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Autore: Geisha    08/01/2012    3 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.

 


Just knock at my door...


 

-Tutto questo è imbarazzante.- Gintoki sbatté la testa sul tavolo, chiedendosi ancora come avesse fatto a finire in quel luogo di stramberie. Perché, insomma, un uomo che si vestiva da donna e allietava degli uomini non doveva avere tutte le rotelle a posto.

-Almeno hai trovato lavoro- quella voce che trasudava saggezza lo fece grugnire di dissenso -Con la crisi che c'è e con la tua pigrizia, dovresti solo esserne grato.-

Gintoki alzò il capo, osservando il profilo delicato dell'amico Katsura che, pacato, sorseggiava del the appena preparato. Intorno a loro, gente ubriaca rideva in faccia ai ballerini che sculettavano e creavano arabeschi con i ventagli sul palchetto illuminato.

-Non parlarmi di lavoro proprio tu, bombarolo dei miei stivali.-

-Non sono un bombarolo, sono Zurako!- l'ammonì severo agitando l'indice con fermezza -E comunque, non capisco perché il mio lavoro debba venire sempre denigrato.-

-Forse perché uccidere lo Shogun e tentare di bombardare la torre degli Amanto non è esattamente un lavoro?-

-E' solo invidia.- così recitava il cartello di Elizabeth, divenuto buttafuori per l'occasione. Ma diamine, da quando Sakamoto gli aveva regalato quello sgorbio, Katsura si ostinava a trascinarselo dietro con la scusa che “Una cosa così graziosa non può stare in casa!” e più il tempo passava, più quei due cominciavano a fare comunella! Inoltre, quell'idiota di Zura doveva avergli raccontato vita, morte e miracoli della sua mezza relazione con Chyoko, perché ogni volta che lo incontrava, anche solo per sbaglio, il paperone tirava fuori un cartello con sopra scritto “Il cuore di una donna sta piangendo per colpa tua”, facendolo sentire più in colpa di quanto non fosse. Che poi quella sembrava essere in gran forma; lì, l'unico ad avere le palle frantumate era lui.

-Hai ragione, sono solo invidiosi.-

-Perché mai dovremmo essere invidiosi di un ricercato?- si grattò la chioma argentea, aprendo poi un occhio per scrutarlo curioso -E poi, dovremmo... Ma di chi stai parlando?-

-Chyoko continua a criticare il mio lavoro.- mormorò affranto, forse deluso dal fatto che la ragazza ancora non fosse diventata così scema dall'entrare nella sua banda di sballati. Eppure, in tutto quel discorso senza capo né cosa, Gin si ritrovò a borbottare uno scazzato:

-Nemmeno il suo lavoro è questo granché.- ricordandosi ancora di quando l'aveva vista ballare vestita di un solo, striminzito corpetto. Ma da quello che Katsura aveva spiegato, sempre con delusione, il lavoro della giovane non si limitava alla semplice danza; d'accordo, il movimento di fianchi c'era, ma di certo non era sola quando li muoveva e il tutto non avveniva sopra un palco! Cercò di controllare il proprio nervosismo a quel pensiero, continuando a ripetersi che ciò che quella cretina combinava della propria vita privata non era più affar suo. Del resto, anche lui si divertiva senza lei...

-Ah, non lo sai?- guardò l'amico con la fronte corrugata, chiedendosi cosa mai non sapesse; comunque doveva essere qualcosa di assolutamente stupendo, perché Katsura sembrava piuttosto felice di ciò -Chyo è--

-Paako, Zurako, al posto di cianciare come due zabette, potreste venire ad aiutarci con i clienti.- un omaccione vestito con un kimono verde richiamò la loro attenzione con voce cavernosa e lamentosa, facendogli scorrere i brividi lungo la schiena. Quella visione orrida avrebbe popolato i suoi incubi, ne era certo!

-Coraggio, andiamo ad allietare questi giovanotti!- Katsura si alzò in piedi, lisciandosi il kimono nero decorato con fiori rosa chiaro, sistemando poi la frangetta con le dita.

-Tu sei diventato tutto scemo, stare qui dentro ti sta facendo male!- lo rimproverò il ragazzo zampettando dietro di lui, anche se quegli infernali okobo rischiavano di farlo inciampare la maggior parte delle volte. Ora capiva perché la Fujiwara non era mia riuscita a stare in bilico su quei maledetti cosi. Nh, no, forse era solo lei ad essere completamente sgraziata.

-Andiamo, Paako, prima finiamo prima ce ne andiamo. Il paese aspetta solo il mio trionfale ritorno!-

-Io non vorrei mai essere salvato da una damigella come te.- mormorò disgustato, vedendolo scuotere la nuca con femminea eleganza. Sì, decisamente era stato troppo a contatto con quegli spiantati.

-Paako, potresti sembrare un po' più allegra- un uomo dal kimono viola e il mento troppo sporgente lo guardò accigliato, mentre aggiustava il proprio shamisen -Così tutti i clienti penseranno che sei qui contro la tua volontà!-

-Ma io sono qui contro la mia volontà!- si lamentò seccato, conscio che di lì a poco sarebbe piovuta una ramanzina su come, in realtà, avrebbe dovuto essere fiero di ciò che stava facendo. Come se essere truccato di rosa e vestito da donna potesse renderlo orgoglioso. Già in campo femminile faceva cilecca, figurarsi se lo vedevano conciato in maniera tanto pacchiana! E no, per quanto fosse considerato graziosa, non gliene fregava niente di veder sbavare un gruppo di bambocci; anzi, più li vedeva, più gli veniva voglia di prenderli a sprangate -Senti, posso tornarmene a casa? Sono inversa, non sarei di compagnia e mi renderei solo antipatica!- cinguettò falsamente, sperando che quel tizio gli desse la grazia. Almeno, Chyo aveva ripetuto spesso una frase del genere e lui, pur di non avere a che fare con la sua isteria da primadonna aveva sempre saggiamente deciso di lasciarla cuocere nel suo brodo. E lui ne era fermamente convinto: tutte le donne reagivano nella stessa, contorta maniera.

-Non decido io chi torna a casa e chi no- bofonchiò Azumi posando lo shamisen di lato, scuotendo la nuca in sua direzione -Spetta a Mademoiselle Saigou questa decisione.-

-Fantastico, sono fregato.- sconsolato, andò a sedersi al tavolo di Katsura che, a quanto pareva, insieme ad altri due tizi stava allietando la serata di un gruppo di ubriachi che più che ridere con loro, sembravano ridere di loro. Di male in peggio, si ritrovò a pensare quando posò l'ultimo passo vicino al tavolo e si ritrovò squadrato dai presenti.

-Un altro strambo.- fu il delizioso commento di un pelato dall'aria stupida.

-La tua capacità qual'è? Sai mettere il mascara senza mani?- la battuta provenne da un tizio col riporto, intento a tracannare quello che sembrava essere il decimo bicchierino di liquore. Se non la smettevano, avrebbe dato il via alla rissa, ne era certo.

-No, so picchiare come un uomo. Vuoi provare?- mormorò scrocchiando le dita, ricevendo un'occhiataccia da parte di Zura. Quello era entrato fin troppo nella parte, doveva rinsavire!

-Le donne non alzano le mani!-

-Zura, sei inquietante, smettila!-

-Vuoi la guerra, ninfetta dei miei--

-Qualche problema?- la voce tuonante del capo del locale, capace di far tremare anche i vetri, mise sull'attenti i Kishin lì presenti e Gintoki, strattonato da uno Zura troppo, troppo femminile per i suoi gusti, si ritrovò ad osservare la scenetta con occhi spalancati. Non capì granché della dinamica dell'incidente; solo, il tipo che avrebbe voluto gonfiare di botte era già stato scaraventato dall'altra parte della stanza da Mademoiselle Saigou con la forza di due sole dita, prima che lui potesse strappargli quei quattro peli che si ritrovava in testa. Oltre ad essere strambo, quel tipo era pure forte come un toro! -Le ricordo, gentile cliente, che qui non si insultano le mie ragazze, sono stata chiara?- ed era anche lunatica come una donna... Altrimenti, come spiegarsi quel repentino cambio di umore, il tutto corredato da un sorriso zuccheroso che male si intonava alla sua faccia da gorilla? -Paako, questo signore ti sta importunando?- ma prima che la diretta interessata potesse replicare, l'energumeno si scagliò contro il cliente utilizzando una mossa degna di un westler. E sì, Gintoki giurò di aver sentito rumore di ossa che si spezzavano.

