Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    12/01/2012    7 recensioni
[Possibile alzamento di rating per i temi trattati]
"Qualcuno dice che la guerra più grande da combattere è quella interiore, contro noi stessi."
Un pacco bomba esplode al 12esimo distretto. Un caso o un attentato? Fatto sta che quello stesso giorno Castle viene inviato dalla sua casa editrice in Israele per scrivere qualcosa di diverso, un racconto-reportage sulla primavera araba in corso; nel frattempo Beckett, Ryan ed Esposito vengono scelti per addestrarsi insieme ai marines in Iran. Separati dalla guerra che irrompe all'esterno, Castle e Beckett riusciranno a ritrovarsi? Ma sopratutto la battaglia più grande per Beckett sarà quella interiore: combattere contro i suoi demoni che le riportano alla mente quando rischiò di morire.
Storia narrata dal punto di vista di Kate Beckett.
Storia classificata all'11° Turno dei CSA al 1° posto nella categoria "Sad".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Keep followin' your daily routine'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuovo capitolo

Nuovo capitolo, nuova storia... hope you enjoy :))

E poi basta, non ho niente da aggiungere... recensite, recensite :))

 

 

 

L'Inferno è qui.

 

 

 

L'indomani mattina il sole brucia così tanto che sembra di essere all'Inferno. Seduti dietro i nostri pick up, silenziosi, nelle nostre tute mimetiche, col berretto abbassato, noi donne capelli tirati su. Assonnati, nessuno di noi fa una piega. Né dice una parola. L'aereo è partito prestissimo stamattina da Tel Aviv e in due orette siamo arrivati in territorio iraniano.

Gli scrittori e i giornalisti sono rimasti a Gerusalemme: per loro la missione si è fermata lì. Dovranno stare attenti ad evitare con cura mine antiuomo, perché gli attentati non si possono prevedere. Fortunatamente Rick ha un carattere abbastanza socievole, quindi ha fatto amicizia con molti reporter sul campo, che di guerre ne hanno viste abbastanza. Loro sanno cosa evitare e cosa no. Rick si fida di loro. E io di lui.

Rick Castle.

Mi tocco le labbra e poi le braccia. Mi stringo a me stessa, cercando di assaporare l'ultimo gusto... cercando di ricordare che sapore aveva Rick nella notte passata insieme. Quando passava delicatamente le sue dita sul mio corpo, tracciando il mio profilo... una caccia al tesoro per trovare una piccola imperfezione, che evidentemente non trovò. Sorridenti, uno davanti all'altro. Nudi, ma senza nessun imbarazzo, ci siamo guardati e abbiamo sussurrato un "ti amo", come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Chiudo gli occhi e poi li riapro, meccanicamente. Mi sembra assurdo che il tempo insieme sia voltato così in fretta. Qualcuno urla "Siamo arrivati!". E' Tacker. Siamo di passaggio a Teheran. Il nostro obiettivo nei prossimi giorni sarà la centrale nucleare di Bushehr.

 

Uno ad uno, velocemente, scendiamo dai nostri motori, ma la scena si presenta a me a rallentatore.

C'è una bambina a pochi metri da noi. E' sola. Indossa uno straccio che sembra un sudario. Capelli ricci, carnagione scura. Piange. Piange tenendosi il dito in bocca. L'Inferno è qui.

Vorrei prenderla, stringerla tra le braccia e dirle che va tutto bene... non importa se non capirà la mia lingua, un abbraccio è un simbolo universale. Così mi ritrovo a correre verso di lei e a portarla lontano da quel posto dove la sabbia si mescola con il sangue... è salva, è al riparo.

Sostituisco l'immagine della bambina sana e salva, per ritrovare la piccola stesa a terra, posizione di croce, con una grossa macchia di sangue sul petto e altro liquido che le esce da intorno a sé. L'Inferno è qui.

"Beckett, andiamo..." Ryan mi prende da sotto il braccio. Ancora stordita, faccio segno al mio amico di guardare la bambina iraniana morta a terra. Lui con forza mi strattona via, e io non posso fare a meno di staccare gli occhi di dosso da quella scena. "Andiamo, andiamo!"

