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Autore: Delenanelcuore    15/01/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se a causa di un errore di Bonnie, Elena venisse catapultata nel 1864?
Viaggio nella vecchia Mystic Falls alla riscoperta del vero Damon Salvatore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Non mi ero accorta fino a quel momento, di come fosse più intensa la luce che illuminava la stanza di quel pomposo salone.
Non era un caso che probabilmente la camera di Katherine fosse volutamente oscurata, di più rispetto ad una normale camera, come ulteriore precauzione per “un’allergia” al sole, contro la quale la bella vampira poco avrebbe potuto fare.
I momenti che seguirono  quel improvviso ragionamento furono devastanti per la mia già provata sanità mentale, dopo quell’ennesima follia che mi ero ritrovata a vivere.
Ripercorsi ogni passo, ogni movimento fatto da quando sconvolta e terrorizzata dall’aver capito che mi ero destata dal sonno in un altro corpo, ero giunta fino alla sala da pranzo in compagnia dei Salvatore al completo.
Nemmeno un raggio di sole aveva colpito la mia ora diafana pelle e sebbene sapessi che Katherine aveva l’ausilio del suo prezioso ciondolo per camminare alla luce del sole, non mi meravigliai che la furba vampira di casa Salvatore, avesse reso il percorso ancora più sicuro.
Tutto ruotava attorno a quella donna, tutto in quella casa e negli atteggiamenti delle persone ch avevo incontrato, mi lasciava presagire che Katherine fosse la vera padrona li dentro.
Ma le brutte notizie non erano finite e la più sconvolgente verità stava per mostrarsi al mio sapere.
Le grandi vetrate della sala, erano coperte da tende di scura tonalità e spessa consistenza del tessuto.
Sebbene la luce filtrasse copiosa ad illuminare la stanza, i raggi ne erano affievoliti per intensità e raggio di azione.
La parte del tavolo alla mia destra però, beneficiava della presenza di un ampio scorcio di luce, là dove sedeva pacifico, il cestino del pane.
Avrei potuto chiedere a Stefan o a Damon  di passarmelo, ma ero così imbarazzata e terrorizzata, da decidere di prendermi da sola il cibo che, nonostante la fame che sentivo, non appagava la mia voglia.
Nell’esatto momento in cui allungai la mano verso la zona illuminata del tavolo, questa venne trafitta da una dolora scarica di bruciore.
Avrei giurato che la pelle avesse per un momento mutato aspetto, come marchiata a fuoco da ferro incandescente.
Mi sembrò persino di scorgere del fumo, ma non indugiai oltre in quella posizione e tirai via la mano.
Probabilmente Damon si era accorto della faccenda e solo allora mi venne in mente che lui, aveva saputo sin dall’inizio della vera identità di Katerina Petrova.
Ero nel corpo di Katherine…e questo significava solo una cosa..ero vampira ed ero in grossi, grossissimi guai.
“Katherine si sente bene?” – una voce irruppe nei miei pensieri, era Giuseppe Salvatore.
“Si…si.. dovete scusarmi..ho dei capogiri e non vorrei dover ricorrere ad un medico per cui forse è il caso che io mi ritiri nelle mie stanze”- dissi cercando di svignarmela immediatamente.
“Non avete fatto in tempo a rispondere ad una domanda che volevo porvi, ma certo, vada a riposare Miss Pierce, la salute prima di ogni cosa..”- continuò Giuseppe sotto lo sguardo contrito di entrambi i Salvatore.
“Vi accompagno io Miss Pierce”- cantilenarono quasi in coppia Damon e Stefan.
Come erano diversi e nello stesso tempo quelli di sempre nel loro aspetto esteriore.
Gli abiti d’epoca li rendevano buffi, ma la bellezza di entrambi era rimasta intatta nel tempo .
Mi alzai con immane attenzione, evitando le zone ben illuminate della sala, ora che avevo capito di esser giunta sana e salva  a colazione, solo per fortuna e puro caso.
Mi congedai con compostezza, facendo un lieve inchino nella direzione di tutti i presenti e qualche istante dopo ero al sicuro in camera di Katherine.
Notai che le mura della camera, proteggevano alcune zone, compresa quella del letto, dai raggi del sole più accesi, ulteriore precauzione insieme ad un ciondolo che permetteva alla vampira di scorazzare indisturbata per Mystic Falls.
Ma perché io non avevo il suo ciondolo? Come era possibile che la collana si fosse smaterializzata di colpo nel passato?
A quelle domande non avevo risposta alcuna, così come non ne avevo sulla mia presenza nel 1864.
Pensai di ricontrollare se fosse davvero il ciondolo alla verbena, quello che avevo riposto nello scrittoio di Katherine.
Adesso, consapevole di essere una vampira ad ogni effetto, nell’attimo esatto in cui pensai di raggiungere lo scrittoio, temendo di bruciarmi, anche se impossibile, lo scrittoio giaceva in una zona d’ombra, feci uno scatto sovrumano e in un nano secondo fui davanti allo specchio.
“Oh mio Dio…è tutto vero…”-cantilenai con voce attonita, mentre le mie mani ormai avevano con se l’inconfutabile prova che il ciondolo di Stefan mi avesse seguita nel passato.
Dovevo trovare un modo per camminare al sole o le cose si sarebbero messe male per me…anche troppo.
Stavo per uscire nuovamente dalla camera quando udii bussare alla porta.
Pensai che si trattasse della mia dama di compagnia e mi affrettai ad essere sgarbata quanto bastasse a sembrare Katherine.
“Vi ho detto di non disturbare, sto poco bene, mi lasci in pace”- dissi quasi sull’orlo di un esaurimento nervoso.
Ma i problemi non erano che al loro inizio e ne fui ormai certa, quando udii le parole della persona al di là della porta.
“Katherine sono io…Damon, fatemi entrare. Ho notato la vostra difficoltà a tavola, a me non siete costretta a mentire…vi prego.” – incalzò Damon alla porta.
Poggiai la mano sul pomello e mi apprestai ad aprire, la mia recita stava davvero per iniziare.
  
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