-Bastava una sberla.- bofonchiò Katsura socchiudendo gli occhi alla vista dell'uomo malconcio che veniva aiutato dai propri compari.

-Questo è un mostro!- mormorò Gintoki indietreggiando di qualche passo, spaventato dall'aura di negatività che emanava l'enorme corpo del proprietario.

Mademoiselle Saigou era quanto di più raccapricciante ci fosse sulla faccia della Terra e Gin, in tutto il suo peregrinare, non aveva mai incontrato una faccia più brutta di quella, così mascolina eppure ricoperta da fondotinta, ombretto e rossetto. Poi c'erano quei capelli lunghi e grigi raccolti in un acconciatura da novella Geisha e kimono arancione e vistoso che lo fasciava perfettamente per corredare il tutto.

Doveva scappare da quel covo di matti, in fretta! Caso volle che Azumi dal mento enorme si affiancò a loro e dopo aver bisbigliato un -Santi cielo!- con troppa enfasi, guardò i due e aggiunse -Meglio filare. Non sapete quanto possa essere irritante Mama in queste situazioni.-

-Quindi, cosa vorresti fare?- i tre si fissarono, indugiarono sui propri visi come alla ricerca di un piano perfetto per poter tornare alla propria libertà e quanto Azumi sorrise loro furbescamente, capirono di avere la strada spianata verso l'uscita di quel locale.

-Quello che fanno tutte le brave donne, mie care!- cinguettò battendo le mani, volgendo poi il busto verso il capo che, ancora, sbraitava insulti e improperi contro i clienti -Mama, noi andiamo a fare la spesa!- trillò Azumi prendendoli entrambi sotto braccio, correndo alla velocità della luce verso chissà dove. Kabukicho, del resto, non era quartiere enorme... Ma a loro bastava solo scappare dalle ire di Mademoiselle Saigou.


-Quindi quello che fanno tutte le brave donne è fare la spesa?- ponderò Zura sorseggiando del caffè caldo in lattina.

-Care, non avevo un'altra scusa- si giustificò l'uomo, portando una mano sulla guancia -Dovete scusare Mama, in questi giorni è parecchio nervosa.-

-E' come se fossi piombato in un film dell'orrore!- proferì Gintoki stropicciandosi il viso, cercando di non ascoltare i rimproveri di Azumi che, al suo fianco, continuava a ribadire che così facendo avrebbe di sicuro fatto sbavare il trucco -Come fate a lavorare con quello schizzato?- come fate a conciarvi così tutti i giorni?!

-Mademoiselle Saigou è una brava persona! Sotto quella scorza dura si nasconde una donna dal cuore enorme- a quelle parole zuccherose, Gin rivolse un'occhiata stralunata ad un pacioso Zura che, sventolando una mano, lo costrinse a sentire ciò che l'uomo aveva da spiegare -Come ama ripeterci: dobbiamo essere più leggiadre di una fanciulla e più possente di un uomo per poter andare avanti. Del resto, coloro che sono nella nostra posizione non possono permettersi alcun tipo di fragilità.-

-Non c'è bisogno di essere dei travestiti per essere leggiadri e forti, eh!-

-Infatti tu sei un uomo e sei un cavernicolo- fu l'aspro commento di Zura e lui, da bravo cialtrone qual'era, imprecò in sua direzione senza alcun tipo di eleganza; l'amico, però, era sempre stato bravo ad ignorarlo -Ad ogni modo, la forza di Mademoiselle Saigou è davvero indiscutibile.- e questa frase, diede il via ad un racconto su Saigou dal bianco fundoshi, una specie di leggenda mescolata ad un film porno di serie Z. e Gin, che aveva già lo stomaco sottosopra, decise di staccare il cervello pur di non far salire altri conati di vomito. Insomma, cosa mai poteva esserci di leggendario in un uomo gigantesco che andava in giro con un perizoma bianco e che lasciava poco o niente all'immaginazione?! Ecco, ci stava pensando ancora... Doveva eliminare quell'orrenda immagine, doveva distrarsi, dove...

E poi, ogni pensiero si bloccò, fu come se la sua mente avesse dato forfait e qualsiasi pensiero logico fosse scappato in vacanza senza lasciargli alcuna parola da poter pronunciare. Perché se aveva pensato che quella giornata era già cominciata col piede sbagliato per le grida della vecchia Otose all'alba delle due del pomeriggio, era andata avanti ancora peggio perché adesso ciondolava per la Strip vestito da donna e poteva forse concludersi decentemente con una bella bevuta che lo avrebbe aiutato a dimenticare tutto quel casino, non aveva fatto i conti con la possibilità di venir visto dall'unica persona che, invece, non avrebbe dovuto vederlo: Chyoko Fujiwara camminava nella direzione opposta alla loro, il capo rivolto verso destra nel fissare alcune vetrine. Gintoki si irrigidì, conscio che se solo avessero mosso un passo in più, lei si sarebbe accorta della loro presenza. E se era già abbastanza imbarazzante conciarsi in quella maniera per ballare di fronte a dei vecchi bavosi, era ancora peggio farsi beccare da lei; a parte le prese per il culo che avrebbero portato a guerra certa, non voleva farle pensare che avesse una vita nascosta.

-Paako, sembri un baccalà in mezzo a tanti begli squaloni- cinguettò Azumi con fare curioso, seguendo poi la direzione del suo sguardo da pesce lesso terrorizzato -Oh, hai visto il ragazzo che ti piace?- un sorrisetto si dipinse sulle sue labbra sottili e pitturare di rosa.

-Più che un ragazzo, è una ragazza- spifferò Katsura portando una mano davanti la bocca -Anzi, una ex!-

-Oh, povera Paako, le ex sono la razza peggiore.- mortificato, Azumi posò una mano sulla sua spalla, quasi volesse infondergli coraggio e comprensione.

-La volete smettere con queste cretinate?!- strepitò dando le spalle alla figurina che ancora camminava, indifferente a loro -E tu, razza di debosciato, smettila di spiattellare ai quattro venti la mia vita privata.- prese l'amico per il bavero, scuotendolo così forte da rovinargli l'acconciatura.

-Paako, così la ucciderai!- squittì Azumi cercando di fermarlo, invano. Gin volse appena lo sguardo, accorgendosi di quanto vicino fosse ora l'oggetto dei loro discorsi che,purtroppo, non guardava nemmeno più le vetrine, per sua somma sfiga -Presto, cambiamo strada!- fece per andarsene, ma Zura – o quello che ne rimaneva- lo prese per la collottola e con la mano libera si sbracciò, sorridendo verso la Fujiwara.

-Chyoko! Chyoko, siamo qui!- lo avrebbe ammazzato sul serio, un giorno di questi.

Ma grazie ai Kami, o a qualsiasi essere fluttuante che stava in cielo, la ragazza si fermò di colpo e con sguardo scettico li squadrò tutti e tre. Magari non li avrebbe riconosciuti...

-Ci... Ci conosciamo?- domandò socchiudendo gli occhi, restando sulla difensiva.

-Dai, siamo noi.- continuò Katsura pensando davvero che l'amica avrebbe potuto riconoscerli nonostante gli abiti poco mascolini. Ma per qualche strano motivo, Chyoko fu davvero in grado di riconoscerli, perché dopo arricciato le labbra color ciliegia, sul suo viso si dipinse un sorriso allegro capace di irradiare tutto il quartiere.

-Zura, Gintoki, ma come Diavolo vi siete conciati?!- domandò sconvolta, le labbra carnose semi aperte mentre tastava i loro abiti -Ah, ma che kimono stupendi!- batté le mani mentre li squadrava da capo a piedi, gli occhi che le brillavano come se avesse appena visto Shinsuke a petto nudo. Nh, no, pessimo esempio. D'accordo, come sarebbero brillati a lui se fosse atterrato sul paese dei dolci, ecco.

-Come hai fatto a riconoscerci?!- gracchiò Gin imbarazzato, scostando le mani della giovane dal proprio indumento.

La vide inarcare un sopracciglio, per poi rispondere tranquilla -Ho riconosciuto il tuo sguardo da pesce lesso- un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra pitturate di rosa, ricevendo in cambio una sberla di ammonizione da Azumi -Comunque, perché siete conciati così?- ripeté curiosa, affiancandosi nella loro camminata.

-Io ho fatto rissa in un negozio di Soba.- proferì Katsura con tono greve.

-Io ho rotto le palle alla vecchia di prima mattina.- Gin si grattò la testa, reprimendo uno sbadiglio.

