Alla Rosa in Fiore
Una
rapida
riunione dell’Ordine degli Assassini era stata organizzata
proprio quel giorno,
prima dell’orario di apertura del bordello. Era stato deciso
quel luogo, poiché
Claudia e la madre, molto indaffarate, erano impossibilitate a recarsi
all’isola Tiberina. Oltretutto la casa di piacere avrebbe
aperto durante l’ora
successiva.
Le
cortigiane erano nelle rispettive stanzette, intente a profumarsi ed
agghindarsi per i loro clienti.
Al piano
terra, invece, la maggior parte dei membri dell’ordine si era
incontrata per
una breve discussione.
-No, io direi prima di eliminare quel comandante delle guardie rionali…-disse Bartolomeo, con la sua voce profonda.Ezio, dal canto suo, stava in silenzio, cercando di capire quale sarebbe stata la sua prossima vittima. A quel punto, eliminati i Borgia, ripulire la città si stava rivelando un giochetto e non era effettivamente molto rilevante chi dovesse essere ammazzato per primo. Oltre a quelle questioni di scarsa importanza, giunse il momento di parlare delle finanze degli Assassini, che però, dopo breve osservazioni dei registri, si dimostrarono aumentate e floride.Insomma….meglio di così non poteva andare e ritrovarsi tutti quanti alla Rosa in Fiore parve ai membri un meraviglioso modo per festeggiare la felice situazione. D’altronde, ad eccezione di alcune adepte, di Claudia e Maria Auditore, la maggior parte dei membri erano uomini. Uomini che non vedevano l’ora di deliziarsi nel vino e tra le cosce delle belle prostitute.
Furono aperte numerose bottiglie, mentre le cortigiane scendevano lo scalone centrale, attirate dal vociare del piano sottostante.Quando la Rosa in Fiore aprì i battenti, i clienti abituali ed occasionali, si mescolarono agli assassini, riempiendo il bordello all’inverosimile.
Claudia era entusiasta nel vedere tutto ciò, fiera di essere riuscita da sola in quell’impresa, senza l’aiuto del suo altezzoso fratello.
Eppure, in piedi vicino ad un tavolino, osservava compiaciuta ciò che Ezio era riuscito a creare: una perfetta e fedele confraternita. Fece scorrere lo sguardo su Bartolomeo, Nicolò, La Volpe, Leonardo, Ezio stesso e i numerosi adepti che lo circondavano. Le poche ragazze chiacchieravano con sua madre del più e del meno.
Nel frattempo gli uomini si dedicavano ad ingurgitare vino e a ridere sboccatamente di battutine quanto mai volgari, mentre le cortigiane gironzolavano loro attorno, come mosche attirate dal cibo.
L’unico tra tutti che proprio non riusciva a sentirsi a suo agio era Leonardo.
Forzatamente pigiato tra quei corpi femminili che non suscitavano in lui alcun interesse emotivo, trovava unico diletto nel gradevole vino che stava sorseggiando.
Anzi, tutte quelle ragazze attorno che tentavano invano di provocarlo, gli causavano un certo fastidio, che però tentava di dissimulare, essendo in mezzo agli altri assassini, che sembravano invece apprezzare alquanto quelle attenzioni.
-Oh…Ezio…ultimamente non vieni più a trovarci…-disse una cortigiana con tono melenso, abbracciandosi al petto dell’uomo con un risolino acuto.
Una scarica di gelosia attraversò Leonardo, mentre notava la puttana abbracciata al suo Ezio. Il fatto che avesse sottolineato che Ezio non frequentava il bordello da tempo rincuorò incredibilmente Leonardo, sebbene l’artista sapesse che il sentore del sesso risvegliava in Ezio potenti sentimenti sopiti.
-Sono stato molto impegnato in questo periodo…-rispose il Maestro.
-Non ci dirai che hai trovato la tua donna?-chiese meravigliata la cortigiana.
-Ma va’! Ezio che si sposa…-esclamò Bartolomeo con la sua risata imponente. –Non accadrà mai!-concluse scoppiando a ridere e scatenando l’ilarità generale.
A quanto pareva il carattere libertino di Ezio era ben noto a tutti quanti. Leonardo non poté non provare un altro irritante moto di fastidio.
-Facciamo un brindisi…-suggerì allora Machiavelli.
