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Autore: Shade Owl    10/01/2012    2 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Devon condusse Miley per le strade sudice e danneggiate accanto a palazzi in rovina, vuoti e tristi, dalle finestre buie e prive di alcuni pannelli di vetro, con persiane penzolanti e marce per gli agenti atmosferici e l’incuria. Su ogni cosa era posato un pesante strato di polvere, sintomo evidente dell’abbandono del luogo, eccezion fatta per una traccia di neve qui e là, caduta in quei giorni e non ancora sciolta. Un paio di pozzanghere in giro avevano iniziato a congelare per via della bassa temperatura e dell’alta quota. C’erano auto ai lati delle strade (ma anche nel bel mezzo della carreggiata) che recavano chiari segni di incidenti e di urti: portiere e finestrini sfondati, ammaccature, fanali distrutti, lamiere squarciate e tettucci sventrati a suon di artigli. Alcune avevano addirittura cappottato, o perso ruote, parabrezza e paraurti. Ogni tanto si vedevano le tracce scure di un vecchio incendio da tempo domato, e lo scheletro di una casa arsa fino alle fondamenta si ergeva a stento lungo una via, pericolante e quasi totalmente erosa dallo scorrere degli anni. L’asfalto era macchiato in più punti, e sagome bianche erano state tracciate accanto alle macchie, simili agli stickman dei videogiochi, ma molto più sinistri ed inquietanti.
L’atmosfera era tremenda.
- Questo posto mi mette i brividi!- esclamò Miley, infreddolita e a disagio, camminando dietro Devon, che la teneva per la mano - Perché siamo venuti proprio qui?-
- È l’unico posto che mi è venuto in mente.- rispose Devon - Ci sono tornato solo per necessità, altrimenti non l’avrei mai fatto. Resteremo solo per la notte, poi domani andremo da qualche altra parte, te lo giuro. Vediamo… sì, dovrebbe essere qui…-
Avevano raggiunto un portone sfondato anni addietro, di un vecchio edificio del tutto identico agli altri. Devon la condusse dentro e poi su per le scale, passando accanto a macchie secche e scure, ormai dimenticate anche dai parassiti, sulla cui origine Miley non voleva indagare.
- Perché siamo qui?- chiese la ragazza, mentre passavano accanto ad una scia nera che, dal pianerottolo del primo piano, saliva lungo il muro fino al piano di sopra accanto a loro, simile ad un sinisto corrimano - Perché questo edificio?-
- Perché casa mia era vuota.- disse il ragazzo - Il Divoratore di Anime l’ha solo un po’ strapazzata, ma è ancora quasi intera, e non c’è sangue, per quello che ricordo. Possiamo dormire lì.-
Raggiunto il terzo pianerottolo, Devon la condusse fino ad una porta nel mezzo del corridoio, scardinata come quasi tutte le altre, e segnata profondamente da quelli che sembravano artigli. Oltre, nell’ampio ingresso, c’era qualche mobile marcio, un vecchio divanoletto sfondato e diversi strati di polvere. Sopra ad una sudicia credenza, nell’angolo più lontano da loro, c’era un nido d’uccello completamente vuoto. Forse il suo proprietario era migrato.
- Darò una pulita e sistemerò il divano.- disse lui - Poi potremo riposare.-
Con la ragazza a debita distanza sistemò il divano e lo disinfestò dalle pulci e dalle cimici, poi pulì il pavimento, prese qualche legno dai vecchi mobili rimasti e accese un fuoco sotto la finestra.
I due si sedettero attorno al piccolo falò, ed il ragazzo spiegò a Miley perché erano scappati tanto di fretta. Lei non ebbe particolari reazioni quando seppe ciò che lui aveva sentito. Si limitò ad ascoltare in silenzio, mentre i suoi grandi occhi marroni guardavano un punto lontano, velati e distanti.
- Come stai?- chiese Devon.
- Sto bene.- rispose lei, laconica. Aveva lo sguardo fisso e fermo, e si rifiutava di guardarlo. Era certamente oltre il limite - Sto bene.- ripeté, come se si fosse scordata di averlo già detto.
- Ne sei sicura?- domandò il ragazzo, certo del contrario.
- Sì.- annuì lei, ancora con quell’espressione neutra.
Il suo atteggiamento cominciò a preoccuparlo. Ripensò a tutto ciò che era successo quel giorno: Skin, l’incontro con l’Alleanza delle Ombre, l’arrivo di Timmi a stanarli, il risveglio in casa di Liz Addley, la conoscenza di Daniel e dell’arcangelo Gabriele, la consapevolezza di stare causando una progressiva catastrofe che avrebbe colpito tutto ciò che eisteva...
