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Autore: Slytheringirl093    15/01/2012    0 recensioni
“E fu l’inganno a tramare e l’amore a colpire: e crearono insieme una forma mostruosa, sia stato un dio o un uomo, l’artefice di questo”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Liquorice'
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Questa storia partecipa al Contest Le tragedie greche

Liquorice

“E fu l’inganno a tramare e l’amore a colpire:
e crearono insieme una forma mostruosa, sia stato un dio o un uomo, l’artefice di questo”



“Cosa non ti convince, mia cara? ”
Madame Clery proprio non riusciva a capire cosa non andasse in quel meraviglioso abito! Le stava d’incanto! Quel rosa pallido si sposava perfettamente con la carnagione chiara della giovane, per non parlare del rosso dei suoi capelli: quel vestito sembrava fosse stato cucito per lei. Eppure qualcosa , era evidente, turbava l’animo della giovane, che incerta, continuava a fissarsi allo specchio.
“L’abito non ti piace?” chiese allora la donna, avvicinandosi. Ginny portò il capo sulla destra , osservandosi ancora. L’abito le piaceva, eccome. Eppure era come se non riuscisse a vedersi con quel vestito indosso. Come se le mancasse sempre qualcosa. Si lisciò una piega del vestito sull’anca destra e lasciò scorrere i polpastrelli delle sue dita sul pallido tessuto: era una stoffa meravigliosa, senza dubbio.
“Credevo avessi già finito, Gin! Buon pomeriggio Madame Clery! ”
“ Oh, signorina Granger, per Merlino! Mi ha fatto prendere un colpo!” sospirò la donna, portandosi una mano al petto. Hermione avanzò nell’enorme salone color avorio, fino ad arrivare al piccolo palchetto dove era posizionata Ginevra, stringendo tra le mani un paio di buste ricolme di acquisti. Osservò dall’alto in basso la sua migliore amica per poi posare lo sguardo sulla sua figura allo specchio.
“Continuerai a fissarti in quello specchio per molto?” chiese Hermione. Ginny scosse la testa portandosi una mano fra i capelli ; tolse il fermacapelli , lasciando che la chioma rossa scendesse liberamente sulle sue spalle. Poi, dopo l’ennesimo sguardo allo specchio, scese dal palchetto e iniziò a spogliarsi.
“ Ho solo un po’ di mal di testa..”  commentò, mentre Madame Clery correva da lei, per aiutarla a slacciarsi il corpetto rosa. Hermione fece qualche passo verso di lei, annuendo brevemente.
“ Certo. Come tutte le volte che misuri questo vestito. Ti da così fastidio che Harry si sposi?” chiese Hermione scettica. Ginevra alzò le braccia lasciandosi sfilare il vestito dalla donna, evitando di rispondere: di certo non perché non ne fosse in grado, ma semplicemente perché la risposta era così scontata da non indurla nemmeno a dirla ad alta voce.
“ Ovviamente no” rispose la stessa Hermione, facendo seguire un sospiro alla sua ultima affermazione. Ginny prese tra le mani il suo maglioncino blu e se lo infilò con tutta calma, mentre madame Clery si occupava del vestito.
“ Ginny che ti prende, me lo dici?” chiese in tono arrendevole Hermione, sistemandosi la borsa in spalla, cercando di non far cadere nulla dalle due buste che teneva per le mani. Ci aveva messo un secondo a rivestirsi, Ginny, e ora stava già infilandosi il cappotto.
“ Mi dispiace Hermione. E’ solo che … domani..”
“ Sei ancora convinta che tornerà? Andiamo! Sono passati .. più di sei anni, Ginny! Sei anni!” ripetè la riccia scandendo con cura le sue ultime parole. Ginny diede le spalle all’amica, lasciandosi andare ad un flebile sospiro: era inutile rivangare il passato, Hermione aveva ragione.
“ Mi dispiace, Ginny … sul serio! Solo che .. non posso e non voglio vederti così! Hai degli amici che ti vogliono bene, un lavoro perfetto per te, una famiglia che ti ama e un fidanzato che ti invidiano tutti! Cosa ti manca?” disse Hermione, con le mani poggiate sulle spalle della sua migliore amica. Ginny annuì. Aveva ragione. Non le sarebbe dovuto mancare nulla: almeno, non dopo sei anni. . .
“ Si, scusami. Hai ragione. Andiamo?”
Hermione sorrise , prendendo sottobraccio Ginny.
“Andiamo”

<< Fino a quando resterai inerte?
In quale altra speranza confidi? >>
[Elettra” – Sofocle]