 

Bridget stringe una catenina con crocefisso tra le sue mani e mormora qualcosa, forse una preghiera. La cosa mi stupisce. Capisci di non conoscere mai a fondo una persona finché non ci vivi assieme. Sul campo, come anche nel distretto, ci siamo costruiti una famiglia. Basando le nostre convinzioni sulla fedeltà e l'affidabilità reciproca, convinti che nessuno della famiglia ci tradirà mai...

La bionda detective si blocca dal pregare. Mi guarda quasi con vergogna, si ricompone, e infila il suo crocefisso al suo posto: dentro la maglia. Non era mia intenzione spaventare nessuno. Faccio per dire qualcosa, ma lei si allontana e va a fare altro.

 

Abbiamo allestito una specie di accampamento per la notte. I nostri superiori sono occupati a parlare tramite computer super tecnologici col Pentagono. L'indomani ci sarà il vero Inferno. Rabbrividisco e mi stringo ancora di più nella mia tuta mimetica. Poi sento dei passi arrancare e vedo Esposito fare capolino dalla tenda dove io e le ragazze siamo accampate.

"Ehi, Becks... c'è una persona per te..." mi porge il computer e il mio volto si illumina.

Penso a Castle o a mio padre...

"Katherine Beckett, come hai osato mettere in pericolo la tua vita e non dire niente alla tua migliore amica?!"

Lo schermo del pc assume una luce diversa. Lanie Parish è rossa dalla rabbia, ma non tradisce la sua emozione nel rivedermi. Seppur virtualmente.

"Contenta di rivederti anche io, Lanie!"

"Non fare la spiritosa... Javi--- Esposito mi ha detto tutto..." si corregge nel pronunciare il nome del suo ex fidanzato, come se negasse l'evidenza che in realtà tiene ancora a lui. Io guardo Esposito e lui esce dalla tenda a gambe levate, reo confesso del suo crimine.

"Comunque" continua la mia amica "certo che mi manchi! Ma non riuscivo a mettervi in contatto con voi, ragazzi..."
"La connessione è pessima qui giù... però hai chiamato Espo alla fine?" cambio argomento, tanto per stuzzicarla un po'.

Lanie rotea gli occhi prima di rispondere.

"Sì... diciamo che è così... non gli ho dato un degno arrivederci prima della partenza, quindi... almeno una chiamata era dovuta..." continua a fare l'indifferente guardandosi le unghie delle mani.

Sorrido e sento che la linea sta già per lasciarci. Tristemente devo congedare Lanie.

"E' ora... la linea fa davvero schifo... scusami!"
"Mi raccomando pensa a non farti uccidere... e tieni d'occhio Javier e Kevin!... e dà un bacio a Castle!" mi fa l'occhiolino prima di chiudere la conversazione su skype. Che abbia capito cos'è successo tra me e lui? Sono davvero così facile da leggere in faccia?

 

La notte a Teheran non è sicura come quella in Israele. Qui siamo in campo nemico, siamo più vicini al pericolo di quanto vogliono farci credere la tv con i loro film. Nel buio ho sentito delle esplosioni non distanti dal nostro accampamento. Istintivamente mi sono rannicchiata ancora di più sotto le coperte della mia brandina, con la convinzione che sarei stata più nascosta e meno esposta al pericolo. Ero al buio, ma ero al sicuro. Una credenza che avevo fin da quando ero piccola. Convinta che sotto le coperte nessuno mi avrebbe visto e quindi nessuno mi avrebbe fatto del male.

Ma il buio quando si è grandi, assume un'altra dimensione, e si fa chiamare paura. La paura dell'ignoto, dell'oscurità, ci avvolge. Anche Bridget e Laura si sono svegliate, coi capelli arruffati, hanno alzato lo sguardo e hanno visto dei fuochi accendersi in lontananza. L'Inferno è qui.

"Ma è il 4 luglio là fuori?" ha detto Laura ironizzando, prima di tornare a rimettersi sotto le coperte come Bridget e me.

Non abbiamo passato una bella nottata e la mattina ne subiamo i postumi.

Occhiaie come borsoni d'acqua calda e ovviamente capelli scompigliati come pezzi di carta stracciata. Decisamente non è il mio look migliore.

