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Autore: TheBlazer    10/01/2012    3 recensioni
Elise Ketchum, sorella del nostro celebre Ash, dopo aver affrontato le leghe di Kanto, Johto, Hoenn e Sinnoh si prepara a partire per una nuova fantastica regione. Il suo sogno? Diventare un Maestro degno di questo titolo! In questo viaggiò, però, avrà accanto a sé un compagno d'eccezione: Gary Oak, suo vecchio amico e rivale, determinato a diventare un grande scienziato. Riusciranno i due a realizzare i loro sogni?
GaryxOc e accenni di AshxMisty, ResolutionShipping & Pokeshipping
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ash, Gary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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rohanreal

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: Prologo :

La Scommessa


La sveglia trilla alle sette in punto, precissima. Forse per la prima volta nella sua vita, Elise non l'azzittisce con un pugno, né si rigira nelle coperte fingendo di non averla sentita: anzi, la ragazzina scatta in piedi come un molla e a tentoni cerca il cordino per tirare le tende. Un attimo dopo, la sua cameretta è irrorata di luce, quella luce tremula e un po' vetrosa tipica di metà marzo.  

Elise striscia fuori dal letto e si veste in tutta fretta. S'infila la sua maglietta preferita (una t-shirt di un bel rosso scuro, con un fiore nero stilizzato sul davanti) e un paio di semplici jeans chiari, seguiti a ruota da All Stars nere. Come ogni mattina, ingaggia una furiosa guerriglia con la spazzola, e come ogni mattina è costretta ad arrendersi, così si limita a raccogliere i lunghi capelli biondi in due codini. Se non altro, in questo modo non sembra il Grinch con una parrucca. 

In un'altra occasione non darebbe molta importanza al proprio aspetto, ma oggi è un giorno speciale: oggi è il suo decimo compleanno, la data fissata per l'inizio del suo viaggio a Johto. E' il giorno che ha atteso, sperato e fantasticato per tutta la vita. La sua strada non può che essere quella dell'allenatrice, lo sa per certo: non è tagliata per il lavoro di ranger, né le interessano gli sdolcinati rituali dei fiocchi: tutto ciò che conta, per lei, sono le medaglie e la Lega, obiettivo finale di ogni allenatore degno di questo nome. All'improvviso, le epiche battaglie e i tornei visti in TV non le sembrano più così distanti: già riesce a immaginare un'arena illuminata, e migliaia di persone assiepate sugli spalti, e tutti gli occhi fissi su di lei mentre lo speaker di turno annuncia: « Signore e signori, ed ecco a voi Elise Ketchum, di Biancavilla!  » Il pensiero è sufficiente da farla levitare. 

Ma torna sulla terra, Elise! Dopotutto, non ha ancora nemmeno prelevato il suo primo pokemon. E neppure fatto colazione, come le ricorda un certo brontolio allo stomaco.

Elise sgattaiola furtivamente in cucina, cercando di non disturbare la madre, ma le sue precauzioni si rivelano ben presto inutili: sua madre Delia infatti è già ben sveglia e sta armeggiando intorno al forno, canticchiando allegramente tra sé e sé. Ha un candido grembiule allacciato in vita, e un sorriso ancora più candido stampato in faccia.

« Buongiorno, tesoro » dice in tono allegro. « Accidenti, come sei mattiniera! Pensavo che non ti saresti mossa dal letto prima delle dieci. »

« Voglio essere la prima ad arrivare al laboratorio. » Un po' imbarazzata, Elise confessa: « Non so ancora quale scegliere, sai... tra Bulbasaur, Charmander e Squirtle, voglio dire. Sono tutti e tre ottimi starter. »

« Non dimenticare Pikachu ed Eevee, Samuel potrebbe avere anche quelli. » Delia le scarmiglia affettuosamente i capelli. « Pensa se anche tu cominciassi con un Pikachu, come tuo fratello! » 

Elise ridacchia. Il rapporto tra lei e il Pikachu di Ash non è certo dei migliori: negli ultimi due anni, non c'è stato un solo incontro con il topo elettrico che non si sia concluso con lei a gambe all'aria, folgorata. 

