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Autore: dahl    10/01/2012    7 recensioni
Il viaggio di Santana tra passato e futuro. Alla ricerca di se stessa.
Traduzione autorizzata.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Dave Karofsky, Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Link originale: (gracias dahl)
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Traduzione autorizzata. Quando l’ho letta mi è piaciuta subito moltissimo. Ma non pensavo di tradurla perché sto già traducendo a million miles of fun e ho anche una storia in sospeso. Mi ha fatto cambiare idea una cosa. Ho pensato che sarebbe piaciuta a due persone in particolare.
Quindi questo lavoro di traduzione è un piccolo regalo per voi, Willow ed Elettra. Non credo ci sia bisogno di firmarmi! Un abbraccio.
 
 
 
 
Zihuatanejo, Costa Grande, Messico. Marzo 2029
 
A Newark c’è uno degli aeroporti più grandi degli Stati Uniti, quindi, quando la rivista per la quale lavoravo mi incaricò un reportage fotografico su uno dei casinò di Las Vegas, la cosa più semplice sarebbe stato viaggiare in aereo. Ma non lo feci.
A volte ricordo quella frazione di secondo in cui decisi di rompere tutte le regole, e il mio biglietto aereo devo aggiungere, e presi un autobus verso la periferia. Quel secondo cambiò tutto, perché sarei arrivata a Las Vegas in meno di tre ore e sarei tornata nel New Jersey per continuare la mia vita e, invece, la mia vita è cambiata improvvisamente.
In realtà posso sembrare un po’ un’avventuriera. E forse lo sono. E’ vero che non mi conformo con niente. A volte ho bisogno della stabilità che ti danno le regole sociali e, altre volte, ho bisogno di mandare tutto all’aria e essere me stessa, sentendomi libera. E’ una contraddizione, ma è quello che sono e, alla fine, per quanto uno si sforzi, rimane quello che è e io sono una contraddizione che cammina.
Quando andavo al liceo gli ormoni e la ricerca disperata della popolarità avevano la meglio su di me. Le cose migliorarono più tardi quando scoprì il mio amore per la fotografia, per la natura e imparai a voler più bene a quella che sono piuttosto che a quella che gli altri si aspettano che io sia.
Quel giorno, all’inizio dell’autunno del 2023, la mia vita non era un paradiso, ma era stabile. Avevo un piccolo appartamento a Newark e parecchio tempo prima di consegnare il reportage. Inoltre avevo il bisogno irrefrenabile di essere me stessa. E fu così che mi trovai alla fine del viale Clifton, facendo l’autostop poco prima dell’uscita dell’interstatale verso l’Ohio.
Credo di non averlo ancora detto. Mi chiamo Quinn Fabray e lavoro come fotografa.
 
 
Queens, New York, USA. Aprile 2023
 
New York è una città folle. E’ un caos per qualunque pedone o per chiunque usi il servizio di trasporto pubblico. Ma usare la macchina è semplicemente impossibile.
Però Santana Lopez non pensava al traffico, né alle previsioni del tempo che, nonostante un pallido sole appena sorto, annunciavano pioggia. Nemmeno si fermò a pensare che la mancanza di pratica potesse essere un problema nel momento in cui si fosse trovata immersa nel traffico di quella città in una delle sue ore di punta.
Santana, una donna bella con tratti somatici latino-americani, aveva appena compiuto trent’anni. Il giorno prima aveva spento una candelina immaginaria su una fetta di torta che aveva comprato in un ristorante qualunque mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro. E aveva rivolto un’espressione disgustata alla sua coinquilina quando questa aveva cercato di farle gli auguri.
Il suo lavoro come infermiera al Forrest Hill le dava uno stipendio che, pur non essendo eccezionale, le avrebbe permesso di avere un appartamento solo per lei. Ma Santana aveva provato a vivere sola e preferiva la presenza di un estraneo piuttosto che trovarsi davanti quattro pareti vuote e un silenzio spaventoso.
La sua coinquilina, Wendy o Tiffany o un nome simile di quelli pacchiani che vengono dati alle ragazze delle zone rurali, a Santana non le importava e, a dire il vero, non aveva mai fatto il minimo sforzo per ricordarlo; veniva da un piccolo paesello del Missouri, aveva quasi 25 anni ed era arrivata un paio d’anni prima nella grande mela per inseguire il suo sogno di lavorare a Broadway. Nei primi mesi tornava nell’appartamento con storie di provini, rifiuti, promesse e speranze e Santana la sopportava a mala pena perché era così felice. Qualche tempo dopo trovò dei piccoli lavoretti come attrice ma in film di basso costo. Così i sorrisi e le parole cariche di speranza si ridussero e le storie di lavoro furono meno entusiaste. E Santana, lontana dal sentire compassione, iniziò a disprezzarla per non essere sufficientemente felice per riempire tutti i silenzi e la tristezza della loro casa.
Ma non avrebbe più rivisto Wendy o Tiffany o come si chiamava. Aveva presentato la sua lettera di dimissioni nell’ospedale, aveva messo le poche cose che voleva conservare in un paio di valige e aveva affittato una macchina per abbandonare Queens, il suo appartamento e la sua miserabile vita. L’unica cosa che rimpianse fu di non poter lasciare indietro anche i suoi ricordi.
 
