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Autore: Geisha    15/01/2012    3 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A nice day for a right wedding!



Il rumore fastidioso dell'aspirapolvere sovrastava quello della televisione, più precisamente un gioco a quiz che nessuno sembrava seguire, tranne Kagura. Bah, quella aveva il gusto del trash. Fu incredibile constatare che, per una volta, non era Shinpachi con le proprie manie da donnina tuttofare a disturbare la quiete di casa Gintoki, no; l'occhialuto se ne stava seduto sulla poltrona rossa continuando a squadrarlo malamente, come se avesse compiuto chissà quale oltraggioso atto!

-Tesoro, alza i piedi! Devo pulire il tappeto!-

E quando Gin guardò con irritazione malcelata la ragazza davanti a sé, si disse che sì, un atto oltraggioso nei confronti della propria anima era stato compiuto.

Quella mattina si era svegliato avvinghiato ad una squinternata dagli improponibili capelli viola che, una volta lucida, aveva iniziato a blaterare su come loro due, avendo fatto “taaaante cose” quella notte, erano ormai uniti da un indissolubile filo rosso che mai si sarebbe potuto spezzare. E il samurai, che di anni ne aveva anche troppi per poter credere a quelle scemenze che le ragazzine leggevano sui giornalini, si era limitato a guardarla con seccatura, ignorando i suoi discorsi insensati, per poi ribadire che no, non c'era andato a letto assieme.

Ma Shinpachi, entrato nella parte della novella mammina pronta a punire il figlio colto in flagrante, si aggiustò gli occhiali e lo fissò truce -Sicuramente hai partecipato ad un cosplay e te la sei portata a casa.- fu il suo aspro commento a cui lui replicò con un grugnito.

-Quante volte dovrò dirti che a me piacciono le infermiere, eh?- si mise a braccia conserte, alzando i piedi affinché l'intrusa potesse pulire e magari levarsi dalle palle. Ma come aveva ormai constatato in quell'ultimo periodo, la buona sorte non era più dalla sua parte. Non che lo fosse mai stata, eh, ma ultimamente gli girava proprio male -Ma quando si leva dalle scatole?- biascicò tediato, appoggiando il mento sul palmo aperto.

-Direi mai, visto che ormai siete marito e moglie.- altra frecciatina che Shinpachi scagliò senza timore alcuno, sbuffando alla vista della massaia che, incurante di loro, continuava a rimettere a lucido quel posto.

Gintoki nell'udire quelle parole storse il naso, appoggiandosi meglio alla poltrona -Non dire scemenze! Non posso sposarmi con una che nemmeno conosco!-

-Ma sì che ci conosciamo, caro- cinguettò la donna voltandosi allegra, spegnendo il malefico aggeggio -Io sono Sacchan e tu, marito mio adorato, sei Ginto--

-Conoscere i rispettivi nomi, non fa di te mia moglie!- gracchiò in sua direzione, inspiegabilmente irato nei confronti di quella lì che, ne era sicuro, voleva solamente incastrarlo; magari l'aveva scambiato per un riccone in incognito, altrimenti non si spiegava questa stramba attrazione. Perché nessuna donna sana di mente si sarebbe mai spinta a tanto con lui, a malapena duravano cinque minuti in sua compagnia! A dir la verità, una ragazza capace di stare con lui per più di un battito di ciglia c'era stata, ma se solo ci pensava i ricordi cominciavano ad affollargli la testa e il suo primo pensiero, in quel momento, era mandare fuori dalla propria casa -e magari anche dalla propria vita- la tipa vestita da ninja; a farsi le fisime per Chyoko ci avrebbe pensato poi.

-Ma io non conosco solo il tuo nome- sentenziò maliziosa, sistemandosi gli occhiali rossi sul naso -Sappi, che conosco ogni centimetro del tuo corpo. Mmm... Se solo ripenso all'altra notte...- la vide portare una mano sulla guancia diventata per motivi a lui ignoti bordeaux, prima di perdersi in un brodo di giuggiole sulle sue doti amatorie. Ma se nemmeno le aveva sfoderate, ancora?!

-Non statela ad ascoltare! Questa è pazza, dice solo fesserie!- agitò le mani in aria, accasciandosi sulla poltrona per non dover guardare l'espressione contrariata di Shinpachi.

-Gin, non c'è niente di male se tu essere stato con lei- la vocina di Kagura lo fece trasalire; quella che sembrava una completa scema in questioni sentimentali, magari si sarebbe rivelata la più comprensiva -Divertiti finché sei giovane!-

-Ma io non mi sono divertito.- borbottò esasperato, al limite della propria pazienza. Gli sembrava di essere stato catapultato su di un universo parallelo, dove una donna lo trovava attraente e mamma Shinpachi cominciava col gioco “odio la mia futura nuora per sport”. E pensare che lui nemmeno la voleva una donzella con cui spassarsela! La vita da scapolone non era male, tutto sommato; aveva la propria indipendenza, non doveva rendere conto di niente a nessuno e soprattutto, niente scenate isteriche di gelosia o di nervosismo dettate dagli ormoni in subbuglio. Perché rinunciare alla quiete per gettarsi a capofitto in un tornado distruttivo?

-Cambiando discorso... Otose vuole i soldi per l'affitto.- lo rimproverò Shinpachi, pronto probabilmente a rimarcare che gli doveva lo stipendio da almeno tre mesi. Gin reagì con un'alzata di spalle e una pulitina di orecchie mattutina, soffiando poi sul mignolino.

-Quella vecchia avrà i suoi soldi, prima o poi- borbottò, avvertendo lo sbuffo dell'amico -A proposito di soldi, mi viene in mente che devo andare a comprare il latte alla fragola.-

-Pagami lo stipendio, invece di scialacquare il misero denaro che hai!- tuonò l'occhialuto battendo le mani sulla poltrona, ricevendo un'occhiataccia.

-Comprare il latte alla fragola non è uno spreco di soldi! Meriteresti di essere cacciato da casa a calci.-

-Otose ha ragione, devi cominciare ad assumerti un po' di responsabilità- mormorò Shinpachi dopo essersi tranquillizzato, appoggiandosi meglio allo schienale -Magari sposarti con lei non porterà altro che benefici.- concluse indicando con il pollice la ragazza che, ora, spolverava la scrivania canticchiando un motivetto.

Gin la fissò, provò ad immaginarsi vestito di tutto punto pronto ad andare alla cerimonia nuziale che si sarebbe conclusa con un bel bacio fra lui e quel carciofo dai capelli viola e magari, in un futuro, avrebbe avuto dei bambini, dei piccoli Sakata che ciondolavano pigramente come bradipi stecchiti per le vie di Edo... Disgusto, orrore e raccapriccio. Queste tre emozioni si dipinsero chiaramente sul volto mentre la squadrava da capo a piedi. D'accordo, Sacchan non era male fisicamente, anche se in quanto ad intelligenza dubitava che qualcosa funzionasse nella sua testa, e due o tre salti li avrebbe fatti volentieri, ma da qui a sposarsi e mettere su famiglia ce ne voleva di fantasia! Non era portato per quelle cose, non sarebbe stato capace di accudire un bambino piagnucolante e men che meno, sarebbero riuscito a sopportare il decadimento della propria giovane moglie a causa dei chili in eccesso e dell'isteria dilagante che l'avrebbe corrosa come un latte amaro.

-Ma tu dai ascolto a quella vecchia ciabatta?- mugugnò alzandosi in piedi, troncando quel discorso troppo pesante perché le sue celluline grige potessero mettersi in moto. E proprio mentre i piedi cominciavano a muoversi verso la cucina, ecco che il caos ebbe inizio, sbrigliato dalle parole alla rinfusa di Kagura:

-E poi Gin avere già fidanzata!-

Se possibile, l'aria del salotto divenne ulteriormente tesa, facendoli ammutolire all'istante. Kagura li guardava tutti e tre placida come un lago d'estate, probabilmente ignara di aver scatenato l'Inferno, e loro, ancora scioccati, si limitavano a fissarla con la bocca spalancata e gli occhi ridotti a due puntini.

-Ma... Ma di che cosa parli?- fu Shinpachi a spezzare il silenzio, pulendosi il sudore con un fazzolettino. Intanto, l'occhio destro di Sacchan aveva cominciato a dondolare pericolosamente in un tic che non prometteva nulla di buono.

