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Autore: Evelyn Wright    11/01/2012    1 recensioni
Non c'è niente di peggio di un destino avverso, capace di rendere la tua vita un vero inferno senza che tu possa fare nulla per impedirlo, ma forse un destino negato può essere anche peggio di un destino avverso. E' quello che è accaduto alla protagonista di questa storia, Eyleen, che si ritroverà catapultata nel mondo magico di Camelot. Riuscirà a ritrovare la pace in un mondo che non conosce, insieme a Merlin e Arthur?
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Ciao a tutti!! ^^ Beh, che dire ad inizio storia? E' più che altro un esperimento che avevo in testa già da un bel po' di tempo ma che non avevo il coraggio di pubblicare perchè non avevo assolutamente idea di come descriverlo in una storia, il che è praticamente fantastico, no? XD Ma mi sono fatta coraggio e ho deciso di postare finalmente questa storia a sfondo Merlin! Io sono una fan Merthur, ma non me la sentivo assolutamente di scrivere una storia così perchè adoro letteralmente quelle già pubblicate su questo sito, ma chissà: magari un giorno ne pubblicherò una anche io! ^^
Spero davvero che leggerete questa mia ennesima crisi, e che commentiate questa storia per farmi comprendere ciò che non va e quello che magari desiderereste cambiare! Accetto tantissimo i consigli di tutti, e vedrò che cosa posso fare per accontentarvi ^^
Non mi resta altro che augurarvi buona lettura! Un bacione, Evelyn.
Destiny Denied


 

Capitolo 01:

Il suono della campanella rimbombò assordante tra le pareti dell'edificio scolastico mischiandosi al vociare degli studenti che di ritorno dalle vacanze di Natale avevano sin da subito cercato di sdrammatizzare quella brutta situazione ridendo e facendo scherzi ai propri compagni di classe che non vedevano dall'inizio di quelle sacrosante vacanze, che di certo sarebbero anche potute durare un pò di più per la gioia di qualunque studente ed anche degli insegnanti perchè diciamolo, anche loro avrebbero preferito di gran lunga stare un altro po' in vacanza, come tutti del resto!

Il freddo era micidiale e ogni studente che ancora si trovava nel cortile della scuola, quindi fuori dall'edificio scolastico, correva a perdifiato solo per cercare un po' di calore posizionandosi accanto al termosifone dell'aula, sfuggendo così alle mire del freddo invernale che diabolicamente tendeva a farti congelare il nasino non appena mettevi il muso fuori dalla porta di casa.

Con uno sbuffo Roberta scese dall'autobus, arrivato come ogni mattina in ritardo, indossando il pesante cappello di lana che le avevano regalato a Natale, e con passo spedito, rabbrividendo leggermente per il freddo e ascoltando la sua musica preferita, si diresse verso la sua aula che si trovava nel prefabbricato accanto all'edificio principale. Non si era svegliata con il piede giusto quella mattina e le borse che aveva sotto agli occhi erano il chiaro segno che era stata sveglia tutta la notte. E tutto questo per colpa di uno stupido incubo che non aveva alcun senso! Anzi, forse un pò di senso ce l'aveva se ci pensava un pò su, ma ricordare quella voce penetrante la fece rabbrividire maggiormente e ripensò alle parole di quella strana creatura che aveva sognato. Le ricordava, anche se probabilmente non era tutto ciò che quella creatura aveva detto, ma l'avevano terribilmente impressionata e questo aveva agevolato il fatto che se le ricordasse. Le erano rimaste come impresse nella mente, oserei dire quasi a ferro e fuoco, e nulla l'aveva mai terrorizzata tanto in vita sua e non ne comprendeva realmente il motivo.