« Non credo che andremmo molto d'accordo, mamma. Forse sarebbe meglio se scegliessi qualcosa di meno elettrizzante, tipo un Charmander o uno Squirtle... »

« E' una decisione che spetta unicamente a te, cara » replica sua madre, prima di sollevare una gran teglia di biscotti appena sfornati e appoggiarla cautamente sul tavolo. Un profumo delizioso invade l'aria. « Mentre mediti sulla tua scelta, comunque, ti consiglio di assaggiare uno di questi. Vedrai, a stomaco pieno si ragiona meglio! » 

Elise è ben lieta di accettare il consiglio. Prende un biscotto ancora fumante e ne addenta un pezzo generoso. E' perfetto, dolce al punto giusto, con un vago retrogusto di limone. L'impasto è così morbido che sembra sciogliersi in bocca. Tutti sanno che Delia ai fornelli è una vera maga, ma ciò non impedisce ad Elise di sorprendersene ogni volta.

« Sono buonissimi, ma' » esclama, finendo in fretta il primo e pescandone un secondo. « Sai che prima o poi dovrai insegnarmi a prepararli, vero? »

« Quando desideri, tesoro. Sarà un autentico onore a insegnare a cucinare biscotti alla campionessa di Kanto. »

Ridono di cuore entrambe, madre e figlia. Elise ha l'impressione che il nodo di nervosismo che le serra lo stomaco si sia pochino allentato. Adesso, quella che le scorre nelle vene è soprattutto eccitazione, un'eccitazione acuta e ribollente come fuoco liquido.

Alle sette e venticinque, Elise è pronta. Rifocillata e vestita di tutto punto, la borsa a tracolla in spalla, rivolge un ultimo saluto alla madre e poi valica la soglia di casa.

Il laboratorio del professore non dista molto, forse neppure un chilometro. Elise cammina, un passo dopo l'altro, godendosi il tepore del sole sulla pelle e la delicata carezza del vento tra i capelli. In giro non si vede quasi nessuno, solo un postino dall'aria assonnata e il vecchio signor Jackson, nella sua inconfondibile tuta da ginnastica color melanzana, intento a fare il suo jogging quotidiano lungo il perimetro del paese. Mentre avanza verso il laboratorio, Elise continua a dibattersi nella sua indecisione: quale starter le conviene scegliere? Ha avuto occasione di studiarli, di vederli in azione, e tutti le sono parsi fantastici. Forse è come dicono i saggi, forse al momento fatidico le basterà guardare negli occhi il suo starter per capire che le loro anime sono legate in modo indissolubile, ma ora come ora il suo piano migliore consiste nel mettersi a fare ambarabà-cicì-cocò e afferrare una sfera a caso.

E' ancora persa dietro ai suoi pensieri quando, improvvisamente, qualcosa di piccolo e appuntito va a sbattere contro la sua caviglia. Elise abbassa d'istinto gli occhi, e per poco non sussulta: ai suoi piedi c'è un Weedle, che si contorce sul terreno con aria spaventata. Nei suoi occhietti lucidi c'è una muta implorazione.

« Ehi, piccoletto, che succede? » Elise lo prende delicatamente tra le mani. Lui si contorce con più forza, volgendosi ansiosamente verso la direzione da cui è arrivato. La ragazzina si gira a sua volta, perplessa... e subito sgrana gli occhi. La sua confusione si trasforma istantaneamente in orrore. « Oh, Arceus! » 

Prima ancora di accorgersi di essersi mossa, Elise si ritrova a correre a perdifiato verso il laboratorio, il Weedle stretto nelle braccia, la borsa che oscilla e sbatacchia contro la sua coscia ad ogni passo. Dietro di lei, dapprima vaghi e poi sempre più nitidi, echeggiano gli stridii e i battiti alari di quello che sembra un intero stormo di Spearow. Nel giro di pochi istanti, la ragazza viene circondata da decine e decine di piccole sagome piumate, che le volano sulla testa a velocità radente e cercano di strapparle il Weedle dalle mani. Più e più volte i loro artigli ricurvi le colpiscono le braccia, le spalle, la cute.

