casino non sarebbe successo.
Ripensò al giorno in cui aveva visto Samantha per la prima volta. Allora il suo viso era ancora quello di una giovane ragazza che lottava per la vita, niente cicatrici sul suo corpo,niente vaccini per tenere sotto controllo una bestia sanguinaria che, in un sola notte, avrebbe potuto uccidere chiunque si trovasse all'interno di quella prigione. Era solo una ragazzina di diciotto anni in cerca di una cura per il male che pian piano la stava uccidendo, ma nonostante questo aveva i suoi sogni. Spesso, quando era abbastanza in forze, l'aveva sentita chiacchierare allegramente con le sue amiche di un certo Derek che, a suo dire, era così figo, oppure lamentarsi di non poter andare ad un concerto o a una festa.
Provava un profondo odio verso la Dottoressa Krippin. Quante altre persone aveva illuso in quel modo? Separandole dalle loro famiglie, con la promessa di poterle rivedere una volta guarite? 
Una parte di lui, era in collera anche con Thomas. Anche lui aveva contribuito a costruire quell'illusione e, sebbene lo rispettasse, non poteva sopportare tutte quelle false promesse che faceva ogni singolo giorno a Samantha, accrescendo in lei una speranza inesistente. Perché non poteva semplicemente dirgli la verità e permettere che vivesse gli ultimi anni che le rimanevano senza esperimenti?
Lo trovava stupido. Ogni volta che lei riusciva ad accettare il suo destino, arrivava lui e le riempiva la testa di promesse.
Ian voleva bene a Sam, la considerava quasi come una sorella, ma le aveva detto fin da subito che, quando fosse giunto il momento, non avrebbe esitato a premere il grilletto e Sam gli aveva sorriso complice e, per la prima volta le era sembrata veramente felice.
Un rumore di passi provenienti dal corridoio lo strappò bruscamente dai suoi pensieri e sbuffò infastidito nel vedere passare davanti alla sua cella Mark Gordon, fischiettando piano.
Non gli piaceva quel Gordon, fin dal primo momento che l'aveva visto. Loro lottavano ogni giorno per sopravvivere e lui non si preoccupava minimamente della sua vita, buttandosi in mezzo ad un gruppo armato senza un piano e, per di più con il sorriso sulle labbra.
Anche lui amava scherzare nei momenti di pericolo per alleggerire la tensione, ma non era un pazzo suicida che faceva il simpaticone con degli estranei che gli puntavano contro dei fucili. Aveva conosciuto molte persone del genere, sprezzanti del pericolo e drogati di adrenalina...
Con suo sommo stupore, Mark si girò verso di lui, trafiggendolo con i suoi occhi neri come la pece. << Non riesci a dormire? >>  gli chiese con la voce ridotta ad un sussurro. << Vuoi che ti lasci la luce accesa? >>
<< Vaffanculo! >> ringhiò sommessamente Ian, voltandosi verso la parete.
Lo sentì ridacchiare divertito e allontanarsi per il corridoio, probabilmente diretto verso la sua cella. Fumante di rabbia Ian chiuse ostinatamente gli occhi, deciso a prendere finalmente sonno, ma passarono ancora diverse ore, prima che l'ex agente riuscisse ad addormentarsi...

<< Vuoi che ti lasci la luce accesa? >>
<< Vaffanculo! >>
Ben rimase in silenzio ad ascoltare il breve scambio di battute dei due uomini, domandandosi il perché Ian fosse così acido con Mark. A lui sembrava un ragazzo simpatico...
Si mise a pancia all'aria, osservando il grigio soffitto della cella. Era identica a quella in cui era stato portato in seguito a quella rapina a mano armata a cui aveva partecipato più che altro per fare contento Brad.
Quando aveva visto Sam sparare al suo migliore amico, non aveva sofferto più di tanto. Da molti mesi, il rapporto che aveva con lui aveva iniziato a crollare per colpa delle menzogne e delle continue scommesse dell'amico, che stava rischiando di farli finire in mezzo ad una strada.
L'agenzia per cui lavorava lo pagava bene, ma tutti i suoi soldi finivano nelle tasche di Brad che li spendeva con estrema leggerezza, costringendo Ben a chiedere più volte ai suoi capi di ricevere un anticipo per pagare l'affitto o, ad utilizzare la sua bravura di hacker per fare dei piccoli furtarelli all'agenzia.
Strinse i pugni. Era stata proprio questa sua abilità e l'amicizia con Brad a rovinargli la vita ed ora era quasi felice che il mondo fosse andato a puttane e avesse trascinato l'amico con sé.
Otto anni fa, si era lasciato convincere a partecipare ad una rapida in una delle più prestigiose banche di San Francisco. Avrebbero sfruttato le sue capacità di hacker per manomettere i sistemi di difesa e la cassaforte e lui aveva accettato, sognando ad occhi aperti di vivere nel lusso, di comprare una casa più grande per i suoi genitori, ma sfortunatamente il piano era fallito per colpa di uno della banda di Brad, che si era drogato poche ore prima del colpo e aveva iniziato a sparare sulla folla, uccidendo tre persone innocenti.  
Ben era rimasto shoccato da quella scene e, con Brad aveva subito tentato la fuga, ma erano stati presto catturati dalla polizia che li aveva sbattuti in gabbia, per poi trasferirli successivamente nel carcere minorile. Scontati i nove mesi di pena, era tornato a casa, ma si era ritrovato l'appartamento vuoto e un biglietto dei suoi genitori dove con chiare e semplici parole lo ripudiavano come figlio.
Disperato era corso dall'unica persona che gli era rimasta ed insieme si erano trasferiti nel Massachussets, inizialmente guadagnandosi da vivere con piccoli furti, poi sopravvivendo grazie alla paga di Ben.
Per questo restare chiuso in questa prigione lo faceva star male. Gli riportava alla mente troppi dolorosi ricordi... la faccia terrorizzata di quelle persone, il sangue che ricopriva i loro corpi e che scorreva lentamente sul pavimento, creando un lugubre contrasto con le piastrelle bianche.
Doveva cercare di non pensarci, di pensare ad altro, ma pochi erano i ricordi felici che potessero distrarlo e, alla fine, cadde in un sonno tormentato da incubi.