 

*Non c'è niente di peggio di un destino avverso, capace di rendere la tua vita un vero inferno senza che tu possa fare nulla per impedirlo, ma forse un destino negato può essere anche peggio di un destino avverso. Un destino è qualcosa che ogni uomo ha di diritto su questa terra, e se ti è negato cosa ti rimane? Una vita che non dovrebbe essere la tua, una famiglia che non dovrebbe essere la tua, un posto che non dovrebbe essere tuo. E tu cosa sei? Una domanda che non riesce ad avere una risposta perchè tutto non ha un senso nel mondo in cui tu stai vivendo. Sei qualcuno che non dovresti essere! E tu riesci ad accorgertene e ti senti vuota, come se qualcosa ti mancasse dentro, come se sapessi che da qualche parte c'è il tuo vero destino ma per quanto ti sforzi non riuscirai mai a raggiungerlo. Senti che è tutto sbagliato, e ti arrabbi, ma per quanto tu sia arrabbiata non capisci e pensi che sia tu in realtà ad essere sbagliata e non il mondo che ti circonda. Arrivi a darti della pazza da sola e continui a guardare avanti, cercando di scacciare questi pensieri e obbligandoti a guardare il mondo con occhi diversi. Lo so perchè ti osservo da tanto tempo ormai. Ma il momento è arrivato mia cara Eyleen. Ed è ora che tu torni al tuo vero destino.*

 

C'erano tante cose che non avevano senso in quel sogno e soprattutto in quelle parole, ma per l'appunto l'aveva interpretato come un incubo ed un incubo generalmente non aveva senso. Risvegliava semplicemente le tue paure più nascoste, ma in effetti a pensarci bene tutto quello che quella creatura, che Roberta nel sonno non era riuscita a scorgere, aveva detto non erano le sue paure ma era quello che lei sentiva nel profondo, quello che non era mai riuscita a confessare a nessuno.

Aveva pensato spesso di non sentirsi parte di quel mondo e si era accorta di avere una mentalità completamente diversa da quella delle sue compagne di classe ad esempio, o più semplicemente da quella dei suoi genitori a cui non assomigliava per niente, e si chiedeva davvero se fosse normale sentirsi così spaesata e confusa in un luogo che ti aveva vista nascere e crescere. Non era mai riuscita a chiamare "casa" il posto in cui viveva e a parte qualche sporadica amica, non c'era nessuno che la capisse sul serio, che la comprendesse e che la consolasse nei momenti più cupi, neanche i suoi genitori che non erano mai riusciti a comprenderla e che avevano ostacolato spudoratamente qualunque suo desiderio, ritendolo sciocco e inutile.

Era come un estranea in casa anche fisicamente perchè lei era l'unica ragazza scura in famiglia mentre i suoi genitori e persino suo fratello, come anche i nonni, sotto le loro numerose ciglia sfoggiavano due splendidi occhi azzurri, tutti tranne lei ovviamente e la differenza con suo fratello si scorgeva a colpo d'occhio perchè lui era biondo con gli occhi azzurri mentre lei era castana con gli occhi marroni. Si era sentita spesso molto sola e non capiva, e più non capiva e più si infuriava perchè non riusciva a venire a capo di quel suo dilemma.

Era vero quello che la creatura nel sonno le aveva rivelato: sentiva che c'era un destino diverso per lei, ma per quanto si sforzasse non riusciva a raggiungerlo. L'unica cosa che poteva continuare a fare era sopportare in silenzio quell'assurda situazione e sospirare sperando che un giorno tutti i suoi problemi si sarebbero risolti come d'incanto, ma era ormai troppo grande per credere alle favole nonostante non avesse mai smesso di sperare che prima o poi "il sogno realtà diverrà", la sua citazione preferita di Cenerentola.

E poi quel nome: Eyleen. Era come il ricordo di un sogno, ma probabilmente non significava niente di particolare ed era quasi certa del fatto che l'avesse letto in qualche libro che ora non ricordava, in fondo lei aveva sempre amato leggere quindi qualcosa delle tante storie che aveva amato poteva essergli sfuggito! Capitava a tutti, ma non si rendeva conto che lei in quel momento voleva semplicemente autoconvincersi che tutto era esattamente come sempre, normale, e che non c'era niente di cui preoccuparsi, anche se quel senso di paura e di angoscia che aveva avuto durante l'incubo non aveva fatto altro che accentuarsi durante il suo viaggio in autobus.

Con un altro sospiro incominciò a correre più velocemente verso l'aula, sfregando insistentemente le mani per far riattivare la circolazione, ed in un attimo arrivò davanti alla porta d'ingresso del prefabbricato che spalancò senza troppi indugi scansando tutti gli studenti che transitavano da quelle parti per dirigersi a testa bassa come un furetto verso la sua "amata" aula.

