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Autore: Arya__    12/01/2012    4 recensioni
Matilde è una studentessa liceale che viene considerata la secchiona e la sfigata di turno e, nonostante non sia vero, non ritiene importante smentire quelle voci. I suoi veri amici sono quelli del mare, quelli che la conoscono sotto tutti i punti di visti e che lei ogni anno incontra in vacanza. Loro sanno quanto lei ami studiare, ma sanno anche del suo amore per il ballo e per le scarpe alte. Loro la conoscono per davvero ma non riescono a capire perchè lei mantenga la maschera della secchiona sfigata a scuola. E se intervenisse qualcun altro? Se qualcuno riunisse le due Matilde e riuscisse a mostrare la bellezza della ragazza anche a scuola? Come la prenderebbero i suoi compagni di classe? E lei?
Dal Capitolo 3: Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.
Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora?

Dal capitolo 6: Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Salve a tutti! Sono già qui ad aggiornare perchè stamani a pranzo ho sistemato il capitolo e mi andava di postarlo. Assicuratevi di aver letto quello precedente!

Sono particolarmente fiera di questo e spero che piaccia anche a voi!

Alla prossima!

Dafne

Sorriso persecutore

POV’s Simone

Me la ritrovai davanti in tutto il suo splendore. Non so perché era venuta nella mia roulotte. Pensavo non sapesse nemmeno dove stavo. Ed era così sorridente, così spigliata, così elegante. Pensavo mi odiasse, sembrava mi odiasse. Le poche volte che avevamo parlato non aveva mostrato particolare simpatia per me. Anzi. Penso (anzi pensavo visto cosa vedo) di non piacerle. Pensavo mi odiasse. Sensazione a pelle eh. Ma lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le infradito ai piedi. Aveva piedi meravigliosi. No non ero un feticista. Ma i suoi piedi erano così delicati, senza calli, regolari, perfetti, morbidi o almeno così pensavo. A vederli sembravano morbidi. Come i piedi da mordicchiare dei bimbi. Ok, non è che io pensassi che i piedi dei bimbi fossero da mordicchiare! Non ero mica un mangiatore di piedi dei bambini eh! Ma ci sono quelle pubblicità in cui la madre li mordicchia mentre i bimbi ridono sdraiati sul letto. Ok faccio paura. Ma tanta! E lei rimase li davanti a me durante il mio monologo interiore, senza muoversi, senza segno di impazienza. “Matty..” la chiamai, ma lei non rispose. Continuava a starsene lì davanti a me avvolta nel suo pareo e sorrideva. Ma cosa c’era da sorridere? Iniziai a essere preso dal nervosismo. Perché era venuta nella mia roulotte? Cosa voleva? Come facevo a non averla mai vista? Lei mi attirava e così mi alzai dalla sedia e le andai incontro mentre continuava a rimanere sulla soglia del caravan. Mi avvicinai piano per paura che scomparisse e le sorrisi. Lei rimase ferma a sorridermi. Era bella. Cioè non bella-bella, non aveva forme perfette, non aveva misure standard ma era bella. Faceva la sua figura. E poi quel pareo era così..così invitante.Svolazzava a causa della brezza pomeridiana che spirava nel campeggio e ogni tanto si sollevava e mostrava le gambe della ragazza. Mi avvicinai ancora e la mia mano si alzò automaticamente verso il suo viso, ma lei si ritrasse. Deluso e amareggiato, abbassai il braccio e aspettai una sua mossa. Lei mi fece cenno di andare verso il letto che c’era al centro della roulotte e io mi sedetti da un lato, richiamandola vicina a me. Ma lei non accettò il mio invito e mi lasciò li seduto da solo. Sorrise ancora. Continuava a sorridere e non capivo come mai. Magari era felice e sorrideva, magari stava bene, magari aveva voglia di sorridere e basta. Ma non era tanto il fatto che sorridesse che mi sembrava strano: stava sorridendo a me. Questo non era normale. Non l’avevo ancora vista sorridermi. Erano tre giorni che ero in vacanza, tre giorni che ci conoscevamo ma non l’avevo ancora vista farmi un sorriso sincero. E lei sorrideva a tutti. A Ilaria con cui rideva sempre, a Davide con cui sembrava molto legata, ad Ale che faceva ridere tutti, a Luca che sembrava spesso triste e a Cristian che la guardava in continuazione. Ma non a me. Vederla qui a sorridere era strano. Ma non ci pensai e decisi di bearmi di quei sorrisi rivolti a me. Lei sorrideva e sembrava stare bene e io stavo con lei. Finché non avvicinò la mano al nodo del pareo e lo sciolse. Sì, sciolse il nodo che teneva il suo pareo e rimase in costume. Lo aveva sciolto ed ora era in costume. Aveva un costume semplice: mutandine normali e reggiseno standard. Tutto verde. Ma le stavano bene. Lo aveva indosso anche il giorno precedente e mi ero fermato a guardarla diverse volte. Ed era davanti a me a guardarmi e a sorridermi. Sempre a sorridermi. Quel sorriso mi avrebbe perseguitato. Ma ora dovevo pensare a lei, a cosa volesse da me, perché fosse venuta nel mio caravan. Sporsi nuovamente una mano verso di lei per invitarla a sedersi ma lei non volle. Rimase in piedi davanti a me e mi guardava negli occhi. Dritta negli occhi! Vidi poi il suo sguardo percorrermi e soffermarsi sulle spalle, sulle mani, sul viso. Mi sentivo bruciare. Mi stava solo guardando e io mi sentivo bruciare. Non poteva farmi un effetto del genere. Mi stava solo guardando, cazzo! Continuava imperterrita a far scorrere quegli occhi su di me. Mi stava mettendo in imbarazzo con uno sguardo! Merda merda merda! Doveva smetterla! A un certo punto si avvicinò a me e si sedette sulle mie gambe. Ci guardavamo negli occhi. Mi sentivo andare a fuoco da quanto era profondo quel contatto. Lei continuava a sorridere. Decise di muoversi e si spostò col suo bacino sopra il mio. Cazzo! Cosa diavolo stava facendo? Non poteva muoversi così! Dovevano vietarlo! Cominciai a guardarla bramoso di un contatto maggiore. Dovevo toccare quella pelle, dovevo sentirla a contatto con la mia. Sentivo il suo profumo e mi beavo del contatto con la sua pelle. Lei iniziò a strusciarsi su di me, non credevo fosse possibile sentirla così tanto, bearsi del solo strusciare tra i nostri vestiti. E lei continuava a sorridere e io la guardavo e lei sorrideva e si strusciava. Quando iniziai a sentire che il piacere stava diventando troppo e che non avrei resistito ancora a lungo, feci per parlare ma..