-Per me è una filosofia di vita!- con fierezza, Azumi si intromise nella loro chiacchierata, costringendo Gin a passarsi una mano sul viso. Quell'uomo andava ricoverato d'urgenza.

Chyo sorrise al Kishin, apparentemente incoraggiante, poi li guardò severa e bisbigliò -Trovatevi un lavoro serio...-

-Anche tu!- berciò Gin con tono forse troppo brusco, perché tutti e tre lo guardarono stralunati. Il samurai sbuffò mentre si grattava la nuca per non destare alcun tipo di sospetto -come avrebbe potuto spiegare che, al pensiero di saperla circondata da uomini, la rabbia cresceva a dismisura?!- e li lasciò alle loro chiacchierate da femmina, pregando comunque che Chyo sparisse.

Ma come gli aveva sempre ripetuto il Sensei, la curiosità è femmina, e infatti Azumi si sporse leggermente per poter guardare l'intrusa -Ma cara, dimmi, che lavoro fai te?-

-Lei è di... Ahia!- a quel gridolino, Gin volse il busto verso i tre compagni di sventure, scorgendo un Katsura dolorante che si massaggiava il sedere -Perché mi hai dato un pizzicotto?!-

-Sarà stata una zanzara, caro!- cinguettò lei sorridendo tirata -Comunque faccio la ballerina all'Atomic Wango.- e mentre Zura stava cercando dire qualcosa, la giovane gli tappò la bocca con entrambe le mani ridacchiando nervosa. Forse era stanca delle sue ramanzine...

-Ma... Ma allora sei tu la Perla?!- vide Azumi battere le ciglia finte e portare una mano davanti alla bocca per palesare lo stupore; cioè, lui viveva lì da un po' di anni e mai aveva sentito parlare della Perla, invece quel mentecatto dall'aria frivola sapeva chi fosse. Per fortuna che ad Azumi piacevano gli uomini, altrimenti lo avrebbe preso a pugni -Cara, sei davvero graziosa! Ho sentito molti uomini decantare la tua bellezza, ma le voci non ti rendono giustizia!-

Gin portò una mano davanti alla bocca per trattenere le risate, Chyoko arrossì come un gamberetto mugugnando frasi sconnesse e l'unico che prese la parola in mezzo a quel mucchio di cretinate fu il saggio Katsura -La bellezza esteriore non è nulla senza quella interiore. E la sua anima è troppo corrotta perché possa essere--

-Ha un carattere che fa schifo, non girarci tanto attorno.- lo interruppe Gin con un ghigno, ricevendo una gomitata da parte di Katsura.

-Sono solo stata forgiata dal fuoco di mille idioti, tutto qua*- a dispetto di ogni sua previsione, Chyoko non si arrabbiò e nemmeno lo insultò o alzò le mani. Sorrideva divertita, aveva risposto in maniera pacata e poi aveva continuato a chiacchierare con Azumi come se nulla fosse. Forse Zura aveva avuto sempre ragione: se le cose tra loro si fossero sistemate, avrebbero smesso di attaccarsi e tutto sarebbe tornato semplice come prima. Peccato che, di fronte a lei, si comportasse ancora come un moccioso- Comunque, quegli uomini esagerano. Non sono più bella di tante altre donne che lavorano all'Atomic Wango.-

-Non essere modesta, quando noi donne siamo così belle dovremmo solo esserne orgogliose!- rise raucamente, Azumi, facendogli venire la pelle d'oca -Fidati, sei davvero favolosa come dicono. Capisco perché gli uomini non avevano occhi che per te. Sai, sono un po' gelosa!- portò una mano sulla guancia ruvida a causa della barba incolta, facendola ridere piano.

-Se lo dice lei.-

E Gintoki, osservano di striscio la figurina di Chyoko che sorrideva imbarazzata, suo malgrado si ritrovò a dover dare ragione all'uomo dal mento lungo. Chyoko era bella, punto. Non stupenda, non favolosa e nemmeno magnifica, semplicemente era bella. Da che ricordava, era sempre stata carina, poco femminile forse, ma sempre guardabile e aveva avuto la sua esigua stregua di ammiratori -o, forse, questo era dovuto al fatto che al campo era una delle poche femmine presenti- e adesso che l'aveva rincontrata, non poteva non notare come, da maldestra adolescente, fosse divenuta una donna sensuale. Ovvio, il caratteraccio le faceva perdere punti, ma in fatto estetico non poteva raccontarsi balle. Un po' gli dispiaceva essersi perso la sua metamorfosi.

-Che strazio.- si ritrovò a sussurrare più a sé stesso che a loro, ritrovandosi l'espressione inquisitoria di Zura su di sé.

-Hai detto qualcosa?-

-Non sono affari tuoi.- replicò secco, chiudendo subito il discorso. Quel maledetto di Katsura riusciva sempre a captare i suoi pensieri e quel giorno non voleva essere psicanalizzato.

-Se lo dici tu... Comunque sarà meglio tornare. Prima finiamo, prima potrò tornare a salvare questo Mondo corrotto.-

Chyoko, a quella sparata, ridacchiò divertita -Chi vorrebbe mai farsi salvare da un travestito?- domandò squadrandoli.

-E' quello che le ho detto anche io.-

-Per tua informazione sono ancora un uomo, Paako.-

-Suvvia, suvvia ragazze, non litigate. Non sta bene!- li ammoni Azumi sventolando una mano, procedendo con passo leggiadro verso altri lidi. Gintoki roteò gli occhi, esasperato, ma decise di seguirlo pur di togliersi dalla vista l'immagine divertita di Chyo. Questa però zampettò al loro fianco, cianciando di quanto adorabili fossero i loro vestiti e di come sembrassero pregiati, ancora.

-Da quando voi due andate così d'accordo?- bisbigliò il samurai alla propria sinistra, a metà tra il curioso e l'incredulo.

Gin osservò di striscio la ragazza che camminava dall'altra parte con tranquillità e che canticchiava un motivetto stonato, poi alzò le spalle mentre con aria vaga rispose -Mah, da un po'.- che probabilmente a Katsura bastò, perché gli sorrise appena e continuò a camminare in silenzio. O magari sapeva già tutto. Bah, chi capiva quello era bravo!

-Cielo, esistono ancora i bulletti al giorno d'oggi?- domandò Azumi che, sporto verso la balaustra che dava sul fiume, si ritrovò a fissare due bambini che punzecchiavano con un legnetto un altro ragazzino manco si fosse trattato di un cadavere. E Zura e Gintoki, dopo essersi lanciati uno sguardo di intesa, memori delle loro risse tra mocciosi, si ritrovarono a salvare la povera vittima a suon di sputi. Sì, ai tempi gli era stato vietato alzare le mani.

-Ehi, piccolo, stai bene?- domandò Chyo preoccupata, aiutandolo ad alzarsi -Guarda, sei pieno di tagli. Ti fanno male?-

-No, signorina, non--

-Ah, Teruiko!- l'urlo del Kishin li fece sobbalzare e mentre Zura lo abbandonava per accorrere dal bambino, Gin si ritrovò a pensare a come Chyoko, sotto certi aspetti, non fosse per nulla mutata. Poteva essere diventata stronza, poteva essersi inacidita con trascorrere degli anni, poteva essere divenuta una zitella che non deve chiedere mai, ma quando si trattava degli altri diventava sempre la dolce Chyo-chan di cui, tanto tempo prima, si era invaghito...
 

Uscì dal tendone dove i compagni di battaglie bevevano sake a volontà e si strinse nello yukata bianco e azzurro quando avvertì la brezza sfiorarlo delicatamente. La notte era ormai calata sul rifugio e avevano pensato bene di festeggiare la vittoria contro un gruppo di Amanto ubriacandosi fino allo sfinimento. Era trascorso all'incirca un mese da quando il gruppo dei Joui li aveva accettati fra le loro fila e se quella famosa notte di tanto tempo prima, i quattro avrebbero solo dovuto riposare per poi ripartire verso una meta sconosciuta, per qualche strana ragione si erano ritrovati a marciare con loro, combattendo al loro fianco, divenendo loro compagni.

Si lasciò scappare una sbadiglio, guardandosi attorno alla ricerca di un giaciglio su cui riposare, magari lontano dalle urla di quegli idioti che, se continuavano così, avrebbero rischiato di rimanerci secchi. Si era però accorto durante la bevuta che mancava la presenza pacata e femminile di Chyoko e in un impeto di follia, complice l'alcool che aveva in corpo, si era ritrovato a vagare per il campo alla sua ricerca.