- Buongiorno! - urlò a squarciagola fiondandosi verso il termosifone, appiccicando letteralmente le mani su di esso per farle tornare calde, anche se era un pò impossibile perchè che fosse estate o pieno inverno alle sue mani non importava granchè perchè continuavano ad essere ghiacciate come se le avesse infilate dentro un cubetto di ghiaccio!

Un coro sommesso di saluti si alzò da parti diverse dell'aula, ma non è che si aspettasse molto di più da loro perchè non aveva mai legato tanto con i suoi compagni di classe e non ci faceva più neanche tanto caso dato che aveva passato con loro quasi cinque anni della sua vita. Ormai li conosceva abbastanza bene e anche se in quest'ultimo anno aveva incominciato ad affezionarsi di più a loro sapeva bene che se non era riuscita in quattro anni a ritenerli degni della sua amicizia, un anno di convivenza pacifica nella stessa aula non bastava per farli diventare tutti improvvisamente amici per la pelle e a lei non importava più di tanto. Si era rassegnata davvero al fatto che probabilmente non era fatta per stare con loro e che le bastavano gli amici che già aveva, e non avrebbe desiderato di meglio.

- Dite che oggi la prof di inglese interroga? Io mi ricordavo che doveva esserci la nuova lettrice inglese, ma non ne sono tanto sicura.. - sentì dire mentre continuava a riscaldarsi beatamente accanto al termosifone e tese bene le orecchie per ascoltare tutti i più piccoli particolari.

- Anche io mi ricordavo che oggi veniva quella di madre lingua, ma non ne sono sicura anche perchè ieri ho sentito Paolo e lui ripassava l'inglese.. Io non sono assolutamente preparata! - disse una delle sue compagne e da quel momento in poi Roberta non ascoltò più nulla troppo occupata a sperare che finalmente avrebbero avuto una lezione di inglese come si deve. Le era sempre piaciuto particolarmente sentire parlare in inglese ed era suo desiderio trasferirsi in Inghilterra, l'unico luogo che si avvicinava veramente al suo ideale di "casa".

C'era stata una volta a Londra, durante la gita di terzo superiore, ed erano state delle giornate indimenticabili e talmente tanto surreali da pensare di aver sognato tutto una volta tornata a casa e non appena scesa dall'aereo aveva stretto a sè il pupazzetto di peluche a forma di soldatino inglese che aveva comprato lì per dirsi ancora una volta che non aveva sognato e che tutto era stato reale. Momenti davvero indimenticabili.

Inoltre era particolarmente legata alle leggende tipiche di quei luoghi, come King Arthur che adorava sin da quando sua madre non aveva incominciato a raccontargli storie su di lui prima di andare a letto la sera, ed il mago Merlin che era davvero per lei il mago più potente del mondo. Non poteva però evitare di odiare a morte Guinevere per quello che aveva fatto al suo amato Arthur! Si ripeteva spesso che se solo avesse avuto l'occasione l'avrebbe voluta uccidere con le sue stesse mani per vendicarsi dei torti che avrebbe subìto Arthur sia da parte di Gwen che da parte di Lancilot.

I nomi detti in lingua originaria erano decisamente più suadenti rispetto alla versione italiana, anche se le piacevano lo stesso, ma ripetere mentalmente Arthur e Merlin era qualcosa che già di per sè le facevano luccicare gli occhi per l'emozione! E per non parlare di lady Morgana, un personaggio che l'aveva sempre affascinata, ma di cui aveva un timore assoluto. Insomma adorava davvero questo mondo legendario e sperava con tutto il cuore che in un tempo ormai lontano la pace che regnava a Camelot grazie a re Arthur fosse realmente esistita.

Si risvegliò dai suoi pensieri solo quando sentì la porta dell'aula sbattere e vide una donna sconosciuta entrare con passo sinuoso, nonostante la stazza, e per un attimo i loro occhi si incrociarono e la donna sembrò sondarle l'anima da capo a piedi ed un lungo brivido le discese giù per la schiena prima che si decidesse a prender posto in fondo all'aula, nel suo posto abituale.

