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Autore: Ciara e Kaede    27/08/2006    1 recensioni
In principio, Aquila e Corvo dormivano nello stesso nido, poi il Corvo tornò tra le tenebre ed Aquila e Fenice si unirono nella luce. Fenice, il prescelto, la salvezza, colui che ucciderà o sarà ucciso. Corvo e Aquila, un unione proibita di sangue La profezia che non doveva compirsi; Corvo, padrone delle tenebre e nemico delle sue stesse creature; Aquila, protettrice della luce e amante oscura. Troppo forte il potere tra le gemelle Che solo la lontananza poteva domare, poi Il destino si compirà con il ricongiungimento Dei tre uccelli sacri ai tre clan. ***Speriamo tanto che vi piaccia...l'abbiamo ripubblicata per problemi tecnici quindi non è cambiato niente. Recensite...Ciara e Kaede^______^!!!!
Genere: Avventura, Dark, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The memory of my life

8. Do you remenber?

 

 

Shadows bleeding through the light            
Where the love once shined so bright& nbsp;         
Came without a reason            ;           &nb sp;          
Don't let go on us tonight                                
Love's not always black and white                 
Haven't I always loved you?
         &nb sp;          &n bsp;  

Brian McFadden Feat. Delta Goodrem “Almost Here”

 

Doveva vederla.

Ritrovarla.

Parlarle.

Toccarla.

Quattro anni di dolore e lei, invece, era ancora viva...

Imprecò contro se stesso per non aver cercato più approfonditamente, di aver continuato a farlo: l’avrebbe trovata...

Ma il dolore della perdita era troppo, troppo forte.

L’amore è vita. Così dicono...

Ma l’amore porta anche la morte...

Se non l’avesse amata così follemente.... sospirò cercando di togliersi dalla mente il ricordo di quegli anni di depressione.

La strada era piena di auto accodate in quattro file due delle quali erano di verso opposto alle restanti due. Era l’orario di punta. Il sabato sera si presentava sempre con le stesse caratteristiche: i soliti ragazzetti che avevano preso da poco la patente e che non facevano altro che correre a tutta velocità senza badare alla sicurezza di se stessi e degli altri e c’era sempre il solito pedone che  si gettava sulla strada in mezzo alle auto rendendo ancora più difficoltose le manovre per evitare gli incidenti disastrosi anche se  naturalmente non mancavano questi incidenti o gli intoppi dati dalla grande abilità di molti autisti di rendere eterne le manovre d’uscita dal proprio posto di parcheggio lungo la strada.

I clacson e gli schiamazzi scocciati evidenziavano l’impazienza della gente.

Sorrise tra sé.

I soliti casinisti delle 22.30...e deve arrivare ancora il peggio!

Svoltò in un vicolo deserto e prese una strada secondaria.

La sua residenza da qualche parte doveva essere, no?!

- Logan- si sentì chiamare alla sua destra.

Si voltò.

- Che ci fai qui?- chiese Penelope.

La guardò incerto e  stupito: l’aveva preso in contropiede. L’aveva sempre fatto... lei saltava fuori da ogni parte, in ogni momento, sempre quando meno se lo aspettava.

Era come un angelo che quando lo si invoca arriva in soccorso.

Ma non era un angelo.

Era la Veggente. Ecco perché era sempre nel posto giusto al momento giusto.

- Ti stavo cercando.- rispose atono e secco.

- Questo lo sapevo senza che me lo dicessi. Voglio sapere di cosa vuoi parlarmi.

Lui la fissò in quegli occhi che sembravano tutto tranne quelli di un vampiro: così profondi che le possibilità di perdercisi dentro sono infinite. – Lo sai di cosa voglio parlare…

- Andiamo a casa mia. Qua fuori c’è troppo rumore e poi è un evento eccezionale se non incredibile che tu voglia parlare.- replicò voltandosi prima di sparire nel nulla come la brezza primaverile.

Logan si concentrò un attimo e si smaterializzò per poi ritrovarsi accanto a lei di fronte ad un immenso maniero poco fuori città.

Non sia mai che la Veggente si abbassi a vivere in un appartamento.