Di nuovo, impacchettiamo le nostre cose e ci dirigiamo verso Bushehr, attraversando il deserto.

 

"La produzione di uranio e l'esercitazione al nucleare continua a procedere ininterrottamente..."
Samuel McNeil si gratta la testa preoccupato, mentre continua a scrutare con ansia i documenti che la Casa Bianca gli ha inviato per e-mail. Non è buona educazione origliare, ma mi sono ritrovata a stare seduta dietro il pick-up degli agenti e non ho potuto farne a meno. Bridget e Laura davanti a me continuano a parlare di bigiotteria e io sto con un orecchio rivolto verso di loro e uno verso i guidatori.

"Intende dire che quelle esplosioni provenivano di nuovo dalla centrale?" chiede Douglas, seduto al comando del mezzo.

"Sì amico mio." dice McNeil mostrando segni di sconforto.

Ritorno a guardare le mie colleghe... così ingenue, così spensierate... neanche loro si rendono conto del pericolo a cui stiamo andando incontro...

Tre esplosioni.

Di nuovo.

E stavolta in pieno giorni.

"Sergente, sergente! Sanno che stiamo qui!" un soldato marines urla dalla radio alla nostra.

McNeil prende il trasmettitore, si mette in contatto col suo gruppo, e parla a tutti i suoi soldati.

"Prendete le armi che avete a vostra disposizione e sparate!"
"Sì, sergente!"

La conversazione si chiude. Prontamente prendo un'arma da fuoco e la passo a McNeil, poi ci lanciamo sguardi d'intesa. Il Man in Black si alza dal suo sedile e inizia a sparare all'indietro. Noi ci abbassiamo, coprendoci la testa con le braccia e sento una danza di proiettili passare da una parte all'altra... sopra la nostra testa. Se solo mi alzo di poco, uno di essi potrebbe colpirmi. L'esperienza mi dice che non è una buona pensata.

McNeil si impegna per proteggere il suo pick-up, mentre Douglas guida malamente a destra e sinistra, sbanda, cercando di evitare quante pallottole il più possibile. La danza diventa insopportabile... fa male... quei proiettili volano da una parte all'altra con sempre più foga.

Vorrebbero trapassare il suono e romperlo. Ma non ci riescono.

"Ma questi iraniani non finiscono mai le munizioni?" sussurra Laura, ancora facendo dell'ironia.

Riesco a malapena a sentirla con questo frastuono.

"Laura, quanto sei ingenua! Sono i re degli armamenti, ti pare che finiscono subito i proiettili?!" la rimprovera Bridget al suo fianco.

Vorrebbe tirarle un colpo in testa ma sa che se lo fa probabilmente verrebbe uccisa.

"Forse li abbiamo seminati..." urla McNeil, ancora nella sua posizione dritta.

"O forse ci hanno rinunciato..." dice Douglas guardando lo specchietto retrovisore.

McNeil mormora qualcosa che non riesco a capire, poi si rimette in contatto con i suoi.

"Siamo riusciti a spaventarli un po'... sappiate che però il peggio deve ancora arrivare... passo e chiudo." lentamente ritorna a sedersi al suo posto, mentre noi passeggeri di dietro ci guardiamo spaventati.

McNeil non ha il coraggio di guardarci in faccia invece.

"Che vuol dire...?" chiedo spaventata e con un filo di voce tremolante. Ma lui non risponde, fa segno al suo secondo di continuare a proseguire per la strada, dove in lontananza c'è un posto di blocco. "Samuel, che cosa vuol dire? Che significa?? Noi vogliamo essere pronti a combattere, ma se non ci avvertite del problema reale, come possiamo??" lo scuoto, cercando delle risposte.

Ancora una volta è silenzioso. E questo silenzio sta uccidendo mentalmente me e gli altri.

"Ti prego..." chiedo ancora una volta, sfiancata, con gli occhi degli altri che mi osservano e soffrono insieme a me.

Da dietro vedo McNeil abbassare lo sguardo, lucidare la sua arma appena usata e soffiarci dentro.

"La verità è che... nessuno ci aveva preparato a questo che dovrà avvenire."

L'Inferno è qui.

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87