-A Ezio?-chiese stupito il mercenario.
-No…troglodita! Alla confraternita!- disse Nicolò sollevando il calice, imitato da tutti i presenti.
-E alla notte di piaceri che ci attende qui alla Rosa in Fiore!-esclamò nuovamente Bartolomeo, già un po’ brillo.
Tutti brindarono e bevvero. Solo Leonardo si sentiva terribilmente a disagio, conscio che in quel luogo lui vi stesse bene come un gattino nell’acqua gelida. Le uniche volte che era entrato in un bordello era stato per questioni interne agli Assassini, ad eccezione di una volta, da ragazzo, quando, convinto dai suoi amici, aveva tentato l’approccio con una cortigiana. Era stato condotto fin nella camera da letto, ma lì aveva scoperto che, come già sospettava da tempo, il corpo femminile non suscitava in lui alcuna emozione. La cortigiana aveva dato colpa all’agitazione del ragazzo, fortunatamente, ma per lui non era stato altro che una conferma bruciante della sua omosessualità.
Si rivolse così ai compagni assassini:-Se non vi dispiace io tornerei a casa…è già abbastanza tardi e non sto molto bene…-disse l’artista inventandosi una scusa plausibile.
Gli altri si voltarono:-Oh…è un vero peccato che tu ti perda tutto questo ben di Dio!-esclamò il rude Bartolomeo. –Ma non preoccuparti….ci penso io a divertirmi per te!-
Machiavelli e La Volpe abbassarono appena lo sguardo, lievemente imbarazzati dalle parole dell’ubriaco Bartolomeo.
-Oh…emh…grazie, Bartolomeo!- disse Leonardo, pensando ovviamente che avrebbe preferito che il mercenario non si divertisse al posto suo, perché, se così fosse stato, sarebbe dovuto andare a letto con Ezio. Ma la cosa, a pensarci bene, era alquanto improbabile…
Incontrò le iridi scure dell’assassino per qualche istante, osservandolo mentre era attorniato dalle cortigiane.
Ezio ricambiò lo sguardo, quasi volesse scusarsi della situazione che si stava creando e dei disagi che aveva creato a Leonardo in quella serata.
-Buonanotte, amico mio!-disse semplicemente al pittore, mentre l’altro, dopo alcuni frettolosi saluti, si allontanava tra le vie di Roma, intento a tornare alla sua bottega.
Ezio, da parte sua, era dispiaciuto nel lasciare che Leonardo se ne andasse a casa da solo, nel cuore della notte. Se gli fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Leonardo, sebbene affiliato agli assassini, non aveva nessuna delle abilità che caratterizzavano gli altri. Non tirava granché di spada, né aveva predilezioni particolari per le armi, ad eccezione del costruirle. In compenso aveva qualcosa che mancava a tutti quanti loro: grande intelligenza, sconfinata cultura, versatilità nelle materie creative, cosa che lo rendeva una mente eccezionale per gli Assassini.
Ezio, immerso in quei pensieri, si rese immediatamente conto che Leonardo, dato che era andato alla Rosa in Fiore con lui, era uscito di casa disarmato, complice la presenza rassicurante dell’assassino.
L’inventore era andato via da almeno cinque minuti. Guardò gli altri e disse: -Leonardo era disarmato…non vorrei che gli succedesse qualcosa…-
Gli Assassini erano da sempre bersagli ambiti e gli altri membri convennero con Ezio.
L’assassino si precipitò così sulla strada, correndo, mentre seguiva la via che di solito percorreva Leonardo per tornare a casa. Svoltava trafelato tra le viuzze della città, senza incontrare nessuno. Dove diamine si era cacciato?
Improvvisamente sentì delle voci provenire da uno stretto vicolo laterale. Si appiattì contro il muro per origliare.
-Non te lo ripeterò più…Dammi tutto quello che hai!-pronunciò una voce nell’ombra.
-Non ho nient’altro che quei cinque fiorini…-
-Allora magari potrò prendermi la tua schifosa esistenza…Il mio capo sarà felice, quando gli riferirò che ho ammazzato Leonardo da Vinci.-
Il cuore di Ezio ebbe un sussulto. Il pittore era in pericolo.
Nel buio notò il minaccioso luccichio di un coltello da macellaio, che l’aggressore aveva appena estratto da un piccolo fodero.
