Brillavano come polvere di stelle quei cristalli di ghiaccio che incuranti adornavano l’asfalto. Sembrava tutto così meravigliosamente magico.
Mi trovavo nella stanza di mia sorella ora, e capitava alle volte che lo specchio ne riflettesse le forme.
Era da quella lastra di vetro che io li scrutavo, ammirandone la maestosità, fondendomi con la loro bellezza.
Non vi era nulla di più puro e casto, di più trasparente e vero di quei diamanti distribuiti dall’immenso come piccoli pacchi dono.
Certo, impossibile era sfiorarli ma il poterli sentire pulsare sulla pelle era di per se indubbiamente già prezioso.
Riflettevo su quanto avessi voluto assumere quell’aspetto tanto delicato quanto forte.
Dopotutto, bisogna essere determinati se si vuole continuare ad essere fiocchi- pensavo ingenuamente, tenendo poco in considerazione la presenza di mia sorella, impegnata ad addobbarmi come si fa con un albero di natale.
Un bellissimo e coloratissimo albero di natale.
-Un albero di natale- ripetei fra me e me.
Ed il mio mondo divenne d’un tratto pieno di calore e ricco di suoni piacevoli all’udito. Mi sentivo stranamente tranquilla.
Avevo sempre creduto vi fosse un qualcosa che contaminasse benevolmente l’aria in quel particolare periodo dell’anno ma mai minimamente ne avevo potuto assaporare i benefici come stava succedendomi in quell’attimo. Quest’effetto placebo era autentico miracolo. Sentivo che qualcosa stava sovrastandomi il senso di rancore.
Non mi capacitavo di essere riuscita a rinascere tanto velocemente.
Compresi quanto stupido fosse stato l’atteggiamento assunto di fronte a mia madre e a mia sorella poco prima e me ne attribuì le colpe.
Se fosse stata vagliata una duplice volta l’idea, tutto sommato, una serata dai Dupont non avrebbe apportato nessun danno a me medesima.
Probabile poi, che Charlie avrebbe finito coll’avere impegni che lo trattenevano fuori casa
-Si, accadrà sicuramente ciò che la mia mente ha supposto!- mi convinsi esplicitando il mio pensiero come al solito.
Mannaggia a me. Assolutamente, avrei cercato di curare quel difetto appena ne avessi avuta la possibilità
-E cosa avrebbe supposto questa tua innocente mente?- mi chiese mia sorella accentuando l’ironia in quelle parole.
-Niente d’importante- risposi io.
-Oh Charlie Charlie ! I miei sospiri e pensieri sono rivolti a te!- Asserì sarcastica lei accingendosi a concludere il suo capolavoro.
Stava infatti spruzzandomi la lacca sui capelli per tenerne ben saldi i boccoli.
-Hai finito?- dissi io riferendomi ad entrambe le cose.
Scosse la testa.
Cosa devo fare io con questa ragazza?- dissi innalzando le mani al cielo.
Mi sollevai dalla sedia così, ringraziandola con un piccolo bacio sulla guancia, in fin dei conti adoravo sia pregi che difetti di quell’esserino tanto tenero, ed affrettandomi a raggiungere la mia camera.
Varcatane la soglia, chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai scivolare lentamente sul pavimento come fossi un peso morto. Strani pensieri mi attanagliavano come non mai.
Sollevai gli occhi lucidi in stato supplichevole. Poi li concentrai su un punto preciso per distrarmi .Notando però che il mio compianto stava durando molto più del previsto mi voltai in direzione della realtà cercando di reagire, presi l’abito dolcemente sistemato sul letto e lo indossai.
Scendendo le scale, accorgendomi dei miei genitori e di mia sorella in attesa realizzai di essere l’unica ritardataria del gruppo per cui ritenni necessario di dover dare delle scuse a coloro che mi avevano pazientemente aspettato.
-Ma come siamo belle stasera, principessa. –disse mio padre, avvistandomi da lontano.
-Scusatemi- dissi io, provando un lieve disagio per quel gradevole complimento.
-Cercavamo di renderci stupende per qualcuno, vero sorellì?- aggiunse mia sorella esibendo un sorriso a trentadue denti
-Disonesta! –pensai io essendo grata a mio padre per non essersi spazientito proprio quella sera.