Come prevedeva il maniero era arredato con lusso ed era grande, più della loro casetta in campagna: la stanza che gli si presentò davanti mentre la porta si apriva era una sala almeno di cento metri quadri arredata con mobili sfarzosi che si addicono ad un maniero; le tende erano leggermente chiuse così da rendere più calorosa la stanza. la donna appoggiò la borsetta sul divano e si diresse in una zona che guardando bene aveva le sembianze di una cucina.

- Vuoi qualcosa da bere?- chiese educatamente ma con molto distacco.

- No, grazie.

Lei scelse accuratamente le parole prima di rispondergli - Visto che mi hai praticamente costretto a farti venire a casa mia almeno permettimi di fare la persona educata.

- Non sia mai che la Veggente sia scortese con qualcuno!

- Un tè?

- Se proprio insisti...

Penelope verso del tè all’interno di due tazze cilindriche e si sedettero sul divano del salone.

La tensione c’era. Si sentiva. Era palpabile.

- Perché sei qui?

Una domanda diretta. Una sola singola domanda. Ma diretta. Come era lei.

Rimase in silenzio per mettere a posto le risposte che quella domanda aveva rigettato nel caos più totale.

- Allora?- domandò ormai impaziente. 

Perché sei venuto qui? Ti odio e questo lo sai perché sei venuto da me? Rispondi!

- Tu sei la Veggente. Dovresti saperlo.- disse alla fine prendendo tempo per poterle dire quanto le era mancata, quanto aveva sofferto per lei.

- Io so solo quello che mi interessa. E sinceramente questa tua visita non me l’aspettavo davvero.- sorseggiò del tè e appoggiò la tazza sul tavolino di vetro tra di loro - Allora, perché sei qui?-

- Volevo parlarti.- si giustificò.

- Questo me lo hai già detto!- affermò spazientita.

- Dovresti capirlo. Non sei stupida, lo so! Secondo te perché sono venuto da te?

- Non lo so Logan…se credi che andare aventi per enigmi sia fruttuoso ti prego continua…ma sarebbe più semplice se arrivassi immediatamente al punto!

- E adesso ti arrabbi chissà per quale motivo poi. Sono io che dovrei farlo quando si tratta di te non c’è mai il tempo di parlare, di spiegarti una, una singola cosa, te ne esci fuori con il tuo tempo prezioso…e per fortuna che adesso non c’è l’Angelo altrimenti… !- sbottò - Mi hai fatto penare quattro anni! Lo capisci?! Riesci a capirlo?! Quattro fottuttissimi anni in cui non ho fatto altro che disperarmi perché tu eri morta!!

Penelope lo guardò senza scomporsi.

- Io non ti ho detto di preoccuparti...

- Penelope, io ti amo! Possibile che tu non lo capisca??- era incredibile...

- No, non ti capisco perché TU hai tentato di uccidermi!

- Come avrei potuto?!?- urlò alzandosi in piedi.

- Questo lo sai tu! Fatto sta che la pallottola estratta dalla mia ferita il tuo nome aveva inciso sopra e non m’interessa se mi amavi perché se mi avessi amato non mi avresti sparato!- replicò alzando un po’ la voce.

- Io non ti ho sparato!!- gridò infuriato e stanco di doversi difendere per qualcosa che non aveva fatto – Come? Quando mi hanno trovato io ero svenuto e mi hanno detto che tu…

Si avvicinò a lei che era rimasta seduta e lo guardava fissa e gelida.

- Perché non mi credi??- chiese supplicante.

La guardò negli occhi freddi come ghiaccio.

- Non frignare come i bambini sei grande, grosso e vaccinato: la pallottola è la tua e solo tu puoi avermi sparato.

Abbassò lo sguardo. Non c’è nulla da fare... mi crede colpevole... non cambierà mai idea...

 Fece un passo indietro per andare via: era inutile stare lì...

La vetrata laterale ovest della sala andò in frantumi in pochi secondi, una freccia si conficcò nel quadro settecentesco sul muro est.

- Che cazz...