- Sei a pezzi.- disse Devon - E non serve dirmi il contrario.-
Lei strinse i pugni, mentre la sua espressione diventava feroce.
- Ma certo che sono a pezzi…- disse lentamente, rabbiosa - Mi sto nascondendo da giorni, sono inseguita da dei pazzi assassini, con te che continui a chiedermi come sto…-
- Sono solo preoccupato per te.- spiegò lui.
- Fino ad ora, preoccupandoti per me mi hai solo messa in un mare di guai!- esclamò - Ti rendi conto di quanto siano lunghi tre giorni, quando ti stai nascondendo?-
- Sì, lo so.- ammise Devon - Ti prego, Miley… io voglio soltanto aiutarti.-
Lei gli voltò le spalle, arrabbiata e spaventata. Non riusciva più a sopportare quella situazione.
Tuttavia, si sentì anche dispiaciuta per essersela presa con lui: Devon, da quando era sbucato fuori, aveva veramente cercato solo di aiutarla. A differenza di Skin, che era apparso all’improvviso in una strada buia e deserta, o di Timmi, che aveva abbattuto una porta e l’aveva aggredita, lui si era fatto avanti in pubblico, in pieno giorno, mostrandosi piacevole, disponibile ed anche un po’ simpatico. Le aveva salvato la vita (anche se adesso non ne era del tutto sicura, considerando l’attuale situazione) più di una volta, mettendo a rischio la sua. Per ben due volte era stato ferito, una delle quali in modo piuttosto grave.
Non era colpa sua se l’Alleanza delle Ombre li aveva presi in giro entrambi (sempre che ci si potesse fidare delle parole di Timmi) o se il Sommo Concilio aveva deciso di ucciderla in caso di bisogno. Nessuno gli aveva chiesto di portarla via da loro. Era stata una sua deliberata scelta, e per farla era stato costretto a gettare via tutto ciò che aveva: la vita da Emissario delle Ombre, che per lui era significata tanto, la propria sicurezza e la possibilità di vivere tranquillo, lasciando oltretutto suo padre in mano al Sommo Concilio. In effetti, era più o meno nelle sue stesse condizioni.
- Scusami.- disse piano - Non volevo urlarti addosso.-
Devon scosse la testa, comprensivo.
- Lo so.- rispose - Non ti preoccuparti.-
- Sono sfinita, e mi piacerebbe poter tornare a casa.- ammise.
Lui annuì cupo, e non disse niente.
- Ora voglio dormire.- aggiunse lei, dopo un istante di silenzio.
Il ragazzo annuì ancora una volta, fissando il fuoco.
- Trovo delle coperte.-

Mentre la ragazza si stendeva sul divanoletto, lui si procurò un’amaca su cui sistemarsi. Rimase sveglio per qualche minuto, pensieroso: Miley era una normalissima ragazza di diciassette anni, che non aveva mai saputo, in tutta la sua vita, di ciò che aveva in corpo o di cosa esisteva appena oltre lo sguardo degli esseri umani. Il suo sfogo era perfettamente prevedibile, quindi. Anzi, era addirittura sorpreso che non fosse crollata prima, o che la perdita di controllo non avesse avuto una durata più lunga.
Sospirò tra sé, rigirandosi nell’amaca, in preda ad una forte sensazione di sconforto: perché proprio alle persone che meno le meritavano capitavano le peggiori disgrazie?
Sentì un piccolo singhiozzo provenire dal divano. Si alzò a sedere, e vide Miley, rannicchiata, che piangeva in silenzio, dandogli le spalle. Si alzò e si stese accanto a lei, passandole un braccio sulle spalle, stringendola per rassicurarla.
- Troveremo un rimedio.- promise.
Lei non gli rispose.

Ad alcuni isolati di distanza da loro, in un piccolo negozio abbandonato, una saetta irregolare si disegnò sulla parete più in fondo. Era sottile e splendente, di un’accesa tonalità azzurro cielo, che irradiò la propria luminosità nel resto della stanza, quasi fosse fatta di luce pura. Nella fessura, la quale si allargò leggermente fino a diventare un’autentica crepa, si insinuarono dita grosse come salsicce, che separarono con forza i due lembi, cercando di allargare la fenditura. Questa cominciò a gemere e ad allargarsi lentamente, finché non si aprì di più… molto di più.
Un corpo massiccio passò attraverso il passaggio che si richiuse all’istante alle sue palle e cadde a terra, frustando l’aria con la sua lunga coda sottile.
Il gigantesco essere si alzò in piedi, sfiorando il soffitto con la testa cornuta, e cominciò ad avviarsi verso l’uscita sfondata del negozio, trascinando la pesante clava dietro di sé.