Incredibile come il proprio sguardo cercasse sempre quello della ragazza ovunque si trovassero. Se andava avanti di questo passo, rischiava di farsi infilzare come uno spiedino. Percorse tutto il campo, giungendo al limitare della radura, scorgendo una figurina che, agitando un bastone, sembrava allenarsi. Takasugi era dentro a sbronzarsi, Zura stava improvvisando un balletto e gli altri sani di mente la notte riposavano. All'appello mancava solo una ragazza dai lunghi capelli neri... E senza nemmeno aver bisogno di vederla in viso si rese conto che quella persona era effettivamente Chyo; solo lei capitombolava a terra con la forza dei propri piedi.

-Fai schifo, lo sai?- commentò sinceramente brutale, vedendola sobbalzare per poi guardarlo con espressione stralunata.

-Lo so da me!- strillò lanciando lontano il bastone, mettendosi a braccia conserte prima di guardarlo con aria scocciata -Sai che se continuerai di questo passo, non troverai mai una fidanzata?-

Gintoki per poco non si strozzò con la propria saliva a quella frase detta in maniera tanto convinta; come se in quel preciso istante, a guerra inoltrata, potesse permettersi di cercarsi una fidanzata! Che poi, non ne aveva bisogno! Le fidanzate erano solo un peso inutile, richiedevano un dispendio di energie che doveva mantenere per ammazzare gli Amanto ed erano una palla al piede, ma enorme! Di sicuro una di queste avrebbe potuto obbligarlo a stare tutto il giorno in futon piuttosto che andare a combattere per liberare il paese o per proteggere i suoi amici.

-Come se me ne fregasse qualcosa.-

-Non venire a piangere da me quando ti piacerà qualcuna e lei non ricambierà per i tuoi modi rozzi!- vipera come mai lo era stata, Chyoko continuava a riversargli litri di veleno contro. Lui, invece che mandarla al Diavolo, si ritrovò a grattarsi un orecchio con fare pigro, socchiudendo gli occhi mentre la vedeva sbuffare come una teiera.

-Anche Takasugi è una persona orribile, eppure piace alle donne- la vide gonfiare le guance -Perciò, anche io troverò qualcuna capace di sopportarmi.- concluse con un ghigno, conscio di avere la vittoria in pugno. Ma quando non la sentì replicare, aprì gli occhi cremisi e la vide fissarlo con derisione.

-Shin-chan è bello, a differenza tua.-

-Ti hanno mai detto che hai il gusto dell'orrido?- domandò pacato, per poi agitare le mani -Ma davvero stiamo parlando di fidanzate?!-

-Sei tu che hai cominciato- si imbronciò lei, strappando dei fili d'erba, come se ciò potesse farla calmare. E lui, che non era poi così cattivo come voleva darle a vedere, si sedette al suo fianco lasciandola sbollire, aspettando che fosse lei a cominciare una conversazione -Non dovresti essere con gli altri a bere?- Chyoko proprio non riusciva a stare zitta per troppo tempo. Amava riempire i silenzi con la sua voce e se inizialmente questo suo difetto gli aveva dato sui nervi, ora semplicemente lo trovava perfetto. Almeno, gli evitava di fare strani pensieri.

-Non ti ho vista, così sono venuto a cercarti.-

-Non mi andava di ubriacarmi. E poi, sarei stata l'unica ragazza in mezzo a voi uomini. Mi sarei sentita a disagio.-

-Potevi restare con noi.-

-Ma non posso sempre starvi attaccata!-

-Allora vai dalle infermiere!-

-Ma quelle sono delle oche, parlano solo di maschi e di come vi trovino carini- la vide ghignare di fronte al proprio sguardo compiaciuto -Di te dicono solo che sei un samurai dall'aria addormentata- e lui imprecò, facendola ridere di gusto. Incredibile come bastasse poco per farlo sentire a proprio agio, incredibile come bastasse la sua presenza per fare ciò. Dopo un breve istante di silenzio, fu l'amica a parlare -Sono stanca di dover restare qui. Passo le mie giornate a lavare i piatti e a chiedermi se tornerete sani e salvi.-

-Ah, già, ho sentito che ne hai rotti parecchi di piatti.-

-Sto parlando seriamente, Gin.- sbuffò, concentrandosi sul fiume di parole che avrebbe volute riversarle contro ma che, quando poi se la trovava davanti, non volevano saperne di uscire. Perché temeva che lei avrebbe frainteso, che le cose sarebbero potute cambiare. O che, piano piano, sarebbe arrivato a farle promesse che non poteva mantenere.

-Sai? C'è una cosa che vorrei dirti, da tanto...- mormorò massaggiandosi una spalla, indeciso sul da farsi. Insomma, non era bravo nelle chiacchierate cuore a cuore e l'espressione stanca che gli stava rivolgendo Chyo non lo metteva a proprio agio. Ma quando lei mormorò dolcemente un -Cosa c'è?- pacata come solo lei sapeva essere, Gin si ritrovò a dar voce ai propri pensieri con una semplicità che non credeva di possedere -Non c'è bisogno che ti mostri forte, te lo abbiamo sempre detto- la vide inclinare il capo, come se non cogliesse appieno le sue parole e quando la guardò serio serio, lo sguardo deciso e non spento come suo solito, la vide allargare gli occhi color del fiume -Se vuoi piangere, piangi. Ci sono io qui, con te- tornò a guardare dritto davanti a sé, ringraziando la notte per nascondere le proprie gote rosate dall'imbarazzo. Cielo, suonava vagamente come una dichiarazione, quella! Ma ormai che c'era, doveva continuare il proprio monologo -Quindi, quello che voglio dirti, è che se non ti senti bene, ci sono io ed io voglio aiutarti. Perciò, quando vuoi piangere bussa sempre alla mia porta.-

-Non hai una porta.-

-Oh, hai capito cosa voglio dire!- la rimproverò nervoso, massaggiandosi il collo sentendosi decisamente coglione nel dirle quelle belle parole. Ma nemmeno lui riusciva a comprendere cosa Diavolo gli stesse accadendo e per quanto le parole di Zura continuassero a rimbombargli nella mente, non voleva dar loro ascolto. Chyoko era un'amica, una semplice amica che aveva bisogno di conforto e tra amici ci si aiutava. Il fatto che la considerasse carina non significava assolutamente nulla, il fatto che quando lo sfiorava mille brividi lo attraversavano non era sintomi di attrazione e il semplice sentirsi in pace con lei presente, significava solo che Chyoko aveva la strabiliante capacità di saper mettere a proprio agio la gente.

-D'accordo, verrò da te quando sarò giù!- gli sorrise felice, mettendo in mostra i denti bianchi e lui, di fronte a tutta quella gioia, si riscoprì imbarazzato e colto dallo strano desiderio di stringerla a sé. Ah, doveva fare qualcosa o sarebbe diventato matto! -Mi porti a bere qualcosa?- domandò lei, alzandosi in piedi e pulendosi il kimono blu scuro.

Gin annuì, deciso a prendersi una bella sbronza che gli facesse scordare quella chiacchierata da donnicciola. E magari anche le sensazioni che provava standole al fianco...

-Gin-chan, grazie.-

Ma era certo che qualsiasi cosa avrebbe fatto, Chyoko non sarebbe più uscita dalla sua mente.


Il vecchio Saigou stava tempestando di domande quel povero bambino da minuti ormai -sì, il grazioso Teruiko era figlio di quel gorilla- e quando questo se ne era andato dicendogli che aveva giocato a fare la lotta con gli amici, l'uomo aveva perso quel briciolo di femminilità che aveva e si era comportato da uomo: aveva cominciato a bere per soffocare i dispiaceri.

Gin sbuffò di fronte a quel teatrino, cercando con lo sguardo la figura di Zura che, però, non c'era; se se nera andato senza di lui lo ammazzava! Era rimasta solo Chyoko, presa dallo spirito della crocerossina che, appoggiata al muro con lui, guardava il proprietario tracannare la bottiglia di sake.

-Mi sembra di rivedere te, Shin-chan e Zura di ritorno da qualche scazzottata- la osservò di sbieco, rilassato dal fatto che nessuna frecciatina sarebbe stata scagliata -Un giorno mi spiegherai come mai finivi sempre per picchiare Takasugi, comunque.-

-Mi dava sui nervi.- fu tutto ciò che le concesse, dicendosi che non c'erano altre spiegazioni. Ed effettivamente, era così. Si era sempre divertito a prenderlo a schiaffi durante le risse, dicendogli che, menando di qua e di là, non poteva controllare dove le sberle finissero.

