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Autore: firstlost_nowfound    09/01/2012    2 recensioni
-Shhh.-asserì carezzandomi i capelli dolcemente.
-Sono qui, adesso. Non riaccadrà nuovamente-
Ed annunciando solennemente quelle parole spostò le mani dal mio viso baciandomi teneramente le lacrime.
Non poteva essere tutto così perfetto.
Stropicciai gli occhi ed incredula iniziai a scappare da quella soave immagine.
Ma a differenza di un quadro, ella si muoveva e mi seguiva, mi seguiva come se fosse importante il riacciuffarmi.
Come se, dopo molti anni , l’oggetto trascurato doveva ritornare al padrone a qualunque costo.
                                    ...
Ero stanca. Ma non avrei per nulla al mondo tentato di fermarmi.
-Lasciami.- Dissi.
La quiete s’intrufolò nella vicenda.
L’immagine non sembrava intenzionata a mollare la presa.
Ciò m’infastidiva.. M’infastidiva quella assenza di risposta. M’infastidiva la sua ricomparsa nella mia vita. Da quell’attimo in poi non capì più nulla Le sue labbra toccarono le mie e fu come se non avessi avuto più bisogno di sapere. Come se non avessi avuto bisogno di null’altro.
Eloise è una ragazza semplice che vive di ricordi correlati al suo passato di bambina. Dolorosi ricordi che attanagliano il suo cuore sofferente e la tormentano incessantemente.
Un giorno simile agli altri, rincasata dall'università,viene a sapere della ricomparsa di Charlie, la memoria che la tortura, nel suo paese. Come se non bastasse lei e la sua famiglia sono invitati quella sera stessa a casa del sottoscritto per una cena. Cosa mai ci si potrà prospettare da una situazione degeneratasi così gravenemte? Di certo una marea di guai. Riuscirà Eloise ad affrontare tale problema nel migliore dei modi? Questo è tutto da vedere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Nevicava. Nevicava e non riuscivo a distinguere tra il calore delle membra ed il freddo attaccatosi alle mie ossa. Aspettavo impaziente l’autobus e non aspiravo ad altro che al ritornare a casa. Non che trovassi poco piacevole lo stare sotto quel bianco candore che si stendeva leggiadro sull'asfalto buio ma non sentivo proprio che fosse giornata adatta per il peregrinaggio . La mattinata, infatti, non era proceduta per nulla bene e sospettavo l’arrivo di altri eventuali incidenti di percorso. Per tale ragione, volgevo nervosa lo sguardo in ogni direzione tentando di aiutare il tempo, poggiandolo su nuvole di ricordi, ad apprendere il volo. La mia memoria viaggiava limpida e veloce nel paese dei balocchi formatosi nella mia mente. Ripercorreva strade abbandonate da molti anni e sembrava non volersi fermare; quando, all’improvviso, si creò sottile una brezza che condusse la nuvola del tempo e della memoria in un sentiero fuori mano che conoscevo molto bene. Il tutto venne però distrutto in maniera subitanea da una voce fuori campo spezzata da un insieme di singhiozzi che parlava ‘non partire. Resta qui con me’. Una lacrima dipinse il mio volto. Da molto tempo tale rimembranza non mi apparteneva. Feci per eliminarla nuovamente. Non capivo cosa l’avesse riportata alla luce dopo quel lungo periodo di stasi. Ritornai in me. Non volevo che l’emozioni colpissero il mio animo in quel preciso istante. Abbassai, allora, il cappuccio e notando che l’autobus stava per approdare mi avvicinai alla fermata. Vi salì sopra, non appena lo vidi in postazione, e mi ritrovai fuori al mio rifugio personale dopo neppure 5 minuti.  Presi il mazzo di chiavi, aprii e mi stravaccai sul divano come un contadino stanco dopo una giornata di duro lavoro nei campi.
Annientata?- Chiese mia sorella azzardando un sorrisino divertito.
Se solo conoscesse per dettagli gli affanni  del mio cuore incurabile smetterebbe di prendersi gioco di me- Pensai sul momento.
-Da un cannone. le risposi.
Non sembrò a primo acchito capire la battuta per cui il breve minuto fu intervallato da un istante carico di silenzio.
Non appena la ragione ed i sensi la raggiunsero però scoppio a ridere con tono fragoroso e la sua risata che riecheggiava in ogni dove mi contagiò clamorosamente. Tuttavia il suo volto venne descritto all’improvviso da una malevola espressione di sgomento.
-Oh dio! E’ tardissimo.–fece lei.
Non vi fu neanche il tempo di chiederle spiegazioni che mi prese il braccio e cercando di sollecitarmi ad alzarmi, come usava fare da bambina per richiamarmi al dovere, disse:
-Alzati su! E’ ora di prepararsi.-
Non capivo a cosa si riferisse con prepararsi. Forse credeva che fossi a conoscenza dei programmi fissati per quella serata dai miei genitori. Così chiesi, corrucciando la fronte:
-Prepararsi per cosa?-
Sbucò dal nulla mia madre che privando mia sorella della parte da protagonista aggiunse:
-Tesoro, spero che tu non abbia già pianificato qualcosa per la serata. La nostra famiglia è stata invitata a casa di un vecchio amico di tuo padre. Non so se lo ricordi. Il signor Dupont. Sua moglie ha organizzato una cena ed è stato impossibile per noi rifiutare.
 Mogli…Signor Dupon -deglutì.
Non riuscivo a continuare la frase appena iniziata. Mi presi di coraggio ed asserì:
-Moglie hai detto?-
Mi guardò perplessa. Non aveva ancora inteso la domanda retorica derivante da quella frase. Domanda retorica riguardante Charlie, il figlio dei Dupont.
Non ci mise molto a calcolare l’addizione 2+2 però.
-Si, tesoro. La signora Dupont e suo figlio sono tornati 2 mesi fa.- disse lei.
-2 mesi fa. Pensai ad alta voce.
Mia sorella e mia mamma si scambiarono un’ occhiata complice. Mentre io:
Costernazione. Stavo vivendo la costernazione. Mi sentivo tradita ed al tempo stesso l’invisibile urlava dal dolore. Non ero pronta a quell’incontro.
Improvvisamente mia sorella mi scrollò di dosso il torpore.
-Sorellona, hai riflettuto abbastanza adesso. Ci conviene prepararci o Charlie sarà costretto ad aspettarci. –disse con fare ironico.
Io avendo perso l’uso del cervello chiesi:
Charlie? Chi è Charlie?
   
 
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