 
Lima, Ohio, USA. Giugno 2013, McKinley
-Lord Tubbington può venire con noi? – le chiese piano all’orecchio nello spogliatoio del McKinley.
Santana guardò Brittany per alcuni secondi. Se chiunque altro le avesse chiesto se poteva portare un gatto a Columbus, gli avrebbe urlato contro una lunga serie di insulti e sarebbe andata via con la sua aria di superiorità abituale. Ma Brittany non era una persona qualunque.
-Non possiamo portarlo, Britt – rispose con dolcezza guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando.
-Perché no? Non parla molto! – rispose- E non ha bisogno di molte cure.
-Perché il nostro padrone di casa non vuole animali nella stanza – cercò di spiegare con un mezzo sorriso al pensiero che un gatto potesse essere chiacchierone – Britt lui può stare qui e noi verremo a visitarlo tutti i fine settimana che possiamo.
-Se non lo diciamo al padrone di casa possiamo portarlo e nessuno lo saprebbe – insistette di nuovo.
-Vivremo con altre ragazze. Certo che lo saprà. Non possiamo portarlo.
Brittany abbassò lo sguardo e storse la bocca in un espressione di tristezza. Santana sentì una fitta di colpa, alla fine era a causa sua se Brittany andava a Columbus. Aveva insistito, quando aveva ricevuto la lettera di ammissione alla scuola di infermeria dell’università dell’Ohio, perché Brittany andasse con lei. Era andata varie volte li per trovarle un lavoro da cameriera in una delle caffetterie del campus, perché non poteva pensare di andar via da Lima senza di lei.
Le mise la mano nel mento per sollevarle il viso. La guardò negli occhi.
-Non essere triste – le chiese- Abbiamo tutta l’estate per salutarlo. E dopo cercheremo una soluzione.
Brittany le sorrise e le circondò le spalle con le sue braccia. Le accarezzò la nuca mettendo una mano tra i suoi capelli. Santana voleva baciarla ma non poteva muovere la testa. Sentiva il calore delle sue dita nella nuca e voleva sentire anche il calore delle sue labbra.
Cercò di avvicinarsi lottando per alcuni istanti, alla fine Santana si dette per vinta.
-Baciami – le disse impaziente.
-Lord Tubbington.
-Brittany!
Brittany la guardava seriamente senza muoversi.
-Non ti bacerò mai più se non mi dici di si.
-Smettila.
-Dico davvero – disse stringendo le dita e causandole un lieve dolore.
-Va bene, Britt, verrà con noi – si arrese.
Brittany sorrise e spostò la mano liberandola. E Santana, che ormai desiderava solo morderle le labbra, ne approfittò per spingerla contro gli armadietti e baciarla sulle labbra, nel collo, nel petto e in qualunque altra parte riuscisse ad arrivare, senza importarle che potesse arrivare qualcuno.
 
 
Newark, New Jersey. Aprile del 2023.
 
Si era fermata già tre volte da quando aveva lasciato il Queens per guardare la mappa, inoltre si era maledetta molte volte per non aver comprato una di quelle diavolerie elettroniche che tutti usavano per sapere dove andare. Aveva passato una settimana a pianificare il viaggio nella sua testa e, nonostante questo, non aveva pensato che, con una semplice mappa, non sarebbe stato semplice attraversare sette stati per arrivare a Las Vegas.
Riuscì a uscire da New York e, a fatica, era riuscita ad attraversare la città di New Jersey. Arrivò a Newark dopo tre ore di viaggio quando sulla carta sarebbero stati necessari 45 minuti e adesso avanzava piano cercando l’uscita per l’interstatale per l’Ohio.
Per Santana viaggiare a Las Vegas significava prendersi un momento di riflessione. Ne aveva bisogno per andare avanti. Sapeva che quel viaggio, in un modo o nell’altro, l’avrebbe riportata al passato, ma non aveva pensato che il suo primo incontro con il passato sarebbe stato proprio in quella strada, ferma sotto la pioggia e abbracciando un cartello dove si leggeva: Las Vegas.
Quinn aprì lo sportello dell’auto che si era fermata. Era un vecchio Chevrolet, probabilmente di seconda mano, di un giallo così stinto che in alcune zone sembrava bianco. Entrò in fretta e chiuse la porta mentre si sfregava le mani gelate e il calore della macchina le faceva colorare le guance di rosso.
-Ciao, mi chiamo Quinn Fabr… - iniziò mentre si voltava verso il sedile dell’autista. La persona che la guardava aveva capelli scuri, labbra brillanti e carnose, occhi neri che avevano la forza del fuoco che bruciava dentro quelle pupille. Quella donna le rivolse un mezzo sorriso.
-Ciao Quinn.
-Santana!
Santana Lopez. La sua migliore amica e la sua peggior nemica del liceo. Dieci anni dopo, seduta in una vecchia Chevrolet, circondata dal suono della pioggia e del traffico.
-Non dovevo fermarmi. Non è la giornata ideale per incontrare fantasmi – disse con un’espressione di disgusto.
-Sono io che dovrei dirlo! – rispose con lo stesso tono.
Pochi secondi dopo si abbracciarono.    
 
 
Zihuatanejo, Costa Grande, Messico. Marzo 2029
 
E’ sorprendente come un periodo di tempo così lungo possa sparire in pochi secondi e trasformarsi in qualcosa di sfuocato. Era come se avessi ancora 17 anni, fossi andata a dormire per andare a lezione al McKinley il giorno dopo e quella notte avessi avuto un sogno molto, molto lungo e confuso per poi svegliarmi nella macchina di Santana dieci anni dopo.
Non avevo visto i ragazzi del glee o del McKinley dal giorno in cui lasciai Lima, appena finito il liceo. Non ero andata all’università a Columbus, come aveva fatto la maggior parte e decisi di andare all’università di Pennsylvania. Però continuavo a essere troppo vicina a Lima, così, quando un giorno vidi una pubblicità sulla possibilità di viaggiare all’estero come ragazza alla pari, non lo pensai due volte. Chiamai l’agenzia che si occupava della questione e, due mesi dopo, mi trovavo su un aereo guardando attraverso il finestrino e sorridendo. Il mio destino era Barcellona.
Europa. Il vecchio continente, così vivo, così intenso e così diverso. Sai che ho imparato lo spagnolo li? Almeno mi difendo, sono stata quattro anni in Spagna, uno a Barcellona e tre a Granada.
Ho dedicato tanto tempo a viaggiare, a muovermi da un posto all’altro, a conoscere gente. A volte pensavo che stavo cercando qualcosa senza sapere cosa fosse, altre volte pensavo che stavo scappando, forse da me stessa.
Santana mi ha incontrata sotto la pioggia.
 
