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Autore: isidrinne    08/01/2012    2 recensioni
"... Forse un mondo e  un tempo in cui saremo solo amici esiste... Un mondo in cui starò al suo fianco senza possederlo... Ma quel mondo non è questo... E quel tempo non è ora!"
Un'alternative universe, quindi, annunciata e portata avanti raccontando la storia di un ciuffo biondo di nome Thomas Ratliff, che detesta essere chiamato Joseph e diminutivi connessi (Joe o Joey), dei suoi amici più o meno "allegri" e del suo lato oscuro, che una diva dai capelli di fuoco e gli occhi di ghiaccio riuscirà ad ammorbidire... forse
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hold On Until It's Over 05
Hold on
until it's over

By Isidrinne


Allelujaaaa!!!^^
Il quarto capitolo è stato finalmente partorito
e ora lo sottopongo alla vostra lettura e alle recensioni conseguenti...
Ho faticato non poco a calarmi nel clima che da ora in poi
sarà quello dell'intera fiction, e di questo chiedo scusa a chi mi legge
per il folle ritardo^^
Come sempre prima del disclaimer, vi mando tre baci
e auguro a tutti una buona lettura!!
Microscopica ulteriore nota: in finale di capitolo ho inserito alcune precisazioni,
a voi decidere se leggere o no^^



DISCLAIMER: Adam Lambert e la sua grandiosa esperienza di vita, come pure il suo entourage così spettacolarmente variegato, sono una semplice ispirazione per la mia arte e il mio talento di scrittrice.
Non ho alcuno scopo di lucro nell'utilizzare nomi e parti pubbliche della biografia di ciascuno né pretesa di descrivere eventi realmente accaduti nelle vite dei personaggi nominati.




POV Adam…la diva…

Poco dopo, rientrato in casa, e dopo aver dato sconsolato un’occhiata intorno al terribile stato della casa, procurato dalla sua stessa elefantesca persona...

….Ma tu dimmi se certi etero senza palle devono capitare proprio a me… Uff… Isaac si è scordato di rimettere in ordine stamattina prima di uscire… mmm… Però che occhi… Thomas… Mi ricorda Tommy, il primo… Ah lasciamo perdere, ma dove è finito il kajal?… Certo che dovevo essere proprio stonato perso per non essermi nemmeno struccata… Guarda che panda! UFFFF!!!

Mentre sua altezza la glammagnifica Adam, non aveva mai accettato di usare un nome femminile per la sua parte drag,  sclera appresso a un kit per il trucco che non riesce a trovare nel caos da lei stessa creato, in un angolino remoto del cuore di Adam torna a farsi spazio Tommy…


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«Ehi ciao!»

Quella voce sottile, quasi bianca, da corista, e quelle due semplici parole, bastarono a Adam perché gli passasse la tristezza, quel giorno.

«Ciao!» ribatté alzando lo sguardo, un po’ vergognoso di farsi vedere così conciato, con il viso arrossato di lacrime e la goccia al naso.

«Stavi piangendo?» gli chiese il bambino sconosciuto con la franchezza che solo i bambini di otto anni possono avere.

Adam scosse con vigore negativamente la testa, ma il bambino continuò ignorandolo, perché era chiaro anche a lui che Adam aveva pianto fino a quel momento «Mio padre dice che gli uomini non devono, ma io non la penso così… la pensiamo diversamente su tante cose, in verità… io mi chiamo Tommy, e tu?»

Il gesto di allungargli la mano che accompagnò l’ultima parte del monologo di Tommy gli aprì il mondo e ricambiandolo lo fece alzare da terra.

Adam si sentì sollevato da quel sorriso caldo e cordiale con cui gli chiese se gli andava di spiegargli perché piangeva.

Inspiegbilmente arrossì mentre gli rispondeva puntando gli occhi blu in quelli verdi del ragazzino «Ero triste perché nessuno mi vuole»

Al che Tommy si rabbuiò «Nessuno? Davvero? Nemmeno i tuoi?»

Adam lo guardò sorpreso «Eh? No! Loro certo che mi vogliono! Ma cosa...»


Un rumore di chiavi dissolve il ricordo di Adam e distoglie la diva dalla ricerca del tubetto di kajal misteriosamente scomparso.