Penelope si alzò di scatto. – Gli Arabi…

Un gruppo di uomini in nero entrarono nella stanza dalla finestra rotta.

Erano accerchiati.

- Chi sono?

- Mi stanno cercando per conto dell’Angelo Nero…

Un paio di coltellini argentati passarono a pochi centimetri dal viso di Penelope.

- Quanti sono?- le chiese piano.

- Cinque e credo che ne arriveranno altri.- rispose con lo stesso tono.

- Come hai vecchi tempi...- sussurrò

- Niente è più come allora mettitelo bene in testa!- replicò squadrando i sei uomini che poteva vedere secondo il suo campo.

Gli uomini in nero partirono all’attacco. Logan estrasse le due pistole dalle fondine che teneva nascoste. Penelope fece altrettanto.

- Da quando anche tu usi pistole? Non sei una vampira raffinata?- domandò lui sarcastico.

- Questione di sopravvivenza, mio caro.

Spararono in cerchio cercando di prendere più uomini possibile, ma erano veloci.

Si nascosero dietro il divano per ricaricare le Magnum.

- Logan vattene…- gli sussurrò lei con tono quasi supplichevole.

- Io non ti lascio!

Non un'altra volta.

- Chiamo gli altri. Stanno arrivando altre squadre.- la informò mettendo il caricatore pieno.

Prese il cellulare e premette il tasto di chiamata verso l’ultimo numero chiamato.

- Pronto?

- Dan mi servono rinforzi. Al maniero vicino Kreintville. Muoviti!!- e sparò altri quattro colpi verso gli invasori.

- Che sta succedendo, Logan?

- Vampiri... almeno credo siano vampiri... non lo so. Muovetevi!- ordinò.

- Arriviamo!

 

Stray!
No regrets 'cause I got nothin to lose
Ever stray!
So I'm gonna live my life as I choose
Until I fall..
Yoko Kanno “Stray”

 

 Si mosse velocemente tra i vampiri che lanciavano incantesimi e quant’altro. Non c’era mai da fidarsi degli scagnozzi dell’Angelo, del tutto incapaci di combinare qualcosa di buono senza la presenza di qualcuno che impartisse gli ordini. Si tolse il cappuccio del mantello che le copriva gli occhi e le impediva di vedere.

Il maniero era circondato da ogni sorta di vampiro che si poteva radunare nel giro di una mezzora.

Il capo aveva fretta.

La Veggente doveva ritornare nel suo clan. Erano questi gli ordini, e lei chi era per discutere gli ordini del vampiro più potente di tutta l’Inghilterra? Nessuno.

Pur essendo la Dama Nera non aveva né l’autorità né le forze necessarie per opporsi al capo.

Quello che portava era solo un nome. Lei era solo una delle tante conquiste del vampiro per cui dipendeva la sua vita.

- Quanti sono?- domandò al vampiro vicino a lei.

- Prima erano solo due… ora credo che siano otto, Signora! gli Arabi quando sono arrivati non sono riusciti a colpire l’uomo che era con la Veggente e credo che allora sono riusciti a chiamare i rinforzi…ma non capiamo chi siano.

Gli Arabi. Secondo Lucas erano i migliori combattenti che si potessero trovare in circolazione.

Secondo lei erano solo dei vampiri con buone capacità di apprendimento, scarso intelletto, scarsa capacità intuitiva e soprattutto più deboli di un vampiro normale. Troppo sensibili alla luce del sole e anche a quella della luna. Certo si rivelavano una carta buona per dei piccoli omicidi… degli agguati, insomma dei lavoretti puliti ma quando si trattava di uno scontro diretto contro il nemico erano solo un peso.

Non si poteva trovare niente di peggio in circolazione. Ma quelle erano opinioni sue quindi perché qualcuno avrebbe dovuto dargli peso?

Si spostò appena in tempo per schivare un proiettile e si nascose dietro una delle colonne di cui era composto il salone.

Principianti.

Quelli erano senza dubbio della S.A.W. sempre ad intralciare le loro incursioni. Spesso si chiedeva chi poteva essere così pazzo da rischiare la vita per una causa persa.