La ragazza ridacchiò, poi guardò l'orologio appeso al soffitto ed esplose in un'imprecazione, scappando come una furia verso la porta.

-Si può sapere cos'è tutta sta' fretta?- domandò Gintoki squadrandola malamente.

-Ho un appuntamento e sono in ritardo!- strillò lei prima che la porta del locale sbattesse, accompagnandola fuori. A quelle parole, era venuta voglia di bere anche a lui.

-Dov'è Chyoko? Volevo incora--

-Non mi avevi detto che era fidanzata.- interruppe la venuta di Zura con tono duro, forse più di quanto avrebbe dovuto, perché il samurai lo guardò con occhi grandi grandi e poi sorrise furbescamente.

-Non credevo ti sarebbe interessato.-

-Infatti non me ne frega niente- volse il viso dall'altra parte, nascondendo le mani nel kimono per potersi trattenere dal prenderlo a pugni e far svanire quel ghigno derisorio -Sono solo sorpreso che qualcuno possa riuscire a stare con lei, tutto qui.-

-Chyoko è una brava ragazza, e lo sai anche tu- le parole di Zura vennero scagliate con seccatura, facendolo sentire vagamente colpevole per le frecciatine gratuite che lanciava contro l'amica. Dopotutto, erano trascorsi cinque anni e la Fujiwara era liberissima di imbastire una relazione con chiunque volesse ma Katsura, probabilmente nascosto per troppo tempo in quegli abiti femminili, cominciò a straparlare come una scolaretta pronta a dare consigli di cuore all'amichetta -Senti, Gintoki, so che non sono affari miei, ma se Chyo ti piace ancora dovresti dirglielo, no?-

-Piantala con queste stronzate, non abbiamo più quindici anni.- gli diede le spalle, allontanandosi dal suo sguardo indagatore.

-Sarai anche cresciuto, ma la tua età cerebrale rimane quella di un ragazzino- ironizzò l'amico zampettando dietro di lui e Gintoki, continuando a dargli le spalle, alzò un medio in sua direzione ricevendo uno sbuffo come risposta -Comunque, Chyoko non è fidanzata. E non so nemmeno come possa esserti venuta in mente un'idea del genere.- aggiunse pensieroso.

-Ha detto che doveva correre ad un appuntamento e sembrava piuttosto di fretta.- se rimaneva distaccato, magari l'amico non si sarebbe intromesso nei suoi pensieri.

-Sta andando ad un colloquio di lavoro, se vuoi saperlo- guardò Zura con stupore, decisamente sorpreso a quella notizia piovuta dal cielo -L'hanno licenziata quasi un mese fa, non te l'ha detto?-

Si ritrovò a fissarlo, scuotendo piano la nuca. Ma come, non aveva detto ad Azumi di lavorare ancora lì? E poi, non era considerata la “Perla dell'Atomic Wango” o qualche simile baggianata? Probabilmente doveva essere una perla nera per essere finita disoccupata come lui. Eppure, dentro sé, l'idea che la ragazza non stesse correndo da qualche playboy ma solo ad un colloquio, lo fece sentire più leggero, come se avesse avuto un problema in meno da affrontare. Che codardo... Era sempre stato così. Quando si trattava di sentimenti, preferiva non avere ostacoli altrimenti la situazione diventava ingestibile e forse questo non era dovuto alla propria svogliatezza; semplicemente, le questioni di cuore erano qualcosa che lui non sapeva gestire.

-Ah, solo quello?- e mentre si allontanava piano verso un tavolo, pronto a trincare sake pur di dimenticare quella orrenda giornata, avvertì le spalle rilassarsi, le mani smettere di tremare e perfino l'aria cominciò a tornare respirabile -Meglio così.-

*******

-Farò tardi!-

Chyoko attraversò Kabukicho a velocità della luce, rischiando di investire i poveri passanti che le intralciavano il passaggio. Gli okobo l'avevano fatta cadere malamente un paio di volte e il vestito azzurro pallido era ormai troppo impolverato perché potesse conferirle un'aria pulita ed elegante.

La Casa da the di Tadamson era uno dei locali più famosi che costeggiava la via di Hanamiko-ji e Chyo, che mai si era interessata alle usanze tipiche giapponesi, si era ritrovata a cercare lavoro lì solo per la disperazione. L'annuncio diceva di indossare il kimono più bello che avessero, truccarsi e pettinarsi come un Geisha professionista e presentarsi in perfetto orario davanti all'ingresso, cosicché la Madre potesse dare il via ai colloqui. E Chyoko, quella mattina, aveva capito di essere fuori dagli standard richiesti di almeno cinquantamila punti...

-Fujiwara Chyoko!-

Una donna corpulenta e dalla bizzarra acconciatura a ventaglio l'accolse dalla porta d'entrata. La fissava austera dalle scale in pietra e avvolta in un caramelloso abito di seta rosa appariva più un Sakura Mochi* che una datrice di lavoro.

-Sono qui!- agitò le braccia, zampettando verso le scale con rinnovata gioia, lieta di non essere arrivata in ritardo.

-Ben venti minuti di ritardo- come non detto... -Questa è la seconda volta che esco e--

-Mi scusi per--

-Non mi interrompere quando elargisco critiche!- Chyoko annuì, rossa di imbarazzo per la gaffe commessa nell'arco di una manciata di pochi secondi -Entra dentro e sbrighiamoci, ho altre ragazze da guardare, dopo di te.- Chyoko annuì e la seguì all'interno dell'edifico, una classica sala da the giapponese, forse una delle poche rimasta attiva con l'arrivo degli Amanto. Si guardò attorno, lasciandosi cullare dall'aroma del the appena preparato che la riportò indietro nel tempo, quando la madre la chiamava in cucina per la merenda. Un sorriso malinconico si dipinse sulle labbra color ciliegia, facendo svanire un briciolo di tensione che l'aveva accompagnata per tutta la mattina. Beh, a dir la verità quella si era già dissolta grazie all'incontro con Kotaro e Sakata, se doveva essere sincera.

Un grugnito misto a sbuffo richiamò la sua attenzione -Fammi vedere- con un gesto secco, la donnona la fece voltare e le puntò uno sguardo carico di disapprovazione dietro tutto quel mascara -Sei stata truccata da un panda ammaestrato, per caso?-

-Cosa? No, io--

-Una donna che non è capace di sapersi truccare, non sarà mai in grado di rendersi presentabile ad un uomo- la vide appuntare qualcos'altro su quel taccuino, ma la voglia di sbirciare cosa quella penna scrivesse, venne sconfitta dal disagio che provò nel sentire quelle parole. Gli uomini con cui aveva avuto a che fare erano stati suo padre, il Sensei e i tre amici di scorribande che l'avevano vista sempre senza trucco -come se in guerra un po' di fondotinta avesse potuto portarla alla vittoria!- e poi i pervertiti dell'Atomic che, da che ricordava, non si erano mai lamentati del suo trucco appariscente. Così, seguendola verso un altra stanza, osservò il proprio riflesso nel grande specchio posto sulla parete alla propria sinistra, rendendosi conto di come la matita fosse colata sotto gli occhi, facendola sembrare un pugile uscito da una scazzottata -E poi sei troppo magra. Agli uomini non piacciono le donne scheletriche.-

Più quell'energumeno parlava, più la propria autostima finiva sotto la suola degli okobo. Prima arrivava Sakata a farsi beffe dei suoi fianchi pienotti -che poi, non erano nemmeno così esageratamente larghi!- poi arrivava questa ad accusarla di essere pelle e ossa. Ma che la gente trovasse una via di mezzo, eh!

-Non va bene, non va bene... E se volessi generare dei figli?- smise di girarle attorno come una mosca fastidiosa e la studiò. Chyo arricciò le labbra carnose; cosa c'entrava mettere al mondo dei bambini con il versare del the a dei ricconi?! Dopo aver pensato che, a lei, di tutta quella roba non gliene fregava niente, Chyoko fece per rispondere ma la donna fu più celere nel sbatterle in faccia i propri pensieri -Ma poi, chi vorrebbe mai avere dei bambini da te?-

-Signora, se permette--

-Di qua!- trillò ignorandola. Chyoko morse la lingua, trattenendosi dall'insultarla in maniera poco fine ed elegante. Quel lavoro le serviva, non poteva permettersi di venire sbattuta fuori a calci senza prima averle dimostrato che dietro quel trucco pessimo e la sua aria frivola, si nascondeva una donna che sapeva quello che voleva. In realtà non lo sapeva, ma in quel momento doveva risultare risoluta e tutta d'un pezzo -Hai già lavorato in una sala da the?- domandò a bruciapelo, guardandola di sottecchi dall'enorme quaderno rosso.

