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Autore: Severa Crouch    09/01/2012    3 recensioni
La storia inizia il 1 settembre 1981, un anno decisivo per il mondo della magia. Di li a poco cadrà il Signore Oscuro. La protagonista, Alice Leroux, è una Serpeverde del settimo anno alle prese con i MAGO, con il clima che si respira nella sua casa, ma soprattutto questo è l'anno in cui dovrà affrontare la perdita della sua migliore amica, Lily Evans. Il riavvicinamento al suo vecchio compagno di studi e mentore, Severus Piton, porterà Alice a fare delle scelte che condizioneranno la sua vita, in bilico tra luce e oscurità.
È la mia prima fanfiction, spero che vi piaccia. Non ho modificato la trama della Rowling tutto è esattamente come appare nei libri, se verificate torna tutto. Ho solo lavorato sui punti che Harry Potter non ha vissuto e che non poteva o doveva conoscere. Ho messo What if perchè nei libri la mia Alice non c'è, però potrebbe esserci.
Il primo capitolo introduce Alice e il mondo in cui si muove, necessario per capire bene chi è la protagonista, dal secondo in poi arriveranno personaggi più conosciuti.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'orizzonte degli eventi'
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Capitolo 9 – Il matrimonio di Charlotte

 

La settimana volò con gli ultimi preparativi per il matrimonio. Alice era stata costretta a mettere via i libri, le pergamene, ingredienti, fialette e qualsiasi cosa riguardasse le sue ricerche. La sua stanza adesso splendeva “come si conviene ad una strega per bene”, secondo la definizione data da Charlotte.

Giovedì pomeriggio arrivarono Sabina, William e il piccolo Arthur.

William era così contento di non essere più l'unico genero in famiglia, girava per la casa con la sua andatura salterina e per la gioia si mise a ballare con la signora Leroux, mentre arrivava in soggiorno con un vassoio di muffins. William era un ragazzo allegro e solare, esattamente come Sabina. A differenza della moglie, la sua era la tipica bellezza britannica, capelli castano chiaro e occhi color nocciola, portava un paio di baffi e una barba incolta che lo faceva sembrare un po' alternativo. William era un mago in gamba, da giovane era stato smistato in Tassorosso, conosceva molte lingue, oltre quella dei Folletti, parlava anche il Marettimo e stava studiando la lingua dei Giganti. La conoscenza di queste lingue sarebbe stata fondamentale per fare carriera nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Sabina e William erano definiti una coppia molto simpatica, anche se spesso si divertivano a prendere in giro Alice, la quale tendeva a fuggire da loro.

In serata iniziarono a giungere altri parenti e venerdì pomeriggio all'ora del tè si presentò Severus, puntuale come un orologio. Nel suo abito nero risultava austero ed elegante al tempo stesso. Salutò i genitori di Alice, in particolare, si trattenne a parlare con il signor Leroux di cui aveva letto e apprezzato tutti i libri.

“Presenti il fidanzato a papà?”, disse Sabina spuntando dalla cucina con i pasticcini per il tè. Piton e Alice si voltarono nello stesso istante rivolgendole un'occhiata gelida. Il signor Leroux, dal canto suo, non si scompose: “Devi perdonarla, mia figlia Sabina, per quanto sia cresciuta, ha mantenuto l'insolenza che aveva fin da ragazzina. Non darle retta, adora le provocazioni. Ora andate a prendere il tè in giardino, avete cose più importanti da discutere di questo matrimonio. Detto tra noi, non vedo l'ora che finisca tutto quanto, le donne di questa casa sembrano impazzite. Solo Alice è rimasta normale!”.

Uscirono a passeggiare nel parco, Alice sorrise e gli disse: “Grazie di essere venuto. Potevi arrivare domenica stessa, ma sei venuto per il matrimonio. Praticamente ti devo la vita”, Piton le sorrise: “Sei la solita esagerata, ma hai ragione. Le tue sorelle sono proprio noiose. Ti hanno messo sottochiave tutti i libri, eh?”