La porta si schiude per lasciar entrare Isaac affannato dall’aver salito le scale oberato di pesi e dal sole di Los Angeles che può vantarsi di non essere mai stato oscurato da una nuvola.

Adam, senza neppure girarsi, e continuando a sclerare mentalmente per quel tubetto di kajal «Finalmente ti sei deciso a rientrare! Dai, dammi una mano a cercare il liner… Mi è costato una fortuna e mi scoccia non trovarlo!» accoglie il fidanzato senza nemmeno rendersi conto di quanto carico di buste fosse.

A quelle parole Isaac, pur animato dalle migliori intenzioni di perdonare l’insensibile checca che condivide abitazione e esistenza con lui, si paralizza al centro della stanza, con uno sguardo inferocito e lasciando cadere ogni pacchetto e ogni busta.

Sussultando, impressionato dal rumore delle lattine di birra contenute in uno degli shopper    che cadono al suolo, finalmente Adam si gira a guardare lo scempio provocato dal suo compagno, che non gli dà però modo di replicare stizzito come vorrebbe.

«Il-tuo-cosa?» sibila al limite della pazienza sillabando la frase «Razza di bestione imbecille! Si dà il caso che se ho osato abbandonare sua maestà la divina è stato soltanto per rifornire una dispensa che il regale pozzo senza fondo che il suddetto animale perennemente affamato ha al posto dello stomaco svuota nel tempo record di mezza giornata almeno tre volte a settimana!!!»

«Ehi ehi! Calmati, zucchero!… Si può sapere che ti è preso?»  cerca di blandirlo Adam, ma con molto poca convinzione provando ad abbracciarlo fissandolo con l’intensità magnetica del suo sguardo blu da seduttore, cosa che in passato aveva sempre funzionato.

Ma non ora….

«Che mi è preso?!? CHE-MI-È-PRESO?!?… Mi è preso che pensavo di perdonarti per averci provato con il mio amico Thomas, e avevo anche comprato la tua birra preferita per un dopocena di bisboccia, ma ora te lo puoi scordare, razza di idiota maniaco di grandezza!»

Al sentir nominare Thomas, Adam perde il poco di ragione che gli è rimasto, sentendosi pervadere da una rabbia sorda mista a una gelosia cieca e furibonda.

«Il tuo Thomas è etero, lo vuoi capire? Etero e OMOFOBO!!! Non potrà mai esserci niente fra voi due, niente!!!» esplode urlando la sua frustrazione, frutto della sola gelosia per Isaac…?

«E tu che ne sai? Thomas non è omofobo, mi ha sempre sostenuto ed è rimasto mio amico anche quando gliel’ho confessato! Mi ha risposto che non faceva differenza per lui!!!»

«Ma torna sulla terra, illuso!» gli sbraita ulteriormente contro Adam «È venuto qui a cercarti, e io ho provato a baciarlo! Se ci fossi stato avresti visto che reazione ha avuto, e forse ti saresti svegliato, finalmente!»

«Tu… Hai fatto… COSA?!!» esala con un filo di voce Isaac mentre i suoi occhi scuri si riempiono di lacrime e la sua mano si schianta violentemente sulla morbida e struccata guancia di Adam.

Un lungo istante di silenzio pesante come macigni di granito cala fra i due che si scrutano a vicenda, Isaac inferocito e per nulla intenzionato a calmarsi, Adam, stranamente per lui, notoriamente cinico e freddo,  a occhi sgranati, colpito e ferito dalla reazione violenta di Isaac,  e con un solo pensiero in mente, rifiutare di riconoscersi tutte le colpe per quella dolorosa situazione ostinandosi ottusamente a negare.

Isaac è il primo a spezzare il silenzio «Io vado da Tommy» afferma con voce spettrale «a chiedergli scusa per quello che hai fatto, e prega che le accetti, o le paghi tutte insieme… In ogni caso, comincia a raccattare la tura roba e a cercarti un altro posto dove stare… magari da una delle sceme che ti stropicci quando ti stufi del solito tran-tran da froci!!» e infila la porta riaffacciandosi solo per precisare «E ricorda: in tre giorni ti voglio fuori di qui!!!»