 
Interstatale 80 verso Cleveland, OH, USA. Aprile 2023.
 
In un primo momento avevano parlato brevemente delle loro vite, quasi per cortesia. Santana le aveva spiegato che era un infermiera in uno degli ospedali di New York e Quinn le aveva detto che aveva passato diverso tempo all’estero e adesso era una fotografa di un giornale locale. Le ore successive erano state dedicate a ricordare episodi e pettegolezzi del McKinley. Avevano parlato del passato e erano scoppiate a ridere in varie occasioni.
Si fermarono per mangiare qualcosa in una stazione di servizio. Quando tornarono alla macchina Santana accese la radio e Quinn si addormentò.
La pioggia aveva smesso di cadere quando erano uscite dal New Jersey e il sole primaverile della Pennsylvania accarezzava le prime ore del pomeriggio. Una canzone di Sara Bareilles suonava alla radio e Santana pensò che, a volte, la bellezza è creata da piccoli scampoli di cose insignificanti. Sorrise senza volerlo.
-A cosa pensi? – le chiese Quinn sorridendo a sua volta.
-Al genere di cose che qualcuno come me non dovrebbe pensare.
-Ah, cosas bonitas! – disse Quinn.
Santana la guardò con la coda dell’occhio e Quinn scoppiò a ridere.
-E’ passato molto tempo però ancora ti conosco Santana Lopez. E c’è un cuoricino li sotto – aggiunse.
Il sorriso di Santana scomparve e sospirò. Quinn si sentì male.
-Scusa – disse senza sapere bene perché. Poteva aspettarsi insulti non quello sguardo triste.
E’ un cuore vuoto quello che mi rimanepensò Santana.
-Dormiremo a Youngstown – disse Santana mentre girava il volante per uscire dall’autostrada – Ho visto in internet un hotel e ho prenotato una stanza. Non ci sono problemi se la dividiamo.
 
 
Columbus, Ohio, USA. Inverno del 2015.
 
Aprì gli occhi e guardò la sveglia sul comodino. Mancavano dieci minuti alle sette. Pensò di allungare la mano e mettere la sveglia dieci minuti dopo, così avrebbe avuto altri venti minuti di sonno. Non avrebbe dovuto farlo se voleva arrivare a lezione puntuale e togliere il braccio da sotto le coperte le avrebbe fatto sentire freddo, perciò si rassegnò ad accontentarsi dei dieci minuti che mancavano.
Si voltò nel letto e sentì un improvviso dolore nella caviglia.
-Maledetto gatto! – gridò mentre sollevava le lenzuola, la coperta e la trapunta per sbattere fuori Lord Tubbington dal letto –Prima o poi ti prendo e ti faccio fuori! continuò a gridare mentre si toccava la ferita.
Brittany entrò nella stanza con l’uniforme di lavoro già addosso e lo spazzolino in bocca.
-Santana! – la sgridò.
-Ha iniziato lui! – le rispose indicando la caviglia.
Si alzò mordendosi il labbro con fastidio quando si accorse che si era legata con le lenzuola.
Ascoltò Brittany che la salutava e scendeva le scale. Più tardi avrebbe voluto che si scusasse con il gatto e questo pensiero aumentò il suo malumore. Entrò nella doccia, si vestì e prese un caffè prima di uscire correndo verso l’università.
-Non posso crederci – disse una voce maschile alle sue spalle quando usciva dall’aula.
Santana si voltò curiosa.
-Dave Karofsky. Studi qui?
-Diritto. Mi sembra incredibile che siamo da tre anni nella stessa università e non ci siamo incontrati prima.
-Due anni – lo fermò Santana – Sono qui da due anni.
Presero il caffè insieme seduti in una panchina e Dave le raccontò che stava uscendo con una ragazza che studiava infermeria. Santana non fu sorpresa di sapere che Dave uscisse ancora con ragazze e non lo fu nemmeno di sapere che pensava di continuare a farlo. Inoltre pensava di sposarsi e avere figli. Intanto aveva rapporti occasionali con ragazzi che conosceva su internet.
-E tu? Stai ancora con Brittany?
-Si. In realtà stiamo insieme ma la maggior parte della gente non lo sa. E mi piacerebbe che non girassero voci nel campus.
Dave rise e le assicurò che non aveva intenzione di rivelare nessun segreto.
-Possiamo dividere le nostre vite – le disse – Io sarò avvocato e un giorno diventerò giudice. Non lo so, l’unica cosa di cui sono sicuro è che sarò qualcuno importante. Ed è vero che mi piace andare a letto con gli uomini ma l’unico modo che ho per arrivare in cima è farlo con una donna al fianco. Quindi mi sposerò con una bella ragazza, intelligente e disposta a darmi figli.
-Voglio la stessa cosa! – disse Santana e entrambi scoppiarono a ridere – No, davvero, sto bene con Brittany ma non so cosa faremo dopo, quando mi laureerò. Lei vuole che andiamo a Las Vegas per sposarci. Non ha smesso di dirlo da quando hanno approvato la legge sul matrimonio omosessuale in Nevada.
-E’quello che vuoi, no?
-Uno può avere paura di quello che vuole.
 