-Sakamoto detto che Gin già fidanzato.-

-Ti sbagli, ha solo detto che eravamo compagni di letto!- si difese prontamente, coprendosi il viso con una mano quando si rese conto di cosa effettivamente avesse detto. Sapeva che quell'idiota ridens avrebbe portato solo casini e nient'altro!

-Io avere parlato con Otae e lei dire che compagni di letto--

-Hai parlato di queste cose con mia sorella?!- gracchiò Shinpachi al limite dello sconvolto e del disgustato. Doveva essere un duro colpo, per lui, immaginarsi la dolce sorellina che cianciava con la mocciosa di letti e uomini.

-Noi chiederci quando tu sistemarti, Gin.- Kagura l'imbecille continuava ad esprimere i propri pensieri senza curarsi del fatto che, dietro di lei, l'uragano Sacchan era pronta a distruggere tutto ciò che incontrava. Nh, ecco cosa odiava delle donne: riportavi a galla una vecchia storia e subito quelle cominciavano delle scenate senza senso, facendogli venire il mal di testa.

-Non me ne frega niente di sistemarmi!- sbottò seccato, massaggiandosi una spalla -E comunque, non sono affari vostri.-

-Anche perché ormai sei già sistemato.-

-Tu smettila di dire scemenze!- puntò il dito verso un Shinpachi rannicchiato sul divano, gli occhi piccoli piccoli e l'espressione di chi ha appena partecipato ad una vivisezione.

-Quindi sei già impegnato, ma bene! Ti diverti con me e poi? Poi scopro che c'è un'altra donna!-

-Tu sei tutta matta!- l'apostrofò irato, scomparendo dalla loro visuale ma sempre con le orecchie tese, pronto a captare le stronzate che provenivano dal salotto. E infatti, come ogni previsione, l'intrusa cominciò il valzer delle cazzate:

-Cara, raccontami tutto di questa meretrice.- Sacchan, con fare amorevole, si era seduta di fianco alla ragazzina, sollecitandola con la sola forza dello sguardo. Ci mancavano solo le chiacchierate cuore a cuore.

-Chyoko non è una meretrice.- sbuffò irritato, deciso ora più che mai a levare le tende.

-Ah, allora ha anche un nome!- sibilò la giovane -Vedrò di ricordarmelo.- assottigliò gli occhi, tornando poi a guardare Kagura con ansia.

La ragazzina continuava a mordicchiare un'alga, senza però essere realmente coinvolta nella discussione. Però le sue labbra continuavano ad aprirsi per dare aria -Gin essere stato tanto tempo con Chyoko e loro essere stati compagni di letto. Io non sapere più di questo!- spifferò allegra, tornando a guardare la televisione con aria concentrata.

Cielo, gli si stava atrofizzando il cervello a furia di stare chiuso con quella massa di cretini...

-A parte che Chyoko ed io non siamo mai stati compagni di letto e nemmeno fidanzati- cercò di darsi un tono, giusto per non apparire un racconta balle di prima categoria -Ma se anche lo fossimo stati, questi non sarebbero affari vostri- i tre lo guardarono attentamente e lui, conscio di avere la situazione in mano, sorrise appena prima di riprendere la propria ramanzina -Da quando Sakamoto vi ha parlato di Chyo continuate a farmi domande su di lei, nemmeno fosse Ketsuno Ana in persona!- confessò esasperato -E sono stanco di gente che va a spifferare ai quattro venti le mie relazioni.-

-LA tua relazione.- lo corresse Kagura con fare pratico, dando prova di essere una vera bastarda. Gin strinse i pugni, trattenendosi dal prenderla a sberle.

-D'accordo, la mia relazione.-

-Allora c'è stato qualcosa tra di voi.-

-Ma sei ancora qui? Quanto ti ci vuole per levarti dalle palle?!-

-Tesoro, siamo uniti da un filo indissolubile, ormai.-

-Ma che--

-Vado a preparare il bouquet.- mormorò il quattrocchi alzandosi in piedi, seguito da una trotterellante Kagura che annunciò allegra -Io preparare lista invitati e chiamare catering!-

Ma perché nessuno sembrava dare ascolto alle sue scenate isteriche, eh?! Era ingiusto! Veniva sempre trattato da idiota quando lì, in tutto l'universo, l'unico cretino era quel bamboccio che bighellonava in giro vestito di un kimono viola con farfalle e che ciarlava di una bestia nera da nutrire e cazzate da indemoniato che andava ricoverato. Ah, alla fine era sempre così! Si finiva sempre col parlare della Fujiwara, della loro mezza relazione o di quello che ne era rimasto e lui si ritrovava sempre ad insultare mentalmente quel baka di Takasugi senza un motivo apparente, solo perché l'abitudine e la routine richiedevano meno dispendio di energie.

-Bah, lasciamo perdere.- agitò le mani, lasciandosi cadere pesantemente sul divano rosso, buttando la testa all'indietro pregando che tutti i pensieri scivolassero via. Davanti a lui, però, la tediosa Sacchan lo fissava a metà tra il preoccupato e il curioso, probabilmente sconvolta dal fatto che, ehi, anche lui ci aveva dato dentro quando era un ragazzo di belle speranze.

-Senti, caro--

-Non chiamarmi “caro”, non siamo ancora sposati.- la interruppe brusco, massaggiando la testa con una mano. Quell'ancora gli mise i brividi, come se ormai per lui fosse finita.

-Caro...- Ma chi è, Sakamoto travestito da ninja?! -Non so chi sia questa Chyoko, ma deve averti fatto molto male- alzò la nuca, incrociando i suoi occhi color lilla e scorgendo la sua espressione irritata. Come se Chyoko gli avesse fatto qualcosa... Se doveva essere sincero, sarebbe stato più corretto dire che lì, lo stronzo, era stato lui -Perciò sappi che io non sarò come lei. Io non ti farò del male, sarò una brava moglie e--

-Guarda che non mi ha fatto niente di male. Solo-- si bloccò, rendendosi conto di star dando troppa voce a tutti quei pensieri reconditi che non aveva mai voluto tirare fuori; si alzò in piedi, sconcertato da quelle parole uscite troppo veloci, senza che ci avesse pensato su realmente.

-Solo?- continuò imperterrita, alzandosi anch'ella come se lo volesse sfidare.

Solo cosa? Già, c'erano tante cose che avrebbe potuto dire riguardo la ex ballerina, ma se ne avesse parlato avrebbe messo a nudo la propria coscienza, facendo aumentare a dismisura quel peso che, nemmeno a guerra conclusa, era riuscito a lasciarsi indietro. E lui, che del passato e tutto ciò che comportava aveva deciso di farne a meno, si era ritrovato a guardare Sacchan con noia, grattandosi la chioma argentea prima di darle le spalle mugugnando uno scazzato -Solo non sono affari tuoi.- rinchiudendo, ancora una volta, tutti i pensieri e le sensazioni che quei discorsi rievocavano in lui.

-Vuoi parlarne?- avvertì la sua presenza sfiancante dietro sé e lei, in attesa, si puntellava ritmicamente sulle punte.

Si massaggiò una spalla, ponderando su quella domanda. La verità era che era stanco di parlare della Fujiwara, prendendo in considerazione sempre e soltanto la loro storia, senza vedere oltre l'affetto che avevano provato l'uno per l'altra. E se Chyoko per prima era stata capace di seppellire tutto per tornare la cara amica di un tempo, non capiva perché la gente si ostinasse a voler far sì che, tra loro, ci fossero dei chiarimenti. O che lui facesse chiarezza con sé stesso, era uguale. Alla fine, era così semplice comportarsi da sfaccendato davanti a lei, senza tirare in ballo il passato, le frasi dette e non dette, le azioni compiute e che quelle che avrebbero fatto meglio ad evitare. Se le cose avrebbe dovuto prendere una piega diversa, l'avrebbero presa senza che lui calcasse sugli eventi. Perciò no, non voleva parlarne e non voleva neppure essere psicanalizzato. Per quello c'era già la sua coscienza dai capelli lunghi e neri seguito da un Amanto dalle sembianze di papera.

Non le rispose, dirigendosi verso la porta di ingresso.

-Dove vai?- domandò lei con voce curiosa, anche se una nota di isteria si poteva captare indistintamente.