E chi ha detto che la mia sia quella vincente?

Era inutile porsi certe domande. Non avrebbe mai trovato la risposta giusta per nessuna di quelle…almeno per il momento era il caso concentrarsi sul combattimento.

Senza pensarci due volte usci allo scoperto estraendo le due automatiche che aveva nelle fondine e comincio a sparare davanti a se senza preoccuparsi se avrebbe colpito dei vampiri.

Le pallottole non sono d’argento.

L’avevano definita una furia. Forse era solo pazza…così poco attaccata alla propria vita da rischiare di perderla in ogni momento.

Vide una figura muoversi per riparasi dietro un tavolo rovesciato. Sparò tante di quelle volte da scaricare la pistola che aveva nella mano destra. Lo aveva mancato.

Spalancò gli occhi quando vide una sfera di energia lanciata verso di lei. Riuscì a schivarla ma in compenso una pallottola le colpì di striscio il braccio.

Si riparò dietro una colonna per ricaricare la pistola.

Uscì nuovamente allo scoperto ritrovandosi faccia a faccia con una persona che non si aspettava di vedere lì. – Sorellina! – disse sorridendole con una punta di rancore.

La ragazza che si era trovata di fronte non si mosse, rimase lì con la sua Magnum pronta a sparare.

 Joy era immobile con gli occhi spalancati per la sorpresa. Era identica a lei.

Uguale.

- Chi sei?- chiese con un fil di voce.

- Ma come ancora non l’hai capito sorellina?

 Rimasero in quella posizione ancora per qualche secondo.

Hope con le pistole puntate contro Joy. Joy con una pistola puntata contro Hope.

- Non sparerai...sei una principiante! – disse Hope con calma.

Joy in tutta risposta fece comparire una sfera di energia nella mano libera – Ma non con questa!

- Wow! Fai la dura sorellina?

- Ti ho fatto una domanda e voglio la risposta. – insisté la ragazza.

- Mamma e papà non ti hanno detto niente? Draco Malfoy ed Hermione Granger. Un traditore e una mezzosangue…che genitori che abbiamo. Ops... che avevamo!

Joy aggrottò la fronte non capendo il senso delle parole che le aveva detto sua…Sorella?

Veramente aveva una sorella? Eppure non se lo ricordava…

- Joy ce ne dobbiamo andare…sono troppi…

Matt si fermò a un paio di metri dalle due forse più per lo stupore che per l’arma che aveva contro. Hope gli aveva puntato contro una delle pistole.

- Restane fuori pivello…questi sono discorsi di famiglia! – lo ammonì lei mentre sorrideva a Joy.

Joy fece scomparire la sfera di energia e abbassò l’arma da fuoco e con sua grande sorpresa anche Hope abbasso l’automatica che le puntava contro.

- Almeno dimmi come ti chiami!

Hope sentì qualcosa dentro di sé rompersi. Un crack. Un crack che stava rompendo le sue difese.

- Hope…mi…mi chiamo Hope…- riuscì a balbettare prima di fuggire.

Da un momento all’altro sarebbe sorto il sole e lei doveva andarsene via prima degli altri… doveva fuggire da quella ragazza che le aveva procurato quel cedimento.

Da sua sorella, la stessa sorella che aveva odiato non appena aveva conosciuto il significato di quella parola.

Odio.

La sorella che per una stupida scelta…per puro caso aveva avuto la fortuna di avere una famiglia e aveva scampato tutto quello che invece aveva passato lei. Sapeva che lei non c’entrava niente ma era più facile odiare lei che il diretto interessato.

Josephine aveva avuto tutto.

Lei invece si ritrovava con un pugno di sabbia tra le mani.

Indietreggiò di qualche passo mentre vedeva Joy e Matt allontanarsi da lei e correre verso gli altri.

Corse via, lontano da quel luogo finchè non sentì i polmoni bruciare per lo sforzo e allora si fermò. In mezzo alla campagna inglese. Mentre il sole stava sorgendo e le nuvole avevano smesso di far nevicare lasciando solo un manto bianco come traccia del loro passaggio.