 
Lima, Ohio, USA. Aprile 2023
 
Si erano svegliate abbastanza presto e avevano lasciato Youngstown quando l’alba spuntava all’orizzonte. Avevano discusso, come se fossero ancora al liceo, per decidere chi doveva guidare. Alla fine vinse Quinn, come succedeva sempre quando andavano al McKinley.
All’inizio stettero zitte a causa del litigio, però in poco tempo iniziarono a parlare del liceo e poi Santana iniziò a parlare dell’università.
-Vivevamo con altre quattro ragazze e non avremmo potuto incontrare una casa di studenti più incasinata. Due erano latine e una di Lancaster e l’altra, indovina un po’, di Lima Heighs – Santana sorrideva mentre parlava e contagiò il suo entusiasmo a Quinn – All’inizio ci sono state molte feste. Britt e io avevamo una stanza nel piano di sopra con un piccolo bagno.
-Dev’essere stato bello, e Brittany? – le chiese un po’ insicura. Era la prima volta che Santana la nominava e Quinn non sapeva se doveva chiederle qualcosa.
Santana sospirò e stette in silenzio per alcuni minuti. Quinn si pentì di aver chiesto.
-Ieri mi hai detto che stai andando a Las Vegas per lavorare però andarci facendo autostop mi sembra più cercare l’avventura. Il mio viaggio non è né di lavoro né di piacere però si che si può definire un’avventura. Anche Brittany va a Las Vegas in questo momento. E io devo fare alcune cose prima di arrivare.
Senza accorgersene stavano entrando a Lima. Quinn guidava piano e, attraverso il finestrino abbassato guardava le case con i piccoli giardini della via Kibben.
Era ora di pranzo quando parcheggiarono davanti al McKinley.
 
 
Lima, Ohio. USA. Maggio 2013 – Articolo nell’Impiccione.
 
Aspettative, di Jacob Ben Israel.
Manca un mese per la fine dell’anno e molti degli alunni del McKinley High School hanno già fatto piani per l’estate. Alcuni inizieranno l’università l’anno prossimo e gli altri si fermeranno qui per marcire a Lima per il resto delle loro vite.
In una intervista a Finn Hudson abbiamo scoperto che si dibatte tra vivere coperto di grasso aggiustando macchine nell’officina Hummel o seguire Rachel Berry nella sua carriera a Broadway. La mia raccomandazione, Finn, è che ti fermi a Lima. E vale anche per Rachel Berry.
Qualcuno ha lanciato l’allarme che Blaine Anderson sia passato all’altro lato. Ma potete respirare tranquilli, soprattutto tu Kurt Hummel. Blaine ha dichiarato a questa redazione che continua a giocare per la stessa squadra.
Questo è l’ultimo articolo dell’anno. Il prossimo numero sarà uno speciale estivo. L’informazione tornerà a settembre.
 
 
Columbus, Ohio, USA. Primavera del 2016.
 
-Però avevi detto che ci saremmo sposate a Las Vegas.
-No Britt, l’hai detto tu. Io ti avevo detto solo: vedremo.
-Mi avevi detto di si. E già ho pianificato tutto. Verranno tutti quelli del glee e le Cheerios e mister Shue.
-Non posso sposarmi con te – le ripeté un’altra volta.
Sapeva che non l’avrebbe presa bene. Un anno prima aveva rivisto Dave Karofsky e da allora si erano visti regolarmente per prendere caffè ed erano diventati amici. Dave gli assomigliava molto. Era ambizioso e, anche se aveva degli scrupoli, era deciso a raggiungere i suoi obbiettivi. Inoltre era gay.
Qualche giorno prima Dave le aveva proposto di essere la sua fidanzata di copertura ufficiale. Sarebbero stati una bella coppia eterosessuale, con carriere brillanti e un promettente futuro. Se tutto andava bene si sarebbero sposati appena laureati e naturalmente, entrambi avrebbero avuto libertà per andare a letto con chi volevano o avere una relazione sentimentale sempre con discrezione.
Santana sapeva che non era giusto, che era una codarda, ma le sembrava la via più semplice. Stare con una ragazza andava bene all’università ma dopo non riusciva ad immaginare come potevano stare insieme pubblicamente.
-Mi ami – si lamentò Brittany.
-Certo che ti amo, tesoro – le rispose prendendole il volto tra le mani – Ti amo – le disse baciandole le labbra e la punta del naso – Ti amerò per sempre. E, se tu vuoi, possiamo stare insieme. Solo non possiamo dirlo a nessuno.
Brittany stette zitta mentre pensava.
-Vedremo – rispose alla fine.
 
 
Lima, Ohio, USA. Aprile 2023. McKinley.
 
-Mister Shue! – gridarono insieme Quinn e Santana
-Oh ragazze! Quanto sono felice di vedervi!
L’aula dove si riuniva il glee club era uguale a come la ricordavano. Quinn si sedette nella sua sedia abituale e giocò con la sua mente a pensare di avere ancora 17 anni. Presto sarebbero apparsi gli altri ragazzi: Puck pavoneggiandosi come sempre, Brittany e Santana che si tenevano per mano, Finn nel suo mondo, Mercedes si sarebbe seduta e avrebbe raccontato qualche nuovo pettegolezzo a Kurt. E, naturalmente, per ultima sarebbe arrivata Rachel Berry, che aveva aspettato nascosta nel bagno delle ragazze che fossero arrivati tutti per fare la sua magistrale entrata. Rachel Berry con i suoi maglioni ridicoli e le braccia incrociate a stringere una cartella sul suo petto.
Santana non si sedette.
-Sapevo che se fossi tornata questo buco mi sarebbe sembrato ancora più piccolo.
Quinn e mister Shue scoppiarono a ridere. Anche Santana si unì a loro.
Più tardi andarono a trovare Finn che lavorava nell’officina del padre di Kurt. L’insegna metteva Hummel & Hudson mechanics.
Finn si era sposato con una ragazza di Lima e aveva un paio di bambini. Raccontò che Kurt era andato a New York con Rachel dove lei aveva avuto successo e non era più tornata. Kurt era tornato dopo un anno, andò all’università e adesso viveva a San Francisco con suo marito e suo figlio e lavorava in un asilo.
-Ci vediamo ogni Natale – aggiunse Finn – Alcune volte una o due settimane in estate. Alcune volte andiamo noi. Cerchiamo di mantenerci in contatto il più possibile.
Anche Puck era rimasto a Lima. Quinn lo abbracciò e parlarono un poco di Beth. Anche se non si vedevano da molto tempo entrambi avevano mantenuto i contatti con Shelby e Beth.
Dormirono a Lima e la mattina dopo partirono per proseguire il viaggio verso Las Vegas.
 