-A comprare del budino, visto che su l'ultimo rimasto hai versato del natto.-

-L'ho fatto perché rappresenta il simbolo della nostra unione!- la sentì confessare con orgoglio e volgendosi, se la ritrovò prostrata ai suoi piedi come una brava mogliettina -o una serva, era uguale- pronta a servirlo e riverirlo. Forse si sarebbe dovuto davvero accontentare... Storse il naso, calmandosi pur di non tirarle un calcio in pieno viso e aprì la porta, fiondandosi per le vie di Edo per raggiungere il supermercato più vicino.

Camminò per qualche minuto, crogiolandosi nei propri pensieri e sotto il sole che brillava alto, avvertendo però una scomoda presenza alle proprie spalle; volse il busto, scorgendo la figura di Sacchan vestita da cretina con una capigliatura ancora più assurda che seguiva il suo passo cadenzato, indietro di qualche centimetro -Perché Diavolo mi stai seguendo?! E perché sei conciata così?- di sicuro aveva perso qualche scommessa e quella era la sua penitenza.

-Ma per essere al passo coi tempi, tesoro! Non sei contento di avere una moglie così giovanile?-

-Si quanto me ne frega- replicò esasperato, portando una mano nello yukata e continuando a camminare pacioso per la città -E non sei mia moglie, per la centesima volta!- quella ostinata non se ne voleva proprio andare, era un virus da debellare me niente sembrava darle la spinta affinché se ne andasse. E pensare che lui, a mandare via le persone a cui teneva, era sempre stato bravo...

A quel pensiero scosse la nuca, chiudendo forte gli occhi per ricacciare le immagini della sua adolescenza che cominciavano ad accavallarsi fra loro, mescolandosi e provocandogli solo un gran mal di testa.

-Oh, ma che bei vestiti!- sentì la voce cinguettatane di Sacchan allontanarsi e Gintoki si disse che, prima o poi, avrebbe ringraziato quell'arzillo vecchietto che gestiva la baracca per aver, anche se indirettamente, allontanato quella mosca fastidiosa. Forse se cominciava a correre lo avrebbe perso di vista e magari non si sarebbe più fatta vedere, mettendo fine a quella messinscena! O forse se la sarebbe ritrovata in casa a preparare una cena a lume di candela, chi poteva dirlo? Del resto, quella non aveva tutte le rotelle a posto.

Stava cominciando a dirsi che quella giornata orrenda doveva pur finire, quando ad un tratto avvertì una pacca leggera sulla spalla; era pronto a voltarsi e regalare uno sguardo di fuoco al malcapitato anche se con la sfiga che aveva, sapeva benissimo che si trattava di quella pustola di Sacchan -Ciao Gin!- ma quando avvertì quel suono vellutato sfioragli le orecchie, Gintoki non ebbe il coraggio di voltarsi, almeno, non subito.

Possibile che quando qualcosa non andava, Chyoko compariva come una piaga d'Egitto? Perché era lei, ne era certo, avrebbe scommesso il suo unico gelato settimanale che quella voce delicata appartenesse alla Fujiwara. Poteva anche sembrare schifosamente romantico, ma era dannatamente vero che, fra mille voci, la sua l'avrebbe captata al volo. Semplicemente non era mai riuscito a dimenticarla, per qualche strana ragione l'aveva accompagnato anche dopo la guerra, ronzandogli nella mente come un mantra che gli dava sicurezza. Era come aver sempre avuto uno scoglio sicuro cui aggrapparsi nei momenti bui. Già, pietoso...

Abbacchiato, volse il busto verso il punto esatto da cui proveniva la voce, incrociando due occhi color del fiume che lo fissavano brillanti e le labbra color ciliegia carnose increspate in un sorriso allegro. E l'incazzatura scemò, infondendogli sollievo.

-Cosa ci fai qui?- maleducato come sempre, senza nemmeno ricambiare il saluto, la fissò svogliato, vedendola arricciare le labbra in una smorfia di disapprovazione. Forse avrebbe dovuto salutarla, la prossima volta.

-Faccio una passeggiata- replicò lei senza perdersi d'animo, sorridendogli come prima. Bah, incredibile come una semplice frase avesse potuto mettere da parte astio e rancori, rendendola la solita ragazzina capace di metterlo a proprio agio. Anche se ormai aveva fatto i conti con la realtà: quella davanti a lui era una nuova Chyoko con tante sfaccettature rimaste immutate e che lo facevano sentire a casa, ma che avrebbe dovuto imparare a conoscere. Gli lasciò l'amaro in bocca rendersi conto che, da bambino, imparare tutto su di lei gli era venuto automatico -E poi devo vedermi con Zura, dice che deve parlarmi di una cosa importante.-

-Vorrà proporti di rientrare nella sua banda.-

-Quanto è ostinato- mugugnò lei seccata, ridacchiando subito dopo -Almeno mi offre il pranzo.-

-Sei ancora con le mani bucate?- le regalò un ghigno, vedendola gonfiare le guance.

-Le tue sono un groviera- replicò ironica, facendolo imprecare a mezza voce -E comunque sì, sono ancora senza lavoro, senza uno yen e a breve dovrò traslocare. Pazienza, mi arrangerò in qualche modo!- non le sembrò abbacchiata, almeno, quel sorriso divertito che le illuminava il volto ovale non dava l'idea che si fosse buttata giù. E se un tempo Gin sarebbe stato capace di cogliere ogni più piccola sfaccettatura delle sue emozioni, riuscendo a scorgere le sue bugie, le sue finzioni potendo così aiutarla, ora non era così immediato e si continuava a chiedere se quel sorriso non nascondesse altro che disperazione e angoscia. Si grattò la nuca, dicendosi che la ragazza era cresciuta abbastanza da non avere più bisogno della sua spalla su cui piangere e che se proprio aveva bisogno di sfogarsi, Katsura sarebbe stato un amico migliore e che l'avrebbe ascoltata con maggiore e sincera attenzione.

-Perché non torni a fare la stratega per i Joui? Magari li porterai alla vittoria.-

-Ma se rischiavo sempre di farvi ammazzare?- trillò lei ridendosela, sventolando una mano -Ah, e poi non ricordo nemmeno da dove cominciare.-

-Che vuoi che sia? Non sarà difficile...- la guardò con aria di sfida, divertito al pensiero che avrebbe potuto punzecchiarla come ai vecchi tempi senza ricevere occhiatacce o frecciatine velenose -E poi, in cinque anni hai dimenticato tutto? Sei proprio scarsa.- la fissò con un ghigno, vedendola portare dietro l'orecchio una lunga ciocca di capelli corvini.

-In cinque anni sono cambiate tante cose, Gin.- gli lanciò un'occhiata esaustiva che lo zittì subito, conscio che quella frase non era riferito alle sue scarse doti mnemoniche. Ma Gin, codardo come al solito, si rifugiò nel proprio silenzio per evitare di affrontare l'argomento e gli fece piacere notare che, nonostante tutto, Chyoko era ancora capace di leggergli il pensiero perché, delicata come sempre, svolazzò verso un altra questione, cominciando a cianciare di un colloquio andato abbastanza bene da un fioraio. O, forse, anche lei era stanca di doversi sobbarcare del peso di una discussione che, come al solito, avrebbe portato avanti solo lei.

-E ti hanno presa?-

-Non lo so, il proprietario doveva sentire altre ragazze- lo guardò carica di energia -Se mi prendesse, porterò te e Zura a mangiare del ramen, che ne dici?-

La guardò abbozzando un sorriso, contagiato dalla sua euforia immotivata ma che continuava a darle la spinta per affrontare i giorni. E prima che potesse risponderle che sì, gli avrebbe fatto piacere mangiare a sbaffo, ecco che l'uragano tornò a rovinare la sua giornata... -Gintoki!- chiuse gli occhi, ricordandosi che la ninja era uscita di casa con lui. Incredibile come scambiare quattro parole con Chyo gli facesse perdere il contatto con la realtà -Si può sapere dove stai andando e senza di me, per giunta?- aveva le mani sui fianchi, l'espressione da suocera incazzata e il tic nervoso all'occhio -Ah, e questa chi sarebbe?- ed ecco che la sua attenzione si spostò sulla Fujiwara, ignara di chi fosse quella squinternata dai capelli viola raccolti in una stramba acconciatura.

-Si può sapere perché mi stai seguendo?- domandò scorbutico, vedendola sorridere tirata. Chyo, invece, puntava lo sguardo confuso prima su di lui, poi su di lei. E adesso come glielo diceva all'amica chi si era svegliato con una donna fra le braccia, ci aveva fatto sesso -ma nemmeno ne era sicuro!- e adesso era invischiato in una relazione con lei, anche se contro la propria volontà?!