 
“Non credevo che un abito da sposa potesse starti così bene, Parkinson”
“ Ti ringrazio Weasley”
Ginny sorrise, discostandosi dalla porta dalla quale aveva osservato Pansy prepararsi di tutto punto. L’abito lungo bianco era bellissimo, e i capelli della donna di quel nero corvino, risaltavano magnificamente , incorniciandole il viso in modo perfetto.
“ Questo vestito è bello, ma ti giuro che mi prude ovunque!” esclamò la mora , fissandosi allo specchio. Ginny rise, avanzando nella stanza e sedendosi su una delle sedie vuote. Era la testimone di Pansy, dopotutto: la chiacchierata pre-cerimonia era d’obbligo!
“ Sei bellissima Pansy, davvero. Stai tranquilla” la rassicurò la rossa. Pansy storse il viso in una smorfia.
“ Tranquilla..! Per Merlino, come si fa ad essere tranquilli quando ci sono un mucchio di cose a cui pensare?!” esclamò sistemandosi gli orecchini allo specchio.
“ Semplicemente non pensandoci! Questo è il tuo giorno! Al resto penseremo noi! Tu pensa solo a sposarti!” disse la rossa. Pansy annuì, sbuffando subito dopo. Non riusciva a darsi pace! Le sembrava tutto così .. in disordine! Tutto così fuori posto!
“ Si .. d’accordo. E tu invece, si può sapere cos’è quel muso lungo?” chiese Pansy, voltandosi verso Ginny , mani ai fianchi, e perfetta incarnazione di Molly Weasley. Ginny fece un bel sorriso, e scosse il capo.
“ Non pensare a me! Io ho solo un po’ di mal di testa, come sempre” disse cercando di non far trasparire quella leggera tristezza che aveva nell’animo. Pansy sospirò. Per un attimo la tristezza accompagnò anche i suoi occhi. Ginny seguì con lo sguardo l’amica , cercando di intuire cosa le passasse per la testa. Pansy abbassò lo sguardo, e un sorriso malinconico fece capolino sul suo volto.
“ Avrei tanto voluto ci fosse anche lui al mio matrimonio. Gli ho anche scritto, sai?”
A Ginny quasi mancò un battito, non appena capì di chi la mora stesse parlando. Boccheggiò per qualche secondo, prima di chiedere titubante cosa gli avesse scritto.
“ Non mi ha risposto, come non lo ha fatto mai per le altre lettere che gli ho spedito in questi sei anni” disse lei, invece osservando il suo riflesso allo specchio. Ginny abbassò lo sguardo: erano passati sei anni, ma per lei era come se non fosse cambiato nulla. L’amore che provava per quell’uomo non l’aveva mai abbandonata, nemmeno quando Daniel era arrivato nella sua vita. Daniel, il fidanzato perfetto. Quello che le aveva fatto provare qualcosa di nuovo, dopo tanto tempo, ma che in ogni caso non aveva potuto nulla contro il ricordo di Blaise. Si, forse era il ragazzo perfetto: ma non era Blaise.
“ Credo che sia giusto andare avanti, mi sono fatta questa idea. Non ha senso rivangare il passato, no credi?” disse la mora,risollevando il viso in un’espressione di sollievo improvviso. Ginny annuì.
“ Goditi il tuo giorno, Pansy. Te lo meriti” disse la rossa. Poi, voltandosi, andò verso l’uscita della sala, lasciando la sposa alle sue riflessioni. Pansy la guardò andare via dallo specchio: non avrebbe mai pensato che l’amore fra quei due potesse essere così forte. Se ne rendeva conto ogni giorno di più. Torna , fallo non solo per me, ma soprattutto per lei. E’ ancora qui che ti aspetta , ecco cosa gli aveva scritto. Perché si sentiva in dovere di dirgli anche questo. Eppure lui, non aveva risposto.
 