Leonardo arretrò, il terrore dipinto sul volto, mentre vedeva la mano della morte che lentamente si avvicinava.
Ezio non ci pensò su due volte. La lama celata scattò silenziosa dall’antibraccio destro, mentre con due passi felpati si portava alle spalle dell’ignoto aggressore.
Una mano guantata afferrò l’uomo, tappandogli la bocca ed impedendogli il movimento, mentre nello stesso istante la lama, con uno scatto fulmineo, infilzò il torace dell’uomo, come se fosse fatto di burro, trapassando il cuore senza pietà.
Un rantolo attraversò il morente, mentre un rivolo di sangue gorgogliante, abbandonava le sue labbra schiuse dallo stupore.
L’assassino lo lasciò cadere a terra con un tonfo, incurante di quel corpo che aveva appena privato della vita. Leonardo, da parte sua, aveva il volto pallido e sudaticcio e gli occhi ricolmi di terrore, mentre con le mani poggiate al muro dietro di sé, si reggeva a stento in piedi.
-Va tutto bene, Leonardo?-chiese l’assassino avvicinandosi.
L’artista provò a parlare, ma la voce era ancora bloccata dallo spavento: si limitò ad annuire.
-Ehi…vieni qua…-disse Ezio, stringendo tra le sue braccia il corpo esile e spaurito del compagno. Il contatto con Ezio, il suo calore, sembrò risvegliare da quel terribile stupore il povero Leonardo.
Ricambiò appena l’abbraccio, scosso. –Grazie…mi hai salvato la vita…-disse con un filo di voce.
-Fortunatamente ti ho scovato in tempo…sai, avevo un cattivo presentimento quando hai lasciato la Rosa in Fiore….-disse Ezio, stupendosi di quanto avesse avuto ragione. –Ora andiamo…ti accompagno fino a casa!-
Così detto, l’assassino portò Leonardo fino alla bottega, dove da tempo alloggiava anche lui. Lungo il percorso l’artista fu di poche parole ed Ezio non lo forzò ad intavolare un discorso, dato che era ancora visibilmente sotto shock.
Leonardo aprì la porta di casa con mani tremanti, per poi voltarsi verso Ezio che era rimasto fuori dalla porta. –Ti prego…non tornartene alla Rosa in Fiore…-disse l’artista. Sembrava quasi una supplica.
-Devo avvisare gli altri…o si preoccuperanno se non mi vedranno tornare…-
-Allora torna almeno qui per dormire…-disse abbassando lo sguardo, per non mostrare quell’animo carico di gelosia, misto a paura.
-Leonardo…-disse Ezio, sollevando il mento del compagno per guardarlo negli occhi. –Non andrò a letto con nessun altro, te lo prometto…-
Appoggiò con delicatezza le labbra su quelle del pittore, prima di voltarsi e sparire in pochi balzi, inghiottito nel buio della Roma notturna.
Leonardo risalì le scale dispiaciuto, non certo rincuorato dalla promessa del suo amante. Oltretutto, complice lo spavento avuto da poco, sapeva che il sonno avrebbe tardato a raggiungerlo e ad avvolgerlo nella sua inebriante coltre.
Ezio, invece, una volta lasciata la casa del pittore, tornò alla Rosa in Fiore nel giro di una decina di minuti.
Quando gli altri notarono la sua manica sporca di sangue, gli domandarono cosa fosse accaduto.
-Un ladro al servizio dei Borgia ha aggredito Leonardo…voleva ucciderlo, dato che aveva poco denaro con sé…-spiegò Ezio.
Gli altri annuirono preoccupati a qual racconto, sebbene rincuorati dal fatto che i loro confratelli fossero sani e salvi e che ci fosse un servo dei Borgia in meno in circolazione.
La serata procedeva in allegria, tra sesso e vino, e man mano che le ore passavano, sempre meno clienti restavano al piano terra, per recarsi a quello superiore con una o più cortigiane.
Ezio, ormai stanco, cercava un modo per svignarsela e non dare nell’occhio. Si apprestò così a salire al piano di sopra. Una delle cortigiane che meglio conosceva, vedendo che si stava intrufolando in una stanza da solo, gli si avvicinò volitiva, esponendo le sue grazie, malcelate dall’abito succinto.