La ninja lo ignorò, procedendo a grandi falcate verso la rivale che, sconcertata, indietreggiò di qualche centimetro -Ho il piacere di parlare con...?- no, maledetta, allontanati!

-Ahm, Chyoko, piacere- fece un breve inchino, guardando poi confusamente l'espressione scioccata della ragazza -Stai bene?-

Gintoki, notando le labbra spalancate e gli occhi sbarrati di Sacchan, comprese come di lì a poco sarebbe scoppiata una guerra di dimensioni galattiche. Non c'era nulla di peggio di due donne che in qualche modo legate allo stesso uomo, si stringevano la mano pronte a fare conoscenza. Raccapricciante... Fece per scappare, preso dalla codardia e dando ascolto all'istinto di sopravvivenza che gli diceva di migrare verso lidi più tranquilli, ma Sacchan fu veloce e prenderlo per la collottola, mandando in fumo ogni suo tentativo di fuga -Piacere, io sono Sacchan, la fidanzata di Gintoki- istintivamente si voltò a guardare l'espressione serena e placida di Chyoko, così inaspettata da farlo deglutire a vuoto. Cosa significava quella reazione per nulla scomposta di fronte a tale rivelazione? -Ah, Chyoko, ho sentito parlare tanto di te!- l'angolo destro delle labbra guizzò all'insù e Chyo socchiuse gli occhi, la tipica espressione che le usciva quando cercava di sforzarsi per ricordare chi fosse la persona davanti a sé. Gin si stropicciò il viso.

-Davvero?- domandò curiosa -A che riguardo?-

-Ma come Chyoko, tutti ti conoscono!- si intromise lui, spingendo da parte la ninja -Tutti sanno chi è la Perl--

-Non sei tu la ex di Gin?- ogni suo tentativo di debellaggio del discorso scomodo era svanito; abbacchiato, si ritrovò tra due fuochi, anche se Chyo non sembrava dare molto peso alle parole alla ragazza.

-Non è esattamente così.- si ritrovò a biascicare lui a disagio, voglioso di uscirsene pulito da quella situazione. Bastava dire un semplice sì e tutto si sarebbe risolto, sarebbe bastato dirle che loro due, in passato, avevano condiviso lo stesso letto e che forse erano state messe in ballo anche le loro emozioni, rendendoli più due fidanzati che due amici stanchi e annoiati. Eppure, quella misera parolina non voleva saperne di uscire dalle sue labbra, complice la pacatezza con cui Chyo sembrava affrontare quel teatrino. Se non gli dava peso lei, perché avrebbe dovuto farlo lui?

-Te la sei spassata anche con lei, no?- era una domanda banale quella di Sacchan, un po' troppo personale e a cui avrebbe potuto replicare con un delizioso medio alzato giusto per farla tacere, ma non gli veniva così facile se Chyoko lo guardava con occhi tremendamente grandi.

Spassarsela non era una parola che avrebbe potuto utilizzare per definire la sua storia con la Fujiwara. Spassarsela significava che tra i due nulla di importante era accaduto e per quanto volesse cercare di non ricommettere gli errori di un tempo, sarebbe stato sciocco da parte sua considerare un'avventura quella che, alla fine, era stata forse una delle cose più belle che gli fosse mai capitata nella vita. Spassarsela metteva Chyo sullo stesso piano delle altre, mischiandola a tutte quelle poche e mezze storie che aveva imbastito senza portarne a termine nemmeno una.

Spassarsela, significava che lei non valeva abbastanza...

Purtuttavia sfiorato da questi pensieri, Gintoki si era ritrovato a massaggiarsi il collo per palesare il proprio disagio, distogliendo lo sguardo dall'espressione malinconica dell'amica che, forse, si sentiva ancora più fuori luogo di lui ma che per qualche strana ragione, sembrava non volere andarsene. Abbassò il capo, avvertendo lo stomaco attorcigliarsi per l'ansia prima che le parole arrivassero alle labbra -Io e Chyo--

-Niente del genere, puoi stare tranquilla...- con scatto repentino, alzò la nuca nell'udire quella frase pronunciata con tono sincero dalla giovane, guardandola con le labbra aperte e le sopracciglia alzate -Tra noi non c'è stato nulla.- il suo sorriso si ampliò, rendendola più brillante di quanto già non fosse e tutta quella luminosità capace di sconvolgerlo, utilizzata in quel frangente, gli fece perdere ogni filo logico con la realtà.

Perché Diavolo era così felice mentre lui, a quelle parole, sentiva morire qualcosa dentro sé?

-Ma state da tanto assieme?- domandò curiosa.

Sacchan annuì -Da qualche tempo- avrebbe dovuto dirle che no, si conoscevano solo da qualche ora, ma il cervello e la lingua sembravano essersi scollegate fra loro -Stiamo andando a festeggiare il nostro anniversario!- cinguettò felice, stringendosi al suo braccio come una sanguisuga.

-Oh, congratulazioni!- la vide battere le mani felice prima di guardarlo imbronciata -Avresti potuto dirmelo che avevi una fidanzata.-

-Non ama parlare della nostra relazione.-

-Già, non è mai stato bravo a parlarmi- la sentì mormorare con tono amaro, incapace di scorgere i suoi occhi che, da sempre, gli trasmettevano ogni suo più piccolo pensiero. E in quel momento, lui avrebbe voluto capire cosa le ronzava in testa. Ma Chyoko non gliene diede il tempo perché, dopo aver riacquistato il suo buon umore, li guardò entrambi -Sarà meglio che vada, Zura mi starò aspettando.- mormorò facendo un piccolo inchino, sorpassandoli subito dopo senza nemmeno attendere un saluto per risposta.

In quel preciso istante, avvertendo il profumo di Loto proveniente dai capelli di Chyoko, Gintoki capì che ormai, tra loro, tutto era finito. Il passato che cercava di nascondere, le recriminazioni che cercava di accantonare, perfino la possibilità di poter sistemare tutto o anche solo qualche cosa, era eclissata con la sua andata. Si era illuso, inconsciamente, che se Chyo aveva voluto riavvicinarsi a lui era solo perché ancora attratta, perché ancora voleva da lui tutte quelle cose che non era stato capace di darle. Non aveva fatto i conti con la possibilità che, la Fujiwara, da lui volesse solo amicizia e null'altro.

E mentre Sacchan lo trascinava per un braccio verso non aveva capito dove, tornò a guardare dietro di sé, vedendo la figurina di Chyoko farsi sempre più piccola. Perché ogni volta che le cose fra loro sembravano sistemarsi, succedeva qualche disgrazia che li costringeva a separarsi? Forse era un segno di qualche forza superiore che voleva fargli comprendere come lei non fosse quella giusta, come una donna come la Fujiwara fosse semplicemente deleteria per la propria esistenza e che magari, a causa sua, la pace difficilmente guadagnata si sarebbe guastata come un gelato rancido.

Eppure... Eppure, mentre tornava a fissare la ragazza davanti a sé che continuava a blaterare della loro vita assieme, lo sguardo cadde inevitabilmente sulle loro mani intrecciate. Nessun battito accelerato, nessun tuffo al cuore, nessun nodo in gola. Solo tanta noia e irritazione. Se andava avanti di questo passo, sarebbe rimasto davvero solo per il resto dei suoi giorni.

Solo Chyoko gli faceva scorrere i brividi con un solo tocco delle dita...


Si era chiuso nella tenda adibita a camera da letto, gettandosi sul primo futon libero che aveva a disposizione.

Quel pomeriggio era andato in perlustrazione con la propria squadriglia e dei dieci che si erano messi in marcia, solo sei avevano fatto rientro al campo. Come leader faceva schifo e non poteva dare torto ai commilitoni sopravvissuti che lo avevano apostrofato con parole poco lusinghiere. E il cazziatone di Takasugi non aveva fatto altro che fargli vorticare le palle ancora di più. Lui non era portato per queste cose, lui avrebbe solo voluto combattere e proteggere senza impartire ordini. Ma a quanto pareva, con la spada se la cavava e gli altri non voleva lasciarlo nelle retrovie.

Come se di pesi non ne avesse già abbastanza sulle proprie spalle...