Mi svegliai. Sudato. Accaldato. Eccitato. Cavolo! Non poteva essere un sogno. L’avevo sognata. Avevo goduto con lei e mi era piaciuto. Mi stava piacendo sempre di più. Era solo un maledetto sogno del cazzo!

Mi alzai dal letto tutto sudato, presi l’accappatoio e dopo aver guardato l’ora - erano le cinque e mezza di mattina - mi diressi alle docce del campeggio. Dovevo lavare via quelle immagini, lavare via il profumo della sua pelle, profumo che avevo solo immaginato ma che sembrava reale, dovevo liberarmi dell’idea del suo tocco su di me. Una doccia sarebbe stato il primo passo per dimenticare quella nottata. Per dimenticare quel sorriso. Quel sorriso che ora avrei voluto vedere veramente.

Aprii l’acqua gelata nella doccia. La mattina all’alba non faceva così caldo da dover usare l’acqua fredda, ma mi sentivo ancora bruciare per quegli occhi.

Decisi che, dopo essermi messo il costume, sarei andato direttamente in spiaggia a vedere il mondo che si popolava. Dovevo stare da solo e lì nessuno mi avrebbe disturbato.

Arrivai in spiaggia e mi sdraiai stanco sull’asciugamano, facendomi coccolare dallo scrosciare delle onde e dal verso dei gabbiani che cercavano cibo. Alcuni pescherecci stavano attraccando al moletto e mi fermai a guardarli per un po’ finché non mi addormentai.

Feci un sonno senza sogni e quando mi svegliai, notai che la spiaggia stava iniziando a popolarsi. Il bagnino sistemava i lettini, alcuni anziani passeggiavano in acqua godendosi la brezza mattutina, una coppia rimaneva abbracciata guardando il mare. Mi sentii a casa e al sicuro in quel momento.

Credo fossero le nove quando la vidi arrivare. Era Matilde. Era sorridente e canticchiava ascoltando la musica dal suo mp3. Sembrava serena e riposata. Le feci cenno con una mano per farmi vedere e quando mi vide si bloccò dov’era. Sembrava combattuta tra il venire da me - cosa che sapevo non le avrebbe fatto piacere - e il far finta di non avermi visto. Pensavo avrebbe optato per questa seconda idea, ma mi sbagliavo. Si diresse verso di me con andatura tranquilla. Cuffie nelle orecchie e asciugamano sotto il braccio. Senza borsa, senza accessori, senza crema. Lei veniva in spiaggia così. Non portava neppure il cellulare con sé. Era davvero diversa. Mi si sedette accanto e le sorrisi “Ciao..”