-Il mio signore desidera compagnia, questa notte?-chiese sensuale, alitando sul suo volto.
Ezio percepì il suo fiato caldo viso, sentendo uno strano calore scaldargli il basso ventre. La brama del sesso iniziava pericolosamente a farsi sentire.
Eppure ricordò la promessa fatta a Leonardo. Anche se, a pensarci bene, il pittore non avrebbe mai saputo del suo tradimento. Guardò nuovamente il seno prosperoso della ragazza, passandole una mano sul fianco, mentre lei iniziava a suggere con delicatezza il lobo dell’uomo.
Ezio aprì la porta della camera e la prostituta lo seguì all’interno, mentre tenendolo per mano, lo conduceva verso il letto. Lì si buttò su Ezio, iniziando a spogliarlo con lentezza. Anche l’assassino si applicò a togliere i pochi vestiti che aveva la cortigiana. Ormai a torso nudo, la ragazza poteva fieramente osservare la prorompente erezione di Ezio, che si intravedeva dalla stoffa dei pantaloni.
Ma quando la ragazza fece per toglierla dalla morsa degli abiti, l’assassino le bloccò il polso con un gesto repentino, ma delicato della mano.
-Ti prego…-disse con la voce roca per l’eccitazione. –Fermati…-pronunciò inaspettatamente l’assassino.
-Cosa?-chiese la cortigiana, credendo di aver capito male.
-Vai via, ti supplico…-disse Ezio, quasi dolorosamente. –Ho promesso…-
-Allora avevo ragione a dire che Ezio Auditore ha trovato l’amore…-disse la cortigiana. –Come desideri…-disse con un lieve inchino, mentre raccogliendo le sue cose, si rivestiva e lasciava la stanza.
Ezio, in silenzio, giaceva abbandonato supino sul letto, la camicia aperta e una dolorosa eccitazione costretta tra la stretta stoffa. La liberò, sbottonando i pantaloni e lasciando che il suo membro svettasse in alto, sfidando la gravità. Strinse la destra sulla sua durezza, gemendo per quel tocco delicato, ma al tempo stesso deciso. Come si era ridotto, a sfogarsi in quel modo!
Eppure la prima cosa a cui pensò in quel momento di piacere fu Leonardo. Di nuovo. Si bloccò.
Gli era venuta un’idea migliore. Si rivestì in fretta, sebbene l’erezione ancora dirompente gli causasse un certo fastidio, costretta in mezzo gli abiti. Gliel’avrebbe fatta pagare a quel pittore da quattro soldi! Così avrebbe capito cosa significa lasciare Ezio Auditore con il pene duro!
Uscì dalla finestra e mentre correva sui tetti, già pregustava il trattamento che avrebbe riservato a Leonardo. L’eccitazione, complice quei pensieri poco puri in cui si stava beando, non voleva proprio saperne di abbandonarlo.
Giunse a casa in breve tempo ed entrò dalla finestra. Leonardo lo sentì entrare, proprio mentre era nel suo dormiveglia. Aprì gli occhi, vedendo Ezio che si era già tolto cappa e stivali ed iniziava a svestirsi con una certa foga.
-Che stai facendo?-chiese Leonardo.
-Ho voglia di fare sesso…-disse Ezio con voce arrochita dal piacere.
Solo quando l’assassino fu illuminato dalla luce lunare, Leonardo capì quanto il suo compagno fosse voglioso, osservando la stoffa rigonfia dei suoi pantaloni.
Sorrise malizioso ad Ezio, mentre lo accoglieva nel suo letto, nudi, pelle contro pelle.
Ezio sospirò eccitato nell’orecchio del compagno: quella notte il suo corpo non bramava altro che selvaggio sesso…
Il
giorno
successivo, dopo le baldorie della notte precedente, tutti gli
Assassini si
ritrovarono come di consueto al loro Covo. La mattina era ormai quasi
conclusa,
quando furono finalmente tutti riuniti.
La notizia
dell’aggressione di Leonardo era già nota a tutti
e quando l’artista entrò,
molti andarono gentilmente a sincerarsi del suo stato.
Leonardo, da
uomo gentile, qual’era, non smetteva di ringraziare tutti
quelli che si
prodigavano nel domandare della sua salute.