-Dovresti mangiare qualcosa, Katsura è piuttosto preoccupato.- si puntellò sui gomiti, scorgendo la figurina esile di Chyoko entrare con passo leggero, zigzagando fra i futon per non calpestarli. Non aveva voglia di mangiare e non aveva nemmeno bisogno che lei, da brava mammina, si fiondasse ad accertarsi delle sue condizioni.

Gin si ributtò a terra, portando le mani dietro la testa dolente. Un Amanto gli aveva rifilato una botta sulla nuca e appena arrivato al campo, una delle infermiere si era premurata di fasciargli la testa per evitare che altro sangue sgorgasse. E gli era bastato già il suo sguardo colmo di recriminazione per non aver salvato nessuno a farlo sentire minuscolo, non voleva che anche Chyo lo guardasse in quel modo.

Ma lei, con infinita pacatezza, si sedette al suo fianco in ginocchio. La guardò di sottecchi, scorgendo la sua espressione rilassata puntata per terra mentre giocherellava con la punta della treccia.

-So che non è andata bene- le regalò un grugnito, chiaro invito a levarsi dalle palle o almeno a starsene in silenzio -Mi spiace...-

-Non mi va di parlarne.- brusco, chiuse gli occhi per palesare la propria scarsa voglia di darle retta, ma aprendo un occhio vide Chyo portare le mani sui fianchi e cominciare a borbottare come un teiera. Che palle... Doveva zittirla o lì finiva per sorbirsi un'altra discussione futile. Così si diede uno slancio, prendendola alla sprovvista visto che la sentì squittire e sempre imprevedibilmente l'abbracciò per la vita per posare poi la testa sulle sue cosce. Dopo quello che gli parve un periodo infinito, Chyo posò delicata le mani fra i suoi capelli, cominciando ad accarezzarli. Arrossì al pensiero che quello fosse il loro primo, vero contatto fisico che andasse oltre le pacche sulle spalle o le semplici prese in spalletta. Le dita si muovevano lente fra i suoi fili argentei, arricciando qualche ciocca fra il pollice e l'indice, assaporando il suo respiro regolare e rilassante.

-So che oggi è venuto con te quel ragazzo nuovo, Sakamoto.- apprezzò il fatto che Chyo volesse distrarlo parlando di cazzate, ma trovò l'argomento decisamente fastidioso. Con tutti i coglioni che giravano in quel branco di dementi, proprio Tatsuma doveva prendere come esempio?!

-Peccato non sia mor... Ahi! Ma sei scema?!- si massaggiò la nuca, il punto esatto su cui Chyo gli aveva rifilato una sberla.

-Non si scherza su queste cose.-

-Ma è la verità!-

-Poi lo stronzo è Takasugi, eh?- la sentì ridacchiare e lui, storcendo il naso, si lasciò pervadere dalla sensazione di quiete che la sua risata scatenava nel suo essere -Comunque, mi piacerebbe conoscerlo, dicono che sia simpatico!-

-Sì, come uno scorpione nelle mutande.- quel Tatsuma era fastidioso, non poteva farci nulla. Rideva sempre anche quando non c'era nulla da ridere e ogni volta gli dava pacche sulle spalle che rischiavano di lasciarlo secco. Ma più di tutto, non sopportava che, ogni tre per due, continuasse a tartassarlo di domande su Chyoko.

-Gin, fai schifo nel socializzare, sai?- sbuffò contrariata e lui le pizzicò la schiena, ghignando nell'udire il suo urletto di dolore -Gli altri parlano bene di lui, dicono che sia davvero bravo con la spada.- continuò imperterrita, come se gli stesse chiedendo indirettamente di presentarglielo. E lui, avvertendo le viscere contorcersi, si ritrovò a sbottare un secco:

-Io non te le presento di certo.- che la fece zittire per una manciata di secondi.

-Posso farlo anche da sola- sbottò in risposta -Che ne sappiamo? Magari potrebbe essere l'uomo della mia vita!- non avvertì più le sue dita affusolate fra i capelli e guardandola, la vide con le mani appoggiate sulle guance con un'espressione di beatitudine. Si ritrovò a ricacciare in gola le proprie imprecazioni e l'odio che aumentava a dismisura nei confronti di Sakamoto nel constatare che più uomini giungevano fra le loro fila, più c'era la possibilità che Chyoko si allontanasse da lui. A quel pensiero si ritrovò a rendere la presa più salda, avvertendo un mugugno da parte dell'amica che, captando ancora i suoi pensieri, tornò ad accarezzargli la chioma riccia -Ehi, scherzavo.-

-Sai cosa me ne frega. Per quanto mi riguarda puoi farti tutto il campo- rimbrottò seccato, allentando la morsa -E poi, l'uomo della tua vita c'è già: ha gli occhi verdi, il fascino del coglione e si crede Dio in terra.- Chyo rise ancora di gusto, senza però fare violenza sulla sua povera testa.

-Non ne sono più tanto sicura- la sentì bisbigliare piano, appena udibile ma prima che potesse chiedere spiegazioni, Chyo se ne uscì fuori con un'altra domanda -Allora, vuoi parlarmi di oggi?-

Gin accantonò la questione Takasugi per concentrarsi sul nuovo quesito, storcendo il naso al pensiero che fossero ripiombati su quei lidi -Smettila con questo tono da mamma. Mi dai sui nervi.-

-Se fossi tua madre ti avrei già preso a calci.-

-Quanto amore.-

-Sei indisponente!- sbuffò gonfiando le guance e lui ringraziò che la propria uscita poco carina, avesse portato la ragazza a cambiare discorso -E io sono solo preoccupata- aggrottò le sopracciglia, fissandola stranito -Insomma, vai a combattere tutti i giorni, torni coperto di sangue e ti rinchiudi sempre qui. Ho paura che tu commetta qualche pazzia.-

-Guarda che mi chiudo qui per evitare che gente come te mi ronzi attorno.- si morse la lingua dopo aver detto un frase del genere ma quando aprì gli occhi., si scontrò con il sorriso dolce di Chyo per nulla turbata dalle sue parole.

-Le mamme trovano sempre i propri figli- sbuffò, conscio che non se ne sarebbe andata via molto presto, ma mentre avvertiva le sue mani muoversi fra i suoi capelli, giocherellandoci, si rese conto di quanto Chyo fosse importante per la sua sanità mentale. Se non era ancora finito a fare Seppuku nella solitudine della propria camera era solo perché lei, ogni santa notte, si intrufolava ovunque egli fosse facendolo distrarre. Era iniziato con una capatina casuale in cui Chyoko aveva parlato per tutto il tempo della propria, noiosa giornata, raccontandogli di quante cose Zura le avesse insegnato in merito alla strategia; da lì, le visite erano diventate più frequenti e capitava a volte che non vi fosse bisogno di parole per riempire il silenzio attorno a loro. Almeno, a lui bastava averla vicino per sentirsi a posto con sé stesso -Gin, posso farti una domanda?- avrebbe voluto risponderle che di domande gliene stava facendo anche troppe, ma annuì, sistemandosi meglio sulle sue gambe -Com'erano i tuoi genitori?- calò il silenzio e lui, che mai si era sentito rivolgere una cosa del genere, la guardò con tedio, indispettito dal fatto che dovesse seriamente pensare ad una cosa del genere -Non sei obbligato a rispondere se non--

-Non me li ricordo, la guerra era già cominciata quando era nato, quindi...- lasciò in sospeso la frase, continuando solo dopo aver rimesso in ordine i ricordi -Credo di essere cresciuto con un signore del mio villaggio, ma alla fine mi sono ritrovato da solo. E poi la storia la conosci anche te. Perché ti interessa?-

-Curiosità!- cinguettò -Ma non ti mancano?-

-Come può mancarmi qualcuno che non ho mai conosciuto?- rispose con un'altra domanda, forse più sgarbato di quanto avrebbe voluto, ma il fatto che Chyo ridacchiasse significava che non se l'era presa e lui, pur di non essere più l'oggetto principale dei loro discorsi si ritrovò a chiedere -I tuoi ti mancano?-

-Ogni secondo.- aveva risposto in una frazione di secondo con tono malinconico e lui, avvertendo che l'aria attorno a loro cominciava a farsi pesante, conscio che nelle chiacchierate cuore a cuore non era bravo, si sollevò con uno scatto; il suo viso era così vicino, ma talmente vicino che per un istante ebbe la sensazione che, se si fosse sporto o sbilanciato, di sicuro avrebbe corso il rischio di baciarla. Arrossì ancora, questa volta per la mancanza di fiato. Quando si alzò in piedi, alcuni istanti dopo, vide Chyo portare una mano sul collo mentre lui si sistemava lo yukata pulito in attesa che il cuore smettesse di battere all'impazzata..

