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Autore: Mocaccino_    14/01/2012    5 recensioni
Io faccio l’attore, ma nella vita non so fingere, fingere che tutto vada bene, che le decisioni degli altri non mi facciano male, che io non la ami. Un mese e una settimana da quella stupida telefonata che mi costrinse a fingere con l’unica persona con la quale non avrei voluto farlo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti sono Alex e sono nuova qui, quindi questa è la prima ff che pubblico. Mh sono molto emozionata ed anche timida, quindi siate clementi con me, no scherzo ditemelo se fa schifo. Vi dico che ho immaginato una situazione complicata per l'amore tra Robert e Kristen (che amo alla follia), ma non vi anticipo altro. Spero che abbiate voglia di sapere il seguito, perchè io adoro scrivere su di loro. Questo primo capitolo è un po' corto, ma volutamente. Vi auguro buona lettura e fatemi sapere che ne pensate :)

Evrything divides us



POV Robert
Pioveva, ma questa non era una novità per un londinese come me. Ormai ero abituato a quel cielo quasi sempre coperto da una coltre di nubi che ad intervalli regolari rilasciavano gocce d’acqua a volontà, fin da bambino amavo il cielo grigio, che mi faceva avvertire stranamente protetto. Non oggi però. Ero seduto accanto alla finestra della mia camera nella mia vecchia casa, sperando di poter beneficiare della pioggia che sempre riusciva a restituirmi il buon umore. Sulle gambe avevo la mia chitarra, tra le dita il mio plettro con il quale pizzicavo dolcemente le corde, come se stessi accarezzando qualcuno. Ma quelle corde di metallo non erano la sua pelle, la melodia che producevano non era la sua voce, quella chitarra, con la quale cercavo di consolarmi, non era lei.

Lei era dalla parte opposto del globo, mai suoi occhi, la sua voce, la morbidezza della sua pelle, i suoi sorrisi erano in una stanza ben illuminata della mia mente e richiedevano la mia attenzione.
Erano passati due anni da quando i nostri cammini si erano incrociati, un mese da quando si erano divisi. Avevano ragione: non potevo permettermi di rovinare il suo futuro, io che non ero neanche capace di capire il concetto di “futuro”.
Dopo “Twilight” avrei potuto avere migliaia di ragazze.
La gente crede che abbia tutto, la gente crede di conoscermi perché ha ascoltato qualche mia intervista, crede di amarmi perché ha visto qualche mio sorriso, crede che la mia vita sia tutta un film sempre a lieto fine. La gente si sbaglia: la mia vita è peggio di un film, forse è semplicemente come la loro, perché non sono un dio, non sono un burattino e nemmeno un attore. Io faccio l’attore, ma nella vita non so fingere, fingere che tutto vada bene, che le decisioni degli altri non mi facciano male, che io non la ami.
Un mese e una settimana da quella stupida telefonata che mi costrinse a fingere con l’unica persona con la quale non avrei voluto farlo.

Chiamata in arrivo da: Jules
«Pronto Jules, che succede?» La sua telefonata era strana. La mia prima paura fu che le fosse successo qualcosa.
«Robert ho bisogno di parlarti»
«Certo. Ma è successo qualcosa?» Ancora ansia, ansia per lei.
«No Robert, Kristen sta bene. Anzi, Kristen non sa niente di questa telefonata e Rob non dovresti dirle niente» La chiamate diventava sempre più strana: chiedermi di nascondere qualcosa a sua figlia, alla mia Kristen era un atto molto duro.
«Robert non sai quanto avrei voluto potertene parlare a quattr’occhi ma devo accontentarmi del telefono. Kristen ha intenzione di venire da te domani, dopo tornerà qui per le riprese del suo nuovo film. Kristen tornerà qui e non verrà più a Londra. Tu non devi venire ad LA, rimanda la visita e pian piano cerca di allontanarti da lei.»

“Cerca di allontanarti da lei”. Come se fossi stato io a decidere di entrare nel suo cuore e lei nel mio. Come se fossi un criminale che le stava togliendo la libertà e avrebbe dovuto lasciarla in pace. Il mio unico crimine era stato amarla.
Non so perché dissi di sì a sua madre, probabilmente perché mi spiegò che per lei sarebbe stato meglio o perché ero un vigliacco che aveva paura della reazione di Jules e della sua famiglia o ero masochista o non l’amavo abbastanza. No, questo è quello che avrebbe creduto lei. Sono uno sciocco. La gente mi vede come un romanticone, un uomo forte, tenace, ma è proprio la gente il mio problema.
Era un mese che cercavo di evitare alcune sue chiamate, che mi appigliavo alle scuse più assurde per non andare ad LA dove ci saremmo rivisti. Questo perché secondo Jules, con il passare tempo, non vedermi l’avrebbe aiutata a percepire meno indispensabile la mia presenza, finchè non l’avrebbe considerata inutile e sarebbe stato normale non incontrarsi più: senza causarle il dolore di una rottura avremmo rotto. Mi avevano obbligato a recitare anche nella mia vita. Mi piaceva farlo sul set, ma odiavo già dover mascherare le mie reali emozioni alle premiere e ai vari eventi, adesso la menzogna era la mia ombra.
L’unica realtà che conservavo era l’ultimo tocco delle mie labbra fredde e inanimate contro le sue calde e morbide.
Il giorno dopo quella rovinosa chiamata lei aveva bussato alla mia porta, supponendo di farmi una sorpresa, supposizione che io non ruppi.
«Oh Kristen quanto sono felice di rivederti» aveva esclamato mia madre mentre io, che mi ero accorto del suo arrivo, mi preparavo a fingere.
Percorsi le scale con impazienza, quella non era una bugia. Avevo bisogno di lei, nonostante mi sarei dovuto abituare a non averne e volevo sfruttare il tempo con lei, nonostante fossi consapevole che il mio tempo con lei era finito.
Scesi l’ultimo gradino, con un po’ di buon senso mamma andò in cucina e io mi avvicinai a lei e le tesi la mano. Desideravo intrecciare le nostre dita perché fin da bambino quel gesto mi dimostrava qualcosa di indissolubile. Camminiamo per mano solo con i nostri genitori, i nostri migliori amici e i nostri amati, ovvero con coloro con i quali aspiriamo ad un rapporto solido e duraturo. Quel gesto non la soddisfò, fece un altro passo e affondò il viso nel mio petto.
«Ho cercato di conservare il tuo strano odore per tutto questo tempo» La guardai con un’espressione di finta rabbia.
«Il mio cosa?»
«Mi è mancato. Mi è mancato il tuo odore così dolce» sottolineò «mi sei mancato»
Come dirle che mi era mancata infinitamente anche lei quando avrei dovuto cercare di allontanarla da me?


Grazie per aver letto ora ho bisogno di sapere che ne pensate. Il secondo capitolo è già pronto ma vediamo un po' come va questo.
  
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