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Autore: redbullholic    12/01/2012    4 recensioni
They tell us everything’s alright
and we just go along.
How can we fall asleep at night
when something’s clearly wrong?

E se... Kelly fosse sopravvissuta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kelly Gibbs, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl Who Lived'
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-Quindi è la figlia di Gibbs?- ripeté McGee, incredulo.
-Non l’hai vista in faccia? Gli occhi sono i suoi, non c’è dubbio!- esclamò Ziva.
-Sì, è impressionante. Quello che non capisco è perché non ne ha mai parlato-.
-Avrà avuto le sue buone ragioni. Conosci Gibbs-.
-Le sue buone ragioni per fare cosa?- intervenne una voce alle loro spalle. Si voltarono, colti di sorpresa, e si trovarono faccia a faccia con Abby Sciuto, l’esperta forense.
-Oh Abby, non sai la novità…- McGee le posò le mani sulle spalle, impaziente di rivelarle dell’esistenza di Kelly.
-Gibbs ha una figlia?!- un’altra voce intervenne dietro di loro. Il medico legale, il dottor Mallard, soprannominato ‘Ducky’ dai colleghi, si unì al gruppetto.
-Cosa?!- esclamò Abby -E’ qui? Dov’è? Come si chiama? Siamo sicuri che sia sua figlia?- era fuori di se, quasi non riusciva a stare ferma.
-Ragazzi, calmatevi!- tuonò Ziva, mettendo a tacere tutti -Sì, Gibbs ha una figlia. Si chiama Kelly. Avrà poco più di vent’anni, capelli biondi e occhi azzurri, identici a quelli di Gibbs-.
-Incredibile- commentò Ducky.
-E ora dov’è? Devo conoscerla!- Abby scalpitava.
-E’ in sala riunioni, con Tony credo. Sta aspettando suo padre-.
 
-Agente DiNozzo, non può entrare…!- gridò la giovane segretaria, rincorrendo Tony fino alla porta dell’ufficio del direttore. DiNozzo la ignorò e spalancò la porta. Gibbs e il direttore Jenny Shepard gli lanciarono un’occhiataccia, probabilmente desiderando di poterlo incenerire all’istante con lo sguardo.
-Mi scusi, direttore- la segretaria fissò il pavimento -Ho provato a fermarlo-.
-Fa niente, Cyntia- la congedò il direttore -DiNozzo, si può sapere che c’è di così importante da piombare qui dentro senza nemmeno avere la cortesia di bussare?- proseguì poi rivolta all’agente, con un tono decisamente più tagliente.
-Scusi, direttore. Ma ho bisogno di parlare con Gibbs-.
-Qualsiasi cosa tu debba dirmi la puoi benissimo dire qui- gli rispose Gibbs.
-Il nome Kelly ti dice niente?- Tony ridusse gli occhi a due fessure. Ma non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte del suo capo. Gibbs sembrò sbiancare, e per un attimo quella sicurezza, quell’austerità che faceva sì che tutti lì dentro lo rispettassero e un po’ lo temessero sembrò vacillare, quasi sul punto di crollare.
-Scusa, Jen. È piuttosto importante- disse, congedandosi dal direttore e seguendo DiNozzo fuori dall’ufficio.
-Come sai di mia figlia?- chiese poi al suo agente anziano, forse un po’ troppo duramente. Temeva che le fosse successo qualcosa. Una bruttissima sensazione gli attanagliava lo stomaco.
-E’ qui, capo- rispose Tony. Di nuovo vide il suo capo sul punto di perdere il controllo delle proprie emozioni. Non lo aveva mai visto così, e la cosa lo spaventò.
-Come mai è qui?- la voce di Gibbs era quasi un sussurro.
-Per l’agente NCIS che hanno trovato morto a New York. Ha accompagnato qui la salma-.
Gibbs annuì, si passò una mano sul volto e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo -Dov’è adesso?-.
-Sala riunioni. Ti sta aspettando-.
 
Una volta che l’agente DiNozzo l’ebbe lasciata sola, Kelly sentì di nuovo che l’emozione e l’agitazione prendevano il sopravvento. Stava per incontrare suo padre, dopo tredici anni. Avrebbe voluto chiedergli tante cose e parlare con lui per ore. Erano così tante le cose che voleva sapere… su di lui, su di lei e su sua madre.
Si alzò e iniziò a camminare su e giù per la stanza, nel tentativo di calmarsi.
“Dove diavolo è il mio caffè?” pensò. Ne aveva bisogno, anche se era consapevole che la caffeina non avrebbe fatto altro che aumentare l’agitazione. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Il cielo, fino a poco prima quasi sereno, era scuro e minacciava pioggia, se non addirittura neve. Appoggiò la fronte al vetro freddo e finse interesse per il via vai di macchine nel parcheggio dell’agenzia. Aveva bisogno di distrarsi finché non tornava DiNozzo con suo padre. Pensò di chiamare Michael per chiedere aggiornamenti sul caso. Stava per tornare alla poltroncina dove aveva lasciato la giacca quando sentì la porta alle sue spalle che si schiudeva lentamente.


- Note
è cortissimo, lo so :/
A parte questo, sto esaurendo i capitoli finiti e il tempo per scrivere, quindi da adesso in poi dovrete aspettare un po' più del solito!
   
 
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