-Coraggio, andiamo dagli altri. Chi lo sente poi Zura?- si scompigliò i capelli ricci portando una mano fra di essi, dandole le spalle. Un alone di imbarazzo l'aveva circondato, chiedendosi cosa fosse quel malsano desiderio di stringerla a sé.

-Io non vengo, non ho fame.-

Sakata roteò gli occhi -Dovresti mangiare un po' di più! Cazzo, non hai grasso su quelle gambe, sono così spigolose! Per tutto questo tempo mi è sembrato di aver appoggiato la testa su un macigno!- si massaggiò la spalla indolenzita e la stratega, al posto di offendersi, rise divertita -Dirò a Zura di lasciarti da parte qualcosa. Sempre che Sakamoto non abbia già mangiato tutto- mugugnò incerto.

Nel frattempo, Chyo continuava a fissare davanti a sé massaggiandosi il braccio sinistro con la mano opposta -Tra poco vi raggiungo.-

Gin annuì, procedendo pigramente verso l'entrata della tenda -Chyo-chan...- si volse con lentezza, stupito dalla quantità di dolcezza che aveva utilizzato per richiamare la sua attenzione -Grazie.- e poi le aveva sorriso, un sorriso pigro e appena accennato che lei ricambiò timidamente.

Forse avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con sé stesso e capire cosa Diavolo gli stesse accadendo; ma fino a che Chyoko piombava nella sua stanza solo per parlare, poteva farselo andare bene così. Bastava che lei tornasse sempre, nulla di più.

*******

Continuava a mangiucchiare un tozzo di pante in religioso silenzio, grugnendo ad ogni domanda che Zura le rivolgeva. Non solo era stata rimproverata per essere arrivata in ritardo, ma adesso doveva pure sorbirsi una ramanzina coi fiocchi per il non essere riuscita a trovare ancora un maledetto lavoro.

-Te l'avevo detto che non ti avrebbero mai presa, ma tu non mi ascolti mai.- dall'alto della sua saggezza, Zura l'apostrofò con tono duro, mentre attendeva che la cameriera gli servisse un piatto di Soba.

Chyoko, seduta davanti a lui intenta a torturarsi le dita nell'attesa di venir servita, lo trucidò con la sola forza dello sguardo -Sai cosa mi interessa del lavoro!- borbottò come un teiera, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia, guardando l'entrata del locale.

-Se continui così, ti ritroverai a vivere sotto un ponte- Elizabeth, seduta di fianco a lui, continuava ad annuire per avvalorare la sua tesi -Ed io non ti accoglierò, sappilo.-

-Come amico fai schifo- gracchiò scontrosa -E anche consolare non ti riesce bene.-

-A dir la verità sei tu ad essere nevrotica, oggi- la rimproverò severo, sorridendo alla cameriera che aveva appena portato loro i piatti -Sei entrata come un ciclone rispondendo male al proprietario e poi ti sei seduta senza salutare Elizabeth. Sai, c'è rimasto male.- Chyoko lo guardò esasperata, prendendo le bacchette fra le dita cominciando a rimestare il contenuto del piatto fumante. Era vero, quel pomeriggio era piuttosto seccante, ma cosa poteva farci se la vista di Gintoki con fidanzata al seguito le aveva dato più fastidio di quanto avrebbe potuto immaginare?

Già, Gintoki e Sacchan...

Sacchan era una ragazza davvero graziosa, non poteva mettere in dubbio ciò.

Era alta, longilinea, senza fianchi che avrebbero fatto concorrenza ad un tir con rimorchio, dei capelli lunghi, lucenti e lisci di un improbabile colore viola (che ben si adattava all'improbabile colore argento del ragazzo) e quegli occhiali le conferivano un'aria da professoressa sexy a cui gli uomini difficilmente resistevano. Lei, d'altro canto, sarebbe sembrata una massaia sfigata, goffa e cicciottella. Non poteva competere.

Chyoko, per tutta la camminata, aveva continuato a rimuginare in compagnia del proprio cervello che, per una volta, non aveva alzato il volume dello stereo e aveva deciso di starla ad ascoltare ed era giunta alla conclusione che più di tutta la sceneggiata, più del fatto che Gintoki non avesse nemmeno provato a difendere la loro relazione, più del fatto che fosse stata lei a doversi precipitare, ancora una volta, in aiuto del ragazzo... Beh, più di tutto questo, c'era la delusione per non aver saputo che lui era davvero fidanzato. Si fidava così poco di lei dal non confidarle una scemenza del genere? Insomma, se quella sera glielo avesse detto lo avrebbe guardato con sorpresa, avrebbe sfoderato il miglior sorriso che aveva in repertorio, si sarebbe scusata per l'ora tarda e avrebbe dato un nuovo senso alla propria vita, senza aggrapparsi alla remota possibilità che tra loro... Scacciò quel pensiero prima che potesse prendere forma nella mente e sospirò, lasciandosi corrodere dalla gelosia che piano saliva dalla bocca dello stomaco fino alla gola. Soffocò tutte le maledizioni, gli improperi, le scenate fuori luogo e perfino quel briciolo di affetto che stava cominciando a riprovare per quell'idiota dai capelli argentei.

Scosse la nuca, arricciando le labbra pronta a riempire il silenzio pur di non pensare a quei due assieme, così guardò l'amico -A proposito, ti ho già detto di aver visto Shin-chan?- a quelle parole, vide Zura strozzarsi con gli spaghetti per poi tossicchiare mentre Elizabeth gli dava delle pacche sulla schiena -Beh, che c'è?-

-Hai visto Takasugi?!-

-Sì, alla festa, prima di perdermi per trovarti- gli lanciò un'occhiata truce al ricordo del proprio girovagare per le bancarelle prima di trovarlo inseguito dalla Shinsengumi, venendo trascinata per le vie di Edo senza che lei c'entrasse nulla -Era lì che chiacchierava con Gintoki- l'amico sbarrò gli occhi -Che poi, chiacchierare... Litigavano ma--

-Sapevo che c'entrava quell'idiota- tuonò irritato, senza fornirle alcuna spiegazione. Chyoko comprese come i due si fossero già incontrati precedentemente e non si sentì per nulla tradita del fatto che Zura non glielo avesse confessato. Anche se in maniera stramba, Katsura cercava sempre di proteggerla dai male che piovevano lungo la sua via e sapeva bene che Shinsuke era ancora un nodo troppo attorcigliato perché potesse essere sbrigliato così facilmente -Che si sono detti quei due?-

-Non lo so.- troncò lì il discorso, dicendosi che quel babbeo non le aveva detto di essersi fidanzato, non avrebbe di certo spifferato cosa quei due si erano detti. Incredibile come, crescendo, certe cose restassero immutate.

-Come ti è sembrato Takasugi?-

-Un po' squilibrato e vestito da un sarto cieco, ma per il resto l'ho trovato bene- mormorò pensosa, per poi sventolare una mano -Sarà andato alla festa per ammazzare il tempo.-

-No, quello ammazza lo Shogun e basta se va avanti così- il mormorio di Zura le arrivò flebile e quando chiese spiegazioni, lui si limitò a dirle -No, niente di che. Piuttosto, vedo che con Gintoki siete tornati in buoni rappo-- doveva aver assunto un'aria minacciosa, perché l'amico si era bloccato per poi biascicare -Come non detto- Chyoko si appiattì contro lo schienale, fissando di lato un punto indefinito, carica di angoscia e malinconia. Era lì che moriva dalla voglia di parlare della sua scoperta, ma d'altra parte non voleva riportare a galla vecchie ferite mai rimarginate -Mi vuoi dire cosa succede?- e lei, che di fronte agli occhi inquisitori di Katsura non riusciva a mentire, cacciò indietro le lacrime che le pizzicavano gli occhi, pronte a solcare le sue guance e replicò con un flebile -Gintoki è fidanzato- che fece ridere di gusto l'amico. Evitò accuratamente di guardare stanca il cartello di Elizabeth con su scritto “Ah ah ah, questa è una cavolata!” per dedicarsi completamente alla scemenza senile dilagante dell'amico -Che ti ridi?! Va che è vero! L'ho incontrato prima, si chiama Sacchan ed è bella quanto velenosa.- sibilò, irritata dal divertimento dell'amico.