“Ciao” mi rispose lei atona. Non un sorriso, non un’espressione significativa. Niente. E io che l’avevo sognata così bella e sorridente. Ma nei miei sogni era un’altra cosa. Era qui con me la vera Matilde. Non era quella del sogno. Quello era solo uno stupido sogno che avrei potuto cancellare e dimenticare. La vera Matilde era qui con me e si stava comportando da stronza.

“Dormito bene?” le chiesi cercando di iniziare una conversazione tra persone civili.

“Come sempre. Faceva caldo ma non troppo. Non ti ho mai visto a quest’ora presto. Come mai qui stamani?” mi chiese finalmente guardandomi.

“Non riuscivo a dormire”. Verità.

“Come mai?” mi chiese curiosa.

“Ho fatto uno strano sogno e dopo non sono più riuscito a rimanere in roulotte”. Mezza verità.

“Incubo? Io quando ho gli incubi non riesco a riprendere sonno senza aver bevuto un po’ di latte”. Mi stava raccontando qualcosa di lei.

“Sì, ho avuto un incubo. Niente di che ma mi ha lasciato un po’ interdetto”. Bugia. Non potevo certo dirle che avevo iniziato a fare sogni erotici su di lei.

“Capisco. Ma davvero sei di Genova?” mi chiese guardando l’orizzonte.

“Sì e vado davvero in quella scuola” risposi guardandola di lato senza farmi vedere.

Rimanemmo in silenzio per un po’ finché, scocciato da quella situazione, non le chiesi quasi arrabbiato “Si può sapere perché ce l’hai con me? Non capisco cosa ti ho fatto e non capisco come mai ti comporti così freddamente.”

Lei mi guardò per un paio di minuti, fece un sospiro e mi rispose “E’ inutile che mi guardi così e fai l’incazzato. Non mi sembra di doverti spiegazioni. Io e te non siamo amici. Quindi non ti devo spiegazioni per il mio comportamento.” Sembrava rassegnata.

“Secondo me non è questo il motivo. Ieri ti ho visto parlare con un ragazzetto in spiaggia e vi eravate appena conosciuti eppure a lui sorridevi, con lui ridevi e ti divertivi. Non mi guardi mai. Non sorridi mai con me.” Quel sorriso. Ancora quello stramaledetto sorriso che tornava a perseguitarmi. Dovevo cancellare quel sogno.

“N-non è vero” e stette in silenzio per un po’. “Ok si forse è vero, ma non è colpa tua, non direttamente almeno. Tu sei di Genova come me. Fatti bastare questa spiegazione.” Mi disse dura. No, non mi basta.

“Io sono di Genova come te. Non mi sembra un buon motivo per trattarmi come fai te. Sembra che mi guardi con occhi di ghiaccio. Sembra tu abbia le saette che vengono dagli occhi. Anzi sembri Ciclope” e sbuffai.

“Ciclope ha un raggio laser protetto da degli occhialetti speciali. Ti sto guardando, non indosso occhiali speciali e non mi sembri diviso a metà da un raggio. Quindi direi che non sono come Ciclope” mi rispose, guardandomi questa volta. Che begli occhi. Però non sta ancora sorridendo. Sembra capirne di fumetti. Vediamo quanto sa.

“Appassionata di super eroi? Sai, non sono cose da ragazza” le dissi con tono di sfida.

“E perché non sarebbero cose da ragazza? Perché ci sono mostri, combattimenti e morti? Merlino, sei come tutti gli altri” Merlino? Merlino? E che espressione era?

“Perché mi dici che sono come tutti gli altri? Tu non mi conosci!” sputai fuori quelle parole quasi con cattiveria. E lei si girò a guardarmi. A guardarmi davvero. Mi scrutava e quel suo sguardo mi mise in soggezione. Più di qualsiasi sguardo ebbe mai fatto. Non guardarmi così. E ripensai a come i suoi occhi mi avevano scrutato nel sogno.

“Quando una ragazza inizia a parlare di fumetti, di motori, di moto..” Tutti argomenti di cui di solito parlano i ragazzi, notai “Quando una ragazza sembra sapere qualcosa di puramente mascolino, la additano come maschiaccio. Specialmente se poi si veste spesso con jeans e felpa o in tuta. Ci sono passata e ci passo ancora. Quindi non venirmi a dire che sono tutte stronzate e che tu sei diverso perché lo vedo come mi stai guardando”. Come la sto guardando? Con ammirazione? Con eccitazione? Ma non lo vede come la guardo?

