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Autore: _Veronica    10/01/2012    2 recensioni
Hayden non era come tutti gli altri.
Non voleva essere come tutti gli altri.
Necessitava solo di quel piccolo sfogo chiamato musica.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
Whatever it is, just can't stop. 


So, you think you know how this story goes 
are you ready for this? 
Sit down, are you ready for this? 
Shut up, are you ready for this? 
Stand up, are you ready for this? 


Erano passate diverse settimane dall’incontro di Hayden e Core.
Erano anche diverse settimane che la routine del ragazzo si riducesse ad un semplice rapporto tra casa e scuola.
I suoi migliori amici e compagni della band avevano deciso di chiedere ai loro agenti del tempo per comporre, sebbene non fosse vero, proseguire senza il loro amico o lasciarlo a se stesso non era un’azione così nobile.
Tommy era passato diverse volte a casa sua, aveva cercato di parlargli e farlo parlare, ma tutto ciò si rivelò inutile, si trovarono a provare ogni santo giorno. Visto poi che Hayden sembrava stare meglio o almeno, era meno attento ai suoi problemi iniziarono ad arrivare anche Joe e Matt a casa sua. Col fatto che la madre aveva trovato lavoro ad una tavola calda, grazie al figlio, Hayden era sempre in casa da solo. Tempo per pensare, come diceva lui.
Di tutti quanti, Nick era l’unico che provava astio nell’andare con gli altri a provare. Non che fosse schizzinoso, o altro ma c’era stata un’incomprensione tra lui e la madre del loro vocalist. Perciò aveva sempre paura di trovarsi sempre quell’ostacolo davanti: parlarne con Hayden. Avuta però notizia che la madre era sempre fuori fino al tardo pomeriggio acconsentì ad andare, avrebbe trovato una scusa per andarsene prima o non andare ogni tanto.
Col fatto che la madre di Hayden era sempre ubriaca probabilmente non si sarebbe ricordata quel “particolare” ma di certo era inutile rischiare.
« Nick finalmente ci degni della tua presenza? Pensavo di dover trovare un nuovo tastierista. » disse Hayden quando Nick si presentò alle prove.
« Non è necessario, sono qui! » rispose Nick cercando di sembrare il solito sbruffone, ma evidentemente stare in quella casa gli procurava solo agitazione ed ansia.

