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Autore: Hiraedd    15/01/2012    8 recensioni
James Potter, è esattamente come chiunque non abbia gli occhi rivestiti di prosciutto e i capelli rossi (qualunque riferimento a persone realmente esistenti è pienamente voluto) può osservare ogni giorno… simpatico, sempre pronto a far ridere gli altri, generoso, darebbe la vita per i suoi amici e per quelli più deboli.
Peter Minus, beh, è Minus. Facendo coppia con lui nell’aula di Trasfigurazione ho imparato a conoscerlo meglio. Sempre in seconda fila, senza essere visto, sembrerebbe più una pedina che un giocatore. In realtà, mi sono accorta, è un giocatore tanto quanto gli altri.
Sirius Black... Sirius definisce tutti i confini. Gira per il mondo con scritto in fronte “QUI FINISCONO I BLACK E COMINCIO IO”.
Remus Lupin è la mente diabolica del gruppo. È il classico esempio di persona che tira la pietra e nasconde la mano, non per codardia, ma per quieto vivere. O meglio, fa tirare la pietra agli altri, decisamente, e si mantiene la sua reputazione da Prefetto e bravo ragazzo. Tutto quello che ci mette, è il cervello. Decisamente un personaggio degno di stima, un idolo (Dai pensieri di Marlene McKinnon)
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mary MacDonald, Peter Minus, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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LILY
MARLENE
SIRIUS
JAMES
MARY
ALICE
FRANK
PETER
EMMELINE
REMUS
REGULUS
RABASTAN
CORRISPONDENZA
 
 

Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto.
In realtà la mia è una battaglia disperata contro l'idea
che siamo tutti destinati a scomparire.
Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere.
È pura follia.*

 
 
-ehi, sei vivo?-.
La voce di Marlene mi fa sobbalzare, le mani ancora impastate nei regali delle mie fan –eh si, signori miei, per una volta nella vita ho vinto su James Potter!-.
-guarda qui, alcuni sono davvero utili! Questa, ad esempio, mi ha regalato una bellissima spazzola che dice “Sirius” ogni volta che mi pettino!- le faccio vedere tutto contento –e questa qui mi ha regalato un paio di boxer fantastici, guarda, hanno sopra la mia foto-.
Glieli mostro tutto contento, mi rendo perfettamente conto di sembrare un bambino con un nuovo giocatolo ma…
…ma non è esattamente quello che sono?
-fantastici- risponde con un sorrisetto –ora ti dispiacerebbe scendere con me? Lily sta quasi sclerando, James è geloso di un regalino di Boot e non la lascia in pace un attimo-.
Rido, è decisamente da James dimostrarsi geloso di UN regalo quando lui ne ha ricevuto ben CINQUANTADUE.
-arrivo subito- annuisco dando un ultimo sguardo ai regali.
-ma è davvero un calzascarpe quello?- mi chiede Lène fissando scettica il mucchio di oggetti che invade il mio letto.
Scrollo le spalle.
-beh, ho detto che alcuni sono davvero utili, altri proprio non li capisco. Oh, guarda!- esclamo poi prendendo in mano uno degli ultimi pacchetti che ho aperto –è una macchina fotografica, la porto giù così facciamo alcune foto-.
Lène sorride, voltandosi verso di me e dedicando un lungo sguardo alla mia nuovissima macchina fotografica.
-anche io voglio dei fan, non è giusto!- si lamenta un attimo dopo.
Io prendo in mano la macchina fotografica e sorrido.
-in realtà i tuoi fan sono tutti nel ripostiglio delle scope ad Hogwarts, con le braccia e le gambe tutte rotte e…- la anticipo con tono saputo –no, io non centro assolutamente nulla! Adesso, da brava, sorridi ed esclama gioiosamente “Sirius Black è il miglior ragazzo di tutto il mondo”-.
Click.

 
La foto mostra una bellissima ragazza con i capelli scuri un po’ scompigliati, gli occhi neri alzati al cielo quasi in segno di supplica e le mani giunte in preghiera. Muovendosi, continua a ripetere “Merlino!”
 
*
 
-per Merlino, Sir, tu non cambi mai!- esclamo divertita guardando Black rispuntare da dietro l’obbiettivo con un sorriso furbo stampato in volto.
-sempre ad insultarmi- mi fa notare precedendomi verso la porta –non hai detto che James è in pericolo?-.
In pericolo?
E quando mai avrei detto una cosa del genere?
-scusa? Quando l’ho detto?- chiedo interdetta.
-non hai forse detto che James sta facendo il geloso irritando la Evans?- mi domanda con un sorrisetto.
Annuisco.
-beh, la Evans irritata, secondo me, è uno dei pericoli più grandi che ci siano- mi dice soddisfatto –fa a gara solo con Voldemort, mia madre e la McGrannitt in babydoll-.
-sei un cretino-.
L’eco delle mie parole si spegne lungo il corridoio del primo piano, e fino a quando non arriviamo alle scale nessuno dice nulla.
-aspetta, stai ferma li dove sei- esclama ad un certo punto Sirius, così forte che mi fa sobbalzare, prima di gettarsi a pesce su di me.
-cosa…?-.
Click.

 
La foto, particolarmente caotica, ritrae due sagome in movimento, un ragazzo in primo piano che si lancia su una ragazza intenta, con occhi spalancati, ad abbassarsi. La foto magica mostra la successiva caduta, del ragazzo e della ragazza per le scale, gambe e braccia attorcigliate.
 