Il mattino dopo (si svegliarono abbastanza presto, visto che il sole aveva appena cominciato a sorgere), Devon e Miley scoprirono di essere alquanto affamati, non avendo cenato la sera prima. Purtroppo, non avendo niente da mangiare furono costretti a tirare la cinghia e resistere: presto sarebbero andati da qualche parte per sfamarsi, e in ogni caso rimanere lì sarebbe stato sciocco.
Devon, appena sveglio, si allontanò di alcuni passi e gettò su se stesso un incantesimo che, a quanto le disse, avrebbe camuffato i suoi poteri, rendendoli difficili da seguire. Non avendo tuttavia la possibilità di fermarsi, incantesimi di protezione simili a quelli adottati per la sua casa sarebbero stati assolutamente inefficaci.
Di conseguenza, prima o poi li avrebbero trovati anche lì.
- Hai già pensato a cosa faremo adesso?- chiese la ragazza, infilandosi le scarpe.
- Non ne sono proprio sicuro, sinceramente.- ammise - Però so dove possiamo nasconderci, almeno per qualche tempo.-
- Ah sì? Ed è un luogo con l’acqua corrente, i termosifoni, i muri interi ed il frigo pieno?-
Devon sorrise tra sé: se era in grado di scherzare, allora forse stava un po’ meglio della notte prima.
- Forse, se troviamo qualcosa di adatto.- ridacchiò lui - Pensavo ad una grande città, qui sulla Terra. C’è pochissima magia, il che renderà difficile rintracciarti, e ci potremo confondere tra la folla. Basterà tenere basso il profilo e alta la guardia.-
Era appoggiato alla finestra, e sembrava piuttosto fiducioso delle sue parole. Miley sorrise, non del tutto convinta: aveva la sensazione che cercasse piuttosto di rassicurarla. In ogni caso non ribatté, cominciando a concentrarsi sull’altra scarpa.
Lui le sorrise brevemente di rimando e si voltò un momento per osservare il panorama, forse conscio che quella era l’ultima volta che vedeva Sleepy Creek e desideroso di osservarla meglio, per quanto devastata e spettrale fosse adesso. Poi si ritrasse di scatto, spalmandosi sulla parete, terrorizzato.
- Che c’è?- chiese Miley, allarmata.
- Prendiamo tutto e andiamocene!- esclamò sottovoce.
- Ancora?-
- Sì!- rispose lui - C’è qualcosa qui sotto! Grazie a Dio che ho guardato…-
- Cos’è?-
- Non ne ho idea, ma dobbiamo darci una mossa!- disse Devon - Il poco che ho visto non mi è piaciuto granché!-
- Potrebbe essere… il Sommo Concilio?-
Lui scosse la testa, come a dire che non ne aveva idea. Uscirono di corsa dall’appartamento e sentirono un rumore ansante e rasposo provenire dal fondo delle scale, accompagnato da dei passi pesanti e piuttosto sonori, simili a sassi contro i gradini. Qualsiasi cosa fosse, stava salendo.
- Presto, le scale antincendio!- disse piano lui, dirigendosi verso la fine del corridoio.
Oltre le numerose porte c’era una finestra rotta che dava su una scala arrugginita e traballante, la loro unica via di fuga.
Scavalcarono di corsa la cornice e cominciarono a scendere giù per la scaletta metallica, rapidamente ma cercando di non fare troppo rumore.
Devon non aveva visto benissimo la cosa, poiché era già entrata quasi del tutto nel portone quando aveva guardato fuori dalla finestra, ma se la sua intuizione era giusta allora avrebbero fatto meglio ad allontanarsi. Sperava solo che non li avesse notati, o che non fosse riuscito a sentire il loro odore…
Ci fu un verso orribile, diversi metri sopra di loro, e qualcosa abbatté il muro dell’edificio. I due si aggrapparono alla ringhiera della scaletta, la quale tremò parecchio, cercando di non cadere e allo stesso tempo di ripararsi dai detriti. Miley lanciò un grido, e Devon imprecò, poi ripresero immediatamente a scendere, senza più curarsi del rumore, mentre la struttura metallica, già destabilizzata dal crollo, tremava sotto i passi di un corpo lento e massiccio che arrivava da loro, scendendo come meglio poteva i pioli metallici, i quali minacciavano di cedere ad ogni scossa dell’intera struttura. Il suo orrido richiamo risuonò ancora, e qualcosa si abbatté sulla scaletta, che tremò più di prima. Qualche vite si ruppe o si staccò dal muro, e un paio di rampe si spezzarono con schiocchi secchi e rugginosi.