 

I woke up today

Woke up wide awake

In an empty bed

Staring at an empy room

I have myself to blame

For the state I’m in today

And now dying doesn’ t seem so cruel

And oh, I don’t know what to say

And I don’t know anyway, anymore

Kelly Clarkson “I hate myself for losing you”

 

Quando finalmente riuscirono a seminarli si trovavano nel boschetto che separava il maniero dalla strada che portava alla città. Il vento freddo sferzava tra i rami spogli degli alberi.

Il sole stava sorgendo.

Per un po’ non si sarebbero dovuti preoccupare dei vampiri che li stavano cercando.

Penelope come una furia si diresse verso Woolf e gli colpì la guancia con un violentissimo schiaffo. Gli altri non osavano immaginare cosa sarebbe accaduto dopo quell’impeto di violenza e non cercarono di intervenire in alcun modo credendo che il loro compagno potesse difendersi benissimo da solo.

- Tu credi davvero che Lucas stia cercando solo me? – iniziò a parlare la Veggente puntandogli contro il dito – vuoi parlarmi? Benissimo! Uno: spero tanto che non ti sia passato nemmeno per l’anticamera del cervello che io in questi quattro anni me la sia spassata, ero e sono costretta a spostarmi in continuazione per colpa di quel pazzoide che mi sta cercando. Due: se lui manda gli arabi a cercarmi vuol dire che o mi vuole uccidere o che è veramente arrabbiato, il ché in pratica è la stessa cosa. E tre: quando ti dico di fare una cosa falla e basta! – il petto della vampira si alzava e si abbassava freneticamente per lo sforzo che aveva fatto sputandogli addosso quelle parole come fossero veleno.

 Nel frattempo l’uomo era rimasto li a fissarla senza dire una parola e strofinandosi la guancia colpita. Quando lei ebbe finito di parlare molto lentamente si tolse gli occhiali scuri che gli coprivano gli occhi e la guardò.

- Allora è per questo che volevi che me ne andassi? Perché lui sta cercando anche me…non è vero? – le disse in modo che solo lei lo potesse sentire.

Penelope aprì la bocca per ribattere ma non ne uscì alcun suono, si rese conto solo in quel momento di quello che involontariamente gli aveva detto prima. Sapeva benissimo che Lucas non stava cercando solo lei… e adesso che gli Arabi l’avevano vista insieme a Logan non c’era alcun dubbio che l’Angelo avrebbe speso tutte le sue energie per potersi vendicare e questo probabilmente non implicava la sua morte ma piuttosto quella dell’uomo che glie l’aveva portata via da sotto il naso.

- Logan…lo sai che Lucas non è il tipo che si fa spaventare da un branco di ragazzini!- parlò con voce morbida come se sapesse che l’uomo che aveva davanti si sarebbe arrabbiato.

- Io so soltanto che se ti perdo un’altra volta non avrò più il coraggio di andare avanti… sinceramente preferisco morire piuttosto che spedirti tra le braccia di quel mostro! – stavolta aveva parlato con durezza e con un tono di voce molto più elevato rispetto al precedente.

Si guardarono per qualche secondo poi lei gli voltò le spalle e iniziò a camminare poi quando fu lontana una decina di metri si voltò per guardarlo.

- Tu mi hai già perso quattro anni fa… - poi scomparve nel nulla.

- Maledizione! – gridò Logan dando un pugno al tronco dell’albero che aveva alle spalle con tutta la forza che aveva in corpo.

- Woolf cosa...

- Non ora Ashley! – quasi le gridò contro lui.

La ragazza lo guardò senza capire quello che provava il suo compagno in quel momento, perlomeno aveva capito che tra la veggente e Logan c’era stato davvero qualcosa di più di una semplice conoscenza… l’aveva capito dal modo in cui si guardavano che era successo qualcosa che li aveva divisi e in più adesso ci si metteva l’Angelo Nero.

- Woolf…io capisco che adesso non è il momento più adatto per parlare ma…questo Lucas è…

- L’Angelo Nero…

 

 

There's a hole in your soul like an animal
With no conscience, repentance, oh no
Close your eyes, pay the price for your paradise
Devils feed on the seeds of the soul

Depeche Mode “A pain I’m used to”

 

La grande porta di quercia si aprì solo sulla parte destra senza emettere alcun suono.