 
Interstatale dell’Ohio tra Illinois, Indiana e Iowa. USA. Aprile 2023
 
Di nuovo guidava Quinn dopo aver promesso a Santana che le avrebbe ceduto il volante dopo la colazione. Così quest’ultima insistette, maledisse e di nuovo insistette, finché Quinn si dette per vinta e si fermò in un McDonald’s poco fuori Fort Wayne in Indiana.
-Da questo momento passiamo per strade secondarie, almeno fino al Nebraska – disse Santana con fare minaccioso – Un caffè forte e un muffin di cioccolato – disse alla cameriera – E tu cosa prendi?
Quinn chiese un hamburger senza formaggio e un frullato di fragola.
-Il tuo problema è che non sai leggere la cartina. Per questo vuoi guidare.
Santana indurì lo sguardo e fece la sua tipica espressione di fastidio. Quinn seppe di aver centrato il punto. Santana colpì il frullato che cadde al suolo e si diresse verso la macchina.
-Sei matta o cosa? Perché l’hai fatto?
-E tu perché mi stavi prendendo in giro? – gridò Santana –Non ho più 17 anni e non sto facendo questo viaggio per divertimento. Questo è serio per me, capisci? Serio!
-Era uno scherzo!
Santana la guardò fissa e accese il motore. Ripresero di nuovo il cammino e Santana non aprì bocca per un’ora. Quinn notò che aveva gli occhi lucidi e una lacrima attraversò la sua guancia.
-Cos’è successo con Brittany?
Santana non rispose subito e Quinn iniziò a pensare che avrebbe dovuto tenersi la curiosità. Santana era una brava ragazza ma arrabbiata e ferita l’avrebbe potuta lasciare in mezzo alla strada senza guardarsi indietro.
-Mi sono sposata con Dave.
-Quinn non era sicura di aver sentito bene.
-Ti sei sposata con Dave? Quale Dave?
-Karofsky.
-Karofsky? Dopo tutto quello che ti è successo ti sei sposata con lui?
-Esatto
-Perché?
-Era la cosa più semplice.
-E Brittany?
-Brittani se ne andò a Las Vegas – sospirò.
 
 
Columbia, Ohio, USA. Primavera 2018.
 
Santana non aveva visto sua nonna così felice da molto tempo. Stavano celebrando le nozze a Columbus per poi andare a New York in un paio di mesi, Dave avrebbe lavorato in uno studio legale e lei avrebbe trovato un lavoro in un ospedale.
Le sue compagne di appartamento le avevano fatto da dame d’onore, indossando un vestito color lavanda. Lei aveva un abito bianco, i capelli raccolti avvolti in una rete d’argento. E camminò verso l’altare a testa alta con Dave che l’aspettava sorridente.
La festa fu bellissima. Avevano affittato una casa di campagna e nel giardino decorato avevano messo i tavoli e divani bianchi e lavanda. Sotto i gazebo, passavano impeccabili camerieri con vassoi e champagne.
Santana passò tutto il giorno da un lato all’altro, parlando con gli invitati, preoccupandosi del servizio, cercando tutte le scuse per non pensare al fatto che stava vivendo un sogno, ma non il suo. Lei non faceva parte di quel luogo, non doveva avere quel vestito. Ma aveva deciso di farlo e si era già accorta che questa decisione le avrebbe fatto male per tutta la vita. Quello che non sapeva era quanto potesse arrivare a far male.
 
Interstatale dell’Ohio tra Illinois, Indiana e Iowa. USA. Aprile 2023
 
Santana le raccontò la sua storia con Dave. Come si incontrarono, come le chiese di sposarlo e come arrivò alla conclusione che sposarlo era effettivamente la sua miglior opzione.
Le parlò anche della sua rottura con Brittany. E di quanto le era mancata mentre era sposata con Dave. Delle sue prime storie a New York e dell’impegnativo lavoro come infermiera.
Le raccontò delle relazioni che aveva avuto durante il matrimonio, pensando che se stava con donne poteva sentirsi bene anche se aveva sposato una persona che non amava. Alla fine capì che non poteva ingannarsi da sola. Non più. Non importava con quante donne finiva a letto, avrebbe continuato a sentirsi vuota. Non erano le donne, era una sola: Brittany.
-E perché non sei andata a riprendertela?
-L’ho fatto – rispose – Con due anni di ritardo ma l’ho fatto.
 
 
Las Vegas, Nevada, USA. Luglio 2020.
 