Raggiunta la fine si trovarono ad alcuni metri da terra; Devon spiccò un salto e rotolò sull’asfalto per assorbire il contraccolpo, poi si rialzò e prese al volo Miley tra le braccia, quando anche lei si lanciò.
- Andiamo!- esclamò la ragazza, prendendolo per mano.
- Un momento!- rispose lui, sguainando Chimaira.
- Vuoi fermarti a combattere?- gridò Miley - Adesso?-
- Non è mia intenzione!- esclamò in risposta.
Ora tocca alla capra. Pensò, stringendo la testa corrispondente.
Le venature della lama stavolta, anziché infiammarsi, brillarono di un’intensa luce giallognola e si staccarono dal metallo, diventando una sorta di copertura saettante.
Quando fu pronto colpì con forza il muro, provocando diverse crepe sulla facciata. La scaletta tremò terribilmente, ed alcuni sostegni cedettero. La creatura, tuttavia, non rallentò.
Il ragazzo colpì di nuovo, e stavolta fece franare alcuni mattoni, mentre molti altri sostegni si staccavano dalla parete ed il mostro, stavolta, si fermò per aggrapparsi alla ringhiera. Devon sferrò il colpo definitivo, e la scala antincendio cedette del tutto, crollando verso il basso con il mostro sopra, tirandosi dietro una parte della parete. La creatura si schiantò sull’asfalto con un disgustoso scricchiolio spezzaossa, sollevando una nuvola di polvere e calcinacci, mentre mattoni e metallo gli cadevano addosso. La bestia, non ancora morta, cominciò a lamentarsi atrocemente sotto le macerie.
- Andiamo, presto!- disse Devon.
I due corsero fino ad un vecchio parcheggio pieno di carcasse di auto, completamente distrutte o bruciate, si accovacciarono vicino ad una vecchia Ford Escort e si Proiettarono via.

***

Timmi, Skin, Darth e Trys comparvero nel bel mezzo della strada asfaltata che conduceva dentro la minuscola cittadina di Sleepy Creek, seguendo le indicazioni del Fantasma che, dopo aver passato praticamente tutta la notte a cercarli, era riuscito a ricostruire il percorso che avevano fatto dal palazzo del Sommo Concilio fino a lì: poteva non sembrare, ma quella dannata porta magica era dotata di molte misure di sicurezza per impedire che gli agenti in missione segreta venissero seguiti.
L’inconveniente, tuttavia, era quello di perdere di vista chi non avrebbe dovuto allontanarsi.
Timmi aveva già speso qualche decina di minuti ad imprecare e maledirsi quando si era accorto della loro fuga (e a minacciare ogni singola estremità del corpo di Jo con la Fiaccola e gli artigli), e si era subito messo in moto per cercarla con l’aiuto degli altri.
- L’ha portata qui?- chiese stupito il Darth, guardandosi attorno e aggrottando la fronte sotto i capelli rossi - A Sleepy Creek? Con tutti i posti che ci sono al mondo?-
- È inutile che guardi me, io seguo solo le tracce.- rispose pacato Skin - Probabilmente è il primo posto che gli è venuto in mente. E, diciamocelo, è stata una buona idea, qui non rischiava di veder comparire lui.- e fece un cenno verso Timmi.
Il mezzodemone stava guardando la città fantasma davanti a lui con sguardo rabbioso, le mani affondate nelle tasche dei jeans.
L’idea di ritrovarsi lì lo irritava. Quando avevano attraversato la porta magica, una volta identificato il percorso, aveva pensato di essere pronto, di poter entrare in città senza troppi problemi. Dopotutto, aveva già accettato di avere un demone nel proprio corpo, di aver dovuto uccidere suo fratello per il bene di tutti e di non poter fare a meno dei propri poteri, per quanto pericolosi potessero essere. Una quisquilia come un viaggetto a Sleepy Creek non avrebbe dovuto preoccuparlo… in teoria.
Serrò convulsamente i pugni dentro i pantaloni, abbracciando con sguardo cupo l’intero paesaggio devastato, che ancora portava su di sé i segni del passaggio di Kyle. Erano anni che non tornava più lì: l’ultima volta che si era trovato da quelle parti si era trattato di una visita obbligata, in quanto doveva cancellare il suo nome dai registri anagrafici.
- Se vuoi possiamo fare da soli.- disse Trys, distogliendolo dai suoi pensieri - Così puoi ricominciare a strangolare Jo. Ho delle corde da impiccagione a casa che…-
- Trys, non rompermi le scatole.- sbuffò Timmi - La responsabilità di quei due è mia, quindi vengo anch’io.-
- Ancora non ho capito dov’è la tua squadra, però.- disse Darth.