Un uomo vestito di una tunica marrone scuro talmente logora e usata che appariva nera in molti punti entrò curandosi di chiudere la grande anta senza farla sbattere. I chiavistelli erano in ottone lucidato e ben curato non mostrando così i loro quattro secoli di vita. Anche il legno era tenuto molto bene: levigato alla perfezione e lucente come se fatto da pochi giorni. La maniglia, anch’essa in ottone, brillava ancora al tocco della luce artificiale. Il grande lampadario era formata da miriadi di gocce di cristallo che accrescevano la luminosità delle dieci candele poste sulla sbarra portante della lumiera che era, naturalmente, in oro.

L’uomo si avvicinò alla scrivania ricoperta da vari libri antichi.

Probabilmente sono di trecento anni fa... ipotizzò l’uomo vedendo la loro copertina ancora accuratamente liscia, ma le cui pagine erano ingiallite dai batteri e dal tempo.

- Notizie?- era atona indifferente la voce dell’uomo seduto sulla poltrona dietro la scrivania che richiuse il libro e sistemò le gambe in modo più consono alla situazione.

Non gli importa di sapere nemmeno la riuscita del suo folle piano?

Il Conte guardò l’uomo che da anni era al suo servizio e capì dal modo in cui strinse la mandibola che il modo in cui aveva fatto la domanda era un po’ atono così si sedette meglio e lo guardò mostrando il suo interesse. Finalmente l’uomo parlò.

- Il piano è fallito, signore.

- Com’è possibile??- la sua voce  era cupa ma più alta di un tono in confronto a quella usata solitamente. E di questo il servo se ne accorse e una strana paura lo assalì facendolo tremare. Ma s’impose la compostezza assoluta.

- A quanto sappiamo, signore, Penelope non era sola: con lei c’era anche un certo Logan Woolf, abbiamo cercato negli archivi e abbiamo scoperto che era un cacciatore di vampiri e che da quattro anni è nella S.A.W.. La cosa è bizzarra. Ma forse si erano conosciuti o erano lì per uccidersi a vicenda... però la seconda ipotesi non va d’accordo con il fatto che lui abbia chiamato i rinforzi, ok che è nella S.A.W. e quindi contro i vampiri: perché salvare anche lei?

Quest’ultima domanda lasciò al Conte Lucas un dubbio che si fece strada nella sua mente limpida.

- Vai pure.- congedò il servitore con un gesto della mano. L’uomo s’inchinò e fece tre passi indietro poi si voltò uscendo dalla porta.

L’Angelo Nero incrociò le dita dopo aver appoggiato i gomiti sulla scrivania di ciliegio scuro.

Perché salvare anche lei?...era un cacciatore di vampiri...da quattro anni è nella S.A.W....forse si erano conosciuti... tutti questi pensieri ebbero una sola via di uscita. Deve morire.

Si alzò e nella stanza le fiammelle delle candele iniziarono a fremere. E l’oscurità nella stanza aumentò in modo impressionante. I mobili erano diventati solo piccoli pezzi delle forme, piccoli pezzi la cui luce delle candele era riuscita ad illuminare. Uno specchio della stanza scoppiò in tante stelle che caddero sul pavimento con miliardi di tintinnii.

Di colpo il silenzio tornò.

Le candele smisero di tremare e il buio si nascose parzialmente dalla loro luce dietro la mobilia.

Il Ventrue si spostò da dietro la scrivania e uscì dalla stanza. Trovò alcune vampire lì fuori che girovagavano.

- Buona notte, mie incantevoli signore- quelle, arrossite, lo guardarono e ringraziarono con un cenno della testa.

Passato il corridoio si trovò direttamente in una grande sala, la seconda sala più grande del castello, dove teneva le sue grandi feste o grandi ricevimenti di importanti vampiri del suo stesso clan o di altri clan che chiedevano il suo aiuto in atti militari.

