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Autore: manubibi    11/01/2012    1 recensioni
Michael piange, e se non fosse almeno la centesima volta da che si conoscono, Brian si scoccerebbe. Perché odia queste situazioni, odia quando la gente non si dimostra forte, odia sentirsi inadeguato a consolare un amico. Più di un amico. E nella fattispecie, odia che Michael si lasci andare così davanti a lui: a volte preferirebbe non essere così intimo con lui, preferirebbe non essere lì in quel momento, con un ragazzo più piccolo di lui fra le braccia, senza sapere cosa dire. One-shot sull'episodio raccontato nella serie, quello che ha iniziato la dipendenza di Michael nei confronti di Brian.
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Deborah 'Debbie' Jane Grassi Novotny, Michael Charles Novotny-Bruckner
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Coperta.
Fandom: Queer as Folk (USA)
Pairing: Michael Novotny/Brian Kinney
Parole: 1302
Genere: erotico, introspettivo
Avvertimento: missing moment
Note: Pare che io sia condannata a scrivere del Michael/Brian. Va bene. O_O Questa fic doveva essere un missing moment generico e invece è diventata una versione su un episodio menzionato nella serie, sull'adolescenza di Mike e Bri. Va bene. O____O soprattutto, ho realizzato che amo il rapporto che c'è fra Michael e Brian (perché è lo stesso che c'è fra Stu e Vince nella versione inglese, e loro li amo alla morte ;_;), ma odio Michael e questo mi aveva impedito di shipparli... Ora non più. "XD
[Partecipa alla quinta edizione del P0rn Fest di [info]fanfic_italia con il prompt "Brian/Michael, coperta".
Partecipa anche alla Maritombola di [info]maridichallenge, con il prompt "76. "L'abitudine rende sopportabili anche le cose più spaventose." (Esopo)" intepretato più o meno liberamente "XDDD
]