-Sono
contenta che stiate bene, Leonardo!-disse un’adepta
avvicinandosi e stringendo
a sé l’artista. Era una ragazza che amava molto la
pittura e spesso si
dilettava a osservare Leonardo all’opera.
-Vi
ringrazio, infinitamente, cara Giulia…-
-Immagino il
vostro spavento…fortuna che il Maestro vi ha salvato in
tempo…-disse ancora l’adepta.
-Già…-rispose
semplicemente Leonardo.
-Già un
corno…-esclamò Domenico, uno degli ultimi adepti
di Ezio. –Perché qualcuno deve
sempre rischiare la vita per salvare il culo di questo
frocio?-gridò con astio,
forse per risentimento personale verso il pittore, forse per pura
omofobia.
Quasi tutti
nella stanza sentirono quelle parole.
Cadde un
silenzio irreale, quasi di tomba. Nessuno aveva il coraggio di fiatare
a quelle parole.
Neppure Leonardo,
che rimase completamente spiazzato, la bocca semi-aperta.
Ezio, non
credendo alle sue orecchie, si voltò verso il suo
adepto:-Cosa hai detto,
prego?-
Domenico si
voltò verso l’Auditore:-Se mi concede il mio
parere, Maestro, vi dico che mi
sembra inutile che voi rischiate la vostra preziosa vita per salvare un
finocchio che non ci serve a nulla in questa battaglia…-
Gli occhi di
Ezio si ridussero a due fessure colme d’odio.
-Se avessi
un decimo del cervello di Leonardo, forse capiresti perché
il suo genio ci è
tanto utile…-disse il Maestro Assassino
sputando tutto l’odio che provava. –Chiedigli
immediatamente scusa…-sibilò-
-No.-rispose
prontamente lo sfacciato Domenico. Se non fosse stato un adepto o un
confratello l’avrebbe già ammazzato
dall’inizio.
-Devo forse
ricordati che il Maestro ha rischiato la sua vita per salvare anche il
tuo di
culo? Altrimenti le guardie dei Borgia ti avrebbero ammazzato, il
giorno che ti
ho reclutato…-
-Io almeno
so battermi di spada…-disse Domenico, prepotente.
-Domenico,
chiedigli scusa, prima che venga a sgozzarti come un lurido
maiale…-disse Ezio,
ormai fremente di rabbia. Fece scattare a vuoto la lama celata.
-No! Io non
chiedo scusa ad uno che lo prende nel culo!-gridò,
sconvolgendo ulteriormente
gli spettatori di quella scenata immonda.
Con uno
scatto fulmineo Ezio si ritrovò a puntare la lama alla gola
dell’adepto, prima
ancora che quest’ultimo lo realizzasse.
-Chiedigli
scusa o questa lama sarà l’ultima cosa che
sentirai…-disse tremando di rabbia.
Fece sentire il filo della lama alla morbida pelle del collo di
Domenico,
premendola con delicatezza. –E lo sai che lo
farò…-
Tutti
rimasero col fiato sospeso, sapendo dal primo all’ultimo che,
se Domenico non
avesse chiesto scusa, Ezio l’avrebbe ammazzato davvero.
L’adepto
deglutì. –Chiedo scusa…- Un soffio.
-Più forte,
non abbiamo sentito!-disse Ezio, parlando a nome anche di tutti gli
altri.
-Chiedo
scusa…-gridò allora Domenico, vedendo la morte
così vicina. Ezio lo lasciò
andare, scagliandolo sul pavimento con rabbia.
-Finirai
dritto in cella…poi dovrò pensare alla tua
punizione…-disse il Maestro con tono
severo. –Guai a chi si permetterà di insultare
nuovamente un confratello, perché
la prossima volta non sarò così
clemente…con nessuno di voi!-disse facendo
passare lo sguardo su tutti i presenti.
Leonardo,
chiuso nel suo mutismo, teneva lo sguardo abbassato, imbarazzato da
quella
situazione. Dunque erano tutti a conoscenza della sua inclinazione?
Realizzarlo, lo mise ulteriormente a disagio.
-Anzi…ora
che ci penso, mi è venuta
un’idea…-disse Ezio con un ghigno crudele,
voltandosi
verso Domenico. –Conosco due galeotti del distretto del foro,
che non
vedrebbero l’ora di divertirsi con te, stasera…-
Lo sguardo dell’assassino
luccicava pericolosamente. –E ti posso assicurare che io sono
minuto in
confronto al più piccolo dei due…-disse, mentre
un sorriso sadico gli illuminava
il volto.