-No, questa è la prima volta.-

-Una principiante, di male in peggio!- gracchiò aspra agitando le braccia grassocce, facendole storcere il naso.

-Mi scusi, ma l'annuncio diceva espressamente: “apprendista cercasi”.- commentò irritata, seguendola in un lungo corridoio dalle pareti rosse acceso provvista di arazzi e quadri di ogni sorta. Quel posto era così diverso dall'Atomic Wango che subito la nostalgia l'assalì. Così elegante, fine, sobriamente decorato con tutti quegli arazzi dai mille colori. Decisamente raffinati se paragonati ai quadri pacchiani che esponeva il Night club.

-Stai forse dicendo che non ricordo cosa c'era scritto sull'annuncio?!-

-No, no, certo che no, intendevo--

-Per poter lavorare qui dovrai sudare e faticare, signorinella.- e mentre cercava di seguire il suo discorso sulla bellezza interiore ed esteriore, perdendosi alla prima riga, Chyo riuscì a captare una sola parola in mezzo a tutto quel fiume.

-Danza?!- mugugnò mentre la donna continuava a blaterare della sottile arte dell'eleganza e della beltà.

-Hai fatto la ballerina, no?!- il quaderno rosso sbattuto sul tavolo la fece sobbalzare. Forse avrebbe dovuto prestare attenzione alla capa. Chyoko sorrise appena mentre annuiva piano, tossicchiando un paio di volte prima di parlare.

-Ahm, non esattamente. Cioè, sì, ma--

-Sì o no?-

-In un Night Club- sussurrò, ma vedendo la sua espressione arcigna, Chyo si ritrovò a ripetere con voce più alta -Ho ballato in un Night Club per tre anni!-

-In un...- la vide allargare la grande bocca rossa prima di cominciare a farle una paternale su come una donna come lei, corrotta, non c'entrasse nulla all'interno di quella prestigiosa sala. Chyo roteò gli occhi, chiedendosi se dentro a quell'enorme corpo non vi fosse in realtà Zura pronto a metterla alla prova, ma più della consapevolezza di sapere che mai avrebbe lavorato lì dentro, la sensazione che sarebbe potuta diventare come quell'energumeno di fronte a sé la spaventò non poco. E se fosse ingrassata così anche lei? E se fosse diventata così tanto acida? Forse Katsura aveva ragione, se andava avanti di questo passo sarebbe rimasta zitella.

-Andiamo, di qua!- la tirò per un braccio, facendola giungere ad un basso tavolino su cui era posato un vassoio con un paio di tazzine in terracotta -Ora, versa il the!- la donna fece scivolare la caraffa verso di lei, studiando ogni suo più minuscolo gesto. E così la rimproverò dei gomiti troppo in fuori, del suo essere troppo curva e del fatto che i capelli, ormai sfuggiti all'acconciatura, rischiassero di finire inzuppati nella tazza -Per compiacere gli uomini devi essere raffinata mentre versi il the, essere sempre elegante- Chyoko storse il naso. Doveva solo versare del the, non conquistare lo Shogun in persona! -E ascoltare quando la gente parla!- agitò il pennello davanti al suo naso, facendola risvegliare.

-Sto ascoltando!- replicò stizzita, sorridendo poi dolce nell'accorgersi del proprio atteggiamento sgarbato -Diceva?-

-Non raggirarmi, signorinella!- le puntò il dito contro, facendola indietreggiare per lo spavento -Io le conosco quelle come te, sai? Fate le moine e gli uomini cadono nella vostra rete, malefiche vedove nere- Chyo arcuò un sopracciglio. Ma se non aveva uno straccio d'uomo da raggirare? -E loro si lasciano incantare dalla vostra giovane grazia e li portate via da noi mogli, lasciandoci a gestire una sala da the frequentata da gente di infimo livello!- era diventata rossa e se possibile, ancora più corpulenta.

Ma Chyo, che non aveva più la pazienza di un tempo e che col trascorrere degli anni si era lasciata affidare all'impulsività, si ritrovò a nascondere la bocca carnosa dietro una mano per trattenere un risolino, lasciandosi però sfuggire un maligno -Se suo marito l'ha lasciata, è per via del suo caratteraccio.- e prima che potesse rendersi conto della gravità della sua frase, si ritrovò a venire trascinata verso le scale all'ingresso, finendo col sedere per terra. Nessuna scusa servì a qualcosa, ormai poteva dirsi ancora disoccupata.

-Farò in modo che nessuna sala da the ti accetti come Geisha!- tuonò al suo indirizzo mentre si alzava piano, ripulendosi -Sei solo una disgrazia, un'inetta che non è nemmeno capace di versare del the- e su quello non poteva darle torto, visto che ne aveva versato metà sul tavolo. Ma quando le diede le spalle, pronta ad andarsene via e accantonare quella figuraccia, la donna diede il colpo di grazia alla sua già martoriata autostima, costringendola a fermare il proprio andare -Potrai essere più graziosa di Orihime in persona, avere gli occhi color della pioggia e il fisico di una Idol, ma resterai una sgualdrina maldestra e goffa, una donna che nessun uomo vorrebbe al proprio fianco!- e non appena avvertì la porta chiudersi dietro sé, la rabbia montare e gli occhi pizzicare, Chyoko cominciò a correre, scaraventando in giro i propri okobo quando la fecero inciampare per l'ennesima volta.

Ma perché non gliene andava bene una?!

Rallentò la propria corsa, riscoprendosi nei pressi del centro, sul ponte che sovrastava il fiume Sumida. Si appoggiò alla balaustra di legno, riprendendo fiato e stropicciandosi il viso per scacciare il pianto imminente. Se c'era una cosa che Chyo aveva imparato col passare del tempo, era che piangere non l'avrebbe portata da nessuna parte. E anche se avesse voluto, la porta a cui avrebbe voluto bussare sarebbe rimasta chiusa...


-La stratega?!- strillò Chyoko fissando incredula Takasugi. Questo si massaggiò un orecchio e lei, sconvolta, fissò i tre amici con gli occhi grigi spalancati, ma prima che il leader potesse replicare, la giovane aveva cominciato ad agitarsi come un'ape impazzita -Non posso fare la stratega, non so nemmeno come si fa!-

-Ti darò io una mano.- la interruppe Katsura e lei scosse la nuca, continuando il proprio monologo.

-Potrei farei l'infermiera! Anche se rischierei di uccidervi mettendovi un solo cerotto.-

-Chyoko--

-Oppure potrei cucinare! Ma a nessuno piace quello che cucino.-

-Chyo-chan--

-Oppure potrei--

-Vuoi smetterla per un secondo? Stai iniziando a darmi sui nervi!- Takasugi la fermo per un braccio, assottigliando gli occhi verde oliva carichi di nervosismo. La ragazza deglutì, paralizzata dalla potenza del suo sguardo. E per la prima volta, a Chyoko mancò il fiato nel ritrovarselo così vicino ma non per il piacere, no. Aveva la vaga sensazione che, se gli altri non ci fossero stati, l'avrebbe ammazzata di sicuro.

-Adesso basta, così le fai male.- Gin si era parato fra loro, scostando la mano di Takasugi e lei ne approfittò per massaggiarsi la zona lesa.

-Chyo-cha, prova a capire...- le parole di Zura arrivarono vellutate alle sue orecchie, ma scosse ancora la nuca, stringendo il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.

-Di infermiere ne abbiamo già troppe e di cuochi ne abbiamo a sufficienza.- si intromise Sakata, parlando pigramente.

-Ma... Potrei venire con voi! Potrei rendermi utile comba--

-Fammi il favore, saresti solo di intralcio!- Shinsuke la ammonì duro, costringendola ad abbassare lo sguardo. Era vero, probabilmente avrebbe creato più danni che aiuti concreti, ma sentiva che stando lì al campo non avrebbe fatto altro che ammuffire e dopo tutti gli aiuti che gli amici le avevano dato, voleva cercare di rendersi utile almeno in parte. Al dojo, da bambina, aveva partecipato agli allenamenti e per quanto fosse maldestra, conosceva ancora qualche mossa. Rialzò il capo, incrociando lo sguardo severo di Takasugi, quello incoraggiante di Katsura e quello scazzato di Gin.

