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Autore: tartufo    10/01/2012    1 recensioni
La storia prende spunto dal protagonista di The dead zone di stephen king.
Voleva richiamare l'attenzione di quella donna, ma la voce non ne voleva sapere di uscire, nessun suono riuscì a trovare una via di fuga dalle sue labbra.
L'unica cosa che poteva fare, era sperare che la donna alzasse gli occhi e incontrasse i suoi, che lo sapeva, erano pieni di domande e paura.
Attese un tempo che gli parve infinito, quando quell'estranea si spostò ancora più vicina ed iniziò a dedicarsi al suo braccio, iniziava davvero a spazientirsi,
possibile che non si accorgesse che era sveglio.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bip...Bip...Bip...Bip...
Quel rumore insistente lo stava facendo impazzire, continuava a insinuarsi nella sua mente, e lui voleva solo dormire, dannata sveglia, non voleva alzarsi,
non voleva affrontare quella giornata, voleva solo continuare a stare li, nascosto, non voleva prendere nessuna dannata decisione.
Bip...Bip...Bip...Bip...
Provò a muovere il braccio, deciso a mettere fine alla vita di quella stupida sveglia, diede il comando al suo cervello, ma niente, doveva essersi addormentato
in qualche posizione scomoda e adesso il suo braccio non rispondeva, era ancora mezzo stordito dal sonno, eppure gli sembrava di essere disteso a pancia in sù,
strano, lui dormiva sempre accoccolato su se stesso.
Si decise ad aprire gli occhi, ma questi non obbedirono, iniziava a spaventarsi, cosa stava succedendo?
All'improvviso sentì uno spostamento d'aria nella stanza, qualcuno aveva aperto la porta della sua camera, che nervi, tutti in casa sapevano di non avere il
permesso di varcare quella soglia senza permesso.
"Chiunque tu sia, fuori!!!", aveva pronunciato quelle parole, no, non le aveva pronunciate, erano risuonate solo nella sua mente.
Bip...Bip...Bip...Bip...
Non poteva muoversi, non poteva parlare, il suo corpo non rispondeva.
La persona che era entrata nella stanza, si era avvicinata al letto, sentiva che stava scrivendo qualcosa da qualche parte, sentiva che una penna, forse,
stava scorrendo su una qualche superficie, almeno il suo udito funzionava, anzi, sembrava quasi amplificato.
"Che strano" la sentì dire allontanandosi un attimo.
Ora era nuovamente accanto a lui,lo stava toccando?Ma cosa?
Sentiva che stava entrando nel panico, qualcuno lo stava toccando e lui non poteva fare nulla, iniziava seriamente ad avere paura.
Ci mise un pò a calmarsi, quando si accorse che non lo stava toccando, quella persona stava massaggiando i suoi arti, aveva iniziato dalla gamba destra,
l'aveva massaggiata per un pò, ora la stava piegando, una, due, tre volte, aveva perso il conto, poi si era spostata sulla gamba sinistra e aveva ripetuto
l'operazione, aveva delle mani gentili, sembrava che quei gesti fossero naturali, come se fosse stati ripetuti centinaia e centinaia di volte.
Bip...Bip...Bip...Bip...
Di nuovo la sveglia, che fosse ancora nel mezzo di un sogno, e faticasse a svegliarsi?
Provò nuovamente ad aprire gli occhi, e questa volta vide un piccolo spiraglio di luce, doveva aver combinato qualcosa di tremendo la sera prima,
se era combinato in quello stato, ma non ricordava nulla, solo che doveva prendere una decisione, e non sapeva quale.
Questa volta ci mise un pò più impegno, si concentrò, e i suoi occhi si spalancarono.
C'era una donna davanti a lui, una donna che non conosceva,sembrava molto giovane, e aveva un viso dolce, che ispirava fiducia, capelli castano chiaro,
e ochhi dello stesso colore, stava continuando a massaggiargli le gambe, non lo aveva sognato, era reale, provò a muovere
la testa, per capire dove si trovava, ma anche quel gesto gli risultò impossibile.
Voleva richiamare l'attenzione di quella donna, ma la voce non ne voleva sapere di uscire, nessun suono riuscì a trovare una via di fuga dalle sue labbra.
L'unica cosa che poteva fare, era sperare che la donna alzasse gli occhi e incontrasse i suoi, che lo sapeva, erano pieni di domande e paura.