Evidentemente era vero che avrebbero avuto lezione con una donna inglese ma adesso non era più tanto contenta della cosa perchè sentiva come una sensazione di pericolo ed impercettibilmente si strinse di più a sè cercando di scomparire dietro la schiena del suo compagno davanti.

Probabilmente non c'era davvero niente di pericoloso, ma quel sonno l'aveva inquietata e le parole della creatura sul fatto che era il momento giusto per tornare al suo vero destino le riecheggiavano insistentemente nella testa, ora più che mai, ed era decisamente spaventata.

La donna si presentò con fare affabile e tutti si affrettarono a porgere i loro saluti alla nuova insegnante nell'unico modo che conoscevano di salutare in inglese, con un semplice "Good morning", e subito ella tentò di avviare una conversazione dicendo che voleva semplicemente constatare il loro livello di preparazione d'inglese e correggere gli eventuali errori grammaticali e chiese agli alunni di porgerle delle domande.

Stranamente tutti i ragazzi si interessarono in maniera eccessiva alla nuova situazione e incominciarono a sommergerla di domande e la donna di nome Mary Scott non sembrava mai contenta delle domande che le porgevano e insistentemente chiedeva ancora e ancora di continuare a farle delle domande, come se non riuscissero ad arrivare alla domanda chiave.

Ad un certo punto un comapagno di Roberta, di nome Andrea, chiese alla donna se preferisse l'Italia all'Inghilterra e il suo sguardo si illuminò come se finalmente avessero toccato il tasto giusto e rispose sedendosi sulla cattedra che preferiva di gran lunga l'Inghilterra e a questo punto rivolse lei una domanda alla classe chiedendo se qualcuno di loro avesse mai voluto, in un ipotetico futuro, trasferirsi da qualche parte all'estero e Roberta alzò timidamente la mano pentendosene un secondo dopo perchè quella sensazione di pericolo non era scomparsa ed era pericoloso parlare con quella donna, almeno dal suo punto di vista perchè gli altri suoi compagni si stavano divertendo.

* - Bene.. Tu sei? E dove vorresti trasferirti? - chiese la donna e Roberta diventò per un attimo paonazza prima di tentare di rispondere in inglese – Roberta.. Io amo letteralmente Londra e vorrei tanto andare a vivere lì, se il destino me lo permetterà naturalmente.. Mi trovo molto a mio agio per quelle strade e sento che lì io sarò felice.. - e la donna però non sembrava soddisfatta di quelle parole, come se cercasse qualcosa di più e la incitò a continuare dicendo – Ma ci deve essere qualcosa che ami di quella città, o non ti avrebbe attratto così tanto.. Ad esempio le persone, la sua storia, delle leggende.. - disse prima di fermarsi per guardarla insistentemente negli occhi.

Ancora una volta qualcosa in quello sguardo la fece rabbrividire, ed era come se ella sapesse già quello che Roberta stava per rispondere e questo la impaurì più di tutto il resto.

- Mi piacciono le strade, lo stile di vita.. ll fatto che ci sia ancora la monarchia.. Adoro le leggende della Gran Bretagna.. - e fu lì che Mary Scott si intromise nel discorso di Roberta chiedendole con insistenza quale leggenda le interessasse. Qui c'era davvero qualcosa di strano che non riusciva a comprendere ma Roberta continuò a rispondere cercando di non dare a vedere il suo nervosismo, seppur giustificato.

- Beh.. La mia leggenda preferita è quella di King Arthur! - ed ancora una volta gli occhi della donna si illuminarono non permettendole di continuare più il suo discorso, non capendo cosa ci fosse di così straordinario in quello che aveva detto.

- Piace anche a lei? Trovo che sia davvero una magnifica storia! King Arthur, Merlin, Morgana.. Tutti personaggi fantastici.. Se solo fossero davvero esistiti! - disse con calore dimenticando per un attimo la strana sensazione che quella donna le incuteva.