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Nel frattempo Thomas, che si era messo in macchina avviandosi verso la casa della signora Dorian per arrivare in tempo all’appuntamento,  non riesce a non pensare a quegli occhi blu che lo fissavano sprizzanti sfida a lasciarsi baciare… Ma perché ha reagito in quel modo?!!

Non riesce a comprenderlo… Fin da piccolo gli piaceva il contatto fisico, anche con i maschi; da bambino dormire nel letto fra mamma e papà accoccolato contro il petto del padre gli procurava un immenso piacere; nessuno dei suoi amici gay, poi, crescendo, si era mai sognato di pensare che potesse essere omofobo, ma d’altro canto non aveva mai mostrato neppure di gradire solo le attenzioni dei maschi, quindi non poteva sembrare neppure omosessuale agli occhi di chi lo conosceva bene…

Isaac però era sempre  stato speciale nel suo cuore… Quando gli ha confessato di essere omossessuale aveva provato l’impulso di stringerlo a sé, anche se si è trattenuto per non dargli illusioni, di coccolarlo per fargli sentire la sua vicinanza come aveva già dimostrato in migliaia di altri modi in precedenza…

Ora, invece… Che gli sta succedendo?…. Quel bisonte troppo esaltato che aveva provato a baciarlo… Possibile che quell’insopportabile essere megalomane ed egoista che non sa nemmeno cosa voglia dire voler bene, figuriamoci amare, abbia realmente ragione, che lui sia diventato omofobo e intollerante a ogni forma di omosessualità??

E al pensiero di quegli occhi blu che si avvicinavano insieme al resto di quel volto, mentre il peso di un corpo troppo più grande e possente del suolo bloccava alla parete non lasciandogli via di scampo, lo stomaco di Thomas prende a contorcersi fino a mozzargli il respiro in gola costringendolo a fermare la macchina a lato della strada e a posare la fronte sul volante cercando di tornare a respirare regolarmente.


---
Occhi sbarrati nel buio pesto. Neanche un raggio di luce da una fessura riesce a rischiarare l’oscurità fitta in cui mi trovo…
E all’improvviso uno squarcio triangolare e una voce stridula, in falsetto.
«Tesoroooo! La mamma è tornataaaa!»
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«Signore, tutto bene?… Signore!»

La voce del poliziotto e il suo leggero ma insistente bussare al finestrino riporta bruscamente Thomas alla realtà assolata della California in cui ha posteggiato la macchina per cercare di riprendersi da quella strana reazione fisica.

«S-Sì agente, solo un colpo di sonno… Ho preferito fermarmi piuttosto che rischiare»

Non si sa come, è riuscito a risultare credibile, e nulla più gli ha impedito di arrivare puntuale all’appuntamento di lavoro.

«Buon pomeriggio signora Dorian» esordisce mentre la signora avendolo riconosciuto si affretta ad aprire la porta dell’antingresso.

«Oh giovanotto! Buon giorno! Prego accomodati» gli sorride la signora, un po’ attempata, ma comunque giovanile «Serviti pure mentre preparo un tè» e indica un vassoio sul tavolino in soggiorno compostamente riempito di pasticcini e stuzzichini salati.

Thomaas vorrebbe evitare, temendo per la precedente reazione del suo stomaco, ma il sorriso della signora non ammette repliche, e lo sa bene, quindi cautamente mette in bocca un pasticcino al cioccolato, sperando almeno in una morte dolce, se morte doveva essere…

Invece niente… il suo stomaco accetta volentieri il pasticcino, tanto da invogliarlo a fare il bis…


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«Oh no! Merda!!!»

Isaac frena bruscamente l’inutile corsa fatta per prendere il pullman, imprecando con la sorte.

Ha appena perso l’ultima corsa del mattino in direzione West Hollywood, e non ha abbastanza soldi per chiamare un taxi che lo porti fin laggiù…

Si guarda intorno sconsolato ma di tornare indietro aspettando il pomeriggio per andare dal suo amico non lo sfiora neppure...

E così Isaac, per nulla demoralizzato, si incammina a piedi lungo la strada verso West Hollywood, determinato ad arrivarci anche percorrendo a piedi tutte le otto miglia e mezzo che lo separano dal suo amico Thomas.