Attese un tempo che gli parve infinito, quando quell'estranea si spostò ancora più vicina ed iniziò a dedicarsi al suo braccio, iniziava davvero a spazientirsi,
possibile che non si accorgesse che era sveglio.
Proprio mentre si domandava quanto ancora dovesse aspettare, la donna si immobilizzo, sollevò lo sguardo e finalmente lo vide, era sveglio.
"Dio mio...", disse mentre lasciava il suo braccio, poi la donna sparì dal suo campo visivo, la sentì correre verso la porta, spalancarla, e poi chiamare
qualcuno.
"Dottore, presto venga...il paziente...".
Dottore? Paziente? Che diavolo era successo.
Poi lo vide, sulla quarantina, capelli neri, con qualche accenno di bianco, e occhi neri come la notte.
"Signore, mi sente?" chiese.
Provai a rispondere ma continuavo ad essere muto, allora strizzai gli occhi per fargli capire che si, lo sentivo.
"Ricorda cos'è successo?".
Questa volta mossì gli occhi da destra verso sinistra, non ricordavo il perchè mi trovassi in quella situazione.
"Le sue corde vocali sono ferme da un pò di tempo, sono sicuro che se si sforza un poco, riuscirà a parlare, provi a schiarirsi la gola..."
Ferme da un pò di tempo, da quanto era li? Provò a mettere da parte quel pensiero per il momento e fece quello che gli era stato detto dal dottore,
provò a schiarire la gola ma fù come sentire una lama che raschiava sulla sua superficie.
"Infermiera per favore, procuri dell'acqua" chiese gentilmente.
Dopo qualche minuto la sentì tornare e aiutarlo a sollevarsi per bere qualche sorso.
"Piano, il corpo non è più abituato ai liquidi...".
Quell'informazione non sembrava promettere nulla di buono.
L'acqua era fresca mentre scendeva nella sua gola, non aveva mai bevuto nulla di più buono, o almeno, così gli sembrava.
"Vogliamo riprovare?" chiese nuovamente il dottore dopo che mi fui dissetato.
"Ricorda niente di quello che è successo?".
Provò a rispondere, e questa volta il dolore, fù qualcosa di sopportabile.
"...N-n... No..." quella semplice sillaba era sembrata un ostacolo insormontabile.
"Bene... ricorda come si chiama?".
Ci mise un pò, ma quella risposta, sembrava molto più semplice, alla fine qualcosa si accese, e il suo cervello trovò la risposta.
"K-k...k" era davvero stressante, prese un respiro e spinse quella parola fuori, con tutta la forza che aveva.
"Kurt...".
"Ricorda qulcos'altro? Riesce a ricordare di quando era bambino? Delle persone? Dei volti".
Si, ricordava qualcuno, due volti, chiuse gli occhi e quei volti diventarono più nitidi, più reali.
"Va bene, per il momento fermiamoci qui...adesso chiamiamo i suoi genitori e poi le spiegheremo tutto, l'infermiera resterà con lei per finire gli esercizi,
va bene Signor Hummel?".
Signor Hummel? Era solo un ragazzo, gli sembrava strano essere trattato come un adulto.
Il dottore uscì dalla camera e l'infermiera ricominciò con i massaggi, dopo che ebbe finito gli sembrava che le braccia avesserò un pò più di energia,
era un buon segno, o almeno lo credeva, cercò di muovere le dita della mano destra e queste reagirono, sulle sue labbra comparve un sorriso, che venne
ricambiato dall'infermiera.
"G-Gra-Grazie" disse, e mentre lo faceva il suo braccio si spostò per toccare quello della donna.
Quello che vide poi non gli piacque affatto.
La testa inizio a fargli molto male, immagini, immagini di un bambino che non conosceva, un bambino che giocava a palla, che veniva stratto in un abbraccio
dalla madre, e poi fuoco, tanto fuoco, e c'era caldo, sentiva la pelle bruciare, contro quel calore che non poteva contrastare.
E poi tutto era sparito come era arrivato, l'infermiera lo guardava preoccupata, aveva urlato? Molto probabilmente l'aveva spaventata a morte.
"vada a casa...vada adesso, presto, è ancora in tempo, il bambino, o mio Dio il bambino, vada da suo figlio" e quella frase era uscita tutta di getto perchè
se avesse fallito avrebbe avuto una vita sulla coscienza, e non aveva la forza per quello.
Dopo il massaggio poteva muovere un pò la testa, e la vide scomparire oltre la soglia della porta.
"Faccia presto", disse prima di cadere in un sonno profondo.

 

  
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