 
                                                                                                         ***

Passarono così i giorni, i mesi ed Hayden iniziò a non pensare a Core, sebbene non volesse uscire con nessun’altra ragazza dal loro ultimo incontro, al parco, i Beyond the Path ricominciarono a suonare nei locali a godersi le fan impazzite e mentre le stagioni si susseguivano arrivò Natale.
Natale a New York  era qualcosa di meraviglioso, le strade si illuminavano, le persone sembravano più felici e nessuno aveva voglia di caricarsi addosso ulteriori problemi, sembrava che perfino i ladri fossero andati in ferie. Le vacanze di Natale erano pressoché sacre.
Un pomeriggio Nick passò a casa di Hayden per prendere gli spartiti, su cui doveva lavorare, lasciati lì la sera prima.
Purtroppo non aveva contato il fatto che gli orari della tavola calda non erano gli stessi sempre per tutte le cameriere e infatti entrò in casa come se non ci fosse nessuno, dopo pochi secondi una voce femminile calda, priva di parole strascicate per via dell’alcol, echeggia nel corridoio.
« Hayden tesoro sei tu? » Nick si maledisse per la sua stupidaggine e si stupì del fatto che la madre del suo amico fosse sobria e di come la casa continuasse a puzzare di alcol. Scosse la testa, incredulo, prese un respiro e con voce tremolante rispose semplicemente.
« Sono Nick. » dopo pochi secondi sentì qualcosa di metallico cadere a terra, probabilmente un mestolo, probabilmente Susan, la madre di Hayden si era spaventata. Probabilmente era stato proprio Nick a farlo.
Poco dopo raggiunge la cucina con gli spartiti in mano e li mostrò alla donna come per farla stare tranquilla e farle capire che non aveva cattive intenzioni.
« Ecco.. Faresti bene ad andartene adesso, Nick.. » sussurrò Susan, non guardandolo negli occhi, concentrandosi di più sui fogli. Nick si avvicinò leggermente a lei e sorrise.
« Ho un po’ sete, potrei avere un po’ d’acqua? » il ragazzo aveva completamente ignorato la richiesta di Susan, si stava avvicinando troppo pericolosamente e quando lei gli passò con mano tremolante il bicchiere con l’acqua lui la prese repentinamente dai polsi facendo si che il bicchiere si rompesse in mille piccoli pezzetti sul pavimento.  Susan provò ad urlare ma tutta la voce che aveva le si soffocava in gola, come se ci fosse stata dell’ovatta. Nick con sguardo famelico e con la testa contro la sua l’aveva già issata sul piano della cucina, in pochi minuti l’aveva quasi spogliata del tutto.
Susan era una donna di corporatura media ed esile, il corpo non più perfetto, come un tempo, perché trascurato dalla “bella vita”, ma era rimasta una donna affascinante, con gli occhi verdi e i capelli biondissimi, labbra fini, ma non troppo e il naso con una minuscola gobbetta che Hayden definiva deliziosa da quando era piccolo mentre lei la odiava.
Invece Nick era un ragazzo ben piantato, un quoterback, se si potesse paragonare a qualche figura del liceo, muscoloso, forte e braccia enormi, gli sarebbe bastato un braccio per intrappolarla, ma in qualche modo provava una sorta di perversione nel vedere quegli occhi verdi spalancarsi in continuazione e quel corpo esile divincolarsi sotto il suo peso.
Tutto questo non era la prima volta che succedeva e non sarebbe stata nemmeno l’ultima, Nick arrivava, la violentava ed andava via, aveva minacciato Susan in quanto figlio di un colonnello di polizia, in quanto se lei fosse andata alla polizia a denunciarlo nessuno le avrebbe creduto.
Poco dopo l’accaduto, fece  in tempo a vestirsi e a correre verso le pentole, poiché di lì a poco il figlio sarebbe tornato a casa, sbuffò e si trovò a dover preparare tutta la cena una seconda volta, si era stappata una bottiglia di vino per la frustrazione, si era dovuta struccare e ritruccare per nascondere gli occhi gonfi dalle lacrime e quando Hayden varcò la porta di casa Susan stava raccogliendo i pezzi del bicchiere caduto a terra.
Ma non disse niente al figlio.
Non disse niente come era ormai solita fare quasi ogni giorno da circa due anni.
Era stufa di quella situazione, ma continuava a non dire niente.

 
                                                                                                          ***

Ci fu poi un giorno, un giorno freddo di Febbraio, dopo mesi che Hayden non pensava a Core, uno di quei giorni terribilmente freddi da perdere uso di mani e piedi anche se fossero sotto mille coperte.
Hayden stava andando a fare la spesa per conto di sua madre, non sapendo cosa stesse accadendo a casa sua, continuava a rimuginare sul fatto che lui e la madre avessero quasi litigato per andare a comprare qualche verdura e una zuppa, lei voleva andare per forza e lui per galanteria alla fine aveva preso il giubbotto ed era uscito; Hayden non era tipo da spesa e nemmeno da cucina ma era felice di fare qualcosa per la madre che era tornata in se.
Girando per gli scaffali non sapendo dove andare per una zuppa fermò una ragazza per chiedere indicazioni, « il corridoio in fondo a destra. » aveva risposto glacialmente lei. “Certo! Il corridoio in fondo a destra, che cosa banale” di era detto lui mentre cercava i familiari barattoli verdi.
Uscito dal supermercato col sacchetto in una mano e la sigaretta dall’altra e preso da una vena di masochismo decise di passare ai giardini dove Core era accampata tempo fa.  Non c’era traccia di lei, era troppo freddo, ma non poté resistere allo stare nella casetta dove era lei quando gli aveva urlato quelle parole, pensando e finita la sigaretta lanciando il mozzicone lontano.
Stette lì diverse ore fino a quando non vide avvicinarsi una figura femminile di sbieco sembrava tanto Coraline, ma si sbagliava guardando meglio era la madre, decide di non rispondere allo sguardo suadente della madre, salta giù dalla casina e va a passi veloci verso casa propria.
Non aveva voglia di parlare con la madre della ragazza che amava, con cui era andato anche a letto.
Scacciò il pensiero e si diresse a casa.
Fu accolto da risa femminili, una era quella familiarissima della madre che non sentiva da tempo, l’altra era familiare si ma non collegava di chi fosse, varcata la soglia e andato verso il soggiorno gli cadde la busta dalle mani e fissò davanti a se.
Le risa cessarono e furono sostituiti da dolci sorrisi.
« Sai.. Ho visto Becky due giorni fa.. Sta bene.. Ha solo cambiato scuola.. »  disse la prima voce, non della madre.
« Hay! Tesoro avrai freddo! » disse Susan apprensiva, così con la scusa di andare a prendere un maglione per il figlio sparì dalla stanza.