-Sentite, io--

-Farai la stratega, è la mia ultima parola!- lo vide darle le spalle, stanco delle sue continue lamentele e quando credette che Shinsuke se ne sarebbe andato senza fiatare, ecco che le rivolse parole taglienti come lame -Prova a fiatare ancora e ti lasciamo indietro.- sgranò gli occhi, aggrottò le sopracciglia e si irrigidì, zampettando via dal gruppetto quando vide un bellicoso Katsura seguire Takasugi.

Si lasciò cadere su di una cassa davanti ad una tenda, passando una mano sugli occhi per scacciare le lacrime che non volevano saperne di trattenersi dal solcarle le guance rosse per via dell'umiliazione. Insomma, era così che la vedevano? Un intralcio, un peso? Sospirò, chiedendosi perché non l'avessero abbandonata tempo addietro se questa era la considerazione che avevano di lei e mentre lasciava scorrere i pensieri, cominciò a lasciar scorrere le mani sui capelli, come era solita fare per placare il nervosismo.

-Io lo immobilizzo e tu lo prendi a pugni.- alzò il capo, scontrandosi con la figura ghignante di Sakata. Chyo non replicò, tornando a guardare per terra. Non aveva voglia di ridere e scherzare, voleva solo stare sola.

-Io non gli piaccio, vero?- domandò piano, come se fosse venuta a capo di quella sconcertante verità. Però, a differenza di come aveva sempre pensato, quella consapevolezza non le lasciò l'amaro in bocca. Dispiacere, sì, ma solo quello. Fu come se non le importasse della considerazione che Takasugi aveva di lei come donna, ma come persona.

-Non credo sia questo il problema, ora- le parve irritato mentre si sedeva al suo fianco, portando le mani indietro per stiracchiarsi -Comunque, per quanto mi scocci ammetterlo, siamo tutti d'accordo con Takasugi. Non vogliamo averti fra i piedi mentre combattiamo.-

-Siete gentili come dei caterpiller.- borbottò esasperata, vedendolo ghignare divertito.

-Non prenderla a male- le sorrise appena -Se tu fossi lì, saremmo più concentrati a proteggere te che ad ammazzare gli Amanto.-

-Quindi lo fate per proteggermi?- guardò di lato, evitando di incrociare l'espressione rilassata del compagno. Ma quando non lo sentì fiatare, tornò a puntare il proprio sguardo lucido su di lui, chiedendosi perché dopo una discussione fosse sempre Sakata a venire in suo soccorso -E se faccio schifo? Se vi faccio ammazzare?-

-Beh, fai che il primo sia Takasugi, allora.-

-Sono seria!-

-Anche io!- rimbrottò mettendosi a braccia conserte, facendola sorridere appena. Gin non sarebbe mai cambiato, ne era certa. E proprio quando credette che tutto si sarebbe concluso in questa sciocca maniera, tipica delle conversazioni serie con Gintoki, la ragazzina si ritrovò come paralizzata quando avvertì le sue dita fasciate sfiorarle i capelli e volgendo il viso con sorpresa ,vide chiaramente la mano del ragazzo ritrarsi per poi posarsi sul collo compiendo lenti massaggi.

-Mi fido, ti basti questo.- fu tutto ciò che le concesse prima di alzarsi e lasciarla sola, velato di imbarazzo e teneramente impacciato come mai prima di allora.

Chyoko, a quel punto, arrossì vistosamente, presa da una strana sensazione di panico mista a piacere, avvertendo un dolore lancinante al cuore. Per la prima volta da quando lo conosceva lo trovò bello. Bello, gentile e premuroso. Il tipo di persona che non credeva Gintoki sarebbe mai potuto essere ai suoi occhi. E con la certezza che quella chiacchierata l'avesse solo confusa di più, cominciò a cercare Katsura. Lo trovò vicino ad alcuni nakama, chiacchierando tranquillamente delle prossime battaglie.

Chyoko sospirò -Zura...- si voltò indispettito, pronto a rimarcare quale fosse il suo nome vero -Mi insegneresti qualcosa sulle strategie?-


-Se resti lì impalata, la gente ti verrà addosso.- si voltò con rinnovata rabbia quando quelle parole le vennero rivolte con serenità ed era pronta a sbottare come una scaricatrice di porto verso il malcapitato. Ma quando si rese conto di chi le aveva rivolto tali parole, la rabbia divenne fastidio e amarezza: Gintoki era appoggiato al suo fianco e guardava davanti a sé come se tutto andasse bene.

-Cos'è tutta questa gioia immotivata?- sibilò acida, volgendo lo sguardo dall'altra parte. Non aveva voglia di parlargli, men che meno di venire presa in giro. Perché sapeva che se gli avesse confessato di aver perso il lavoro e di essere stata cacciata a calci da un colloquio, di sicuro l'avrebbe presa per il culo a vita. Oltretutto, avrebbe voluto urlargli contro perché, indirettamente, era stata lui la causa del suo licenziamento dal Wango... Sospirò. No, alla fine la colpa era solo di Wang e della sua idiozia.

-Come siamo acide!- la rimproverò seccato, portando le mani in tasca -Poi mi danno le gomitate se dico che hai un pessimo cara--

-Senti, è una giornataccia. Non mi va di stare ad ascoltarti.- lo interruppe brusca, superandolo pronta a lasciarlo marcire su quelle tegole di legno. Errore madornale cercare di perdonarlo. Poteva accantonare la sua stronzaggine passata, ma quella presente era troppo per lei!

-Zura mi ha detto che avevi un colloquio di lavoro- lo sentì dire con tono svogliato, come se gli pesasse tutta quella conversazione. Chyo, d'altro canto, arricciò le labbra nel constatare che Katsura era una maledetta pettegola -Immagino non sia andato bene.-

-Possiamo non parlarne? La proprietaria della sala da the mi ha già insultata abbastanza!- alzò le mani al cielo per poi sbatterle sui fianchi.

-Volevi diventare una Geisha?-

-Non c'era di meglio in giro- ma sentendolo ghignare, borbottò -Tanto non sarei mai andata bene. Faccio schifo in quanto ad eleganza.-

-Già!- ok, ora lo prendeva a cazzotti! -Ma, se fossi stata una novella Geisha, probabilmente saresti crepata tanto tempo fa. Forse non è un male.-

-Dovrei prenderlo come un complimento?- mormorò secca, lisciandosi i lunghi capelli neri senza guardarlo. Quegli occhi cremisi sembravano scrutarla e più la fissava, più le veniva voglia di picchiarlo.

-Prendilo come vuoi.- replicò il ragazzo grattandosi la nuca, apparentemente impacciato in quella situazione di quiete. E lei, capendo che null'altro c'era da dire, gli diede la spalle, pronta a tornare a casa ad autocommiserasi. O a mangiare del gelato, tanto non faceva alcuna differenza. E mentre mosse il primo piede, pronta a lasciarsi indietro quella giornata, la voce impigrita di Gintoki la fece bloccare, come se avesse gridato. Eppure, quando si voltò, era così pacato nel suo fissarla assorto.

-Ti va di mangiare del ramen, a casa mia?- spalancò le labbra color ciliegia nell'udire quell'invito inaspettato. Gintoki era serio, goffo nella sua pigrizia e la fissava come se fosse in attesa di una sua risposta affermativa. Forse avrebbe dovuto dire di no, forse tornare a casa a lagnarsi della propria inettitudine sarebbe stata la cosa migliore da fare. Ma quando lui le sorrise appena, impercettibilmente, qualcosa si spezzò, facendola sentire in pace con sé stessa nonostante l'umiliazione appena subita.

-Sì, mi farebbe piacere.- replicò placida, sorridendogli. E mentre lo seguiva lentamente, stando al suo passo cadenzato, Chyoko si disse che non tutto poteva andare per forza male e che se una giornata cominciava col piede sbagliato, non doveva concludersi allo stesso modo.

Guardò Gintoki. Del resto, il sole doveva brillare anche per lei, anche se per poco.

*********

Fissava la ciotola di ramen con occhi piccoli piccoli, alzando la testa di tanto in tanto per appurare che Chyoko era davvero lì, sul proprio divano, a casa propria, a mangiare il suo ramen. E quando si accorse che non era un'illusione, ma che se solo avesse allungato una mano avrebbe potuto sfiorarla, si domandò che Diavolo gli fosse preso! E non c'era risposta alcuna da darsi, nemmeno qualche bugia per far tacere la propria vocina interiore. Solo, l'aveva vista sul ponte appoggiata alla balaustra con fare pensoso, assorta in chissà quali pensieri contorti e la sensazione che la Chyoko dei suoi giorni felici fosse ancora lì, nascosta da qualche parte, lo aveva spinto ad invitarla a casa.