Alice gli rivolse un sorriso complice e disse: “Così pensano. Ho fatto un Incantesimo Restringente a questa borsa e dentro c'è praticamente tutta la mia biblioteca, pergamene comprese”.

“Signorina Leroux, sono colpito: è riuscita a mettere in scacco le sue terribili sorelle!”, disse Piton quasi divertito. Poi estrasse dal suo mantello un libricino: “Comunque mi ero premunito con una lettura che volevo farti vedere. E' sul Bezoar, è molto antico e pare che possa effettivamente servire ai nostri scopi”, le disse mostrandole la pubblicazione.

“Bene, allora non ci resta che scoprirlo da domenica sera!”, disse Alice finalmente un po' ottimista.

L'indomani fu il grande giorno: la casa era in fermento fin dalle prime ore del mattino. Gli ospiti si preparavano, i vicini sarebbero arrivati a momenti e la cappella di famiglia era pronta per la cerimonia, addobbata con un tripudio di fiori, mentre per la casa danzavano le fate, che rendevano l'atmosfera unica.

Piton camminava su e giù per l'ingresso, sentendosi profondamente a disagio con l'abito da cerimonia: non amava le feste, ancor meno i matrimoni. Cercava di distrarsi guardando i quadri appesi alle pareti, che rappresentavano gli antenati dei Leroux e dei Lari: famosi maghi italiani e francesi lo scrutavano dalle pareti e parlottavano di lui nelle loro lingue.

“Dicono che sei molto elegante”, mentì una voce familiare.

Alice gli sorrideva, indossava un bellissimo vestito color lavanda, i suoi capelli erano raccolti e dei boccoli, creati per l'occasione, le cadevano lungo le spalle, incorniciandole il viso. Il vestito era un lungo abito di seta, con due spalline leggere, simili a due petali di fiore, che le coprivano leggermente le spalle. Il corpetto le metteva in risalto la vita esile e la gonna scendeva morbida sui fianchi. Nel vederla Piton rimase senza parole: “Alice... quasi non ti riconosco, stai benissimo. Sono più che onorato di farti da accompagnatore”. “Hanno ragione i quadri, sei molto elegante. Il tuo abito ti sta benissimo. Vedrai, saremo impeccabili”, replicò Alice prendendo sottobraccio il suo accompagnatore e conducendolo fuori il palazzo, verso il giardino.

Mentre attraversavano il parco per recarsi alla cappella di famiglia, incontrarono Lucius e Narcissa Malfoy con il loro figlioletto in braccio. Lucius rimase sorpreso nel vedere Piton. I due si lanciarono uno sguardo sospettoso, poi intervenne Narcissa: “Alice, cara, come stai?”

“Bene, grazie, voi come state? Vedo che il piccolo Draco cresce!”, rispose Alice cordialmente.

“Sì, è un amore, inizia a rendersi conto della magia che ha dentro: diventerà un grande mago come suo papà! Tu piuttosto, ci sono novità?”, chiese Narcissa, che sapeva perfettamente quanto quegli stupidi convenevoli fossero necessari per smorzare l'atmosfera. Era un giorno di festa, stavano rientrando in società e non era assolutamente il caso di ripensare alla guerra, era tempo di andare avanti.

“Beh... Sì, quest'anno mi sono diplomata ad Hogwarts. Sto ancora aspettando l'esito dei M.A.G.O. Il professor Silente mi ha dato il permesso di svolgere delle ricerche ad Hogwarts e perfezionare la mia preparazione per diventare insegnante. Il professor Piton, qui presente, sarà il mio mentore”, disse allegramente, spiegando il perché della presenza di Severus Piton.

“È meraviglioso. Alice, siamo molto contenti per te. È evidente che buon sangue non mente: tuo padre è un illustre accademico, hai ereditato tutto il suo talento”, disse Lucius Malfoy, sollevato dalla spiegazione.

Insieme si incamminarono verso la cappella, poi si separarono, Alice e Piton presero dei posti dietro, sul laterale, in modo da potersene andare senza dare nell'occhio se la cerimonia si fosse dilungata troppo.