- Oh cara, ma sono esistiti e te ne accorgerai presto! Ora che ti ho ritrovata posso finalmente tornare anche io a casa.. E' un piacere rivederti, Eyleen.. - e con un poderoso schiocco delle dita tutte le serrande delle finestre si chiusero di colpo ed in aula scese letteralmene il silenzio e tutti guardarono con paura crescende Mary Scott che si alzava dalla cattedra con un sorriso stampato in faccia.

Roberta non osava muovere un muscolo tanto era paralizzata e tremava vistosamente da capo a piedi mentre si alzava anche lei per tentare di scappare da quella situazione assurda, ma la porta dell'aula era troppo vicina alla cattedra per farlo e l'unica cosa sensata era rimanere esattamente lì per poi fuggire al momento opportuno. Ma cosa stava accadendo? Ancora una volta quel nome era ritornato prepotentemente a tormentarla e le parole di quella creatura le vorticavano confusamente nella mente e si portò una mano alla testa cercando di calmare il flusso incessante dei suoi pensieri, mentre Mary Scott si avvicinava a lei tenendo in alto le mani.

- Non ti avvicinare! - urlò un compagno di classe con coraggio ma la donna sbuffò sonoramente dicendo con aria stanca – Che sciocchezza.. - e con un nuovo schiocco di dita tutti si ritrovarono improvvisamente legati ed imbavagliati, tutti tranne Roberta.

- Cosa vuoi da me? - disse Roberta indietreggiando più che poteva finchè non si ritrovò appiccata al muro e per difendersi prese tra le mani un libro, ben sapendo che non poteva far nulla contro i poteri magici della donna, perchè era di questo che stavamo parlando: magia!

- Non aver paura Eyleen.. Voglio solo riportarti al tuo vero destino.. Te l'ho già detto, e so che te lo ricordi perchè sono già venuta da te ad avvisarti di quanto stava per accadere.. Vieni da me senza opporti perchè in un modo nell'altro non ti lascerò andare via.. E' ora che tu torni nella tua vera epoca e con le persone che sarebbero dovute essere sempre con te.. - ma Roberta non muoveva un muscolo e la donna le sorrise leggermente prima di alzare delicatamente un braccio e mormorare nella sua direzione – La cosa non cambia Eyleen.. Ma se preferisci così, non mi lasci altra scelta – e con un poderoso schiocco di dita la stanza incominciò a vorticare e una forza misteriosa spinse via Roberta lontano dai suoi compagni, lontano dalla sua aula, lontano dal suo mondo finchè tutto non diventò buio ed ella perse i sensi.

*****

Un dolore lancinante ad una gamba fu la prima cosa che sentì una volta sveglia e non appena aprì gli occhi comprese immediatamente di non essere più nella sua aula e che tutto non era stato un sogno così come aveva sperato. Il cielo azzurro sopra di lei era il chiaro segno che tutto quello non era stato frutto di un sogno e che quella donna, Mary Scott, aveva realmente usato la magia per trasportarla da qualche parte. Pian piano girò la testa e si accorse che si trovava in mezzo ad un bosco e fu questo a farla alzare in preda al panico. Un bosco? Ed ora da che parte sarebbe andata? Che cosa cavolo doveva fare? Si strinse con le mani la gamba dolorante notando la ferita che si era procurata e l'enorme spuntone di roccia lì accanto macchiato di sangue. Gentile da parte di quella donna il farla cadere direttamente su un enorme sasso! Almeno poteva trasportarla in un comodo letto, ma no, era troppo facile ed era più divertente complicare le cose!

Con un gesto spazientito tentò di alzarsi ma la gamba le faceva molto male quindi ricadde su se stessa e un dolore lancinante le fece comprendere che ora si era fatta male anche al suo sederino e con un gesto di stizza lanciò un sasso che si trovava lì accanto tentando di rimanere calma.

La situazione rasentava l'assurdo e lei non aveva idea di cosa fare per togliersi da quel problema, come sempre del resto, e una lacrima le rigò il volto quando comprese che ora era davvero sola, più sola di quanto lei era mai stata in precendenza.

Cos'è che aveva detto quella donna? Che l'avrebbe riportata nella sua epoca? Ma che voleva dire?! Almeno poteva spiegarle esattamente in che epoca voleva portarla, il motivo per cui non si trovava dove doveva essere e tutte le altre domande che sorgevano spontanee, ma evidentemente era più semplice mandare allo sbaraglio il primo sventurato di turno piuttosto che dare delle spiegazioni, come in tutti i libri fantasy dopotutto perchè nessuno si degnava di dare spiegazioni al protagonista.