Per non pensare alla distanza che lo separa dalla sperata riconciliazione con il suo migliore amico, per il quale forse non riesce ad ammettere di provare qualcosa di più, ma a cui  comunque non può fare a meno di sentirsi legato, il ragazzo ripensa alla sua prima volta…

La prima volta con il fidanzato, o almeno lui lo considerava tale, di allora…

È stato un altalenare sottile tra l’imbarazzo più totale per l’altrettanto assoluta incapacità dovuta all’inesperienza e l’esaltazione delle volte in cui faceva centro azzeccando ciò che riusciva ad eccitare l’altro; fra la tenerezza di alcuni momenti in cui erano le lingue di entrambi a dettare legge quasi in una timida danza fra educande e la ferina e quasi brutale ruvidezza di altri in cui le loro erezioni esigevano tirannicamente soddisfazione costringendoli a movimenti frenetici seppur non violenti.

Isaac neanche ricorda più il nome di quel ragazzo e a mala pena ne rammenta i lineamenti pronunciati, le labbra forse troppo carnose per un maschio e i capelli castani, ma le sensazioni di quella prima notte di sesso, quelle le porta marchiate a fuoco nella mente e nei neuroni, tanto da essere costretto a fermarsi qualche secondo respirando profondamente per non dover tradire rigonfiamenti imbarazzanti per l’ora diurna.

E nei suoi pensieri scaccia-fatica rientra anche il bestione, checca insensibile ma tanto incredibilmente dolce, a volte, molto raramente di questi ultimi tempi, di cui si è innamorato…Adam Mitchel Lambert… assurdo mitomane leccaculo… Eppure la prima volta che lo ha visto seduto nel bar dove suonava con un’altra band gli è sembrato così dolce e spaurito, addirittura, che non ha potuto fare a meno di innamorarsene un po’ già da quel momento…

Lo stridio di una frenata distoglie il giovane maratoneta da quest’ultimo pensiero e…


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«Uff… Gattinaaaa!» chiama ad alta voce Thomas mentre entra in casa, ma niente…

Di solito Cris non lo costringe a ripetersi, a volte sembra avere un sesto senso che la porta a trovarsi nei pressi dell’ingresso proprio mentre lui apre la porta, ma stavolta nulla… Non risponde nemmeno, vuol dire che non c'è…

Solo un biglietto piegato in due vicino al vuota-tasche cattura l’attenzione del biondo…

“Niente di grave, non è per me, ma sono al Cedars Sinai… Raggiungimi lì, è importante”

Se dice che non è per lei, Thomas non ha motivo di credere il contrario, quindi non si allarma, ma uno strano nodo alla bocca dello stomaco, diverso da quello che aveva provato prima, ma ugualmente intenso, gli fa pensare a qualcosa di spiacevole comunque anche per lui.


Il Cedars Sinai non è troppo distante da casa sua e Thomas non impiega molto a raggiungerlo.

«Ah Foxy! Meno male che sei arrivato!» lo accoglie Cris con un’espressione preoccupatissima sul viso «Vieni! È successa una cosa tremenda!»

Il tono pratico di Cris non toglie affatto gravità alla situazione, come il biondo non tarda a scoprire.

Thomas segue la fidanzata fino a una camera singola fuori dalla quale Raja e altri amici di Isaac stavano al limite del collasso, in attesa di novità, e di nuovo il suo stomaco gli suggerisce che il sospetto di poco prima è destinato a diventare una tragica realtà: appena fatto capolino nella stanza, infatti, Thomas viene accolto dalla spaventosa visione di Isaac coperto di bende e una flebo al braccio sinistro, con lo sguardo perso nel vuoto infossato in un viso pieno di graffi, ora puliti e medicati, ma chissà quanto orribili prima del ricovero.

Pur nello stato catatonico in cui si trova, Isaac riesce a rendersi conto di Thomas, rimasto paralizzato sulla porta.

«Tommy...» sussurra Isaac talmente piano da sembrare già un fantasma, cercando di tendere il braccio nella direzione dell’amico, penoso sforzo di normalità irrimediabilmente vano.