-Gin fidanzato... Non l'avrei mai detto- ponderò quello, osservando poi il cartello del papero -Non credo fosse sua cugina, Elizabeth. Piuttosto... Ne parli con rabbia.-

-Non sono arrabbiata- ma vedendo le sue sopracciglia arcuate sospirò -Sono solo delusa, tutto qui. Avrei preferito che me lo avesse detto.-

-Anche con me non ne ha parlato.-

-Ma è diverso!- trillò rischiando di far ribaltare la ciotola -Insomma, tu sei solo un amico mentre io-- si bloccò, spaventata dalle sue stesse parole. Già, lei che cos'era? Una ex? Una persona poco importante o qualcuna che aveva reso la sua vita un po' più bella anche se per poco? Travolta da tutte quelle domande, chiuse gli occhi con forza avvertendo le lacrime premere per poter uscire. Ma lei non avrebbe pianto, non per lui, non più.

E in quel momento, inopportune, giunsero le parole di Katsura velate di incredulità, come sconvolto per non aver colto tutto prima -Tu lo ami ancora, lo hai sempre amato...- le parole dell'amico la trafissero da parte a parte, così letali e sincere da fare male nonostante gli anni trascorsi. Chyoko deglutì, volgendo lo sguardo altrove. Non sapeva se per Gintoki provava ancora amore o l'aveva mai provato davvero, forse affetto, ma le sue emozioni continuavano a mescolarsi e fino a che non avesse trovato l'equilibrio, voleva smetterla di pensare a lui in termini romantici.

-Io non lo amo.-

-Sei solo troppo spaventata per poterlo ammettere, ma ti piace ancora- lo vide piegarsi in avanti -Chyoko, non c'è nulla di male nell'ammettere che ti piace Gintoki.-

-Ma a me non piace!-

-E allora perché sei lì lì per piangere?-

-Non è vero! Solo...- sbuffò, portando le mani fra i capelli -Non mi va di parlarne!- lo vide aprire le labbra, ponto a dire la sua, ma Chyo fu più veloce -Mi hai chiamata qui per psicanalizzarmi?- domandò scorbutica, decisa a sorvolare sull'argomento Gintoki. Zura la fissò per istanti interminabili con cipiglio severo, sicuramente contrariato per la sua bambinaggine, ma alla fine si arrese e proferì:

-Volevo chiederti di tenere con te Elizabeth per un po'.-

-Cosa? E perché mai?-

-Missione top secret!- fu tutto ciò che le concesse. Chyoko fissò Elizabeth con un sopracciglio arcuato, ritrovandosi a leggere un cartello che riportava la scritta “Sarà bello convivere con te!” con un terrificante cuoricino finale.

Chyoko agitò le mani sbottando un perfido -Non ho intenzione di tenere il tuo pupazzo con me! A malapena riesco a sfamarmi da sola!- ma come sempre, scatenò i fiumi di pianto dell'Amanto, ricevendo un'occhiataccia di Zura -E va bene, verrà a stare da me!- capitolò ricevendo una montagna di affetto indesiderato -Ma mi devi un favore enorme.-

-Contaci! Se vuoi ti trovo io un lavoro! C'è giusto un posto vagante da m--

-Vai al Diavolo!-

******

I suoi piedi avevano la strabiliante capacità di trascinarla in giro per la città senza che lei avesse una metà precisa da raggiungere, come in quell'istante. Stava attraversando le vie di Edo in religioso silenzio, spezzato di tanto in tanto dallo zampettare frenetico di Elizabeth; solo quando alzò lo sguardo, rendendosi conto di dove fosse effettivamente giunta, si fermò in mezzo alla strada. Fantastico... Con tutti i posto che c'erano, proprio davanti a casa Gintoki doveva fermarsi?! Va beh, già che c'era...

-Perché ti sei fermata?- Chyo guardò di striscio il cartello del paperone, poi tornò a fissare l'edificio davanti a sé deglutendo a fatica -C'è una cosa che devo fare, prima di tornare a casa- asserì assorta, muovendo le mani quando lo vide muoversi -No, no, aspettami qui!- e sorridente, corse sopra le scale che portavano alla porta d'ingresso. Prese un profondo respiro e sentendosi una scolaretta timida che entra nella classe dei senpai per chiedere un favore alla professoressa di turno, bussò piano, pregando che lui non ci fosse.

-Chi è?- aprì un occhio, ritrovandosi a guardare un ragazzo dai capelli corti e gli occhiali. Come lo aveva chiamato Gin? Quattrocchi, già -Ah, salve. Ha bisogno?-

Chyo guardò oltre la sua spalla, cercando di intravedere la figura del proprietario, scorgendo però solo l'esile sagoma della ragazzina dai capelli rossi -Salve, cercavo Gintoki. È in casa?- sorrise tirata.

Shinpachi si sistemò gli occhiali sul naso, scuotendo la nuca -Guardi, è andato via pochi minuti fa. Posso sapere chi lo desidera?-

-Ahm, che maleducata, non mi sono neppure presentata!- fece un breve inchino -Sono Chyoko Fujiwara, una--

-Tu essere sua compagna di letto!- si intromise Kagura, indicandola felice, sbucata dietro la spalla del ragazzo.

-Kagura, stai zitta!- gracchiò quello tappandole la bocca, accampando poi delle scuse nei suoi riguardi.

-La sua... Cosa?!- si ritrovò a biascicare guardandoli sconvolta. Insomma, come faceva quella ragazzina a sapere qualcosa di così intimo? Che poi, compagna di letto... Faceva tanto ragazzini disinibiti e sfaticati, troppo impigriti per potersi dedicare completamente ad una storia d'amore seria -No, no, per carità! Sono solo sua... Sua cugina!- batté le mani, orgogliosa della propria abilità di bugiarda; orgoglio che calò immediatamente quando si ritrovò ad essere squadrata da capo a piedi.

-Se tu essere cugina di Gin, perché non avere capelli argento?-

-Perché solo gli idioti della famiglia ereditano quel gene- e i due sembrarono averla bevuta perché dopo alcuni secondi si ritrovarono a dirle che sì, Gin era decisamente un idiota e adesso ne capivano il perché. Chyo sospirò, rifiutando l'invito per una tazza di the -Piuttosto, potrei sapere quando torna?-

-Dopo Luna di Miele!- cinguettò Kagura addentando un'alga, lasciandola senza fiato. Incredibile come il suo cuore si fosse spezzato senza far alcun rumore.

-Luna di Miele?- mormorò portando le dita alle labbra tremanti, chiedendosi perché facesse così male.

-Non gliel'ha detto? Si sposano oggi!- Shinpachi la guardò felice -Non gli dica chi gliel'ho detto io, ma Sacchan è incinta!- quattrocchi era perfino più pettegolo di Zura, mentre guardava circospetto.

-Ah, davvero...- si era ritrovata a sorridere amara -Fategli le mie congratulazioni, allora.- e dando loro le spalle se ne andò, svuotata di ogni energia, raggiunse Elizabeth cominciando ad incamminarsi senza proferire parola. Elizabeth la scrutava, ma lei lo ignorò mentre abbassava il capo, sentendosi minuscola come cinque anni prima. Nonostante tutto, era ancora intrappolata nelle proprie emozioni...

**********

Sbatté la porta di casa, zampettando pigramente verso la cucina per poter bere del latte alla fragola. I due coinquilini, sorridenti, lo fissavano divertiti -A quando la Luna di Miele?- domandò Shinpachi indicando l'orologio. Cavolo, era stato via tutta notte.

-Tu potere invitare almeno noi al matrimonio.- borbottò seccata Kagura, ma lui capì che era solo indispettita per non aver gustato il buffet. Che poi, il matrimonio nemmeno era stato celebrato visto che quella l'aveva incastrato. Pazienza, niente piccoli Sakata che avrebbero ciondolato in giro.

-O tua cugina- Shinpachi si sistemò gli occhiali sul naso guardandolo serio -E' passata ieri a trovarti, ma tu eri già scappato.- inizialmente Gin non diede peso alle parole dell'amico, troppo preso a togliersi l'abito elegante che indossava per mettersi comodo. Aveva passato una nottataccia e l'unica cosa che voleva adesso era riposarsi. Insomma, non solo non si era sposato ma aveva finito addirittura con il picchiare un ratto enorme! E senza ricevere alcun compenso per i propri servigi -Possibile che tu non le abbia detto che ti sposi? Mi è sembrata dispiaciuta quando l'ha scoperto.- si mise a braccia conserte, tamburellando le dita sul braccio.