« Ahia! Ahia! Dannati uccellacci, andatevene! Sciò! Cosa cavolo pensate di fare con un Weedle, se siete centomila! »

Ma la pioggia di unghiate non si ferma, anzi, ad esse si uniscono le beccate. Il laboratorio sarà a meno di duecento metri, ma Elise non ce la fa più. Le braccia le bruciano da morire e qualcosa di caldo e liquido comincia a bagnarle la pelle. La ragazzina cade a terra, in ginocchio, sforzandosi di fare scudo a Weedle col proprio corpo. Il pensiero di abbandonarlo e darsela a gambe non le passa neppure per l'anticamera del cervello: con che faccia tosta potrebbe andare a reclamare il suo starter dal professore, dopo aver appena condannato a morte un pokemon? Si piega ancora di più sul coleottero, cercando disperatamente di farsi venire in mente qualcosa, ma in quel momento accanto a lei risuona una voce, forte e chiara: « Umbreon, Palla Ombra! »

Una roteante sfera di energia scura sprizza dal nulla, tagliando l'aria sopra Elise e abbattendo almeno tre o quattro Spearow in un colpo solo. Gli altri rapaci si disperdono, volando in circolo intorno a loro e lanciando grida di disappunto.

« A quanto pare non hanno ancora imparato la lezione... Umbreon, di nuovo Palla Ombra!  »

Il secondo attacco è ancora più efficace del primo. Una mezza dozzina di corpi alati cadono a terra con un tonfo molle. Gli Spearow rimanenti sfrecciano via, stavolta in preda al panico, e i loro lamenti gracchianti si perdono in lontananza.

« Ehi, stai bene? » La voce adesso ha un tono più gentile, ed è rivolta direttamente a lei. Elise solleva il capo, scostandosi la frangetta ribelle dalla fronte, ma i ringraziamenti le si strozzano in gola non appena riconosce il suo salvatore. E' un ragazzo alto e slanciato, di appena un paio d'anni più grande di lei. Sotto le ciocche di capelli castani, gli occhi sono profondi e nerissimi, quel particolare tipo di occhi che sembra capace di frugarti l'anima e mettere a nudo ogni tuo pensiero. Occhi che lei conosce bene. 

« G-Gary » balbetta, ancora sotto shock.

Lui aggrotta la fronte, ma poi un lampo di comprensione gli attraversa lo sguardo. « Elise? » 

La ragazzina annuisce e si rialza in piedi, tenendo il Weedle con una mano e spazzolandosi gli abiti sporchi di terriccio con l'altra. Il Weedle si arrotola su se stesso, ancora spaventato. 

« Capisco » dice Gary, spostando lo sguardo da lei al coleottero. « Questo spiega perché quegli Spearow fossero così interessati a te. Dovresti stare più attenta quando alleni coleotteri nei loro territori di caccia, per poco non ci lasciavi le penne. »

Lei si sente avvampare. « Non lo stavo allenando, è lui che mi è finito letteralmente in mezzo ai piedi! E comunque non avevo bisogno del tuo aiuto, me la sarei cavata benissimo anche da sola. Era tutto perfettamente sotto controllo. »

« Sì, s'è visto » replica l'allenatore con una punta di sarcasmo. « Proprio uguale a tuo fratello, eh? Fra tutti e due, non so chi abbia la testa più dura. » Al suo fianco, il pokemon che ha sferrato Palla Ombra scruta attentamente Elise, gli obliqui occhi rossi pieni di sospetto. E' una sorta di volpe nera, con degli anelli dorati intorno alle orecchie e alla coda. « Oh, e questo è Umbreon, lo stadio evolutivo del mio starter. Umbreon, lei è Elise, la sorella di quell'imbranato di Ash. »

« Ash non è un imbranato! » protesta lei. « Scommetto che se volesse potrebbe stracciarti ad occhi chiusi. »

« Accetto la scommessa, allora » ribatte Gary con una risata. « Anzi, facciamo una cosa ancora migliore... io ti sfido, Elise. »

« Come, mi sfidi? » Elise rimane spiazzata. « Ehm... Adesso? »

« Adesso no, non avrebbe senso. Con cosa combatteresti, con quella sottospecie di bruco tremante? » Il ragazzo scuote la testa. « Scegli tu il giorno, non importa se sarà domani o tra un secolo. Puoi provare a starmi dietro quanto vuoi, tanto non ce la farai mai a raggiungere il mio livello. »

« Questo lo vedremo » sbuffa lei. Gli tende una mano, e Gary la stringe vigorosamente. 