“Come ti sto guardando scusa?” chiesi per curiosità. Avanti, dimmelo.

“Sembri schifato” Che enorme cazzata!

“Ma non è vero! Tu vedi solo ciò che vuoi vedere! Sei cieca! Guardami! Non mi conosci e mi stai giudicando esattamente come fanno i ragazzi che dicono che sei un maschiaccio. Non sei diversa da loro se fai così” le dissi tagliente. Guardami.

Lei mi guardò stupefatta. Avevo alzato la voce con lei, ma stranamente non mi stava insultando. Mi guardava e basta. Leggevo l’indecisione nel suo sguardo. Forse l’avevo ferita con le mie parole. Ma non volevo che mi considerasse un idiota. Ma soprattutto non volevo che pensasse che era un maschiaccio. Oh no, non era un maschiaccio. E mi ritornò in mente il sogno di quella notte. Ma lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le infradito ai piedi.

Attesi una risposta. E questa arrivò “Mi chiamo Matilde, ho 16 anni e frequento il Pascoli di Genova. Mi piace la cioccolata, mi piacciono i fumetti della Bonelli, mi piacciono i supereroi. Preferisco i supereroi privi di poteri e non morsi da ragni radioattivi o investiti da raggi gamma.” Aveva letto parecchi fumetti allora. “Mi piacciono anche quelli con i poteri ma quelli senza sono più straordinari. In pratica mi piace Batman. Un uomo normale, certo ricco da far schifo, ma senza superpoteri. Mi piacciono le moto.” Le moto? “N-non riesco mai a parlare con qualcuno di moto se non con mio cugino. Nessuno parla di moto con una ragazza che ne capisce. E allora non lo sa nessuno che mi piacciono le moto.” Mi immaginai Matty che guidava una moto. Cazzo! Meglio pensare ad altro. “Ho preso la patente per la moto, ma a parte quella per la scuola guida, non ho mai guidato una vera moto. Mi piace sciare e sono brava. Ma vado in settimana bianca solo con i miei. Adoro leggere Harry Potter. Sono cresciuta leggendolo e lo adoro. Lo sanno tutti. Il Trio dei Miracoli è nato per questa mia ossessione” Merlino! Ecco da dove veniva quell’esclamazione. ”Sono testarda, determinata e vendicativa.” Serpeverde direi. Avevo letto anche io Harry Potter. “Mi ritengo un’amica sincera ma non ho molte occasioni per dimostrarlo.” E qui la vidi intristirsi. “Questi qua del mare, sono i miei veri amici. Loro mi conoscono. Tu ti sei intromesso in questo mio mondo, sai da dove vengo e sai com’è il Liceo da cui vengo. Sei un contatto tra questi due mondi, e non mi piace. Quindi non è direttamente colpa tua. E’ solo colpa di quello che rappresenti.”

“Io non rappresento niente” le risposi “Sono io e basta. Non puoi giudicarmi e criticarmi per quello che rappresento. Sarebbe scorretto se lo facessi” Guardami.

“Non so cosa pensare in questo momento” mi disse sincera.

La guardai ancora per un po’ finché lei non disse “Vado a farmi un bagno. Vuoi venire?” Voglio andare con lei?Sì. Verità.

“No” Le risposi. Bugia. “Grazie, ma ora non mi va. Ti aspetto qui.”

La vidi alzare le spalle e andare verso l’acqua. Aveva una camminata tranquilla, sembrava bearsi del contatto dei piedi con la spiaggia. Aveva piedi meravigliosi.

Rimasi a guardarla mentre si tuffava e andava a nuoto verso le boe. E sorrisi ripensando al sogno.

“Ehi Simo! Già alzato stamani?” mi chiese Ale che si stava avvicinando assonnato in quel momento.

“Ciao! Sì, stamani mi sono alzato presto e stare in spiaggia all’alba è davvero rilassante.”

Notai che si guardava intorno, come cercasse qualcosa. “Questo mi sembra l’asciugamano di Matty. Ma lei dov’è? Ti ha fatto arrabbiare e l’hai fatta fuori eh?” mi chiese ridendo. Non sai quanto ti sbagli.

“No figurati! È andata a farsi una nuotata ma io non ne avevo voglia e così sono rimasto qui.” Gli risposi sincero. D’altronde, mica ero obbligato a raccontargli del sogno, no?

“Ti dispiace se vado anche io? Ho proprio voglia di una bella nuotata di prima mattina!”

“Vai vai! Io rimango qui, così controllo anche la roba.”

“Grazie” mi rispose e si avviò verso l’acqua.