<< Coraggio cara: gli uomini non hanno sempre lo stesso destino.
Il nostro è stato odioso in passato, ma questo giorno promette felicità>>
[Elettra” – Sofocle]

 
La cerimonia ormai, era quasi al termine. Tutto era stato perfetto, fino a quel momento, perfino il tempo era stato generoso, regalando una tiepida giornata di sole, sebbene fosse metà ottobre ad ospitare l’evento. La signora Weasley si stringeva al braccio del marito, reggendo commossa un fazzoletto ricamato, in prima fila. La madre di Pansy sedeva composta e ordinata, senza la minima traccia di un emozione sul viso, sebbene le mani stringessero la gonna come non mai. Hermione era seduta in seconda fila, con Teddy e osservava rapita la scena principale. C’erano proprio tutti: parenti e amici erano tutti riuniti in quel meraviglioso giardino, per festeggiare quella lieta unione, così improbabile tempo addietro, così splendida al giorno odierno. Ginevra sedeva alla sinistra di Pansy, mentre Ronald alla destra di Harry. Entrambi avevano svolto il loro ruolo di testimoni in maniera egregia, ed ora attendevano il fatidico momento delle promesse. Tutti attendevano il momento delle promesse. Il prete invitò gli sposi ad alzarsi , pronti per la scena finale. Ora tutti gli occhi puntavano su di loro.
“Io Harry James Potter prendo te Pansy Parkinson come mia legittima sposa e prometto di esserti fedele sempre: nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e di onorarti tutti i giorni della mia vita”
Le parole di Harry risuonarono perfettamente nell’enorme gazebo sistemato tra il verde di Hogwarts, dove il bambino sopravvissuto tanto aveva insistito per lo svolgimento della cerimonia: Hogwarts era stata la sua prima vera casa, e pertanto quale altro luogo sarebbe stato più indicato di quello ad accogliere il suo matrimonio? Tra il silenzio degli invitati inevitabilmente lacrime di commozione da parte delle persone più care. Pansy sorrise: ora toccava a lei. Lasciò andare il suo sguardo a sua madre, che forse per la prima volta vedeva piangere di felicità. Prese un grande respiro e guardò Harry negli occhi, in quegli occhi verdi che l’avevano fatta innamorare, che le avevano donato la speranza e l’amore che mai aveva avuto prima, e che ora le erano così familiari nella sua nuova vita. Era rinata grazie a lui.
“Io Pansy Parkinson prendo te Harry James Potter come mio legittimo sposo e prometto di esserti fedele sempre: nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, e di amarti e di onorarti tutti i giorni della mia vita”
Ginevra si passò una mano sul viso, eliminando le piccole lacrime che le erano scese sulle guance, e si unì all’applauso generale, mentre i due sposi finalmente si baciavano. Abbracci e baci in quantità, tra gli sposi e non , nell’allegria di questo meraviglioso giorno. Un candido bacio si posò sulla guancia di Ginny , mentre stava parlando con Luna. Daniel l’abbracciò in vita, e Ginny sorrise carezzandogli una mano.
“ Siete così carini” commentò Luna, sorridendo.
“ La mia ragazza è uno spettacolo oggi, non è vero?” disse Daniel facendole fare un giro su se stessa. Ginny avvolse le sue mani intorno al collo di Daniel, scoccandogli un veloce bacio sulle labbra.
“ Tu sei scemo” disse ridendo. Il suo sguardo volò per un secondo ad Hermione, poco dietro di lei, intenta a parlare con una signora che lei non conosceva. Era triste, vuota. Da quando Hermione era diventata così cinica? Da quando non credeva più nel vero amore, da quando non.. era più felice? Era ancora intenta a guardarla, quando la vide voltarsi e sgranare gli occhi. Un improvviso silenzio era sceso tra i presenti, un silenzio tombale quasi. Ginny si fece largo tra le persone, per cercare di capire che diavolo fosse successo: se ne pentì all’istante. Davanti a lei Pansy guardava sbalordita la figura che gli si parava davanti: Blaise Zabini reggeva un pacco tra le mani, e porgeva un timido sorriso verso la festeggiata. Fu questione di pochi secondi. Gli occhi di Blaise incontrarono quelli di Ginny, e l’inevitabile accadde.
 

<< Ora puoi qui rivedere , ciò che hai bramato sempre >>
[Elettra” – Sofocle]