L'ingresso della sposa fu trionfale: Charlotte era bellissima, i suoi capelli biondi splendevano come l'oro ed il suo vestito era una favola di pizzi antichi lavorati a mano, un capolavoro di sartoria magica italiana combinata con il gusto e la raffinatezza francese. Alain era tenero, imbarazzato, emozionato e felicissimo nel suo abito da cerimonia. Sapeva che tutti gli occhi erano per la sposa.

Dopo lo scambio delle promesse, Alice e Severus uscirono fuori. La cappella era piccola, dentro faceva caldo e un paio di zie anziane di Alain reclamavano i posti a sedere occupati dai due pozionisti. Decisero di fare una passeggiata in modo da ingannare l'attesa. Continuavano a riflettere sul loro esperimento, a ripetere passaggi, ingredienti e proprietà di ingredienti. Ogni tanto, quando un dubbio assaliva qualcuno dei due, l'altro aveva sempre la risposta pronta per chiarirlo. La sintonia intellettuale era perfetta. Alice e Severus lavoravano insieme che era una meraviglia e se solo avessero potuto andare nel laboratorio con i loro calderoni, invece di stare in mezzo agli invitati, allora sarebbe stata festa anche per loro.

Finita la cerimonia si distrassero con il banchetto. Fecero un patto, si sarebbero tolti da eventuali situazioni imbarazzanti aiutandosi a vicenda, del resto erano amici. Le situazioni imbarazzanti avevano la consistenza di domande insistenti e la forma dei parenti o, in particolar modo, di Sabina.

Stabilirono che il modo migliore per tenere alla larga gli scocciatori era quello di sembrare sempre occupati con altre persone. Individuarono le “ancore”: il signor Leroux, che odiava le feste, Lucius e Narcissa Malfoy, che oltre ad esibire il pupo e cercare di ricostruirsi una reputazione, facendo dimenticare il periodo di seguaci di Tu-Sai-Chi, si annoiavano terribilmente; infine avevano individuato Messieur Leroy, insegnante di pozioni a Beauxbatons, che si era mostrato molto interessato alle loro conversazioni. In realtà anche lui si stava annoiando, sua moglie era una cara amica della signora Leroux ed era stato costretto a venire al matrimonio, aveva sentito nomi di pozioni, ingredienti e tempi di preparazione nelle conversazioni di Piton e Alice, ed aveva deciso che loro sarebbero stati la sua ancora. Cercava riparo dalla moglie: una strega bionda che adorava la conversazione ed insisteva per presentare al marito chiunque le capitasse a tiro.

Grazie a Messieur Leroy, Alice e Severus riuscirono ad avere un ulteriore parere sui veleni e gli antidoti, pur senza parlargli della loro ricerca, su cui mantenevano il più stretto riserbo.

In serata, dopo il banchetto, Madame Leroy venne a reclamare il marito, che suo malgrado fu costretto a seguirla, lasciando Alice e Severus privi di ancora.

In fondo alla sala videro un gruppetto di streghe camminare nella loro direzione: era Sabina, in compagnia delle zie, la peggiore compagnia che si potesse immaginare. Alice guardò Severus, non sapevano cosa fare: i Malfoy erano troppo lontani e il Signor Leroux stava parlando con un funzionario del Ministero della Magia. Pressata dal bisogno di allontanarsi dalla sorella, Alice azzardò: “Beh, Severus, balliamo. Non c'è altro rimedio. Mi concedi questo ballo?”, disse con un sorriso che cercava di nascondere la sua preoccupazione. Piton la guardò, e quando Sabina e le zie stavano per chiamarli, disse: “Con piacere”. Si avviarono verso la pista da ballo.

L'intesa che c'era nello studio esisteva anche nel ballo: non potevano essere considerati dei ballerini, erano un po' rigidi ma i passi erano corretti e nessuno pestò il piede all'altro, cosicché riuscirono a fare una discreta figura. Mentre ballavano si scambiavano battute sarcastiche sui presenti, specie su Sabina e le zie, che erano rimaste a bocca asciutta.