- A dormire.- rispose acido lui - Jo è meglio se resta in panchina finché non mi passa l’attacco di bile. E gli altri erano ben contenti di farsi una dormitina, li ripaga della vacanza interrotta. Nadine ha protestato un pochino, ma le ho promesso di non tagliarli fuori, e comunque…-
Si interruppe poco prima di dire che non li voleva attorno anche per un altro motivo: quando aveva saputo di dover tornare a Sleepy Creek un’altra volta, aveva deciso che era meglio farlo da solo. Era già abbastanza brutto stare lì, per lui, ma non avrebbe mai sopportato la loro stucchevole e stomachevole (benché sincera e benigna) compassione. Anche quella che sentiva da Trys e gli altri lo seccava. Non voleva la pietà di nessuno, non per rifiuto puro quanto perché aveva imparato a cavarsela da solo, in quelle circostanze, e preferiva che le cose restassero così.
- E il tuo capo, lo sceriffo Owens?- chiese Skin, probabilmente per cambiare argomento.
- Oh, lui se la spassa con un clone magico da più di una settimana.- rispose, stringendosi brevemente nelle spalle - Non si accorgerà di niente, da me non succede nulla se non lo voglio io. Ora possiamo andare?-
Il gruppo si inoltrò nella piccola cittadina vuota, percorrendo le strade silenziose. Timmi si guardava attorno con scarso interesse misto a malinconia: quella, molto tempo addietro e per pochi anni, era stata la sua casa, prima che Kyle la facesse a pezzi massacrandone gli abitanti. Adesso era solo un rifugio per animali selvatici, insetti e polvere, piena di macerie, sangue putrido, sagome di gesso e rifiuti.
Una città fantasma che ogni tanto attirava turisti in cerca di luoghi macabri, ragazzini che credevano di venerare Satana per essere forti e potenziali serial killer in cerca dell’ispirazione. Non c’era più niente, per lui, tra quelle mura in rovina, ed era d’accordo con gli altri su una cosa: Devon, portando Miley lì, non avrebbe mai rischiato di incrociarlo, senza Skin a dirgli dove cercare.
Per avere qualcosa da fare che non fosse seguire il suo amico o compatire quel luogo freddo e vuoto (per non dire compatire se stesso), alzò il naso in aria e cominciò a fiutare in giro, alla ricerca di qualsiasi traccia degna di nota.
- Sento il loro odore.- dichiarò - Posso dire con certezza che sono passati di qua, non più tardi di ieri sera.-
- Bene.- disse Skin - Allora è meglio se continui tu. L’odore è più difficile da nascondere delle tracce magiche. Seguilo finché riesci a sentirlo.-
Lui annuì.
- Okay.-
Sniffò un po’ nei dintorni e poi ricominciò a camminare, ricorrendo all’olfatto da demone che si ritrovava, talmente sviluppato da consentirgli di scovare una preda a chilometri di distanza. Adorava riuscire a sfruttare a proprio piacere tutte quelle caratteristiche minori. Non aveva ancora il completo controllo su tutti i suoi poteri (se si arrabbiava troppo finiva col modificare almeno parzialmente il proprio aspetto, e ancora non sentiva il caldo o il freddo come gli altri), ma poter vedere meglio di chiunque e avere un odorato e un udito come i suoi non era affatto male.
Condusse il gruppo fino a un portone sfondato, e lì si fermò un momento, sentendosi decisamente perplesso: l’odore dei ragazzi non era più solo.
- Che c’è?- chiese Trys - Finita la traccia? Possiamo cambiare nastro?-
- No…- rispose lentamente lui - Ma si è aggiunta la… cacca di mucca.-
Il trio alle sue spalle si scambiò un’occhiata stupita ed incredula.
- Eh?- chiesero in coro.
- Cacca di mucca.- annuì il mezzodemone - E pure parecchia… qui qualcuno ha dato di intestino dopo una settimana di stitichezza, ve lo dico io…-
E cominciò a salire su per le scale, diretto ai piani superiori. Lungo il tragitto l’odore divenne tanto intenso che ormai cominciavano a sentirlo tutti quanti: c’era davvero puzza di bovino.
Quando raggiunsero il terzo pianerottolo, Timmi si fermò di nuovo.
- Qui la traccia si divide.- annunciò - La cacca di mucca è salita di sopra, e i nostri fuggitivi si sono fermati qui.-
E proseguì lungo il corridoio, fino ad entrare in una porta aperta sulla sinistra. Lì trovarono i resti di un piccolo fuoco, un divanoletto pieno di coperte nuove e un’amaca.
- Hanno decisamente passato la notte qui.- disse Skin.
- Però, sei bravo a constatare l’ovvio.- sbuffò Timmi.
