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Autore: ReeGray    11/01/2012    4 recensioni
La New Generetion (no, non mobile) di HP.
Due protagoniste, due versioni, tanti misteri...FF nata dalla mente mia e di una mia amica.
Dal prequel:
Ma allo stesso tempo avrebbe avuto nostalgia del suo aspetto tenebroso, che avrebbe dovuto abbandonare per lasciar posto a qualcosa di più dolce e innocente; ma lui non aveva nulla d'innocente, aveva ucciso troppi innocenti, innocenti per davvero.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominique Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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NdA: Ed eccoci con il primo capitolo!
Ne approfitto per dirvi che ogni capitolo sarà raccontato da un personaggio... in questa FF io scriverò di Dominque Weasley e la mia amica parlerà come Rose Weasley!
Spero apprezziate l'idea! Ringraziamo chi ha letto il prequel e ha avuto la paziena di recensire e ringraziamo chi leggerà questo capitolo e ci darà il suo giudizio!
Un bacio, Ludo e Giù.


CAPITOLO 1 "The nightmare begins"


Pov. Dominique

Ero quasi del tutto certa di sognare.
Per prima cosa perché le immagini erano troppo sfocate e confuse e poi perché se non fosse stato un sogno, sicuramente Lucas avrebbe incominciato a prendermi in giro, mentre qui sembrava indifferente alla mia presenza.
Camminavo lenta nei corridoi di Hogwarts diretta verso la biblioteca, con lo zaino in spalla e alcuni compagni attorno. Rose era accanto a me e chiacchierava animatamente con il suo tono di voce rauco, facendo qualche smorfia di tanto in tanto nella sua imitazione di chissà quale ragazza antipatica. Di fronte a me c’era lui. Lucas. Mi fissava con i suoi occhi neri e il suo sorriso storto. I suoi capelli scuri erano fradici e spettinati, come se fosse appena stato sotto la pioggia fitta fuori dalle mura della scuola. Ma la sua divisa era perfettamente asciutta e ben stirata, senza neanche una piega. Non accennava a muoversi, fingendosi una statua. Nessun’altro sembrava essersi accorto di lui e del suo strano comportamento, nessuno accennava uno sguardo verso quel viso pallido. Ci stavamo avvicinando sempre di più eppure neanche io mi spostavo o distoglievo lo sguardo. Come un innocente ferro mi avvicinavo alla mia calamita.
Poi l’imprevedibile. Lucas prese la sua bacchetta e la rivolse contro di me, Rose iniziò a tirarmi via ma non riusciva a spostarmi. Ero bloccata e le mie gambe non volevano saperne di muoversi.
Lucas mi sorrise malvagio e sussurrò qualcosa tra i denti.