Mi trovavo nella stanza di mia sorella ora, e capitava alle volte che lo specchio ne riflettesse le forme.
Era da quella lastra di vetro che io li scrutavo, ammirandone la maestosità, fondendomi con la loro bellezza.
Non vi era nulla di più puro e casto, di più trasparente e vero di quei diamanti distribuiti dall’immenso come piccoli pacchi dono.
Certo, impossibile era sfiorarli ma il poterli sentire pulsare sulla pelle era di per se indubbiamente già prezioso.
Riflettevo su quanto avessi voluto assumere quell’aspetto tanto delicato quanto forte.
Dopotutto, bisogna essere determinati se si vuole continuare ad essere fiocchi- pensavo ingenuamente, tenendo poco in considerazione la presenza di mia sorella, impegnata ad addobbarmi come si fa con un albero di natale.
Un bellissimo e coloratissimo albero di natale.
-Un albero di natale- ripetei fra me e me.
Ed il mio mondo divenne d’un tratto pieno di calore e ricco di suoni piacevoli all’udito. Mi sentivo stranamente tranquilla.
Avevo sempre creduto vi fosse un qualcosa che contaminasse benevolmente l’aria in quel particolare periodo dell’anno ma mai minimamente ne avevo potuto assaporare i benefici come stava succedendomi in quell’attimo. Quest’effetto placebo era autentico miracolo. Sentivo che qualcosa stava sovrastandomi il senso di rancore.
Non mi capacitavo di essere riuscita a rinascere tanto velocemente.
Compresi quanto stupido fosse stato l’atteggiamento assunto di fronte a mia madre e a mia sorella poco prima e me ne attribuì le colpe.
Se fosse stata vagliata una duplice volta l’idea, tutto sommato, una serata dai Dupont non avrebbe apportato nessun danno a me medesima.
Probabile poi, che Charlie avrebbe finito coll’avere impegni che lo trattenevano fuori casa
-Si, accadrà sicuramente ciò che la mia mente ha supposto!- mi convinsi esplicitando il mio pensiero come al solito.
Mannaggia a me. Assolutamente, avrei cercato di curare quel difetto appena ne avessi avuta la possibilità
-E cosa avrebbe supposto questa tua innocente mente?- mi chiese mia sorella accentuando l’ironia in quelle parole.
-Niente d’importante- risposi io.
-Oh Charlie Charlie ! I miei sospiri e pensieri sono rivolti a te!- Asserì sarcastica lei accingendosi a concludere il suo capolavoro.
Stava infatti spruzzandomi la lacca sui capelli per tenerne ben saldi i boccoli.
-Hai finito?- dissi io riferendomi ad entrambe le cose.
Scosse la testa.
Cosa devo fare io con questa ragazza?- dissi innalzando le mani al cielo.
Mi sollevai dalla sedia così, ringraziandola con un piccolo bacio sulla guancia, in fin dei conti adoravo sia pregi che difetti di quell’esserino tanto tenero, ed affrettandomi a raggiungere la mia camera.
Varcatane la soglia, chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai scivolare lentamente sul pavimento come fossi un peso morto. Strani pensieri mi attanagliavano come non mai.
Sollevai gli occhi lucidi in stato supplichevole. Poi li concentrai su un punto preciso per distrarmi .Notando però che il mio compianto stava durando molto più del previsto mi voltai in direzione della realtà cercando di reagire, presi l’abito dolcemente sistemato sul letto e lo indossai.
Scendendo le scale, accorgendomi dei miei genitori e di mia sorella in attesa realizzai di essere l’unica ritardataria del gruppo per cui ritenni necessario di dover dare delle scuse a coloro che mi avevano pazientemente aspettato.
-Ma come siamo belle stasera, principessa. –disse mio padre, avvistandomi da lontano.
-Scusatemi- dissi io, provando un lieve disagio per quel gradevole complimento.
-Cercavamo di renderci stupende per qualcuno, vero sorellì?- aggiunse mia sorella esibendo un sorriso a trentadue denti
-Disonesta! –pensai io essendo grata a mio padre per non essersi spazientito proprio quella sera.