«Isaac» gli risponde Thomas con la voce rotta da stupore e rabbia per quello che ha davanti: come hanno potuto ridurre un ragazzo così dolce e buono in quello stato?!!  E, soprattutto, CHI È STATO!!?

«Come… in… campeggio… per favore…» con un ulteriore enorme sforzo, Isaac formula quella richiesta che soltanto Thomas può riuscire a decifrare come di aiuto, ultima risorsa per non impazzire…

- Sì, come quando eravamo bambini, in campeggio... Così... -

Thomas appoggia il viso al guanciale, per consentire all’amico di provare ad abbracciarlo, ma no, non è come allora: il ragazzo sente benissimo che sta assecondando Isaac soltanto per pietà, mentre allora sentire il suo respiro sul collo lo faceva sentire bene, e importante.

Come il povero Isaac avvicina il viso al suo petto, infatti, nel suo corpo si scatena una reazione violenta di disgusto misto a voglia di fuggire da quel tenero e implorante abbraccio, che solamente con un enorme sforzo di volontà il biondo riesce a reprimere.

Nel frattempo, Raja e le due amiche drag-queen di Isaac che lo avevano portato lì dopo averlo trovato lungo il Boulevard, privo di sensi e con il volto tumefatto, iniziano a protestare a gran voce di voler sapere novità, anche se non sono parenti, quindi la caposala li lascia entrare, seppur a malincuore, per non turbare la quiete degli altri pazienti.

Appena entrano, Thomas si precipita in bagno e vomita anche l'anima che non sente di avere e il pranzo che non ha ancora mangiato, finché, ancora squassato dai tremiti, ma in qualche modo più tranquillizzato, scoppia in lacrime maledicendosi per la sua reazione così fredda e razzista alla vista del povero Isaac.


I singhiozzi di Thomas attirano l’attenzione di Adam, nel frattempo sopraggiunto, avvisato da Cris.

Il rosso si affaccia all’anticamera del bagno e lo spettacolo che gli si para davanti gli stringe il cuore.

Thomas è rannicchiato in un angolo, le ginocchia al petto strette dalle braccia e il viso nascosto in mezzo.

Singhiozza debolmente, ormai, ma i gemiti di disperazione che pur soffocati dalla posizione in cui si trova, gli escono dalla bocca ben udibili, sembrano conferire al ragazzo, insieme alla sua magrezza, un aspetto spettrale…

E Adam, spinto da un irrefrenabile istinto, gli si avvicina «Tommy…» sussurra dolcemente chiamando il biondo…

Strano, per lui, chiamare Tommy qualcuno, nonostante il suo nome sia Thomas… Eppure, Adam continua ad avvicinarsi chiamandolo, anche se lui sembra non ascoltare.

Si china, e gli mette una mano sulla spalla: solo in quel momento il biondo si riscuote e solleva la testa per fissare Adam con lo sguardo vacuo di chi non sembra intendere.

Forse per questo si lascia abbracciare e coccolare dolcemente dal bestione roscio checca e dal gusto orribile in fatto di vestiti che altrimenti avrebbe di certo respinto con vigore…

Ma in quel momento esiste solo il piccolo Tommy che chiamava Isaac a cena, strafelice di averlo con lui, ora disperato per essersi comportato così male, e perciò bisognoso di affetto e di essere consolato per non sentirsi sporco e vile.

Per questo Thomas si abbandona fra le braccia di Adam, come quando, da piccolo, se aveva un problema, dormiva con i genitori accoccolandosi contro il petto del padre per trovare un po’ di conforto e il coraggio di risolverlo.







Final freetalk:

Allora? Cosa ne pensate?

Io lo trovo entusiasmante, questo capitolo, ma come si dice, "ogni scarrafone è bello a mamma soia"^^

In fondo siete solo voi a poter dare un parere... 

FATELO... VI PREEGOO!!!^_^


NOTE al capitolo:

- il Cedars Sinai a Hollywood esiste veramente, e la distanza che separa Burbank da West Holliwood è effettivamente di 8 miglia e mezzo (perdonate la mia mania di realismo^^)

- Tommy NON è Thomas Joseph da piccolo (udite udite!! Questo è un grosso scoop^_^)




   
 
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