<< Buonanotte madre >> mormorò Jack baciando dolcemente la donna in fronte, prima di arrampicarsi sul letto. << Buonanotte tesoro >>
Si sdraiò di lato, cercando di prendere sonno, ma gli eventi degli ultimi due giorni continuavano a tormentarlo. Finalmente il suo patrigno era morto e avrebbe lasciato in pace sua madre, eppure la donna non sembrava felice di essersi liberata di quell'uomo, anzi era scoppiata in lacrime quando gli aveva comunicato la notizia e, ora odiava con tutta se stessa la ragazza che aveva divorato suo marito.
Perché continui a soffrire per quell'uomo, mamma? pensò tristemente, ripensando alla gioia che aveva provato nel vedere il corpo di quel bastardo essere mangiato da Gray.
La ragazza dai capelli rossi come il sangue...
Quella donna era una minaccia per tutto il gruppo, eppure quel dottore continuava a difenderla.
Persino lei era consapevole di essere un pericolo. Quando si trovava nella sala riunioni, l'aveva sentita supplicare più volte Wood di ucciderla, ma lui aveva rifiutato, impedendo anche agli altri di torcerle un capello quando ancora ne avevano l'occasione.
Che senso aveva difendere la vita di una persona che ormai era morta dentro? Gray aveva la morte nei suoi occhi, si vedeva chiaramente che era stufa di lottare, ma nonostante tutto sopravviveva per far contento quel pazzo, mentre lui era convinto che nemmeno lei aveva perso la speranza.
Sei un'idiota, amico.
Vedeva che anche l'altro ragazzo, Ian Prince la pensava come lui e questo non aveva fatto altro che aumentare la stima che provava per quell'uomo. Forse sarebbe riuscito a convincerlo ad aiutarlo ad uccidere la ragazza...

Samantha continuava a rigirarsi nel letto. da molto tempo non le capitava di poter farsi una dormita decente, senza l'ansia continua di poter essere attaccati in qualunque momento, ma era proprio quell'ansia che impediva ai dolorosi pensieri di tormentarla, riportandole alla mente i suoi genitori, i suoi mici, Ryan...
Quanto le mancava il suo adorato fratello. Il suo inaffondabile ottimismo, la sua sicurezza... Era solo grazie a Ryan che, quando aveva scoperto di avere il cancro, non si era arresa alla morte. Lui l'aveva incoraggiata a combattere per sconfiggere la malattia e, nel caso non ci fosse riuscita, a vivere al meglio il poco tempo che le restava, ma ormai anche suo fratello si era trasformato in un mostro, esattamente come lei, ma almeno Ryan non ne era consapevole; lei invece viveva con quel peso ogni singolo giorno.
A volte odiava Tom, per il modo in cui la costringeva a rimanere viva, quando lei non desiderava altro che morire.
Cosa la spingeva a vivere altri quattro, cinque anni con la paura di poter fare del male a  coloro che amava? Non era meglio farla finita subito, prima che ciò si verificasse?
Eppure, le parole Thomas avevano insinuato in lei una tenue speranza e, il modo in cui Payton si aggrappava a lei, l'aveva reso più forte....
Ripensò a Ryan... forse non poteva sconfiggere il mostro, ma avrebbe vissuto al meglio gli anni che aveva a disposizione.
Si alzò dal letto e prese delicatamente in braccio la piccola Payton, portandola nella cella di Ian.
La poggiò accanto all'uomo ed uscì silenziosa nel corridoio, cercando di individuare con lo sguardo la cella di Thomas e, quando la vide, entrò senza esitare.