- Il fuoco è ancora tiepido.- annunciò Darth, che era andato a controllare, inginocchiandosi e mettendo una mano a debita distanza dai legni bruciati - Direi che non si è spento da molto. Forse sono appena andati via.-
- Con la magia possono essere andati ovunque.- disse Trys - Che poi corrisponde a nessun luogo… quindi forse non sono da nessuna parte, come io e Darth vent’anni fa. Non è un brutto posto, ma un po’ vuoto… però c’è spazio per la tua collezione di vertebre di moffetta. Oppure potrebbero essere da qualche parte, magari a Honolulu. Non sarebbe male, lì fa un po’ più caldino…-
- Bhè, comunque hanno lasciato la stanza a piedi, sento ancora il loro odore.- disse Timmi, uscendo e ignorando i deliri dell’amico - Venite, da questa parte.-
Li portò fino al fondo del corridoio (con Trys che proseguiva il proprio monologo), e lì trovarono la parete crollata, lasciando un buco nel corridoio e in sei appartamenti diversi. Finalmente, il Folletto si interruppe per lanciare un fischio sommesso
- Però…- commentò Trys, guardando il danno - Kyle si è scatenato, qui. Cos’è, non gli andava di fare le scale? Perché poteva usare l’ascensore… ah, già, qui non c’è…  ma poteva fare il condono e…-
- No, questo non l’ha fatto lui.- disse Timmi, mentre Darth gli dava un cazzotto sulla testa per zittirlo - Non c’era quando venni a cancellarmi dai registri dell’anagrafe e a setacciare la città in cerca di indizi sull’accaduto. E poi, sento di nuovo la cacca di mucca.-
- Ancora?- sbuffò Darth - Secondo me ti sono andati a male i seni nasali.-
- Ah, sì? E allora guarda laggiù.-
Sotto di loro c’era un cumulo di macerie, tra le quali si vedevano alcuni arti scuri e pelosi agitarsi debolmente. Un flebile lamento si levava da lì.
- Cos’è?- chiese il Templare, aggrottando la fronte.
- Boh.- rispose Skin - Tanto vale dare un’occhiata.-
Lui, Darth e Trys si calarono giù con la magia, ma Timmi optò per una via più rapida: spiccò un piccolo salto ed atterrò quasi in piedi sull’asfalto, senza farsi un graffio.
- Esibizionista…- commentò il Skin quando lo ebbero raggiunto.
- No, ho solo stile.- e guardò la cosa tra le macerie, che si stava agitando un po’ di più e aveva aumentato il volume dei lamenti.
Da sotto il cumulo di mattoni videro spuntare delle grosse e lunghe (oltre che affusolate) corna bovine, mentre un enorme corpo peloso si dibatteva debolmente. Era quasi impossibile distinguere granché del suo aspetto, coperto in quel modo dalle macerie e dalle ferite.
- Cos’è?- ripeté Trys - Sembra davvero una mucca… e puzza come una mucca… no, come cinque mucche… ma dall’aspetto sembrerebbe di più un mucco.-
- Un Minotauro.- disse Skin - Come c’è arrivato quaggiù?-
- Se intendi sulla strada, deve essere stato Devon a farlo cadere.- disse Timmi - Deve aver stanato lui e Miley, e per tutta risposta l’hanno buttato di sotto. Se invece mi chiedi come è arrivato sulla Terra…-
- La barriera.- annuirono all’unisono tutti quanti.
- Deve essersi aperta una breccia.- constatò Skin - Ma è durata poco, o non sarebbe passato solo lui. È anche piccolo, come mostro… non è il Minotauro che si trova all’Inferno. Per ora, il danno sembra abbastanza contenuto, anche se in aumento.-
- Concordo.- annuì Timmi - Bhè, diamogli il colpo di grazia, questa povera bestia mi fa pena.-
Tutti quanti lo guardarono.
- A te?- chiese Darth.
- O a me o al demone, che ne so…- sbuffò lui - Comunque, non possiamo lasciarlo qui e basta, attirerà i mangiacarogne anche da vivo. E non fa molto per migliorare l’ambiente.-
Il Templare annuì e prese la sua spada, levandola sopra la testa, la punta rivolta verso il basso, stringendola con entrambe le mani.

- Qui finisce l’odore.- disse Timmi, vicino ad una Ford Escort semismantellata - Dovremo affidarci a Skin un’altra volta.-
Il Fantasma annuì.
- Speriamo solo che non si sia coperto troppo le spalle, questa volta.- disse - Già prima seguirlo non è stato proprio facile, ma se ora si dovesse essere messo una Coltre Coprimagia addosso…-
- Non puoi superarla?- chiese Trys.