Michael piange, e se non fosse almeno la centesima volta da che si conoscono, Brian si scoccerebbe. Perché odia queste situazioni, odia quando la gente non si dimostra forte, odia sentirsi inadeguato a consolare un amico. Più di un amico. E nella fattispecie, odia che Michael si lasci andare così davanti a lui: a volte preferirebbe non essere così intimo con lui, preferirebbe non essere lì in quel momento, con un ragazzo più piccolo di lui fra le braccia, senza sapere cosa dire. Perché in sostanza essere gay per lui non è un problema - non un problema troppo grande, perlomeno, dato che ha imparato a fottersene molto tempo fa dell'opinione del mondo. Mickey invece ci conta, vuole che le persone gli vogliano bene, ma in un Liceo americano c'è ben poca ammirazione per un piccolo gay timido e sostanzialmente buono. Nerd, per giunta. Che gira con le magliette di Capitan Astro e cita frasi che nessuno tranne lui capisce. Così si ritrova seduto sul letto di Brian, la porta aperta - tanto non c'è nessuno in casa -, con il suo migliore amico che lo stringe da dietro e che non sa fare altro che lasciargli dei baci piccoli e silenziosi sul collo. Singhiozza, pur rabbrividendo, e vorrebbe tanto sapersi tenere dentro le cose, non scoppiare a piangere come una ragazzina quando qualcuno gli sputa dietro cattiveria dandogli del frocio.
Brian rimane in silenzio, finché il corpo mingherlino fra le sue braccia non smette di sobbalzare, limitandosi a qualche semplice e breve brivido. E poi prende ad accarezzargli le braccia, sussurrandogli che un giorno supererà tutto questo disagio, un giorno sbatterà in faccia alla gente la verità, la realtà delle cose; un giorno sarà capace di camminare per la strada, essere fissato dalla gente che sa e fregarsene. Michael annuisce, asciugandosi le lacrime e rimanendo a fissare la penombra creata dalla coperta sopra di loro.
E poi volta appena il viso, sorridendo e mormorando: «Grazie». Brian annuisce, sorridendo appena a sua volta. 
«Ce l'hai un porno?» Dice, scoprendo le loro teste. Michael strizza gli occhi per l'improvvisa luce e poi si acciglia, guardandolo già divertito.
«Brian, ho appena smesso di piangere!»
«Appunto, vedere un po' di cazzi non ti farà altro che bene.»
«No, non ne ho.»
«Beh, giornaletti cretini ne avrai, no? Sei praticamente una ragazzina...»
«Vaffanculo.»
Brian non risponde, sogghignando. Si limita ad allungarsi sul comodino, alzando e buttando sul letto vari albi di fumetti prima di trovare una rivista di quelle che compra Debbie. Guarda Michael e gli verrebbe da ridere, non fosse che ha davvero voglia di fargli dimenticare che fino a pochi secondi prima aveva mostrato di avere, insomma, dei sentimenti anche lui.
«Vediamo...» Borbotta, prendendo a sfogliare le pagine patinate e storcendo le labbra ad ogni pagina di tette spalmate su ogni pagina, finché non sorride ed apre il magazine in faccia a Michael. Che rimane a fissare le gambe e - non prendiamoci per il culo, su - il cavallo dei pantaloni di un Patrick Swayze di qualche anno prima, in jeans stretti e canottiera. Brian si siede di nuovo a gambe aperte dietro di lui, lasciandogli le pagine aperte sulle ginocchia.
«Patrick Swayze?»
«Sì. Non dirmi che non ti piace.»
«Mi piace, ma esattamente cosa dovrei farci?»
Brian ride piano, roteando gli occhi. «Cosa ti piacerebbe farci?»
Michael arrossisce appena, pensando che ha sotto gli occhi una immagine del suo uomo preferito al cinema, e dietro di lui l'unico ragazzo che l'ha convinto senza saperlo (ma davvero non lo sa?) di essere gay. Lui, e poi tanti altri in seguito.
«Mi piacerebbe...» Comincia, ma l'imbarazzo è troppo: lì con lui c'è Brian!
«Forza, dillo...» Sussurra l'altro, baciandogli una guancia. «Prometto che non spiattellerò a nessuno le tue fantasie su un uomo.»
Michael scuote la testa, arrossendo, e Brian sospira piano.
«Io gli prenderei la testa e me lo metterei lì, fra le gambe, no? Tu no?»
Michael deglutisce, chiudendo gli occhi per non guardare Patrick, ma trovandoselo comunque davanti agli occhi. Inginocchiato a terra, che sorride. Una prima scossa di eccitazione lo prende al basso ventre, deglutisce e respira profondamente. «Brian...»
«E poi gli direi di succhiarmelo. Anzi, no, scusa, prima mi slaccerei i pantaloni.»
E così le mani di Brian corrono alla zip dei pantaloni a vita alta di Michael, che rabbrividisce e sobbalza, cercando di impedirglielo. Ma ormai Brian è arrivato già sotto i boxer, e sta prendendo in mano la ancora morbida erezione dell'amico. Che si lascia sfuggire un gemito, afferrando le pieghe della coperta. «Brian, cazzo...»
«Ecco, e poi gli direi di succhiarmelo e lo guarderei mentre lo fa» Continua Brian, divertito, mormorando direttamente nel suo orecchio. E contemporaneamente prende a muovere la mano attorno al sesso già decisamente più duro di Michael, che si irrigidisce e lascia andare la testa sulla spalla già più robusta di Brian.
«Gesù Cristo, Brian...»
L'altro ridacchia come il ragazzino che in fondo è, continuando a masturbarlo lentamente ed annusando il suo odore adolescenziale, non necessariamente buono, ma che comunque sa di Mickey. Il suo Mickey.
«Shhh, pensa a Patrick.» Si limita a sussurrare Brian, muovendo la mano forse un po' più veloce. Dalle labbra dell'altro scappa un gemito, seguito da un rossore più intenso sulle guance, e non c'è davvero nessuna domanda nell'aria, su come per esempio il suo migliore amico gli stia facendo una sega sul proprio letto davanti ad un giornale di sua madre. Perché Brian fa sempre cose strane ed impulsive, e Michael dopo due anni lo ha capito, più o meno. È l'unica persona che può dire di averci passato abbastanza tempo da accettare le stronzate che ogni tanto gli passano per la testa. E qualche volta, se è il caso, le gradisce anche. Come ora.
Non c'è davvero più bisogno di fissare i pantaloni attillati di Patrick, però, perché la mano un po' fredda e più salda della sua sta già facendo abbastanza per eccitarlo, e gli scappano dei sospiri dalle labbra mentre si abitua per il momento all'idea.
La tensione cresce fra di loro, dentro di lui, nell'aria, finché non arriva quasi al punto di--
«Ragazzi? Michael, dove sei? In camera? Cosa fate?» Trilla la voce di Debbie, la madre di Michael, che sta già arrivando di gran carriera dalla spesa per mostrargli chissà cosa. Di solito gli compra sempre qualche scemenza, al Walmart.
«Cazzo, Brian, leva la mano da lì!» Sussurra Michael concitato, un'ansia improvvisa che sostituisce l'eccitazione che Dio, stava giusto per arrivare al culmine. Brian ritrae la mano, sbattendo le palpebre e spingendosi via dalla sua schiena, mandando il giornaletto aperto per terra e schiarendosi la voce quando il viso di Debbie compare sulla soglia.
«Ti ho preso un-- Oh.» Mormora lei, fissando prima il proprio figlio con il pene di fuori, poi il giornale, poi Brian. Debbie Novotny non è stupida, ed ha capito esattamente cos'è successo. Rimane solo da sedersi da qualche parte ed accettare pacificamente che il migliore amico di suo figlio ha appena compiuto atti sessuali con lui.
«Scusate, torno dopo» Dice, già imbarazzata, e chiude la porta dietro di sé.
Michael deglutisce a vuoto, rimanendo a fissare il punto dove si trovavano le scarpe da ginnastica di sua madre, e dopo un paio di minuti è Brian a spezzare il silenzio con una risata.
«Beh, che sfiga.»
Mickey si gira, fulminandolo con lo sguardo e chiudendosi di nuovo la patta dei pantaloni.
«Sei un coglione!» Lo apostrofa, rosso in viso.
Brian scrolla le spalle, avendo già riacquistato la sua spavalderia di facciata.
«Beh, ti ho fatto dimenticare che stavi male, no?»
«Potevi raccontarmi una barzelletta!» Strilla Michael, balzando in piedi. «Cazzo, Brian!»
L'altro si limita a lasciarsi andare contro la parete, incrociando le gambe. «È la prima cosa a cui ho pensato.»
Michael sospira a fondo, chiudendo gli occhi brevemente. Se fosse un po' più forte lo prenderebbe a botte, ma invece come al solito si limita a sopportare. Tanto ci è abituato.
Ed ha l'impressione che lo sopporterà ancora molto a lungo. In fondo, è l'unico a farlo.

   
 
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