Con uno sbuffo si accorse di un pezzo di legno lì accanto e la voglia di andarsene presto da quel posto la portò ad afferrarlo per usarlo come bastone ed ad alzarsi ignorando del tutto il dolore lancinante che provava alla gamba. Serrando i denti quindi continuò il suo cammino sperando di uscire presto da quel bosco infernale, maledicendosi mentalmente per non essere stata più attenta alle lezioni di geografia in cui il prof aveva spiegato come orientarsi, e dopo un pò di tempo, quando gli alberi erano meno fitti, notò un castello in lontananza e se c'era un castello probabilmente c'erano anche delle persone da qualche parte, anche se poteva trattarsi anche di un maniero abbandonato ma a quell'ipotesi non volle neanche pensarci.

Con slancio continuò il suo cammino quasi a passo di marcia un pò zoppicante e con un lampo di gioia capì che il castello non era poi così lontano come aveva immaginato e si catapultò letteralmente giù da una collinetta piena di alberi per arrivare più in fretta fino ad arrivare ad un prato in fiore che era tanto bello da togliere il fiato, ma avrebbe dovuto ammirare dopo il paesaggio perchè la priorità era di trovare persone a cui chiedere dove cavolo era finita, ma mise un piede in fallo e si accorse con orrore di stare per cadere in un fosso e con un urlo si ritrovò di nuovo a terra con le gambe in aria e con un bastone spezzato tra le mani.

Fantastico, peggio di così non poteva andare, no? Naturalmene si, ma per fortuna il destino era stato tanto clemente da risparmiarle ore di agonia in mezzo al nulla ed un buffo ragazzo con le orecchie particolarmente a sventola aveva udito nel vento un urlo e preoccupato si affrettò a raggiungere la fonte di quel trambusto trovando la ragazza caduta nel fossato.

- Tutto apposto? - chiese titubante il ragazzo guardandola in viso e cercando simultaneamente il modo migliore di tirarla fuori di lì.

- Credi davvero che io stia bene? Sono in un fosso e tu sei.. sei.. ma sei una persona! - esclamò lei al colmo della sua felicità mentre la voglia di uscire per stritolare quel ragazzo diventava sempre più impellente e il ragazzo nel frattempo la guardò in modo interrogativo.

- Si.. Certo.. Va bene, avete bisogno immediatamente di cure e conosco un medico che vi può aiutare! Vi porterò da lui.. Ora allungate la mano per piacere di modo che io possa tirarvi fuori – disse lui e naturalmente Roberta allungò la mano verso la sua stringendola forte ed in un batter d'occhio fu libera e senza più ritegno si intrufolò tra le sue braccia urlando a pieni polmoni quanto gli fosse grata per averla trovata e per averla salvata. Forse aveva battuto davvero la testa.

- Si.. ehm.. Salite sulle mie spalle che vi porto al castello. Il medico si trova lì! Io sono il suo assistente.. Mi chiamo Merlin. - e notando l'espressione sorpresa sul volto di Roberta si affrettò ad aggiungere – Non vi sembra che possa essere un assistente medico? - ma non era per questo che ella era tanto sorpresa, ma perchè i pezzi del puzzle si stavano incominciando ad incastrare da soli.

Merlin, il mago Merlin! Ma non aveva la barba lunga? Quello che aveva di fronte era solo un ragazzo, ma forse era capitata nell'epoca in cui Merlin era giovane.

- Oh no.. Il vostro nome, Merlin! Mi ricordava qualcosa.. - disse rimanendo sul vago mentre il ragazzo, Merlin, l'aiutava a salire sulle sue spalle. Era così scheletrico che quasi le dispiaceva salire sulle sue spalle per paura di spezzarlo! - Grazie per avermi salvata Merlin.. - disse appoggiando il mento sulla sua spalla chiudendo leggermente gli occhi – Io sono Eyleen.. - e con quelle parole accettò il suo nuovo destino.

   
 
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