Finito il ballo, approfittarono di un momento di distrazione delle “seccatrici” per andare in giardino a prendere una boccata d'aria.

Il cielo era di un blu scuro molto profondo, si vedeva solo un piccolo spicchio di luna e le stelle risultavano più luminose che mai. Alice e Severus iniziarono a camminare e si fermarono una volta che si trovarono un po' in disparte. Il volto di Severus si era rabbuiato. “Cosa c'è Severus? Che ti succede?”, chiese Alice preoccupata.

“A volte penso di non meritarmi serate come queste. Non dopo quello che è successo”, rispose cupo. Alice con uno sguardo pieno di comprensione gli disse: “Non puoi punirti per sempre Severus, devi andare avanti. Quello che è successo era inevitabile”

“Ma se io quel giorno non le avessi detto quelle parole, se solo avessi mantenuto un po' di auto controllo?”, replicò Severus. Quella scena lo torturava, se l'era immaginata mille volte ed altrettante volte si era maledetto per quelle parole. Lì era iniziato tutto.

“Sev, come potevi? Continuavo a stupirmi per il tuo autocontrollo. Potter ed i suoi sodali ti davano il tormento ovunque andassi. Ti usavano come fantoccio su cui fare sfoggio delle loro abilità magiche. Lily ti difendeva e tu questo non lo sopportavi, involontariamente lei non faceva altro che convalidare i giudizi di Potter”.

Piton la guardò stupito, non aveva mai parlato di quelle vicende, le chiese: “Tu come sai?”, “Quel giorno, avevamo appuntamento vicino al lago, dopo la fine del tuo G.U.F.O. Ero un po' in ritardo, quando arrivai vidi Potter che ti alzava in aria, Lily che interveniva per difenderti e tu che le urlasti tutto. Attraversai il parco di corsa, volevo arrivare in tempo per fermarti, ma non ci riuscii. Nei giorni seguenti provai a farti fare pace con Lily, la pregai di perdonarti perché eri arrabbiato, e volevi ferirla, e non pensavi quelle cose, ma erano le cose più offensive che ti erano venute in mente, perché da noi in Sala Comune le usavano tutti. Avrei voluto che tutto tornasse come prima”, spiegò Alice tristemente.

Gli occhi di Piton si allargarono per la sorpresa: “Tu hai fatto tutto questo? Perché?”

Con un velo di tristezza negli occhi e con molto candore gli rispose: “Perché eri così triste. Eri la persona più vicina a un amico che avessi mai avuto. Dopo il litigio ti sei chiuso in te stesso, rifiutavi chiunque, iniziasti a frequentare quei Mangiamorte e a dedicarti alle Arti Oscure. Poi litigammo ed io rimasi sola. O quasi, Lily fu molto gentile con me. Diventammo amiche, ogni tanto studiavamo insieme, capiva la mia tristezza. Dopo il diploma continuammo a scriverci, poi Tu-Sai-Chi iniziò a darle la caccia e rimandammo le nostre lettere ad un tempo migliore. Purtroppo non è arrivato. Non sei l'unico a cui manchi Lily, era una donna meravigliosa”.

Piton sentiva crescere una tristezza infinita dentro di sé, profonda. Finora aveva pensato al dolore che provava lui, non a quello causato agli altri, disse solo: “Io... io non... non sapevo. Mi odierai”

Alice, cercando di nascondere gli occhi inumiditi dalle lacrime, guardava i fili d'erba che sfioravano le sue scarpe, disse con tono calmo: “No, Sev, non ti odio. Erano tempi difficili e confusi. Molti grandi maghi hanno sbagliato e ora pagano il prezzo delle loro colpe... Solo che ogni tanto lei mi manca”.

Si abbracciarono, il dolore per la perdita, la tristezza e il rimpianto li univa. Restarono stretti, aggrappati l'uno all'altra per qualche minuto, poi tornarono verso la villa. La festa era finita.

   
 
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