- Certo, ma ci vorrà un po’.- rispose - Qualche ora, come minimo.-
- No, troppo tempo.- Timmi si rivolse a Darth - Le tecniche di tracciamento Templare funzionano anche con le coltri?-
- Posso trovare il luogo dove ha eseguito la sua ultima magia.- annuì lui - Ci vuole un’oretta, ma posso farlo, anche se non garantisco una gran precisione. Solo Demon era in grado di tracciare con sicurezza una Proiezione, usando questa tecnica.-
- Meglio un’ora che cinque.- commentò Skin - Fai una prova, io intanto mi metto subito all’opera, nel caso tu non riesca.-
Mentre i due cominciavano ad esercitare le proprie capacità, Trys e Timmi sedevano a terra, sospirando: quella caccia si stava allungando un po’ troppo.

***

Devon e Miley si trovavano a New York, in quel momento, a pochi isolati da Central Park. Seduti su una panchina di pietra, mangiavano una colazione a base di brioche, cappuccino e tramezzini.
Per Miley era stata una interessante scoperta sapere che il suo compagno di fuga poteva procurare quasi qualsiasi cosa, tramite l’Incantesimo di Creazione, denaro non magico compreso. Faceva comodo, certamente, anche se non era in grado di far comparire del cibo: a quanto le aveva detto, creare sostanze nutritive era impossibile, perché così le avrebbe sottratte al proprio metabolismo, rendendo dunque inutile il loro reintegro con l’alimento creato.
Spiegazioni e dettagli tecnici a parte, era piacevole starsene lì per qualche minuto, circondati da gente normale, mangiando cose normali, senza pensare a niente che non fosse normale.
Ma a dire il vero, di loro due solo Devon cercava di pensare a cose normali e a fare veramente di tutto per intrattenere una conversazione tranquilla con Miley perché lei dal canto suo, pur apprezzando i suoi sforzi, non riusciva a non pensare a quell’essere che li aveva inseguiti: il Custode dell'Eden aveva detto che il Talismano stava in qualche maniera logorando la barriera magica dei mondi, e quindi era logico pensare che la creatura fosse arrivata a Sleepy Creek proprio in quel modo.
Ma quante possibilità c’erano che un essere magico pericoloso ed aggressivo capitasse proprio nei pressi di due delle persone più ricercate di tutta la comunità magica?
Diede voce a questi pensieri una volta finito di mangiare, e Devon si accigliò a sua volta.
- Anche io ci ho pensato.- ammise - Non può essere una coincidenza, la Terra è troppo grande. La barriera non può essere forzata da esseri terreni, e i Custodi dell'Eden non sono così pazzi da provarci, o l’avrebbero fatto anche i loro predecessori per distruggere l’umanità, quindi la fenditura si è aperta da sola. Ma qualcuno ha messo quel mostro lì, per darci la caccia. Forse per ucciderci, forse per costringerci a scappare… non lo so, ma comunque non mi piace per niente.-
- E allora che cosa possiamo fare?- chiese lei - Continuare a nasconderci?-
- Solo finché non avrò trovato una soluzione.- sorrise lui - E la troverò, te lo prometto.-
Ma il suo tono, per quanto sicuro, non la tirò minimamente su. Più tempo passava, peggio si sentiva.
- Ascolta…- disse pazientemente lui, mettendo una mano sulla sua - … io ammetto di non sapere niente di come si estrae un talismano magico come il tuo da un corpo umano, ma un modo deve esistere per forza, l’hanno detto anche quelli del Sommo Concilio. Basta solo trovarlo, e poi potrai tornare alla tua vita.-
- E dove pensi di cercarlo?- chiese tristemente la ragazza.
- Farò delle ricerche.- rispose Devon - Procurarmi informazioni è il mio lavoro.-
Questo parve rassicurarla, tant’è vero che sorrise. Per scaricare un po’ i nervi, i due decisero di raggiungere il parco e di fare una passeggiata nel verde.
Camminarono sui sentieri più o meno frequentati, godendo di quell’attimo di tranquillità in una fuga che durava da ormai diversi giorni, godendosi un’aria decisamente meno gelata di quella che c’era a Sleepy Creek.
Raggiunsero uno dei tanti laghetti lì presenti, attraversato da una parte all’altra da un piccolo ponte in metallo e legno, e si sporsero per osservare l’acqua sottostante. Era ferma, fredda e di un intenso verde scuro.
