4. Paura



Ti dice che non le importa della tua impossibilità di dimenticare, formulandosi da sola una propria risposta ad un’affermazione che mai è uscita dalla tua bocca.
Poggia una mano sulla tua spalla, sporgendosi verso di te: la lasci fare, rimanendo immobile sulla sedia.
Le sue labbra catturano le tue: forse neanche te ne accorgi, mentre con la mente vaghi verso il nulla più totale. Il fatto tu voglia simulare un coinvolgimento avvicinando la donna verso di te con il braccio è appunto una mera simulazione: in realtà basterebbe osservare il tuo sguardo per comprendere come tu abbia smesso di esserci da molto tempo, ormai.

Quello utilitaristico è l’unico fine che ti spinge a copiare automaticamente lo svolgersi di alcuni eventi che, nei casi estremi, avrebbero portato alla copulazione: se ciò era l’ambizione di quella debole donna dalla mente geniale – tale era Naoko Akagi, meritevole, dal tuo punto di vista, solo di possedere un brillante cervello- , le avresti concesso quello che cercava.
Rimani legato ad un passato che ti uccide dentro, ma che in qualche modo vuoi comunque neutralizzare, convinto che non ci sia mai stato: dopotutto la mente procede sempre per opposti.

Ti sei fermato un attimo a riflettere negli ultimi anni?
Impossibile, dacchè proprio quello, il riflettere, era ciò che ti negavi consapevolmente più di ogni altra cosa.

Osservi Naoko mentre ti bacia, presa da una passione che giudichi quasi ridicola; eppure di passione vivesti anche tu, un tempo non molto lontano, quando ancora non ti eri prefissato di allontanarti dallo status di essere umano.

Il tuo cambiamento divenne la tua condanna, il Progetto per il perfezionamento dell’uomo la tua croce, un fardello che ti impedisce di guardare indietro con orrore alle ultime scelte intraprese ma che allo stesso tempo ti vieta di osservare ciò che hai davanti con lucidità: i tuoi occhi non sono diretti al futuro, bensì ad un passato che preferisci manomettere pur di non perderlo del tutto; ma il passato serve per plasmare il futuro, non per sostituirlo, e nel momento in cui cerchi di fare ciò abbandoni qualsivoglia parvenza di criterio.

La conclusione più convincente è che tu abbia deciso di abbandonare una corretta percezione, altrimenti ti saresti accorto che quei momenti felici potevano ancora essere lì con te, che non li avevi perduti del tutto; ti saresti accorto che potevi ricominciare in nome della continuità con il passato ma in modo sano, aggrappandoti a qualunque cosa facesse parte di Lei.
Eppure hai deciso di prendere tutto ciò che di buono avevi ancora ed abbandonarlo in una stazione: preferisci convincerti di poterne fare a meno piuttosto di ammettere che la possibilità di perdere anche quel poco che ti era rimasto ti avrebbe ucciso veramente.
Sei diventato bravo a mentire anche a te stesso: la verità è che, venuto a mancare l’oggetto del tuo amore, hai perso la capacità di amare, e non si può procedere in un campo senza i giusti mezzi; dopotutto sei uno scienziato...ma sei anche un vigliacco.

La paura ha comune sbocco nell’esorcizzare una perdita.
 
 
 
 
 
 
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Analisi a partire dalla scena del bacio conosciuta da qualunque fan di NGE; la fic non è dunque l’analisi del personaggio tout court (non credo si possa fare con una flashfic! XD Se siete curiosi ed avete apprezzato la roba sopra, potete dare un’occhiata a “Scienza e potere”, sempre qui su EFP), bensì solo di un determinato aspetto legato a quell’episodio (non si parla di Rei proprio per questo, ad esempio, anche se quando di parla di manomettere il passato, beh, il riferimento c'è).
La frase finale ha un richiamo psicoanalitico: con “esorcizzare una perdita” intendo l’attaccamento al passato ma con una rielaborazione mentale che lo rende sostenibile. Credo che, nel momento in cui decide di allontanarsi da Shinji, Gendo faccia anche questo... Oh, a tal proposito il titolo è un richiamo a "The End of Evangelion".
Grazie come sempre a chi mostrerà interesse: non è poco, per me.