Il divorzio con Dave era stato facile. Dopotutto nemmeno lui l’amava e la loro relazione era troppo fredda per essere comoda. Fu un processo rapido ed entrambi furono soddisfatti. Santana comprò un piccolo appartamento nel Queens e, dopo aver fatto il trasloco, chiese qualche giorno di vacanza dal lavoro.
Una settimana dopo atterrava in uno degli aeroporti di Las Vegas. Aveva chiamato la madre di Brittany, amici e conoscenti. Non chiamò Lord Tubbington perché un gatto, ovviamente, non poteva rispondere al telefono ma se avesse potuto Santana avrebbe dimenticato vecchi rancori e gli avrebbe parlato della sua odissea per rintracciare Brittany.
Prese una stanza nel Luxor e ordinò una bottiglia di vino. La musica del suo Ipod e l’alcol furono la sua compagnia mentre lasciava che il giorno scorresse lento e si avvicinava il momento nel quale sperava di rincontrarla.
La vita passa così lentamente quando si aspetta qualcosa con tanta ansia.
Uscì dalla stanza indossando un vestito nero che lasciava mezza schiena scoperta. I capelli sciolti come piacevano a Brittany. Il vino le dava la forza che le serviva, perché, anche dopo due anni sentendo la sua mancanza, le mancava il coraggio.
Il taxi la lascio nell’ingresso di quel club e un portiere con spalle larghe e sguardo severo le aprì la porta solennemente. All’inizio le costò abituarsi all’atmosfera oscura. Percorse un largo corridoio, decorato con pitture dorate e arazzi rossi, per poi accedere a un’amplia sala piena di piccoli tavoli illuminati da lampade grandi quanto una mela. Forse avevano proprio la forma di una mela. Alcune donne ballavano sensualmente su piattaforme illuminate e situate strategicamente dentro quella sala.
Santana si guardò intorno, ammirava quel luogo creato perfettamente per essere sensuale. Non era solo un locale di streaptease, era quasi un’opera d’arte.
Un cameriere passò e le offrì una coppa di champagne, lei la prese e gli diede una carta di credito. Il cameriere la guardò e le indicò di seguirlo verso una zona riservata.
C’era un piccolo divano di due posti ed era isolato dal locale da una struttura opaca. Si sedette stringendo il bicchiere con mani tremanti. Lo lasciò quando lei entrò in quello spazio ridotto.
-Santana! – le disse mentre si inginocchiava davanti a lei – Santana – ripeté abbracciandole la vita con forza.
-Britt – le rispose accarezzandole i capelli senza trattenere le lacrime.
-Vuoi che balli per te? – le chiese allontanandosi dall’abbraccio.
Santana non trovava le parole, stava lottando per non scoppiare in un pianto disperato.
-Vuoi? – le chiese di nuovo mentre iniziava a muoversi –Vuoi? –insistette sedendosi sulle sue ginocchia – Mi ami?
-Ti amo, Brittany. Vieni con me al mio hotel.
Brittany si fermò di colpo e la guardò indecisa – Non posso – annunciò.
-Vieni con me. Pagherò per te. O ucciderò per te! Non mi importa. Vieni con me.
 
 
Interstatale tra Nebraska e Utah, USA. Aprile 2023
 
-Io mi sarei sciolta se qualcuno avesse fatto una cosa simile per me – disse Quinn dopo aver ascoltato la storia – Non ci avrei pensato due volte a seguirti.
-Saresti venuta con me? – le chiese Santana con una punta di malizia.
-Sai cosa voglio dire – le rispose Quinn con un sorriso – E lei? L’ha fatto?
-Ti ho raccontato già metà della mia vita – disse Santana evadendo la domanda – Perché non mi racconti la tua?
-Ho viaggiato attraverso l’America, sono stata in Europa. Faccio foto. Che altro posso dire.
-Perché non ti sei mai sposata?
-Non ho trovato nessuno capace di rendermi felice.
-Esiste una persona che possa renderti felice? – la domanda doveva essere sarcastica, ma il tono era solenne. E Santana aspettava la risposta con espressione seria.
-Non lo so – rispose. E davvero sempre aveva avuto i suoi dubbi.
 
 
Las Vegas, Nevada, USA. Luglio 2020.
 
-Portami a casa – le disse all’orecchio mentre giocava con i suoi capelli – Portami con te – aggiunse dolcemente mentre disegnava il contorno del suo viso con le labbra.
Quella notte sognarono ad occhi aperti nella stanza dell’hotel. Bevvero baci e champagne. Quella notte nella quale disse che sarebbe tornata con lei e tutti i colori divennero più brillanti, i suoni più puri e il viso le doleva per il tanto sorridere. Perché tornava ad essere sua, Brittany, la sua Brittany.
-Sei un coro d’angeli, amore mio – le disse con le lacrime agli occhi.
-Santana, non piangere, gli angeli non vogliono che tu pianga.
-Non piangerò più – disse incapace di fermare le lacrime – Ti amo, ti amo.
-Ti amo anche io.
 
 
Zihuatanejo, Costa Grande, Messico. Marzo 2029.
 
Ho fatto molte foto durante quel viaggio. Le conservo in una grande cassa di cartone dentro del mio armadio e, a volte, le prendo per guardarle.
Molte sono di paesaggi, che cambiavano man mano che ci spostavamo da uno stato all’altro. Ho fatto molte foto anche a Santana. Foto di sorrisi e di sguardi tristi. In molte altre appare con quella sua forma caratteristica di mettere le labbra quando è arrabbiata.
C’è anche una foto mia. Lei prese la mia macchina fotografica mentre io non guardavo e mi scattò una foto mentre l’alba mi illuminava in un giorno di primavera nel Nebraska.
 
 
 
Interstatale tra Nebraska e Utah, USA. Aprile 2023
 
Avevano comprato il caffè poco fuori Big Spring, vicino alla frontiera tra il Nebraska e il Colorado e adesso contemplavano l’alba sedute nella macchina. Santana aveva fermato l’auto un piccolo spiazzo panoramico e il sole nascente brillava sulle pianure rocciose.
-Sai – disse Quinn rompendo il silenzio – Inizio a sentirmi come in quel vecchio film che passano spesso alla tele.
-Quale film?
-Dai, quello dove due donne attraversano il paese in macchina e alla fine si buttano da una scogliera.
Santana la guardò con paura.
-Lucy Quinn Fabray. Non penso di lanciarmi da nessuna scogliera. E soprattutto non con te.
-Non provare a chiamarmi Lucy mai più – la minacciò Quinn senza riuscire a contenere una risata.
Guidarono lentamente ammirando il paesaggio del Colorado. Il paesaggio variava con grandi formazioni rocciose e praterie. Con boschi interminabili e grandi zone di terra coltivata. Quinn non lasciò la macchina durante tutto il tragitto sino a Denver.
 
 
Queens, New York, USA. Settembre 2020
 
Santana si stiracchiò nel letto. Era sabato e aveva il giorno libero.
-Sono le 10 passate Santana – le disse una voce dolce all’orecchio. A Santana le venne voglia di fare l’amore.
-Non ci aspetta nessuno. – disse con tono malizioso.
-Ma io voglio andare a fare un pic-nic al Central Park- insistette Brittany.
-Central Park si trova a Manhattan, amore!
Brittany si mise inginocchiata nel letto incrociando le braccia.
-Voglio fare un pic-nic a Central Park – disse di nuovo cercando di mantenere un espressione triste ma lottando per non ridere.
Santana si sollevò colpendola con un cuscino.
Andarono a fare il pic-nic, ma prima fecero l’amore.
 