Adesso erano quasi da soli, dato che gli altri passanti avevano proseguito la loro passeggiata o comunque si trovavano troppo distanti da loro. Miley si accorse di arrossire: da quando Skin aveva cercato di rapirla, loro due si erano ritrovati da soli un’infinità di volte, in modi che andavano ben oltre ogni sua più sfrenata immaginazione. Oltretutto, lui si era sempre mostrato incredibilmente disponibile nei suoi confronti, ed aveva sempre anteposto la sua incolumità ad ogni altra cosa.
I suoi pensiero vennero richiamati al presente da una serie di bolle che, gorgogliando, cominciarono a salire rapidamente dalle profondità del lago, mentre un’ombra scura si avvicinava alla superficie. I due si scambiarono uno sguardo, poi tornarono ad osservare la scena, il fiato sospeso: nessun pesce sarebbe stato capace di produrre tante bolle, né poteva avere una sagoma così grande, in un lago tanto piccolo. Forse si trattava di un’altra creatura magica, magari un mostro marino sbucato fuori da una breccia… qualcosa tipo Nessie, la creatura del lago di Loch Ness…
Entrambi si sentirono almeno parzialmente sollevati quando una testa piena di lunghissimi capelli color verde alga perforò l’acqua, emergendo lentamente, grondante e lucida.
Il volto rotondo di una splendida donna, o forse di una ragazza, affiorò sotto i loro sguardi sbigottiti, mentre la sua proprietaria rideva come una bambina. Quando li vide, i suoi grandi occhi viola si soffermarono su entrambi, poi eruppe in una seconda risata argentina.
- Oooh…- sussurrò sognante, roteando lentamente nell’acqua. Miley vide che aveva una specie di costume di alghe che le copriva il petto - Guarda guarda… due piccoli, giovani umani… due pulcini in una grossa gabbia di leoni… leoni fameeeeeelici…- aggiunse, sussurrando l’ultima parola con l’aria di chi si diverte un mondo.
- Chi è?- chiese pianissimo Miley, mentre lei rideva ancora.
- Una sirena.- disse Devon - Deve essere passata da una crepa anche lei.-
- Aaaah, dunque sai delle brecce, Emissario?- ridacchiò piano la sirena, stendendosi sulla schiena e galleggiando pigramente. La sua coda color verde argentato scintillò vivace, muovendosi appena nell’acqua - Sei in gamba, mio bel ragazzo…-
Devon sgranò gli occhi.
- Mi conosci?-
La sirena si immerse all’indietro, uscì di nuovo dall’acqua un po’ più vicina al ponte e li guardò con occhi sgranati, come una bambina che osserva con attenzione un adulto intento a raccontare una bella favola.
- Oh, sì…- sussurrò in tono misterioso, come se rivelasse un segreto importante - Vi conosco… e anche altri, vi conoscono. Vi conoscono entrambi… e vi cercano… vi cercano tutti… tuuuuuttiiii… - eruppe in una breve risatina da bambinetta che fece rabbrividire Miley e, per quello che vide lei, anche Devon.
- Chi ci cerca?- chiese il ragazzo.
- Tuuuuttiiiii…- ripeté piano la sirena, volteggiando nell’acqua con le braccia spalancate, il viso rivolto al cielo e gli occhi chiusi. Aveva un’espressione incredibilmente beata - Com’è bello vivere…- sussurrò, a quanto pareva tra sé - Ma voi state molto attenti.- continuò, diventando improvvisamente seria come una bambinetta che sgrida un adulto beccato a fare qualcosa di scorretto - Non dovete scappare sempre. Voi vi dovete fidare dell’Uomo Demone.-
I due si guardarono stupefatti, comprendendo così che nessuno di loro aveva capito cosa stesse dicendo.
- Di chi?- chiese Miley.
- E dovete stare lontani dal Demonio Uomo.- aggiunse, ignorandola e tornando a fare la morta nell’acqua del lago - Lui vi potrà fare del male… diffidate di lui, diffidate di coloro che lo proteggeranno…- si inabissò ancora e tornò a guardarli - Stategli lontani, o la Bestia… la Bestia uscirà dalla sua tana… vi troverà… e vi divorerà… tuttiiii…- e, ridendo di nuovo come una bambina molto piccola, la sirena scomparve nelle profondità del lago, e stavolta non ricomparve più.
A Miley venne la pelle d’oca: cosa voleva dire, e perché l’aveva detto a loro? E, soprattutto, come faceva a conoscerli?
A quanto pareva, anche Devon stava pensando alla stessa cosa, perché afferrò Miley per la mano e cominciò ad avviarsi lungo il sentiero, guardandosi attorno per sincerarsi che non ci fosse nessuno, lì in giro.

Stavolta un capitolo un po' più lungo. Ringrazio come sempre Ely79 e _Arse_, ma c'è anche RahzielRathalos, che ha appena aggiunto la storia alle preferite.

   
 
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