Thomas, rilesse nuovamente gli ultimi appunti che aveva scritto prima di lasciare l'ambulatorio. Samantha aveva ragione, il suo corpo non avrebbe retto a lungo il vaccino antirabbica e presto i suoi organi sarebbero collassati.
Si alzò stancamente dalla scrivania, mettendosi a letto. Per prima cosa, domani avrebbe chiesto al signor Gordon se il laboratorio che la dottoressa Krippin aveva fatto installare a Bethel fosse andato distrutto. Se avesse ricevuto una risposta positiva, avrebbe convinto Samantha ad andare con lui per recuperare alcuni macchinari e magari avrebbero trovato anche qualche medicinale.
Con un po' di insistenza, magari sarebbe venuto anche Ian ad aiutarli...
Sussultò nel sentire la porta della sua cella aprirsi con un cigolio e, una figura si sdraiò silenziosamente al suo fianco, abbracciandolo con le sue esili braccia; era Sam.
<< Che ci fai qui? >> mormorò accarezzandole dolcemente i capelli.
<< Voglio stare con te >> rispose senza vergogna. << Posso? >>
Sorrise. << Certo che puoi >>
Si baciarono teneramente, assaporando ogni istante di quel momento e, quando si separarono, Sam si accoccolò più vicino a lui, scivolando ben presto nelle braccia di Morfeo.
Thomas rimase sveglio ad osservare il suo viso per ore: ero così giovane, così bella. Non poteva permettersi di perderla; lei era sua e non avrebbe permesso né a Parker né a Ian di portargliela via.
Ai primi sintomi di cedimento dei sui organi, avrebbe interrotto il vaccino e l'avrebbe custodita in una delle celle, fino a quando non fosse arrivato ad una cura. Lei era la chiave, lo era sempre stata, per questo la dottoressa non l'aveva fatta sopprimere, affidandogliela nella speranza che riuscisse a scoprire la soluzione al suo errore, ma ora lei era morta e non era rimasto nessuno, a parte lui, che capisse quanto importante fosse Samantha Gray per la loro sopravvivenza.
Grazie a lei e al suo sangue, lui sarebbe diventato l'eroe, il salvatore della razza umana e, una volta che il mondo fosse tornato alla normalità, avrebbero fatto di lui l'uomo più ricco della terra.
E poi avrebbe continuato ciò che la dottoressa Krippin gli aveva lasciato. La cura per il cancro era stato solo il primo passo, ma la donna aveva commesso uno sbaglio accelerando i tempi; Thomas avrebbe dovuto rimediato al suo errore, prima di poter portare avanti i suoi esperimenti.
Tutti coloro che insultavano Alice Krippin erano solo degli ingrati e lui era l'unico a conoscere la reale grandezza di quella donna!


Mark raggiunse la cella che divideva con la sua famiglia e si sdraiò silenziosamente sul letto, facendo attenzione a non svegliarli.
Non gli sembrava vero che era riuscito a trovare degli altri sopravvissuti. Nemmeno suo padre, con il suo inaffondabile ottimismo, aveva mai sperato che ci fossero addirittura trentasette persone nel piazzale della prigione.
Un gruppo numeroso e pieno di individui interessanti, secondo Mark. A cominciare da quella Samantha Gray. Molte volte suo padre aveva insistito affinché prendesse una laurea in psicologia, perché, a suo dire, era molto bravo a capire le persone, anche solo osservandole e guardando quella ragazza dai capelli rossi ne era rimasto affascinato.
Era una ragazzina, ancora più giovane di lui, eppure sembrava molto più matura della sua età.Tutto il lei si contraddiceva e questo lo spingeva a chiedersi che cosa nascondesse: era una ragazza combattiva, ma anche fragile e, a volte, i suoi occhi, tradivano una profonda stanchezza. Farò in modo che tu mi riveli i tuoi segreti, Samantha Gray. Stanne certa. pensò con un sorriso deciso.
Altro elemento interessante era il dottore Thomas Wood. Era un uomo sicuro di sé e si vedeva chiaramente che era profondamente legato alla ragazza rossa e il sentimento era ricambiato, ma c'era qualcosa di strano nel modo in cui osservava la ragazza; ne sembrava quasi ossessionato.
Si sarebbe divertito ad indagare sulla loro relazione...
Poi c'era Jack Parker. Un con la stoffa del capo a suo parere, ma chissà per quale motivo, lui lo rifiutava.
Infine Ian Prince. Quel ragazzo lo attirava come una calamita e forse ciò accadeva perché lui al contrari lo detestava; lo capiva da come lo guardava.
Eppure non poteva fare a meno di tormentarlo, facendolo infuriare.
Tu sei il mio nuovo giocattolo, Ian Prince. pensò scherzoso chiudendo finalmente gli occhi e lasciandosi cullare dal piacevole silenzio che era sceso sulla prigione.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Io sono Leggenda / Vai alla pagina dell'autore: Dannata93