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Autore: Mocaccino_    15/01/2012    3 recensioni
Io faccio l’attore, ma nella vita non so fingere, fingere che tutto vada bene, che le decisioni degli altri non mi facciano male, che io non la ami. Un mese e una settimana da quella stupida telefonata che mi costrinse a fingere con l’unica persona con la quale non avrei voluto farlo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco subito il II capitolo, continuate a recensire perchè ho bisogno dei vostri pareri e del vostro entusiasmo per andare avanti, io mi diverto un mondo ad immaginare storie su di loro spero sia anche piacevole leggere.

POV Kristen
Era un mese che non lo vedevo. Ogni sera aspettavo ansiosa che il display del mio cellulare indicasse una sua chiamata. Non accadeva, anzi spesso evitava le mie telefonate, come se fossimo due sconosciuti, come se non ci fossimo mai sussurrati “ti amo”. Desideravo una delle nostre lunghe nottate, trascorse insieme da un capo all’altro del mondo, a raccontarci ogni dettaglio della nostra giornata e ogni progetto per il nostro futuro. Non capivo il perché del suo umore tetro e della sua nuova riservatezza nei miei confronti.
Questa sera l’esigenza di sentire la sua voce, anche se accigliata e severa, mi invadeva da testa a piedi.
Non mi importava della sua reazione e benché meno del mio orgoglio.
Stesa sul mio letto, afferrai il cellulare e lo chiamai. Sperai che rispondesse: lo squillo vuoto del telefono mi avrebbe uccisa, e che non si defilasse con la scusa di qualche suo impegno, che ormai era sempre presente, forse anche più di quanto fossi presente io nella sua vita.
«Ciao» Questa sera la sorte fu clemente con la mia anima, che quel semplice “Ciao” bastò a risvegliare.
«Ciao»
«Che succede?»
Era la solita domanda. La situazione mi aveva annoiata, perché si comportava così?
«Non è che quando ti chiamo deve essere per forza perché è successo qualcosa no? Avevo bisogno di sentire la tua voce. Prima, per l’esattezza un mese fa, mi chiamavi anche tu per questo futile ma per me importante motivo. Mi manca la tua voce, vorrei sentirti cantare»
«Mi manchi anche tu, amore. Mi mancano i miei occhi che si fondono con i tuoi mentre canti sottovoce insieme a me»
«E allora che ci fai lì? Cosa stavi facendo?»
«Già, che ci faccio qui? Me ne sto qui come un ragazzino a guardare la pioggia e suonare la mia chitarra»
«Serata malinconica?»
«Un po’» Almeno non era freddo e distaccato come le altre volte. Quel “mi manchi anche tu” appena accennato aveva risanato una parte della ferita del mio cuore, ma l’emorragia non si era ancora del tutto fermata, il mio organo, in silenzio, continuava a perdere quel sangue così vitale quale era il suo amore.
«Come va amore?»
«Meglio e domani starò definitivamente bene e sai perché?» chiese retorico con un pizzico d’euforia. «Perché tu sarai al sicuro tra le mie braccia, almeno per un ora lo sarai, te lo prometto.»
Non so cosa gli avesse fatto cambiare umore, forse lo stesso desiderio di avermi accanto che provavo io per lui. Un desiderio che bruciava come la passione che c’era tra noi e che in quei giorni mi stava corrodendo il cuore: adesso era bastata quella promessa ad assopire l’incendio.
«Kristen» mi richiamò, mentre io ero ancora nel mio posto felice, tra le sue braccia a godermi il sapore del ritrovarsi che l’indomani avrei provato.
«Si» sibilai attonita.
«Tu mi fai una promessa? So che non è giusto quello che sto per chiederti e sono profondamente indeciso se fare quello che desidero o starmene al mio posto, ma per ora ho scelto di “fare quello che mi va e prendermi quel che mi viene.»
«Dimmi Rob» non volevo assolutamente che cambiasse idea, non mi importava di ciò che lui credeva potesse causarmi del male, dovevo rivederlo, lui era l’unico in grado di capirmi, di consolarmi solo prendendomi per mano, di farmi sentire una ragazza come le altre che aveva il diritto di essere amata realmente e non solo in un film, non come se fossi una macchina incapace di provare emozioni, destinata solo a recitare per produrre soldi e popolarità.
«Non dire alla tua famiglia che domani verrò a Los Angeles, non dirli nemmeno che mi rivedrai. Vengo per te, per avvolgerti tra le mie braccia anche solo per due minuti. Ti amo, per quanto valga detto tramite un telefono»
«Vale per me. Ti amo» Accettai la sua condizione senza esitazione, non gli domandai neanche il perché. Non gli avrei mai rinnegato la mia fiducia e iniziava ad insinuarsi in me la credenza che tutto il casino dell’ultimo mese fosse opera della mia apprensiva e spesso troppo esasperante mamma. Aveva pianificato il mio lavoro, il mio futuro, predisponeva gli abiti che dovevo indossare, i libri che dovevo leggere, ma non le avrei permesso di macchiare uno dei sentimenti più passionali ed unici al mondo: nel mio amore per Robert non ci sarebbe stata traccia del suo veleno.
Passammo tutta la serata al telefono, lui non smise un attimo di raccontarmi tutto ciò che aveva combinato nell’ultimo periodo, durante il quale non mi raccontava niente, e sognammo insieme il nostro incontro.
Se l’indomani non avessi realmente provato il calore della sue braccia a la dolcezza della sua voce confortante, sarei stata pervasa dal panico. Da sempre molto insicura e indecisa, anche questa volta sarei rimasta a fissare mia madre che mi portava via l’ultimo pezzo di realtà; la mia calamita si sarebbe allontanata ed io sarei crollata al suolo come uno stupido pezzo di metallo, senz’anima né forza. La mia forza si trovava oltre l’Oceano, oltre la stima di mia madre, oltre la mia casa, oltre la mia carriera, la mia forza, lui , era aldilà di tutto questo e secondo il parere degli artefici del mio mendace mondo nuoceva a questo mio universo, in realtà era la sua non presenza a nuocere alla mia vita. Il mondo che gli altri progettavano per me non era la mia vita, l’affetto attorniato di e dissidi che quell’essere mi offriva si e non lo avrei mai profanato inserendolo in quella realtà sottoscritta da copioni, lo avrei semplicemente vissuto con la speranza che egli mi avesse concesso di farlo. Doveva concedermelo, doveva venire da me e amarmi come io lo amavo, ma per stanotte potevo solo sognare che lo facesse.

Allora? Curiosi di sapere se Robert raggiungerà Kristen o meno? E Jules come prenderà la disobbedienza di Robert alla sua richiesta? Io le risposte le conosco già, ma voi dovete attendere il III capitolo. Vediamo come va questo e poi lo pubblico. Come sempre grazie per aver letto. Alex
  
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