- Hope è tornata?- chiese ad uno dei suoi servi prendendo un bicchiere di sangue fresco dal vassoio che il cameriere teneva in mano.

- No, signore, nessuno l’ha ancora vista. Devo mandarla a chiamare o avviso il signore quando la sua dama rientrerà?

- Non ce n’è bisogno, la ringrazio.- e se ne andò con il bicchiere in mano dirigendosi verso la sala principale cosicché gli sarebbe stato più facile vederla appena sarebbe entrata nel castello. Anzi... la camera da letto le avrebbe dato maggior sorpresa...

 

- Sei tornata finalmente...

La stanza era nel buio completo. Hope però non ebbe difficoltà a distinguere la sagoma del Vampiro seduto sulla poltrona vicina alla porta finestra e non ebbe difficoltà nel notare che la stava aspettando da tempo nella loro camera da letto.

- Ho avuto da fare...- rispose indifferente al sorriso beffardo del suo amante.

- Dove in un pub? Non ci sono problemi ultimamente nella zona ma tu sei sempre fuori.. mi trascuri troppo lo sai...

A quell’affermazione la ragazza volle urlargli contro tutta la sua rabbia perché Lei era quella trascurata non lui... ma stette zitta abituata a quella rabbia repressa e alla sua apatia per tutto.

Il Conte si alzò appoggiando il bicchiere vuoto sul comò e avanzò verso di lei che, seduta sul bordo del letto, si stava togliendo gli stivali di pelle neri.

- Non dovresti occuparti di me?

Lei girò il viso di marmo verso quello del suo interlocutore, stava di nuovo per farlo.. sputargli tutto in faccia, ma come sempre si trattenne, rimanendo a guardarlo freddamente.

Se avesse provato a ribellarsi sarebbe morta all’istante...

Sarebbe stata umiliata di fronte tutto il clan con insulti e sbeffeggiamenti di ogni genere, probabilmente molti di loro l’avrebbero colpita con le loro arti magiche e lei non avrebbe potuto far altro che subirle perché certamente il Conte Melasanghèlos Lucas non avrebbe lasciato che lei si fosse ribellata.. no, non avrebbe potuto farlo...

E poi....

Poi ci sarebbe stata la condanna a morte..

Bruciata sul rogo proprio come una strega, perché al Vampiro piaceva vedere il dolore nel volto della gente, gli piaceva procurarlo agli altri, vederli contorcersi dal bruciore delle fiamme...

Esattamente come tutti i membri del clan che gli si rivoltavano contro.

Tutti hanno fatto quella fine.

- Perché mi guardi in quel modo? Hai sempre uno sguardo bellissimo...

Già, gelato come il ghiaccio del Polo Nord e argenteo come la lama fredda di un coltello... solo per te può esserlo...

Lucas mise il dito indice sotto il mento della ragazza e glielo tirò verso l’alto cosicché facesse meno fatica per baciarla. Le accosto le labbra gelide sulle sue calde e iniziò a baciarla con forza.

È per questo che ti servo non è vero? Solo per sfogarti dai tuoi dolori... dovresti andare a farti bruciare dal sole!!

Le labbra calde gli ricordarono quelle di Penelope e tutto ciò che aveva pensato su di lei poche ore prima tornò come un uragano nella sua mente. La rabbia crebbe in lui e fu così violenta che spinse Hope sulle coperte soffici del colore della porpora, le bloccò le spalle con le mani grandi e delicate ma che in quel momento diventarono artigli, la testa aveva solo un pensiero: Devi tornare da me! Sei mia!!

Quello sguardo... quello sguardo assassino Hope lo conosceva bene... lo sguardo di un pazzo furioso assetato di sangue... gli occhi iniettati di sangue la fissavano e la bloccavano in quel maledetto letto settecentesco.

Per la prima volta ebbe veramente paura di rimanere su quel letto. Senza vita.

- Devi darmi più del tuo tempo, hai capito?? Tu sei mia! Devi dare la tua vita per me! Io sono il tuo Signore e quando voglio una cosa devi darmela. Non puoi fuggire da me!!