-Hai finito il turno?- chiese lei spezzando il silenzio, soffiando piano sulla ciotola per raffreddarla.

-Mi, anzi ci, hanno licenziati- la vide coprirsi le labbra con una mano, scusandosi subito dopo per l'indelicatezza. Ma cosa si rideva, quell'oca, se anche lei era stata mandata a casa a calci?! -Comunque, meglio così. Saigou mi metteva i brividi.-

-Mamma diceva sempre: un uomo dal volto sgradevole non dovrebbe aprire un negozio!- la vide cominciare a mangiare piano, facendolo ripiombare nella quiete. Quanto ci mettevano Kagura e Shinpachi a tornare dal supermercato?! Così, almeno, poteva non darle retta! Sì, non era un campione di bon ton.

-Come mai ti hanno licenziata dall'Atomic Wango?- chiese curioso, ricordandosi che Zura non era mai stato chiaro su quel punto. La vide strozzarsi con il ramen, per poi sventolare una mano e dirgli che ormai non aveva più importanza. E lui se lo fece bastare, dicendosi che tanto non gliene fregava granché. Era solo una ruota e la sfortuna aveva colpito lei.

-Piuttosto, sono contenta per te!- la guardò confuso, vedendola guardarsi attorno -Sapere che ti sei fatto una famiglia mi da sollievo.- la vide portarsi una mano sul cuore e sembrava davvero sincera per quella stronzata appena sparata. Cogliendo la confusione del suo sguardo, Chyo indicò la foro sulla scrivania che ritraeva lui, Kagura e Shinpachi davanti al bar di Otose.

-Guarda che non sono figli miei!- gracchiò sconvolto, rischiando di versarsi addosso il piatto di ramen bollente.

Chyo sventolò una mano -Non intendevo quello- lanciò un'occhiata intorno -Hai una casa, gente che ti vuole bene. Non è come avere una famiglia?-

-Più o meno...- si grattò la nuca, per poi stropicciarsi il volto -Sono due veri impiastri. Kagura non fa altro che mangiare e Shinpachi sembra una suocera isterica. Per non parlare di Otose, che rompe tutti i giorni perché vuole l'affitto e se non c'è lei, manda la perfida Catherine, quella pseudo gattaccia!- non seppe perché spifferò a grandi linee i propri pensieri, per di più in maniera tanto sgarbata nei confronti di quelli che, tutto sommato, gli riempivano il cuore e le giornate. Forse, voleva darle l'impressione che la sua vita fosse uno schifo, come se non volesse lasciarla sola. Come se non volesse farle capire che, anche senza lei, la vita era andata avanti.

Ma quando la vide, Chyoko sorrideva dolce e non sembrava per nulla dispiaciuta o rancorosa -Devi volere loro molto bene, saranno di sicuro delle brave persone- e come sempre, lo capiva con un solo sguardo. Strabiliante che quella sua capacità non fosse venuta a mancare. Si appoggiò al divano senza replicare, vedendola trafficare prima di alzarsi -Sarà meglio che vada, fra poco farà buio.- avrebbe voluto chiederle di accompagnarla, ma sentiva che se lo avesse fatto avrebbe combinato qualche casino.

-Ah, puoi prendere il kimono se vuoi- confusa, Chyo inclinò il capo -Quello che indossavo oggi, puoi prendertelo. Tanto non mi vestirò più da donna in vita mia.- si grattò la nuca, ancora imbarazzato al pensiero che l'avesse beccato con rossetto e ombretto.

-A parte che mi andrà largo... A me piaceva quello di Zura.- si lagnò lei imbronciandosi, prendendo fra le mani l'indumento e sbuffando mentre se lo rigirava.

-Non credo te lo regalerà. Sembrava piuttosto geloso di quel kimono- tra i due calò il silenzio, poi Gintoki se ne uscì con una sua solita sparata -Quello dovrebbe trovarsi qualcuna con cui passare il tempo.-

-Una maniera poco carina per dire fidanzata? - domandò divertita, perdendo il sorriso alla vista del kimono lillà pallido logoro -Perché è sporco di terra?-

-Sono caduto.-

-Poi sono io l'imbranata!-

-Vuoi prenderlo stando in silenzio?!- gracchiò stravaccandosi sul sofà, portando le braccia dietro la nuca.

-Grazie per il ramen, Gin-chan.- la sentì cinguettare pacata mentre apriva la porta e quando alzò appena il capo, incrociò il suo sorriso dolce prima di scomparire dalla sua vista. E come sempre, quando si trattava di Chyoko, la lasciò andare senza provare a fermarla, magari dicendole qualcosa che avrebbe potuto farla restare.

Volse lo sguardo verso il tavolino, fissando il piatto fumante che la ragazza aveva lasciato.

Era stupido da parte sua, pensare che avrebbe voluto averla davanti a sé ancora per qualche minuto?


 

*******

Note noiose dell'autrice:

* Sono solo stata forgiata dal fuoco di mille idioti, tutto qua: frase infelice detta dalla sottoscritta nel descrivere il proprio rapporto con i maschietti... Credo che Chyoko mi stia odiando, per ciò che le faccio passare -.-


Che capitolo sudato! Ma a dispetto di ogni mia conclusione, ammetto che questo non mi dispiace. C'è tutto quello che volevo ci fosse e anche le scene del loro passato mi sembrano uscite abbastanza decenti. Mah, forse è solo perché Gin e Chyo vanno d'accordo, ora. E tra parentesi, amo descrivere di loro due da soli che si affrontano, anche se alla fine si ritrovano a lottare più con la loro coscienza che altro.

Come avrete potuto notare, nella parte di Chyoko c'è un miscuglio fra Mulan e Memorie di una Geisha (li amo ) e questo mi porta a ricordarmi che, inizialmente, Chyoko doveva essere una Geisha di nome Junko innamorata del nostro Hijikata... Cosa può fare la mente umana quando inizia ad apprezzare altri personaggi. A dir la verità la storia tra i due l'ho pure scritta, ma è talmente abominevole che credo giacerà per sempre nei meandri del mio pc. Parlando di Chyo, invece... Povera! Continuo a non fargliene andare bene una, proprio no. E' come se dovesse sudare per guadagnare un briciolo di felicità... O forse sono solo io un po' stronza -.- Però ho finalmente mostrato la sua utilità nella guerra: sì, quando ho pensato a questa storia, lei era da sempre stata la stratega della situazione!

Cooomunque, piano piano tra quei due adorabili testoni le cose vanno bene e, sinceramente, per il momento mi piace la piega che sto dando al loro rapporto. Vedremo cosa succederà andando avanti!


Non vi tedio oltre e passo subito ai ringraziamenti, sempre doverosi e sentitissimi:

-Elizabeth_smile: Cara, grazie mille per le tue parole! Mi rendono sempre piena di gioia, sul serio! Apprezzo che ti sia piaciuto Shin-chan e il suo torso nudo, anche se quei l'ho reso particolarmente odioso. Non so, non ce lo vedo amorevole e coccoloso! O forse la sua bellezza interiore è nascosta mooooolto in profondità :) Mi fa piacere che trovi Chyo meravigliosa, ma ho la vaga impressione che mi odierai per come l'ho trattata in questo capitolo D:. Mi riesce piuttosto bene maltrattarla, non ne capisco il motivo -.- Però, dai, alla fine le ho dato un momento un po' romantico, gliel'ho concesso ♥ Spero che passerai ancora di qui e mi farai sapere cosa ne pensi di questi due testardi che si stanno riappacificando :) Bacioni!

-Dark_Glo: Cara, innanzitutto grazie mille per la recensione! Fa sempre piacere sapere cosa ne pensa la gente e sei stata molto carina :) Mi fa piacere che apprezzi le introspezioni e come sto cercando di renderle al meglio ad ogni capitolo, sperando sempre di non far uscire fuori un mezzo macello! Lieta anche di sapere che il rappacificamento tra Gin e Chyo sia stato colto in maniera positiva :) Alla fine dovevano pur trovare un punto di incontro, no? E sì, come sempre serve Shin-chan per questo! E per Zura ed Elizabeth... Beh, sono semplicemente adorabili assieme, come non potrei dar loro un po' di scena? Anche se qui hanno gossippato poco poco :( Vedrò di farmi perdonare! Spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo capitoletto, mi farebbe piacere :) Bacioni!

Ringrazio ovviamente anche chi legge ma resta in silenzio :)


Alla prossima,

Geisha.


 


 

  
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