 
“.. fate spazio, non vedete che le manca l’aria!”
La voce di Hermione fu la prima cosa che udì, mentre riprendeva velocemente conoscenza. Si sentiva intorpidita, e sentiva un gran dolore dietro la testa. Riaprì gli occhi quasi a fatica, mentre il sospiro di sollievo di Hermione si fece largo nel suo campo visivo.
“Sia ringraziato il cielo! Ginny .. tesoro , mi senti?”
Ginny annuì con il capo, lasciandosi aiutare e mettendosi seduta sull’erba. Ronald, Luna ed Hermione le erano vicino, con un volto pallido: si erano evidentemente spaventati.
“Miseriaccia! Ci hai fatto prendere un colpo Ginny!” fu l’uscita di Ron, seguita da un’occhiataccia di rimprovero da parte di Hermione, che invece si rivolse alla rossa, con un sorriso.
“ Vuoi un bicchiere d’acqua?” chiese gentile.
“ Che è successo?” chiese invece Ginny , portandosi una mano alla nuca, e massaggiandosi la zona dolente. Hermione la guardò , quasi incerta se parlare o meno. Un improvviso lampo colpì la memoria di Ginny, che subito portò entrambe le mani sugli occhi, stropicciandoseli quasi incredula.
“Non è possibile..” mormorò , mentre Luna le carezzava i capelli.
“ Sei svenuta e hai battuto la testa, perciò ti fa male qui dietro..” disse Hermione nervosa.
“ Dov’è?..” chiese invece Ginny , prendendo Hermione per un polso. Hermione sostenne il suo sguardo.
“Daniel è andato a prenderti un po’ di ghiaccio” disse con un piccolo sorriso. Ginny la tirò più vicino, guardandola in modo serio.
“Hermione .. per favore..” pregò la rossa.
“Io non credo sia..”
“ Sta parlando con Harry e Pansy, nella camera dove Pansy si è vestita”
Era stata Luna a parlare, concludendo con un sorriso. Ginny annuì alzandosi a fatica. Voleva vederlo, voleva parlargli, voleva .. non lo sapeva nemmeno lei cosa voleva!
“ Ginny! Fermati!”
Hermione le stava dietro, e la rincorreva in su per il prato. Ginny si fermò di scatto voltandosi verso l’amica. Hermione la guardava implorante.
“Ginny non farlo, ti prego..”
“ Non fare cosa Hermione? Cosa? Da quando sei diventata così.. cinica?”
“ Io cerco solo di proteggerti, Ginny! Lui .. non sai se è qui per te! Signore, è stato via per sei anni! Sarebbe potuto ritornare prima, no? Quanto ancora vuoi soffrire?”
“Perché non lasci decidere me, se è giusto o sbagliato!? Voglio .. capire!”
“ Ginny ti farà del male! E Daniel? Ti rendi conto che così manderai tutto a rotoli?”
C’era qualcosa negli occhi di Hermione, qualcosa di diverso. Qualcosa che Ginny non aveva mai notato prima. Ed improvvisamente tutto ebbe un senso. Una veloce consapevolezza si fece largo sul volto della più piccola di casa Weasley.
“Tu mi hai mentito! Quando mi hai detto che era finita .. con .. tu mi hai mentito! Sei andata da lui, non è vero?” chiese Ginny sconvolta. Hermione cadde in ginocchio sul prato, stremata dalla corsa e poggiò le mani sul terriccio.
“ Ginny .. so quello dico, non ..” ma era troppo tardi. Ginny era già scomparsa oltre il portone d’ingresso. E le lacrime di Hermione ormai, bagnavano l’erba, in solitudine.
 
 

<<E fu l’inganno a tramare e l’amore a colpire;
e crearono insieme una forma mostruosa
sia stato un dio, o un uomo l’artefice di questo >>
[Elettra” – Sofocle]
 

 
 
 
“Ti stavamo aspettando, Gin”
“ E’ qui, vero? Non se ne è andato di nuovo..”
Pansy osservò l’amica, con un timido sorriso, prima di scuotere la testa.
“No. E’ qui, nel castello”
“ E dov’è?” chiese Ginevra. Harry , seduto poco distante , si passò una mano fra i capelli e sospirò. C’era qualcosa di strano in lui, Ginny riusciva a percepirlo solo guardandolo.
“ Harry ..cosa . . .?”
“ Si sente in colpa, anche se sa benissimo che non è affatto colpa sua ..” commentò Pansy fissando il suo novello sposo, che in tutta risposta si sistemò gli occhiali sul viso, e tacque, ponendosi a braccia conserte. Pansy poggiò una mano sulla spalla dell’amica, e la guardò prima di pronunciare quello che a Ginny più interessava.
“ Non sapeva se avresti voluto vederlo, se avresti voluto .. insomma, parlare con lui. In ogni caso ci sperava, sai?”
“ Io … credo sia la cosa giusta, no? Dargli almeno la possibilità di spiegare..” biascicò la rossa, confusa.
“ La cosa giusta è fare quello che ti senti di fare, Ginny , nient’altro” concluse Pansy con un sorriso. Ginny annuì. Fece qualche passo indietro, verso la porta, poi di scatto si voltò : Pansy era stata accolta con benevolenza tra le braccia di Harry e ora entrambi la guardavano.
“ Si, ma dove ..”
“ … ‘Lei sa dove cercarmi’  … così mi ha detto” disse Pansy. Ginevra di voltò verso la porta, e velocemente tentò di elaborare: Hogwarts era stata la loro casa … forse i sotterranei, i dormitori di Serpeverde , oppure quelli di Grifondoro? O magari il campo da Quiddich..! Si erano affrontati lì un mucchio di volte. Da dove avrebbe dovuto cominciare … cominciare.. cominciare? Ma certo! L’avrebbe trovato lì di certo: Dove tutto era cominciato .  . .
 

