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Autore: La Chiave di Do    15/01/2012    2 recensioni
Protagonisti il Beatle George Harrison e la moglie, la bellissima modella Pattie Boyd, durante lo sfiorire del loro amore e l’apparire nella loro storia del chitarrista Eric Clapton, questo racconto reinventa il triangolo rock piu’ stupefacente della storia: due amici, due rockstar, la dea musica, un duello d’amore e lei, la musa: Layla.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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XIII
I looked away (and she run away)
 
 
 

 

Nell’oscurità di quella notte senza luna il suo corpo nudo sembrava tanto bianco da risplendere e cosi’ piccolo da perdersi nell’immensità del letto matrimoniale di Eric, cosi’ meravigliosamente bello da lasciargli nascere dietro gli occhi una lacrima di commozione. Lei si copriva i seni con le mani e accavallava le lunghe gambe, un po’ per pudicizia, un po’ per provocarlo, lui non era in grado, turbato e commosso, di stendersi al suo fianco;  solo quando vide le sue braccia allungarsi per accoglierlo che si scopri’ fremente nella propria debolezza e si chino’ su di lei.
A lungo si perse in quegli occhi tanto blu da sembrare finestre sul giorno, senza parlare; solo quando lei schiuse le labbra per farlo si ritrovo’ a impedirglielo, invadendo la sua bocca di rosa con la propria, in una lotta di lingue e di mani tremanti. Esploro’ i suoi capelli dorati e il suo collo, la piega morbida fra i suoi pallidi seni e la curva dolcissima del suo ventre; rubo’ il suo sapore di donna e le offri’ il proprio di uomo fino all’esasperazione di entrambi, quando costringendosi alla dolcezza trovo’ rifugio fra le sue gambe per unirsi a lei in un amplesso di lacrime e sospiri.
Si occupo’ di lei, incapace di non cedere ai suoi desideri, sussurrati all’orecchio o nascosti in un gemito, risalirono insieme le vette piu’ alte fino a che la senti’ fremere incontrollata quasi prossima a perdere i sensi. Solo allora si concedette il piacere, emozionandosi fino al pianto, abbandonandosi fra quelle braccia forti e sottili e accasciandovisi stremato.
“Pattie…”
“Come mi hai chiamata?”
Gli ci volle un solo istante per realizzare le sue stesse parole, un solo secondo per capire che aveva distrutto per sempre quell’unica briciola di pace che era riuscito a costruirsi, l’unica goccia di equilibrio era caduta di nuovo in un oceano di dubbio e gelosia; sapeva che prima o poi quel surrogato d’amore che assomigliava per intensità di sapore ed efficacia ad un caffè decaffeinato  si sarebbe dissolto, ma mai avrebbe immaginato la vergogna e il dolore che sarebbe significato per entrambi: l’aveva umiliata, aveva ucciso sé stesso.
“Non preoccuparti” disse lei duramente alzandosi e reinfilandosi il vestitino dalla testa senza slacciarlo “ho capito: me ne vado.”
“Aspetta Paula! Io…”
Sbattè la porta della camera d’albergo uscendo e non gli rivolse piu’ una sola parola.

 

***

 

Paula pur non essendo bella come le due sorelle maggiori assomigliava moltissimo ad entrambe e vederle sedute allo stesso tavolo come quel giorno avrebbe confuso chiunque: tre paia di identici occhi blu intenso posavano alternativamente gli occhi sulla medesima teiera, tre bocche perfette ne sorseggiavano e sei mani bianche e curate gesticolavano mentre parlavano con voce simili. Soltanto Jenny poteva sembrare diversa per la sua chioma castana, ma la sua abitudine di acconciarli esattamente come Pattie e i loro volti quasi sovrapponibili toglievano ogni dubbio; ribelle la piu’ piccola li portava corti, da quando da adolescente li aveva tagliati da sola con un grosso paio di forbici, con sommo orrore della madre e delle sorelle: non ne poteva piu’, disse, di essere cosi’ uguale a Pattie.
Jenny raduno’ le tazzine prima di parlare:
“Paulie, come mai non mi hai detto che Eric ha pubblicato un nuovo disco? Lo sai che mi piace molto la sua musica! L’ho comprato solo ieri, c’è anche…”
“La canzone di Pattie, lo so” replico’ lei acida facendo sobbalzare la sorella chiamata in causa.
“Ma allora perché…”
“Ci siamo lasciati.”
Il gelo crollo’ sul tavolo mentre Pattie si rigirava fra le mani il trentatrè giri che la maggiore le aveva messo in mano prima, incredula.
“Come mai?” oso’ chiedere appoggiandoselo sulle gambe.
Paula la guardo’ con occhi truci, che contraddicevano la sua alzata di spalle.
 

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Rieccomi con questo nuovo capitolo del tutto inutile alla storia ma che ci tenevo a stendere anche per ufficializzare l'uscita sul mercato di "Layla and other assorted love songs" nella trama. E' corto ma trovo che sia abbastanza efficace e tutto sommato rilassante dopo la serie di eventi nei precedenti.
Ho aggiunto i pulsanti per condividermi su FB e Twitter, anche se dubito che qualcuno lo farà.
Ammetto che volevo scrivere qualcosa di piu' impegnativo, ma problemi di salute e la brutta notizia del naufragio di Costa Concordia mi hanno scossa; un pensiero quindi all'isola del Giglio, anche se con i miei scritti non centra nulla.

Vi bacio
Kei

 

   
 
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