 
Interstatale tra Colorado, Utah e Nevada. Aprile 2023.
 
-Siamo state un anno insieme – le spiegò Santana – L’anno più bello della mia vita.
Guidarono in silenzio per un bel pezzo.
-Finì – rispose Santana quando Quinn si decise a chiederle maggiori spiegazioni.
-Perché?
-Perché è quello che succede con le cose belle, finiscono presto.
Quinn non riuscì a controbattere.
-Mi dispiace che non abbia funzionato.
-Anche a me. Ma ormai è ora di dire addio a tutto ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato – Santana sospirò  - Adesso dobbiamo essere coraggiosi.
Di nuovo guidarono in silenzio.
-Non avrei mai dovuto lasciare Beth – disse improvvisamente Quinn – Sai che ha già 12 anni? E un fidanzato che si chiama Fred! Mia figlia ha 12 anni e un fidanzato con un nome ridicolo. E io non sono stata con lei.
-Però le scrivevi, no? E andavi a visitarla.
-Ma non sono stata li con lei.
-Benvenuta nel mio mondo – le rispose Santana – Dovremmo fondare un club di Arpie che fanno solo casini e nominarci presidenti. Nessuno ci supera.
A Quinn le venne da ridere e poco dopo le scapparono delle lacrime. Non era sicura se stava ridendo o piangendo, né quale fosse il sentimento che prevaleva in lei in quel momento.
Santana fermò la macchina. La guardò con tristezza e allungò la mano per toccarle la guancia.
-Non piangere – le disse scoppiando a sua volta in lacrime.
 
 
Queens, New York, USA. Giugno 2021
 
La saletta di riposo per le infermiere del Forrest Hill era abbastanza tranquilla quella mattina.
-Vai già a casa?
-Dopo aver fatto un turno di 12 ore più che altro mi trascinerò fuori da qui – rispose Santana all’altra infermiera.
Era molto stanca ma finalmente il turno era finito e la prospettiva di una lunga doccia calda la metteva di buon umore. Prese la metro e comprò caffè e muffin prima di arrivare a casa. Entrò canticchiando una canzone.
-Britt – gridò – ho portato la colazione. Alzati!
Entrò nella doccia e respirò profondamente sentendo l’acqua bollente sulla pelle. Prese il suo gel-doccia alla lavanda e si lavò in fretta uscendo dal bagno avvolta solo da un asciugamano.
Nella cucina la colazione era intatta. Santana entrò in camera, ma Brittany non era nemmeno li e il letto non era stato usato.
Dove sei Brittany? pensò Santana.
 
 
Zihuatanejo, Costa Grande, Messico. Marzo 2029.
 
La maggior parte della gente viene a Zihuatanejo per turismo, per riposare dallo stress delle grandi città. Io sono arrivata qui per caso. Sono arrivata qui perché un giorno dovevo prendere un aereo per Las Vegas ma decisi di fare autostop.
A volte mi piace dire che non sono stata io a venire qui, è la vita che mi ha portato. Lo so che suona infantile ma, se ti fermi a pensarlo, è la pura verità.
 
 
Interstatale tra Utah e Nevada. Aprile 2023.
 
-Perché vai a Las Vegas, Santana?
Quinn stava guidando da un bel po’ in silenzio. Ascoltavano musica e guardavano il paesaggio.
-Te l’ho detto. E’ un momento di svolta nella mia vita. Ho fatto molti errori. Sto dicendo addio alle cose che amo.
Quinn la guardò voltandosi rapidamente verso di lei.
-Non vorrai dirmi che vuoi suicidarti!
-No, idiota! Vado in Messico, per sempre.
-Messico?
-Si. In qualche spiaggia del Pacifico. Ho detto addio a New York, a Lima. E domani, se posso, dirò addio a Las Vegas e a Brittany. Andrò in una spiaggia del Pacifico per iniziare di nuovo.
Si fermarono a mangiare e comprarono un caffè per berlo in macchina.
-Questo sarà il nostro ultimo caffè. Poi entreremo in Nevada e vedremo i cartelli di Las Vegas.
-Un brindisi per l’ultima parte del viaggio! – propose Quinn alzando il bicchiere.
Santana brindò con lei e bevve un poco. Si voltò per guardarla intensamente.
-Sto dicendo addio agli Stati Uniti e a tutto quello che ho conosciuto – le disse avvicinandosi – Ho sempre avuto la curiosità di sapere come sarebbe stato con te. Lascia che ti saluti in modo appropriato.
La prima reazione di Quinn fu di spintonarla con le braccia. Santana non oppose resistenza e si allontanò continuando, però, a fissarla.
-Da quanto tempo non stai con qualcuno? – le chiese.
Era tanto tempo per entrambe. E quando passa tanto tempo e i sentimenti si aggrovigliano non esistono voglie, solo necessità. E allora il romanticismo è di troppo.
Si affogarono sotto l’intensità e la forza di ogni bacio. Si leccarono con l’urgenza con cui si leccano le ferite. E i finestrini della macchina si appannarono sempre più con ogni sospiro e ogni gemito.
Quinn si trovò seduta su di lei, con il respiro rotto e la guardava come se la vedesse per la prima volta e come se fosse sempre stata li, allo stesso tempo. Aveva le labbra gonfie e, un attimo dopo, riprese a mordere quelle di Santana.
-Non posso credere a quello che abbiamo fatto. – le disse con un sussurro.
 
 
Lima, Ohio, USA. Settembre 2003.
 