<< - La sua indole è nobile, e non può abbandonare i suoi cari.
-           Questa è la mia fiducia; altrimenti non sarei vissuta finora.>>
[Elettra” – Sofocle]
 

 
Ginny correva. Correva , perché era da troppo tempo che aspettava questo momento. Era da troppo tempo che il cuore non le batteva così forte, ed era davvero troppo tempo che non lo stringeva più fra le braccia. Voleva stringerlo, voleva abbracciarlo, picchiarlo, magari, e poi … beh, ci avrebbe pensato lì al momento. Si bloccò solo quando arrivò alle scale: fissò quei gradini per qualche secondo, prima di iniziare a salirli lentamente. Se prima c’era stata la foga di rivederlo, la voglia di correre da lui, ora la tensione l’attanagliava, l’ansia la divorava. E se non fosse più quello di prima? Se .. avesse trovato un’altra? D’altronde anche lei lo aveva fatto. Che cosa si sarebbe dovuta aspettare, una volta varcata quella soglia? Ormai era lì, tanto valeva aprire quella dannata porta, no? Posò tremante la mano sul pomello della porta e lo girò, aprendola piano. Lui era lì, e per un attimo il cuore si fermò. Era affacciato al davanzale. Ginny salì con calma i gradini di legno, che la separavano da lui e in un attimo gli fu alle spalle. Lui, ovviamente se ne era accorto. Si voltò verso di lei, e la guardò. Sembrava non fosse cambiato nulla, dall’ultima volta che si erano visti, eppure erano così diversi. Erano cresciuti, entrambi: lui era un uomo e lei era una donna, non più i due giovani fuggiaschi innamorati, non più i due ragazzini impauriti, ma due adulti, in cerca di una risposta. Blaise la guardava , senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso: era sempre bella , la sua Ginny. Se ne era innamorato , probabilmente, fin dalla prima volta che l’aveva vista combattere, fin dalla prima volta che in un’esercitazione aveva fatto cadere la bacchetta a lui stesso, ponendolo con le spalle al muro. Forte, determinata, indomabile la sua Ginny. Per sei anni aveva fatto a meno di lei, di guardarla, di stringerla: ancor’oggi si domandava come diamine c’era riuscito. Eppure ora era lì davanti a lei, e pregava Merlino che gli si buttasse tra le braccia, che gli dicesse che non l’aveva mai dimenticato, che lo amava ancora, e che lo aveva aspettato, come si erano promessi sei anni prima. Quel ‘ti aspetta’ di Pansy gli aveva dato ancora una speranza. Eppure lei ora era lì, confusa, che lo guardava aspettando qualcosa, un segno divino quasi, qualsiasi cosa. Ginny d’altra parte guardava Blaise e tremava: non sapeva cosa aspettarsi da lui. Ed erano lì ognuno nel proprio silenzio a contendersi il primo passo , il primo approccio. Entrambi, senza saperlo, stavano rivivendo il momento in cui tutto era iniziato.
 

<< Esita spesso l’uomo che deve compiere qualcosa di grande>>
[Elettra” – Sofocle]