Non avevo voglia di fare niente. Mi piaceva starmene lì seduto a fare niente. Alessandro l’aveva raggiunta e ora erano a mollo in acqua a ridere insieme. Lei gli sorrideva e ridevano insieme. A lui sorrideva e a me no. Con lui sorrideva e con me no. Decisi che avrei scoperto qualcosa in più sul suo conto così presi il cellulare e chiamai Carlo, il mio compagno di squadra e il suo compagno di classe. Mi rispose dopo due squilli.

- Ehi Cap! Come te la passi in vacanza? - Cap. Era così che mi chiamavo quelli della squadra. Ero il capitano della squadra.

“Ohi ciao Carlo! Tutto bene qui! Te come te la passi amico?” Amico? Ma era davvero un mio amico?

- Normale. Niente di nuovo. Sto uscendo con una che è uno schianto. Bionda, alta, ben fatta. Un vero schianto. Non passiamo il tempo a parlare del debito pubblico, ma meglio così. - Fate altro eh?

“Ah beh buon per te! Senti ho una cosa da chiederti..”

- Certo dimmi pure! Si tratta di una ragazza? - Sempre il solito intuito eh?

“Cos’è, mi leggi nel pensiero adesso? Comunque sì, volevo sapere se conoscevi una qualche Matilde che fa il Pascoli” rimasi sul vago.

- Ma certo che la conosco! Io conosco tutte le belle ragazze della nostra scuola! Sei anche fortunato, ce n’è solo una! - Bingo! - Almeno nel triennio! Sei interessato a una bimba? - disse ridacchiando.

“No no figurati! Parlami di questa ragazza! Cosa sai di lei?” gli chiesi curiosissimo.

- Allora deve frequentare il quarto - Coincide. - È una gran bella ragazza, fatta bene, bel fisico - Coincide. - Credo giochi a pallavolo -E’ proprio lei. - Va bene a scuola. - Matty credo eccella. - Capelli di media lunghezza, occhi scuri - Sì è lei,per forza.

“Che cosa sai sulle sue amicizie? Si frequenta con qualcuno?”

- Penso stia con uno di 5°C. Corradi. Sai chi è vero? - E’ fidanzata? Non lo sapevo. Che idiota che sono.

“Sì sì lo conosco certo. Sai altro?” gli chiesi pensando ancora a quel sorriso.

- Mmm vediamo. Non credo abbia fratelli o sorelle ma se vuoi chiedo in giro -

“No no non importa, grazie. Allora la bella moretta ha un fidanzato eh?” chiesi fingendo un tono da tombeur de femme.

- Moretta? No! E’ bionda! Bionda bionda! Bionda barbie, biondo paglia, chiamalo come vuoi ma è bionda! - Bionda?

“Scusa ma la Matilde di classe tua è mora, non bionda” chiesi non capendo.

- La Matilde di classe mia? Oddio ma stai parlando della Rossi? Reds? - e si mise a ridere come un matto.

“Claudio, credo di non aver capito” affermai dubbioso.

- Cap, ma io non stavo parlando di quello sgorbio. A dire il vero non ci avevo proprio pensato, non l’avevo nemmeno considerata come una ragazza - Maschiaccio. - Io parlavo della Colli, quella strafiga della D - Mi sa che parliamo di persone diverse.

“Capisco”

- La Reds è una secchiona fuori dal comune. Brutta - Era bella. - Con gli occhiali - Magari porta le lenti. - Non ride mai - Eppure ora sta ridendo di gusto con Ale. - Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero - Eppure le sue curve me le ricordo. - Non vuole mai fare sport con la classe - Eppure qui è sempre a fare pallavolo in acqua. - Non credo abbia amici, è così asociale - Qui li ha gli amici. – Ma perché mi chiedi di quel mostro? - E’ così spontanea. Tranne che con me.

“No niente. Anzi ti ringrazio per le informazioni sulla Colli. La lascerò perdere visto che è già impegnata” gli risposi. Non stavo pensando alla Colli. Matty.

- Sì lasciala perdere, non ne vale la pena. Ce ne sono tante altre belle in giro! - Matty.

“Ok grazie mille! Ah mi raccomando non ti strafogare di dolci che se ingrassi poi diventi lento a correre!” gli dissi per distrarlo da Matilde. Matty.

- Ehi io non ingrasso - mi rispose offeso.

“Dai passa buone vacanze! Ciao Carlo”

- Ciao Cap! E non strafare con le donne mi raccomando! -

Misi via il telefono e ripensai alle parole del mio amico.

Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.

Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora? Perché ti conoscono così diversa a Genova?

  
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