-Non mi piace questa scuola – disse Santana a sua nonna stringendole con forza la mano.
-Non farmi adirare. In questa scuola starai bene.
-Ma voglio andare all’altra scuola! – si lamentò.
-Santana – le disse la nonna inginocchiandosi e prendendole il viso tra le mani – Le bambine che vanno alla scuola di Lima Heighs hanno meno opportunità. E Tu andrai all’università e ti sposerai con un avvocato.
Santana era pronta a ribattere anche se sapeva che si trattava di una battaglia persa. Stava per parlare quando la vide passare. Era una bambina più o meno della sua età, bionda con la pelle chiara. Si fermò davanti a lei.
-Ciao! – le disse – Ti piacciono i pony?
Santana annuì.
-Mi chiamo Brittany, vuoi entrare a scuola con me?
Santana annuì di nuovo e diede la mano all’altra bambina. Quando stavano per sparire dentro l’edificio si voltò e fece la linguaccia verso la nonna.
 
 
Las Vegas, Nevada, USA. Aprile 2023.
 
Las Vegas era soleggiata e immensa. C’erano edifici enormi e casinò dappertutto. Le strade erano piene di palme e centinaia di turisti. Quinn guardò stupita una replica della statua della libertà a scala reale. Santana non faceva caso a niente. Guidò tra il traffico caotico e quando finalmente si fermò lo fece davanti a una piccola cappella con un cartello che diceva: your wedding with Elvis. C’era una foto di un sosia del re del rock.
-Ieri mi hai portato a letto e oggi vuoi sposarti con me? – scherzò Quinn.
Santana le rivolse un mezzo sorriso e entrò. Quinn la seguì.
La cappella era vuota. Si sedettero in due sedie piegabili pronte per gli invitati delle nozze.
-Qui ci siamo sposate, Brittany e io – disse Santana respirando profondamente – Una mattina di giugno come sempre aveva desiderato – guardò Quinn – Credo che questa è stata l’unica cosa che ho fatto per lei. L’ho conosciuta quando aveva 9 anni e ho tardato 18 anni per offrirle qualcosa di reale.
-E lei, dov’è?
-La porto qui – disse Santana indicando il suo cuore – E qui – disse segnalando la testa – La porto con me in ogni poro della mia pelle, in ogni sogno, in ogni parola ed in ogni desiderio. Vive in me e devo dirle addio.
 
 
Queens, New York, USA. Giugno 2021.
 
Immerse il muffin nel caffè ancora caldo mentre leggeva il giornale. Si vestì e provò a chiamare Brittany ma non ottenne risposta.
Fu tutto così normale e così quotidiano che, tempo dopo, non poteva spiegarsi come fosse stato possibile che tutti i particolari di quella mattina le si fossero impressi nella  mente. Come se il tempo si fosse fermato ed esistessero solo battiti del suo cuore a segnare il ritmo.
Qualcuno bussò alla porta e Santana aprì con un sorriso. Erano state tante le volte che Brittany aveva dimenticato le chiavi. Ma a bussare non era stata lei, ma un paio di poliziotti in uniforme.
-Lei è Santana Lopez? – domandò uno, lei riuscì solo ad annuire – Lei è la moglie di Brittany S. Pierce?
Santana annuì di nuovo mentre notava come la bocca le si seccava e il suo cuore batteva con forza.
-Signora, ci dispiace doverle comunicare che sua moglie ha avuto un incidente. Una macchina l’ha investita ieri notte. – la testa di Santana iniziò a girare ma il poliziotto non si fermò nemmeno per riprendere fiato – L’hanno portata al Centrale ma non sono riusciti a fare niente per la sua vita. Ci dispiace, signora.
 
 
Las Vegas, Nevada, USA. Aprile 2023.
 
Quinn si sentiva come se l’avessero presa a schiaffi.
-Perché non me l’hai detto prima? – le chiese senza riuscire a trattenere le lacrime – Perché?
-Perché sono stata un disastro negli ultimi due anni – le disse tra le lacrime – Lei non avrebbe voluto questo per me – si asciugò le lacrime con il dorso della mano – Una notte l’ho sognata. Non era come le altre volte, quando sognavo che era viva e mi svegliavo la mattina aspettandomi di trovarla a dormire al mio fianco. In quel sogno lei era morta, però era li ed io ero arrabbiata con lei per avermi abbandonata. La insultavo e le chiedevo perché l’avesse fatto. Allora mi ha abbracciata e mi ha detto che non mi aveva abbandonata, che non voleva andarsene, ma la vita aveva altri piani per me. Mi chiese di andare al McKinley e a Las Vegas nel posto dove ci siamo sposate. E mi disse che dovevo dirle addio per sempre. Mi chiese di trovare un posto per me nel mondo. Mi chiese di essere felice – Santana scoppiò a piangere senza poter continuare.
-Vieni con me in Messico, Quinn – le disse tra le lacrima – Vieni e aiutami a trovare la felicità. Anche tu ne hai bisogno.
 
 
Zihuatanejo, Costa Grande, Messico. Marzo 2029.
 
-Potrei dire che questa è la fine della storia, ma siamo ancora giovani.
-Ma allora, state insieme tu e Santana? – chiese la signora sollevando gli occhiali da sole. Erano sdraiate su delle amache vicino all’acqua. Si trovavano nella Playa de la Madera, nella costa di Zihuatanejo, bagnata dal Pacifico. Una bambina bionda molto piccola, di due o tre anni, gioca con un secchiello rosa.
-Mami – disse la bambina rivolgendosi a Quinn – mira lo que he encontrado. (Mami, guarda cos’ho trovato)
Quinn guardò attentamente la conchiglia che le porgeva la bimba. Aveva mille colori che brillavano al sole.
-Es muy bonita, Brittany – le disse Quinn – luego se la llevamos a mamà. (E’ molto bella, Brittany. Dopo la portiamo da mamà)
-Stiamo insieme da allora – rispose Quinn alla signora con cui stava parlando – Non posso dire che sia stato facile, però si che posso dire che è per sempre.
  
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