Mi svegliai di soprassalto, con il respiro corto e mi misi seduta sul letto per riprendermi.
Un velo di sudore mi solcava la fronte, ed ero talmente agitata senza un motivo preciso.
“Maledetti, stupidi sogni“ pensai fra me e me.
Aspettai qualche minuto, poi mi riallungai sotto le coperte. Sapevo come sarebbe andata a finire, il sonno non sarebbe più arrivato. Non era certo la prima volta che mi capitava svegliarmi nel cuore della notte per colpa dei miei sogni. E non era certo la prima volta che facessi dei sogni del genere. Succedeva spesso, e non riuscivo a spiegarmi il perché. Erano sempre talmente diversi tra loro, eppure c’era sempre un dettaglio in comune. Rose al mio fianco e Lucas da qualche parte intorno a me. Non ero mai riuscita a capire cosa volesse dire, e all’inizio non ci avevo neanche provato. Infondo si sa, a volte si fanno dei sogni talmente strani, che è quasi naturale dimenticarli e non starci a rimuginare troppo su. Però quando si ripetono per più volte, be’ a quel punto bisogna seriamente iniziare a preoccuparsi.
Ed io mi ero preoccupata fin troppo.
Scrutai nella stanza buia; nel letto sotto il mio dormiva Rose tranquillamente, il suo respiro lento e regolare, il suo sonno sereno. Dormiva con un braccio penzolante all’ingiù e con la bocca semiaperta. La mia migliore amica. Mia cugina.
Ci conoscevamo da molto tempo ormai e la nostra amicizia non faceva che crescere. Avevamo passato insieme tanto di quel tempo. Da piccole ci sdraiavamo a terra nella Camera delle Ali e inventavamo storie fantastiche che assomigliavano molto più a favole e cartoni animati. Ridevamo, ecco, soprattutto ridevamo. Poi siamo cresciute, ma il rito non è cambiato. Ci sdraiamo là per terra e non inventiamo più favole, ma ci arrampichiamo sui nostri sogni, sulle nostre speranze.
Già, quella è la Camera della nostra vita.
Mi alzai dal letto con un sospiro di malinconia, attenta a non svegliare Rose e mi diressi in bagno, con un accappatoio e il mio beauty case. Occupai molto più del dovuto per fare la doccia, ma alla fine fui costretta a uscire per colpa dei brividi.
Dopo ormai tanto tempo, indossai la mia nuova divisa scolastica. Mia mamma l’aveva fatta fare su misura, ma questo non cambiava il fatto che io non riuscivo proprio a sentirmi a mio agio in quella divisa. Certo, tutti dicevano che era stata modernizzata da quando andavano a scuola i miei zii, ma quando chiedevo in cosa loro non sapevano rispondere. D’altra parte faceva parte di Hogwarts essere sempre così tradizionalisti, e questa era una delle cose che ammiravo di più della scuola.
Quando rientrai in camera, anche Rose si era svegliata. Quella notte avevamo deciso di dormire assieme. Avevamo usato la scusa di essere molto preoccupate per il giorno seguente, in realtà non avevamo fatto altro che chiacchierare animatamente non appena i suoi genitori avevano creduto stessimo dormendo. In realtà io avevo seri dubbi che ci fossero cascati, ma Rose sembrava sicura del contrario.
«Buongiorno Dom!» disse sbadigliando.
«Buongiorno, buongiorno. Anche se non riesco a capire come questo possa essere un buon giorno.»
Fece finta non avessi neanche aperto bocca e passò accanto a me dandomi due colpetti sulla spalla, come a consolarmi, poi uscì velocemente dalla stanza per andare verso il bagno.
La sua felicità di poter tornare a scuola era… sconvolgente!
Hick, il mio gufo bianco, mi scrutava dalla sua gabbia con la sua solita aria “vediamo quando si ricorda di darmi da mangiare”. Due settimane dopo averlo comprato avevo accidentalmente dimenticato di dargli da mangiare per un giorno intero, e da allora sembrava odiarmi con tutto sé stesso. Khìla invece, la nera e odiosa civetta di Rose, riservava il trattamento “io sono bella e lucida e tu no” soltanto a me, mentre appena vedeva la sua padroncina assumeva la tradizionale espressione da cocca di mamma.
Mi avvicinai alle loro gabbie poste su un largo scaffale e le guardai con tutta l’intensità possibile.
Andiamo, non ero poi così male! Ero buona con entrambi, non avevo più cercato di sgridare Khìla né dimenticato di dar da mangiare a Hick, infondo tutti possono sbagliare. Misi da mangiare a entrambi e dopo aver fatto una linguaccia nella loro direzione mi voltai, e incominciai a riordinare la mia roba per il viaggio in treno. Proprio in quel momento, uscì Rose, dopo due ore a prepararsi e a vestirsi, e corse subito da Khìla che naturalmente cominciò a tendere la testolina verso di lei come per salutarla. Odiosa civetta.
Quando finalmente entrambe fummo pronte scendemmo in cucina, dove trovammo Hermione e Ron - i miei zii -  mamma e papà che erano già arrivati e stavano chiacchierando davanti una tazza di tè ed infine Hugo, Louis e Victorie.
Louis tese la mano verso di me non appena mi vide sbucare, Victorie non si girò nemmeno nella mia direzione, mentre Hugo, come suo solito ci salutò da lontano senza accennare un minimo sorriso. Era sempre stato molto timido, completamente diverso da Rose. Eppure si capivano benissimo e non litigavano quasi mai. Infondo era simpatico ma solitario; si faceva sempre i fatti suoi e non dava fastidio a nessuno. Al contrario, io e Victorie non facevamo che litigare in continuazione.
I nostri genitori ci salutarono con il loro solito bizzarro entusiasmo alla vista dei nostri bagagli e vennero subito ad aiutarci. Cedetti subito la gabbia del mio gufo a papà, che la accolse molto felicemente e mi sedetti a tavola per la colazione. Solitamente non facevo colazione, ma alla vista di deliziosi cornetti al cioccolato non sapevo resistere. Adoravo la cucina babbana! Tutti mi imitarono e ci sedemmo a tavola. Mancava poco meno di un’ora e poi saremmo potuti partire verso la stazione. Io ero l’unica a godermi questi ultimi minuti di libertà con il sorriso stampato sulle labbra. Rose per poco non cadeva dalla sedia per l’agitazione e l’ansia. Quando partimmo da casa, era anche abbastanza tardi, perciò cercammo di fare il prima possibile per arrivare alla stazione. Il rituale fu quello di ogni volta. Una volta arrivati tra i binari nove e dieci, ci salutavamo e poi correvamo verso quel muro che sembrava essere come tutti gli altri, ma che non aveva nulla di normale.  
Camminammo tutti assieme verso il binario poi ci dividemmo per posare i nostri bagagli.
 «Guarda guarda chi si vede!»
Ci misi un secondo per chi capire chi fosse, e un altro secondo per farmi tornare in mente il sogno di quella notte. La rabbia insensata cominciò a inondarmi, ma cercai di stare a zitta e di far finta di nulla.
«Ah giusto, dimenticavo. Sei ancora nel tuo stato: non rivolgere la parola ai cattivi.»
«Sbagliato Lucas» risposi senza neanche voltarmi «Con i cattivi credo sarebbe molto più interessante fare conversazione. Con te invece mi sembra di parlare semplicemente con uno … con uno stronzo!».
La sua risata squillante e falsa mi sorprese. «Come se non ti piacerebbe» balbettò mentre ancora rideva.
«Fanculo.» Dissi tra me e me a denti stretti e ricominciai a camminare a grandi falcate.
Dentro di me una marea di insulti si susseguivano senza pietà, mi aveva già rovinato la nottata, doveva anche rovinarmi la mattina più di quanto non lo fosse già?
Il punto, è che in un altro caso non mi sarei sentita così, me ne sarei fregata. Perché non ci riuscivo allora?
Maledizione.
Entrai nel treno dandomi una spinta di troppo e per poco non caddi in avanti.
La risata che sentii dietro di me non fece che far aumentare la mia tristezza. Non era ancora iniziata la scuola e già mi sentivo senza la minima forza. Un anno, poi di nuovo le vacanze. Ma se proprio dovevamo essere precisi, solo tre mesi. Le vacanze di Natale sarebbero state la mia salvezza.
Che amarezza.
  
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