 
“ Eccoti qui, purosangue dei miei stivali!”
Blaise si voltò verso la sua interlocutrice: Ginevra Weasley , mani ai fianchi, aveva appena spalancato la porta come una furia, e ora lo fronteggiava, nonostante fosse più bassa di lui, guardandolo dall’alto in basso. Blaise levò un sopracciglio, sorpreso della sua presenza, e con nonchalance si voltò verso di lei, restando poggiato al davanzale con la schiena.
“ ‘Sera Weasley. A cosa devo il piacere?” Ginny levò un sopracciglio. Come si permetteva quel.. quel..
“ Il dispiacere, vorrai dire!” lo rimbeccò lei.
“ Per me è sempre un piacere avere a che fare con una bella..”
“Dacci un taglio, Casanova!” lo bloccò la ragazza punta dogli un dito contro. Blaise rise.
“ D’accordo, d’accordo.. ehm vediamo, cosa vuoi?” chiese allora lui, guardandola con un mezzo sorrisetto. Ginny fece qualche passo verso di lui , fino ad arrivargli quasi ad un soffio dal viso. Poi puntellò il dito contro il suo petto al ritmo delle sue parole.
“ Rivoglio quello che mi hai rubato” scandì la rossa.
“Parli del cuore, Grifondoro?” chiese lui avvicinandosi ancora di più e sfidandola ad un soffio dalle sue labbra. Ginny boccheggiò per qualche secondo, non se l’era mai trovato così vicino, e per Merlino non aveva mai notato quanto fosse .. ehm .. bello!
“Ma quale cuore! Rivoglio la mia liquirizia!” disse la rossa allontanandolo da lei con una spinta, lui la prese per i fianchi e se la tirò addosso, stringendola per la vita.
“ Liquirizia?” chiese Blaise ridendo. Ginny si inviperì: brutto.. impertinente.
“Si, la mia liquirizia! Stamattina me l’hai rubata!” disse lei continuando a puntare il dito contro il petto di lui.
“ Rubata? Era lì sul banco, ed erano gli ultimi due bastoncini! Sei stata mezz’ora a decidere se dovevi prenderla o no! E io non avevo dubbi , per cui ti ho tolto il problema..”
“Io la stavo prendendo! Era mia, e tra l’altro tu non hai nemmeno chiesto se la prendessi o no! Era mia , per Merlino!” disse Ginny inviperita.
“ Ok, ok, fermati un po’ scricciolo! Fammi capire .. tu sei venuta qui a cercarmi , e a farmi questa scenata , per due bastoncini di liquirizia, che tra l’altro ho anche pagato, e che non ho affatto rubato?” chiese Blaise incuriosito. Ginny arrossì, evidentemente in imbarazzo. Dannazione!
“ Io . . io . . non sono scricciolo!” disse lei riempiendolo di pugni al petto. Blaise rise bloccandole i polsi con le mani, e lasciandole il bacino.
“Ehi, buona, buona..! La mia era una semplice osservazione, a cui tu non rispondendo hai dato ragione, rossa..”
“Smettila di sghignazzare, brutto.. brutto..”
“ Va bene, va bene .. allora che cosa vuoi adesso?” disse Blaise tenendola sempre per i polsi. Ginny sbuffò, togliendosi una ciocca di capelli rossi scivolatigli sulla fronte.
“ Rivoglio la mia liquirizia!” disse ancora convinta la rossa. Blaise sembrò pensarci per un momento, poi lasciò i polsi alla ragazza e si piazzò le mani in tasca, incrociando i piedi , sempre poggiato al davanzale.
“ Mettiamo caso che ti dessi la ‘mia’ liquirizia, io cosa ci guadagno?” disse lui, curioso.
“ Beh.. che ti aspetti che ti paghi?” chiese lei incrociando le braccia al petto.
“Beh, io le ho pagate, e cosa non meno importante voglio mangiarle” ribatté lui. Ginny sbuffò avvicinandosi a lui.
“ Senti Zabini . . . io ho bisogno di liquirizia, ok? Ti confesso che ho sempre della liquirizia nel cassetto , ne sono dipendente! E ho finito le scorte ..e quei due bastoncini sarebbero perfetti, almeno finchè mia madre non me ne manderà altre, il che avverrà solo tra due giorni” disse la rossa, con aria esasperata. Blaise aveva ascoltato in silenzio il monologo della ragazza senza fare una piega, trattenendosi dal ridere. Sembrava piuttosto seria. Il ragazzo estrasse i due bastoncini dalla tasca, estraendoli dalla bustina di Mielandia e se li rigirò tra le mani. Ginny lo guardò implorante: voleva quella liquirizia, dannazione!
“ Dovrei dartele addirittura entrambe?” chiese il giovane fissando la liquirizia. Ginny sospirò avvicinandosi al ragazzo di qualche passo. Blaise osservò la ragazza avvicinarsi, mentre un’idea gli balenò in testa. Sorrise accomodante a Ginny.
“Me le darai?” chiese lei. Lui annuì.
“ Prendile” disse porgendogli il palmo della mano destra con entrambe le liquirizie. Ginny osservò guardinga il ragazzo, prima di prenderle tra le mani.
“Dov’è il trucco?” chiese addentandone una. Lui in un colpo la tirò di nuovo a sé, stringendola per la vita. Ginny in bilico con la liquirizia in bocca , si trovò ad un soffio dal ragazzo.
“ A Potter piace la liquirizia?” chiese.
“Ehm..no”
“ E’ un vero peccato, perché a me piace da morire..” e in un attimo addentò l’altra estremità del bastoncino di liquirizia. Ginny arrossì di botto, ma non indietreggiò: non aveva mai desiderato tanto che il bastoncino di liquirizia finisse così in fretta.
 