Gin storse il naso a quella visione, sentendosi rimproverato come un moccioso, e mentre si grattava la nuca recuperò l'ultimo numero di Jump, pronto a sfogliarselo con calma -E' stato tutto deciso in fretta e furia, non ho avuto tempo per avvertire mia-- si bloccò di colpo, sollevando lo sguardo dal giornale -Ma, ehi! Io non ho una cugina!-

-Ha detto lei di esserlo... Aspetta, come si chiamava?- ponderò Shinpachi, mano sotto al mento.

-Chyoko Fujiwara!- l'esclamazione di Kagura giunse come un terremoto improvviso nel proprio animo -Io ricordare perché lei stesso nome di tua compagna di letto!-

-Non è che te la sei spassata con tua cugina, eh?- domandò Shinpachi esasperato ma tutto quello che fece fu posare delicatamente il giornale vicino a sé, per poi fiondarsi verso la porta d'ingresso, recuperando gli stivali.

-Perché le avete detto che mi sposto?!- no, no, no, assolutamente no! Aveva riacquistato la sua benevolenza a fatica! Non voleva perderla per un simile fraintendimento! -Spero non le abbiate detto che era incinta!- il silenzio eloquente dei due lo fece infuriare e voltandosi, vide Kagura che indicava pacata Shinpachi. Maledetta pettegola... -Scordati la paga per questo mese!-

-Hai due mesi di arretrati, Gin!- berciò seccato, facendolo sospirare. Possibile che quello pensasse solo al vile denaro? -Ma, si può sapere dove vai? La cena è quasi pronta!- strepitò Shinpachi in versione mammina, armato di cucchiaio e grembiule.

-Mi sono dimenticato di comprare il latte! E non mi aspettate, farò tardi!- si fiondò per le scale, precipitandosi in strada come una mandria di buoi, deciso a fare chiarezza con l'unica che, per quanto odiasse ammetterlo, valeva un po' di più di tutte le altre.

Ma a lei non lo avrebbe detto. L'avrebbe guardata, le avrebbe parlato e avrebbe sperato che lei fosse disposta a riaccoglierlo nella propria vita. Non avrebbe potuto più reggere il suo sguardo afflitto.

******

Girò la pagine degli annunci di lavoro con aria sconfitta. Le case da the le aveva inserite nella lista nera, così come probabilmente la titolare della casa aveva messo in guardia le altre commari. Cosa rimaneva? Aiuto cuoca... Nah, avrebbe di sicuro rotto qualche piatto; da scartarsi quindi anche le cameriere e le bariste. Parrucchiere? No, non sapeva maneggiare un paio di forbici e l'ultima volta che aveva provato a fare una tinta ad una collega, la poverina si era ritrovata con i capelli rosa confetto... Avendo usato una tinta nocciola. Volse la pagina, scacciando quel ricordo legato all'Atomic Wango e istintivamente si ritrovò a fissare il calendario su cui svettava il malefico cerchio rosso. Una settimana appena la separava dallo sfratto e se non si dava una mossa, sarebbe andata a vivere sotto un ponte. O da Katsura... No, preferiva di gran lunga la vita della barbona che un'esistenza da terrorista e ricercata! E poi, goffa com'era, la Shinsengumi l'avrebbe catturata subito.

Gettò il giornale di lato, conscia che per quel giorno poteva smettere con la ricerca. E poi, le notizie recenti l'aveva scombussolata troppo perché potesse davvero godersi quel giorno caldo e soleggiato. Le cose non cambiavano mai, avrebbe dovuto capirlo già da tempo, ma in cuor suo aveva sperato che Gintoki si fosse svegliato e che magari avrebbe cercato di fare ammenda.

-Non c'è niente da mangiare?- dietro di lei, Elizabeth fece svettare l'enorme cartello e Chyo, solo in quel momento, si rese conto di come il frigorifero fosse vuoto da tempo, ormai. E di come quell'alieno si fosse piantato in casa propria da quando Zura era scomparso per “una missione speciale e top secret” da cui lei si era saggiamente tirata fuori.

-Devo andare a fare la spesa- si rammentò ad alta voce, portando le mani sul pavimento, fissando la parete giallognola davanti a sé -Tanto non ho nulla da fare.- si alzò in piedi, strisciando fino alla porta recuperando il borsello dei soldi che piangeva, pronta a recarsi al mercato più vicino. Lanciò un'occhiata disgustata alla propria sciatta figura allo specchio e aprì la porta con forza, avvertendo un mugugno di dolore dall'altra parte: piegato sulle ginocchia, mano sul naso e sguardo di fuoco, c'era Gin che la fissava truce.

-Che ci fai qui?!-

Gintoki non le rispose subito mentre riprendeva fiato. Poi alzò il capo, piantando il suo sguardo stranamente deciso nei suoi occhi grigi ora spalancati per la sorpresa.

-Mi hai fatto male!- fu la prima cosa che le disse, alzando la nuca mentre respirava a fondo.

-Dovresti imparare a non stare dietro le porte!- strillò seccata, osservandolo poi stanca ed esasperata -Che cosa ci fai qui, Gintoki? Non era mica a sposarti o--

-Ah, chiudi la bocca!- lo vide grattarsi la chioma argentea, mugugnando qualcosa di incomprensibile. Poi alzò il capo, guardandola con quel suo solito sguardo deciso che tirava fuori solo nelle situazioni critiche. Beh, quella del resto lo era, no? -Ho il ramen.- fu tutto ciò che snocciolò, alzando il sacchetto bianco.

E lei avvertì un tuffo al cuore che la fece arrossire come una scolaretta. Se lo faceva entrare in casa, significava lasciargli campo libero nella propria vita e questa era già abbastanza incasinata perché quel cretino la sconvolgesse ulteriormente. Ma era tremendamente adorabile così impacciato e vagamente adolescente nonostante i suoi venticinque anni suonati e Chyoko, malgrado la scorza acida e da zitella, si era ritrovata a sorridere candida.

La felicità era un dono improvviso, così le aveva sempre detto suo padre. E lui gliene stava dando, senza nemmeno accorgersene, le stava dando la spinta per affrontare il giorno dopo, e quello dopo ancora. Decise di godere del proprio attimo di felicità. Quanto sarebbe durato? Non lo sapeva...

-Dai, entra- lo fece passare, preoccupandosi solo in quel momento del disordine che c'era in casa e della sua sciatteria -Ma non aspettarti un servizio da re.-

-A servire gli ospiti fai schifo!- si ritrovò a ridere divertita mentre chiudeva la porta.

Sapeva solo che Gintoki le piaceva esattamente come cinque anni prima.


*****

Note noiose dell'autrice:

Verrò trucidata se dico che questo capitolo non mi fa impazzire? ^^ Oh cielo, alcune scene mi piacciono molto, altre mi sembrano troppo sbrigative, ma purtroppo il capitolo era troppo lungo e non aveva intenzione di dividerlo in due, visto che nella mia scaletta deve succedere altro.

Come avrete potuto vedere, oggi Chyo è stata catapultata nel fidanzamento di Gin con Sacchan; spero di non aver reso troppo odiosa la ninja, non era mia intenzione visto che come personaggio mi piace abbastanza; solo mi sono basata su alcune scene dell'anime, quindi ho cercato di riportare il più fedelmente possibile alcuni suoi atteggiamenti.

Oggi sono un pezzetto del loro passato, purtroppo :( Ma credo che sia pieno di svolte e taaanta dolcezza, quindi direi che va bene così (e poi il capitolo era davvero troppo lungo perché potessi inserirne un altro!). Adoro la piega che sta prendendo il rapporto tra Gin e Chyoko e finalmente, le cose cominciano a smuoversi non solo ora che sono grandi ma anche da adolescenti. Vedremo che gli accadrà in futuro!

Chiedo venia per qualsiasi errore incontriate nella lettura! Ho riletto molto superficialmente, lo ammetto -.- Se me li faceste notare, sarà mia premura sistemare gli orrori grammaticali o di battitura :)

Ringrazio come sempre Elizabeth_smile e Dark_Glo che commentano sempre carinamente questa storia! Care, lo apprezzo davvero molto ♥ Aspetto il vostro pensiero anche su questo capitolo, sperando che vi piaccia come sta procedendo!


Alla prossima,

Geisha.

  
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