-Non starete
parlando sul serio, vero?- domandò l’adepto, con
lo sguardo preoccupato e gli
occhi spalancati.
-Oh…lo
scoprirai molto presto…-disse Ezio, per poi rivolgersi a due
robusti adepti. –Portatelo
in cella e riportatemi la chiave…-
I due
presero di peso Domenico e lo trascinarono via dalla sala, mentre
questo urlava
disperato:-Noooo! Vi supplico…Noooo!-
La sala
rimase nuovamente in silenzio, poiché nessuno osava fiatare.
Fu allora che il
Maestro prese nuovamente parola:-Siamo fratelli, tutti noi che siamo in
questa
stanza!- disse allargando le braccia. –E non è
tollerato denigrare i propri
compagni! Altrimenti riceverete tutti il medesimo trattamento,
è chiaro? Ognuno
è libero di vivere la propria esistenza come meglio crede.
E’ il nostro stesso
credo a dircelo, ve lo siete dimenticato?- chiese retoricamente.
–E noi non
possiamo abbandonare le semplici regole del nostro credo. Nulla
è reale, tutto
è lecito.- concluse l’assassino, prima di andar
via, abbandonando la sala e
lasciandosi dietro un mormorio confuso di voci.
Ezio risalì
la scala, per arrivare in un piccolo studio personale che adibiva anche
a
camera da letto, quando era necessario restare al Covo per la notte. Le
mani
gli tremavano ancora per la rabbia, deluso di non averla potuta sfogare
conficcando la lama nel collo dell’adepto.
Aprì la
finestra, per far sbollire quel furore, mettendosi ad osservare il bel
panorama
romano che si stagliava davanti ai suoi occhi. Rimase in quella
posizione a
lungo: non avrebbe tollerato di ridiscendere e confrontarsi con i suoi
confratelli
Fu dopo
diverso tempo, che sentì bussare alla porta della camera.
–Chi è?- chiese Ezio.
-Sono io…-disse
semplicemente l’altra voce. Era il suo Leonardo.
-Entra…-disse
l’assassino, continuando a rimanere voltato verso la
finestra. L’artista
richiuse la porta alle sue spalle, per poi avvicinarsi al compagno,
mettendosi
ad osservare con lui la distesa della città.
-Pensi che
abbia esagerato con Domenico?-chiese.
-Non lo so…gli
altri dicono che hai fatto bene…-disse timidamente Leonardo.
-E tu cosa
ne pensi?-
-Io…io…non
lo so…so solo che è stato molto
imbarazzante…-
-Credi
davvero che nessuno sospettasse della tua omosessualità?-
Leonardo,
non rispose. Ezio aveva ragione…dopotutto erano anni ed anni
che conosceva
quelle persone. Era difficile che non si fossero accorti delle sue
tendenze
sessuali…Mai una ragazza, mai nemmeno una
prostituta…
L’artista
sospirò. –Grazie per avermi difeso…-
-Non devi
ringraziarmi…A noi Assassini non devono importare queste
sciocchezze, Leonardo.
Siamo confratelli e ci rispettiamo per quello che siamo…Ti
vogliamo esattamente
così come sei…-disse Ezio saggiamente.
–Soprattutto io…-aggiunse con tenerezza,
sfiorando una guancia del compagno.
-Pensi che
sappiano anche di noi?-chiese l’artista.
-Non lo so…e
non me ne curo. E probabilmente neppure a loro importa cosa faccio
nella mia
camera da letto…sebbene credo che abbiano capito che non mi
interessano solo le
donne…-disse con un sorriso. -La reazione che ho avuto oggi
sarebbe stata un po’
eccessiva per un eterosessuale, non credi?-
Anche
Leonardo sorrise, incredibilmente avvolto dallo sguardo sensuale e
penetrante
del compagno.
Dio, quanto
lo amava…e poteva ogni giorno ringraziare il cielo, quando,
aprendo gli occhi
al mattino, lo trovava nudo al suo fianco.
Socchiuse
gli occhi, spingendo le labbra verso quelle di Ezio, incontrandole in
un
brivido assolutamente ineguagliabile.