<< - E’ la tua voce che mi giunge?
- Non dovrai più cercarla altrove.
- Ti ho tra le mie braccia?
-E mi avrai sempre  >>
[Elettra” – Sofocle]

 
“Immagino di doverti una spiegazione..” esordì Blaise. Ginny annuì muovendo qualche passo verso di lui, e affiancandolo, ponendosi al lato della balaustra. Ora erano occhi negli occhi, come non lo erano da ben sei anni.
“Sei anni, Blaise. Io non ti vedo da sei anni, lo sai?” disse lei a voce bassissima, quasi un sussurro. Blaise abbassò lo sguardo, colpevole. Ginevra aveva perfettamente ragione, come darle torto.
“ Se avessi potuto, sarei tornato da te molto prima, Ginny. Ma non .. potevo” disse Blaise tornando a fissarla negli occhi. Ginny imperturbabile lasciò che parlasse.
“ Sono stato da Xander per un po’, sai quel mio amico di cui ti avevo parlato. Attendevo che le acque si calmassero, qui, che tutto si chiarisse, e poi sarei tornato. Ho lavorato per lui per un po’, tra l’altro: avevo deciso di mettere un po’ di soldi da parte, anche perché non sapevo cosa ne sarebbe stato della mia famiglia e della mia eredità se fossi stato condannato ad Azkaban per essere un seguace del Signore Oscuro. Era passato quasi un anno, ormai e finalmente un giorno Xander mi disse che a casa c’era qualcuno che mi aspettava, qualcuno di Londra. Credimi quando ti dico di non essere mai stato più felice in vita mia di vedere Potter ..”
“Harry?” chiese Ginny interrompendolo. Blaise annuì.
“Si, proprio lui. Mi aveva trovato: aveva intercettato una missiva spedita da me , e mi aveva trovato” spiegò Blaise, con calma. Ginevra si lasciò andare contro il muro e attese che il moro continuasse il suo racconto.
“Avevo scritto a mia madre, rassicurandola per la mia salute. Potter intercettava la nostra posta come tutte quelle di persone legate al Signore Oscuro, di conseguenza, non gli risultò difficile trovarmi seguendo il gufo di ritorno. Quando l’ho trovato  a casa ho immediatamente pensato che volesse riportarmi a Londra per arrestarmi, ed effettivamente tanto torto non avevo. L’idea iniziale era quella”  disse Blaise , mettendosi le mani nelle tasche del cappotto. Ginny lo osservava rapita, ascoltando ogni singola parola come un assetato nel deserto che finalmente ha trovato la sua acqua. Finalmente ora avrebbe saputo la verità. Blaise attese un cenno, quasi come per capire se potesse andare avanti , se lei era attenta.
“ Cosa voleva Harry?” chiese allora Ginny in tono austero.
“ Potter sapeva che io con il Signore Oscuro avevo ben poco a che fare, benché tutte le prove rilasciate dai miei ex - compagni di dormitorio dessero a capire l’esatto contrario. Mi ha detto che se fossi tornato a Londra sarei finito ad Azkaban di volata”
“ Ma non sei finito ad Azkaban. Perché? Sei fuggito?” chiese Ginny assottigliando gli occhi.
“Potter sapeva di noi” disse in tono solenne, fissando la rossa negli occhi. Ginny quasi sbarrò gli occhi. Come .. come era stato possibile..?
“ Credo lo sospettasse da tempo, poi qualcuno deve avergliene dato la certezza. Un po’ per questo, un po’ per il suo nobile animo da ‘ non posso condannarti , se non sei colpevole,  sebbene tutte le prove siano contro di te , e a me stai poco simpatico’ , mi diede un’alternativa”
“ Alternativa..?” boccheggiò la rossa, incredula.
“ Alternativa. Collaborare con gli Auror. C’era un organizzazione lì a Boston chiamata ‘la foglia rossa’ , di maghi appartenenti ad una setta che … beh, insomma..”
“ Hai fatto l’infiltrato..” completò Ginny. Blaise annuì, meravigliato.
“Come ..?” chiese. Lei indicò la piccola foglia rossa tatuata sul polso della mano destra. Lui storse la bocca in un moto di disgusto.