Era impazzito. Completamente. Era la prima volta che si trovava in quella situazione.

Ma tutti gli anni passati in quel covo di uomini e donne senza sentimenti verso alcuno e solo assetati di sangue e successo le avevano imparato come essere fredda in qualsiasi occasione anche in quelle di vita e di morte.

E questa era più di morte che di vita...

Lo scostò violentemente spingendolo all’indietro verso la parete. Avrebbe voluto urlargli che lui non è il suo signore perché lei non aveva signore da cui ricevere ordini, che non era sua perché ogni volta che la baciava, la prendeva lei sapeva che nella sua mente c’era lei, solo lei, la sua nemica Penelope..., che il tempo che lui voleva da lei era solo quello del letto e che lui, a lei, non aveva mai dedicato nemmeno mezz’ora, ma rimase muta andandosene dalla stanza e camminando con un passo veloce quasi a corsa per fuggire da quel luogo lugubre e illuminato da candele di morte.

Il Vampiro rimase a fissare il letto le cui coperte di seta erano smosse. Ringhiò rabbioso e si rialzò. La mossa della ragazza gli ricordò la stessa reazione della sua amata, anche se la situazione era diversa e soprattutto era diverso anche i loro sentimenti.... Devo riaverla... Andò in una stanza, la sua stanza segreta. Là era custodito il quadro di Penelope. Lo guardò fissando i suoi occhi a quelli viola del dipinto. Devi tornare ad essere mia... e lui... lui morirà... nessuno potrà ostacolarmi... tutto ciò che voglio sarà mio!

Uscì dopo una diecina di minuti chiamò il suo cameriere affinché radunasse i suoi omicida migliori per una caccia a base di umano.

Nemmeno mezz’ora dopo venti vampiri erano nella sala rossa, chiamata così dal colore che la moquet e le tende come i mobili avevano.

- Signori!- li richiamò – è con immensa gioia che vi do l’ordine di andare e uccidere un umano. Abita nei pressi di Londra, fa parte della S.A.W. il suo nome è Logan Woolf. Chi per primo me lo porterà, vivo o morto spetta a voi deciderlo, avrà un premio. Ora, signori, Logan Woolf è tutto vostro...

 

Continua…

 

 

Conversazioni pazze degli autori #1:

Ciara: Finalmente abbiamo finito il capitolo numero8!!

Kaede: era un mese che non toccavo la tastiera del pc….finalmente…

Ciara: grazie al cavolo…il settimo l’ho scritto tutto io!!!!!!!!!!

Kaede: ma io non ero mai a casa… :’(

Ciara: coooooooomunque…

Kaede: < /b>Nani..?

Ciara: ‘na figata gli Arabi…personcine veramente socievoli….

Kaede: si parlano solo con i loro archi.. potrebbero riscrivere la Bibbia per tutte le parole che scambiano…

Ciara: magari loro mentre ammazzano qualcuno trovano il tempo di leggere I Promessi Sposi

Kaede: Oh santa madre… posso andare a vomitare…solo tutta la colazione di stamattina..solo quella…

Ciara: secondo me sono 5 dei 25 lettori di Manzoni!!!

Kaede:< /b> poracci…

Ciara: …guarda che non sono tanto brutti….

Kaede: Non sollevare questioni pubbliche… che si fa nel prossimo cap??

Ciara: NON TE LO DICO…io sono la mente e tu sei il braccio…i personaggi sono tutti miei ( a parte quelli della Rowling)

Kaede: Ma i vampiri sono miei!!! :’(((

Ciara: All’ Angelo chi ci ha pensato? E agli Arabi? Eh, eh, eh!!!

Kaede: Ok…ma dì almeno che scrivo bene!!!!

Ciara:  certo che scrivi bene altrimenti non ti cercavo per scrivere questa fic!!

Kaede: Love&Peace…make love…or sex

Ciara: una volta non era...fate l’amore non fate la guerra...

Kaede: da quando in qua sei così antiquata???

Ciara: va bè io vado altrimenti lo devo portare sulla luna per evitare che qualcun altro non capendolo lo porti al CIM…

 

 

 

  
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