« Magnifico » sogghigna lui. « Ci rivedremo presto, Ketchum. »

« Molto prima di quanto tu creda, Oak. »

Gary ride e le rivolge un ultimo cenno di saluto, dopodiché le dà le spalle e prosegue oltre. Il suo Umbreon lo segue a ruota, gli anelli scintillanti contro il pelo scuro. Elise rimane a osservare per un po' i due che s'allontanano, fianco a fianco, e solo quando sono ormai a debita distanza osa tirare un sospiro. La parte più ragionvole di lei comincia già a rimpiangere di aver accettato tanto precipitosamente una scommessa impossibile: per quanto le bruci ammetterlo, Gary è già un allenatore fatto, e per di più molto bravo. Ma la parte più orgogliosa e testarda di sé non demorde: se lo merita, quello spaccone, di essere preso a pedate nel sedere. E lei diventerà abbastanza forte per poterlo fare.

E' solo in un secondo momento che si rende conto di non avergli neppure detto grazie.

Si gira di nuovo, ma Gary è già scomparso.

« Non importa, glielo dirò al nostro prossimo incontro » si dice, fiduciosa. « Poi lo prenderò a pedate, ma prima lo ringrazierò. »

Fa per incamminarsi verso il laboratorio, ma qualcosa le si struscia docilmente contro il polso. Weedle. Stupita, la ragazzina si rende conto di averlo ancora in mano: il coleottero è così anonimo e così leggero che s'è completamente scordata della sua esistenza.

« Beh, ora puoi anche andartene... la prossima volta però fai più attenzione, ok? C'è mancato poco che quegli uccellacci non ti trasformassero nella loro colazione. » 

Weedle continua a strusciarsi come un gattino, guardandola dal basso verso l'alto con gli occhietti scuri e lucenti come perle nere.

« Vuoi restare con me? » Elise ne è sorpresa. « Non pensare che saresti più al sicuro rispetto a qui. Il mio non sarà un viaggio facile, sai, e non ti voglio avere sulla coscienza. »

Il coleottero non dà segni di cedimento.

« Uomo avvisato mezzo salvato... immagino che la stessa regola valga anche per gli insetti, no? » La ragazzina sorride e stende il braccio, permettendogli di arrampicarsi fino alla sua spalla. Non è esattamente così che ha sognato la sua prima cattura, ma d'altro canto è difficile che le cose avvengano come le si aveva immaginate. « Prossima tappa, il laboratorio del professor Oak! Presto avrai un nuovo amico, Weedle. »

Poco dopo, Elise finalmente raggiunge il laboratorio. E' un edificio largo e piatto, con muri di un bianco talmente lucido da riflettere il sole. Mentre sale la breve rampa di scale, alla ragazzina sfugge un sorriso: forse non è tutto male quel che nuocere. Se l'incontro di quella mattina è servito a qualcosa, adesso per lo meno ha le idee chiare su quale starter scegliere... una creatura che sarà il riflesso di Umbreon, così come Umbreon sarà l'ombra di lei. 

Quando suona il campanello, Elise deve attendere solo pochi istanti prima che la porta si apra: ad accoglierla è un uomo in camice, sulla settantina, con un volto rugoso e gentile e radi capelli brizzolati. 

« Cos'è successo, Elizabeth? » chiede preoccupato, nel vederla con le braccia e il viso coperti di graffi.

« Oh, nulla, professore » risponde vivacemente lei. « Senta, non è che per caso lei ha un Eevee? »

Lo so, sono ufficialmente fuori di testa :3 ma va bene così! Mi è venuta quest'idea piuttosto casuale e ho deciso di buttarla giù... fatemi sapere cosa ne pensate!

Bacio, Flames

  
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