“Già.. beh, effetti collaterali..” biascicò Blaise, coprendosi con la manica della giacca nera che aveva indosso. Ginny notò che la giacca aveva un piccolo buco sulla tasca destra : probabilmente un bottone era saltato via, o forse qualcos’altro: ma era forse l’ora di preoccuparsene? Sollevò di nuovo lo sguardo verso di lui, che stavolta la guardava senza battere ciglio.
“ Ero sotto-copertura, lavoravo per loro, per entrambi intendo, sia per gli Auror che per la foglia rossa. Non potevo commettere alcun errore, ero sorvegliato. Tu non sai quante volte io abbia pensato di .. mollare tutto e correre da te, rischiando anche l’arresto”
“ Io ti ho aspettato tanto..” un sussurro quello di Ginny, mentre piccole lacrime le scendevano dalle guance. Blaise mosse incerto qualche passo verso di lei, che però non si mosse.
“Io non ho mai smesso di pensare a te, e a quando sarei tornato” disse lui arrivando ad un soffio dal suo viso. Ginny abbassò lo sguardo, ferita. Faceva troppo male, troppo.
“ Come ha potuto farmi questo Harry . . . perché non mi ha detto nulla..?”
“ Nessuno sapeva nulla, nemmeno Pansy. Potter se l’è tenuto per sé. Credo l’abbia fatto in buona fede, però. Nel caso mi fosse andata male avresti sofferto di meno, no, non sapendolo..”
“Non posso crederci … ”
“ Mi guardi negli occhi per un minuto, per favore?”
Ginny sollevò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di Blaise, così dolci, così familiari, così vicini. Lui ne approfittò e posò una mano sulla sua guancia rosea, carezzandone il profilo.
“ Io lo so che forse arrivo tardi, e forse tu ora ti sei rifatta una vita , il che sarebbe anche giusto insomma, sei anni non sono pochi e magari  io sono solo un bel ricordo, ma non posso evitare di dirti che .. io ti amo  Ginny, ti amo come il primo giorno, e questi sei anni di agonia li ho trascorsi fantasticando il momento in cui ti avrei riavuta fra le braccia.  Mi dispiace per tutto, davvero. Ma ora sono qui, e non me ne andrò via, mai più. Starò con te notte e giorno, per il resto della mia vita, se tu mi vorrai ancora”
Lacrime, lacrime scivolavano dagli occhi della ragazza mentre sentiva il suo cuore furioso volerle uscire dal petto. Lo amava, lo amava anche lei, come avrebbe potuto non farlo? Eppure qualcosa le impediva di gettarsi a capofitto tra le sue braccia. La paura, forse?
“Ho bisogno che tu mi dica qualcosa, Ginny. Ti prego..” la supplica di Blaise.
“ Io … non so che dirti” disse infine, staccandosi dal ragazzo. Gli occhi di Blaise si pietrificarono, nel momento in cui non avvertì più il calore del corpo della ragazza tra le sue mani. Ginny si portò una mano al petto, indietreggiando fino a toccare contro lo spigolo del corrimano. Poi, si voltò, cercando di calmare i battiti cardiaci. Blaise lo interpretò come un congedo. In silenzio, prese le scale e abbandonò la torre, lasciando la giovane Weasley seduta per terra, a contemplare il pavimento freddo. Alla fine Blaise le aveva dimostrato di essere quello di sempre, di amarlo come sempre: era stata lei quella che l’aveva respinto. Tutte le paure che aveva avuto fuori da quella porta, le si erano ritorte contro. Perché lo aveva respinto? Perché non gli si era .. buttata fra le braccia? Aveva fatto male, forse? Perché se allontanarlo era la scelta più giusta, si sentiva così dalla parte del torto?
 

<<E anche ora morendo, desidero dividere con te la tua tomba
I morti non soffrono più.>>
[Elettra” – Sofocle]



***







My Corner
Ed ecco a voi il captolo centrale.
Come potete notare, dato che il titolo del mio pacchetto era
'Elettra' mi sono premurata di leggere alcuni stralci
della tragedia di Sofocle, e ho segnato alcune frasi
da poter inserire nel testo.
Non è stato difficile , dato che studiando al liceo classico
possiedo quasi tutti i testi delle tragedie classiche.
In ogni caso, mi sono molto divertita!
Voi che ne pensate? Vi piace la storia?
Fatemelo sapere, come sempre! :)
Piccola_Star

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