I due si guardarono per un tempo infinito, Hayden non sapeva se essere arrabbiato con lei e lei non sapeva cosa fare.
« Coraline.. » sussurrò guardandola di sbieco. Aveva la vista offuscata e i sensi amplificati quasi.
« Sai.. » prese un respiro lei, poi continuo a stare in silenzio.
« Ho smesso di cercarti per il semplice motivo che non sapevo dove cercarti e se avessi voluto vedermi. » disse Hayden con tono schivo, gli occhi bassi seduto davanti a lei mentre si guardava le mani e si torturava il labbro inferiore.
« Posso capirti..  » disse lei semplicemente. Lui invece, si rese conto di quanto fosse banale come scusa la propria.  
« Ok non è vera solo una parola di quello che ti ho appena detto, Coraline..  » Hayden prese un respiro e iniziò a parlare. « Avevo paura. Tutto qua.. Quella sera dopo averti confessato I miei sentimenti nei tuoi confronti sono impazzito, mi sono ripetuto di non parlarti mai più semplicemente per il fatto che non sapevo nemmeno come prendere quel mio stato d’animo. Non ho mai provato nulla di simile perché nessuna ragazza con cui sono stato è come te. Non.. Non volevo che succedesse ciò che è successo con tua madre ma.. »
« Non eri cosciente. » disse lei stizzita, quella era ancora una ferita aperta per lei e non sapeva mai come prenderla ed affrontare l’argomento con chiunque. « A casa non ci torno più da un bel po’ sai? Sto con mio padre ora.. »
« Sa ciò che è successo? » chiese preoccupato, lui.
« Ti interessa solo della tua fama? Ti interessa solo di te stesso? » Coraline stava iniziando ad arrabbiarsi, le si erano arrossate le guance, che non erano più tondine come prima. La guardò, era dimagrita in maniera paurosa e gli occhi verdi che erano sempre vispi adesso erano cupi come non mai. La interruppe mettendole una mano sulla bocca e cercando di essere più delicato possibile non riuscì a trattenere la domanda.
« Cosa caspita ti è successo Core? Cosa hai fatto? » lei fu colta alla sprovvista e a prima impatto non disse nulla poi scosse la testa.
« Non voglio parlartene ora. Non.. Sto ancora male ecco. » Tagliò corto lei senza dire altro. Hayden dal canto suo non sapeva che pensare, non sapeva nemmeno come comportarsi quasi e aveva paura che alla minima parola sbagliata avesse reagito in quel modo, ma non fu così. Per tutta la sera parlarono.
Parlarono e basta, della scuola, di loro stessi, più Hayden che lei, ma in cuor suo sapevano entrambi di potersi sfogare con l’una con l’altro.
Purtroppo era arrivato il momento di salutarsi.
« Ti prego Core.. Rimani qui. Rimani con me.. » la supplicò, sussurrando lui.
« Solo questa notte. » disse lei abbozzando un sorriso. Lui la strinse a se ma lei si scostò dalla presa, non dissero niente, non dissero altro oltre a quello che avevano già detto.

Si occuparono l’uno dell’altra in un più totale silenzio che esprimeva più i loro stati d’animo di mille parole.
Quando Hayden si alzò in piena notte non riuscendo a dormire prese la chitarra e suonò.
Al suono di quella dolce melodia Core sorrise, forse nel sonno, forse no, ma quel che era certo era che non aveva mai smesso di provare qualcosa per lui.
  
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