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Autore: Youssou    29/08/2006    2 recensioni
Tratto liberamente dal romanzo omonimo di Paulo Coelho, del quale vi consiglio vivamente tutti i libri, ecco a voi una fanfiction mooooloto alternativa che tratterà di un argomento sempre presente nelle nostre vite, ma visto da un punto di vista realistico e più veritiero possibile. Vi invito per cui alla lettura e al commento di questa storia 'diversa'.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Erano arrivati a casa di lui, non in un albergo come aveva immaginato. Il luogo non si poteva dire accogliente e familiare. Si vedeva chiaramente che viveva da solo e anche la trascuratezza e l’essenzialità nell’arredamento lo denotavano. Durante tutto il tragitto in macchina non avevano proferito parola. Kaori aveva guardato fuori dal finestrino tutto il tempo e Ryo davanti a sé mentre guidava con molta tranquillità. Non era però un silenzio opprimente quello che li aveva accompagnati, era piuttosto conciliante, se così si poteva definire. Dai primi sguardi avevano capito, anche se non ne avevano la piena consapevolezza, che erano persone diverse, destinate ad incontrarsi prima o poi per un motivo sconosciuto… Non c’era stato nessun contatto fra loro, neanche un semplice sfioramento di mano. Era insolito per entrambi, eppure sapevano che qualsiasi gesto avrebbe rovinato quell’atmosfera. -Accomodati pure. –era stato Ryo a parlare. Kaori si era seduta nel divano del salone e aveva deciso di non pensare allo strano effetto che quell’uomo le faceva, aveva accettato il suo ‘invito’ soltanto per un motivo: provare a se stessa ciò. Si sarebbe spogliata sensualmente come aveva imparato e avrebbe lasciato condursi, nel mentre avrebbe finto di gemere di piacere. Lui sarebbe stato appagato e lei si sarebbe guadagnata il suo compenso per poi essere libera di passeggiare un poco per quella città tanto bella quanto pericolosa. Non voleva perdere tempo e mentre Ryo stava versandosi da bere spense la luce, lasciando soltanto la luna a creare un effetto vedo- non vedo tra loro. Con passi sensuali si era avvicinata a lui e guardandolo in modo intrigante aveva cominciato a togliere lentamente e con movimenti studiati i bottoni della camicetta bianca che indossava. Solo tre erano stati slacciati e Ryo teneva lo sguardo incollato sulle sue forme che cominciavano a denotarsi. Poi la volta delle decolleté che era obbligata ad indossare nonostante le dessero un gran fastidio. L’aria cominciava a scaldarsi e Kaori era soddisfatta di sé. Lo sapeva che era un modo assurdo per giustificare quel sì che aveva detto quando le avevano proposto questa professione, ma non le importava più di tanto. Si sentiva apprezzata finalmente quando quei clienti, quegli uomini la ammiravano e dopo la pagavano per essere stati undici minuti in lei. Era una vendetta contro quel ragazzo che anni prima le aveva rubato l’amore e le aveva buttato il cuore dentro la spazzatura, una vendetta contro la madre, che era stata quel che era stata, contro il padre che non aveva mai conosciuto, contro la vita che secondo lei non le aveva mai regalato una opportunità se non quella di fare la puttana. Continuava lo spogliarello senza curarsi neanche più dell’uomo che stava davanti a lei e che presto avrebbe fatto quello che tutti gli altri le avevano fatto. Umiliarla. Il cuore le faceva male dal dolore che le provocavano certi pensieri, quella voce costante nel suo cuore che le diceva che aveva un’opportunità e non era certo quella di continuare in quella strada. Sollevata per il buoi che regnava si girò mentre si accingeva a togliersi i pantaloni e nel frangente si asciugò la lacrima che le era scesa. Cinque minuti dopo era completamente nuda, se non per le mutandine, davanti agli occhi di Ryo che ora le si stava avvicinando. L’aveva abbracciata dolcemente e ora l’aveva scansata da sé. -Non senti freddo..? –aveva detto con voce soffice. Kaori non potendosi più trattenere e capendo il significato profondo di quella domanda, lo abbracciò e pianse tutte quelle lacrime che in quattro mesi aveva trattenuto istante per istante. Ryo era vestito mentre osservava la schiena nuda di quella ragazzina che teneva tra le braccia. Non le avrebbe fatto nulla. Non se la sentiva. L’aveva capito la prima volta che l’aveva vista in quel locale e lo sapeva anche quando l’aveva ‘invitata’. Col cuore stretto anche lui, quando il pianto di lei si era attenuato fino a scemare completamente, raccolse il suo reggiseno e glielo infilò dolcemente, poi fu la volta degli altri abiti e il cappotto. -Ti accompagno. -Scusa.. -Shhh..non temere, non voglio dire niente al tuo capo. Come tacito accordo decisero di non prendere macchina o taxi, bensì di camminare per le vie di Tokyo a piedi. Avevano tutti e due bisogno di schiarirsi le idee. Provvederò presto alle storie di Jane-dixon che saluto!!
  
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