*
 
-Sirius, sei un cretino-.
La voce della mia migliore amica mi sorprende, non tanto per quello che dice ma per il tono, a metà tra l’irritato e il divertito, che raggiunge me e James in sala da pranzo.
La colazione è pronta sul tavolo, mancano ormai solo Marlene e Sirius.
Dorea guarda tutti trepidante per non so che cosa, Charlus e James stanno addentando il loro pezzo di torta allo yogurt e io bevo il mio caffè bagnandoci dentro un biscotto al cioccolato.
-buongiorno a tutti, gente- ci saluta Sirius entrando preceduto da Marlene.
Dorea e Charlus salutano con un sorriso, James con un grugnito forse un po’ risentito a causa di quella loro strana gara dei regali di natale e io con un cenno dell’unica mano libera che mi ritrovo.
-è una macchina fotografica, quella, Black?- chiedo interessata portandomi alla bocca il biscotto.
-si, il biglietto era firmato qualcosa come Rose McKingole-.
-…McKintale, è di tassorosso- lo correggo io –sono quasi sicura che a Hogwarts non ci sia nessuna McKingole-.
-ecco, si, brava, quella- annuisce lui.
-sono buonissimi questi biscotti!- faccio notare sporgendomi per prenderne un altro –sono davvero…-
-ti piacciono?- esclama Dorea tutta gioiosa –sai, li ho fatti stamattina, insieme alla torta allo yogurt-.
Nella sala succedono parecchie cose contemporaneamente:
per prima cosa si sentono cadere le forchette di Charlus, James e Sirius ad una sola voce, producendo un
tintinnio sui piattini di porcellana piuttosto inquietante; per seconda cosa, sia Charlus che Sirius si alzano dalla sedia cautamente allontanandosi il più possibile dal tavolo, mentre James si fionda su di me picchiettandomi il polso per farmi mollare il biscotto.
Sbalordita alzo gli occhi dal tavolo a Dorea Potter, che ha un aria piuttosto abbattuta dipinta sul volto, a suo marito, che le batte una mano sulla spalla per consolarla.
Alla fine, la voce di Sirius ci sorprende, allegra come poco prima.
-fate tutti un bel sorriso….- esclama divertito –questa si intitolerà “Quando Dorea Potter cercò di avvelenarci tutti!-.
Click.

 
La foto ritrae un gruppo di persone attorno ad un tavolo. Sulla sinistra un ragazzo di profilo con i capelli particolarmente scomposti e gli occhiali in bilico sul naso che guarda con terrore un piatto con una fetta di torta addentata, mentre vicino a lui una ragazza con lunghi capelli rossi si guarda in giro disorientata con le mani ancora nell’atto di portare qualcosa alla bocca. Un signore sui quarantacinque anni è in piedi dietro alle spalle della moglie, una donna molto bella e molto abbattuta, e le batte gentilmente una mano sulla spalla, come a consolarla. Per ultima, una ragazza seduta davanti ai due coniugi, si tiene la pancia dal ridere e guarda il fotografo con gli occhi scuri lacrimanti.
 
*
 
Quando vedo la campagna inglese addormentata sotto la neve fare capolino davanti ai miei occhi dopo la materializzazione tiro un sospiro profondo. Sempre a braccetto, riesco a sentire gli occhi di Gideon su di me.
-casa nostra- mi fa notare indicandomi una casupola di modeste dimensioni proprio sul limitare di un boschetto ora spoglio.
Annuisco con un sorriso.
-è un bel posto in cui vivere- commento continuando a guardarmi intorno –adoro la campagna-.
Gideon continua a guardarmi e, mentre un sorriso gli nasce sulle labbra, arriccia la fronte.
-non c’è alcun tipo di  vita di società, in campagna- mi fa notare.
Rido divertita.
-questo la rende ancora migliore- rispondo pensando a tutte quelle odiose cene da purosangue fissati –e poi, guarda, quel posto li è ottimo per giocare a quidditch!- replico entusista.
Lui sorride in risposta.
-si, normalmente giochiamo li con Sturgis e Dearborn- mi dice soppesandomi con lo sguardo –anche tu giochi a quidditch-.
-certo, sono la battitrice di grifondoro- annuisco, perdendo il sorriso d’un tratto –mi hanno offerto un posto da riserva, l’anno prossimo, nei Magpies, ma non credo che accetterò-.
Lui mi guarda sbalordito.
-come non accetterai!? Ti stanno antipatici?- mi chiede forse cercando di capire come io possa volermi far fuggire dalle mani un’occasione tanto ghiotta.
-è che non…- esito un attimo –non sarei utile a nessuno, giocando a quidditch mentre c’è la guerra. Penso che tenterò anche io di entrare al ministero in un modo o nell’altro, magari tra i tiratori scelti-.
Scuoto le spalle scostando lo sguardo dal suo e fissandolo in un punto imprecisato, nella campagna.
Lui tace per qualche minuto, così tanto che quasi credo abbia abbandonato il discorso.
Intanto mi fa strada verso la casa, apre la porta e mi fa cenno di entrare.
Questa, è una vera sorpresa.
Da fuori, la casupola di legno, pare piccola. Appena entro, invece, una sala piuttosto grande mi accoglie, davanti a me un consunto divano scuro con un sacco di cuscini colorati, un caminetto perennemente acceso e un tavolo per sei persone in legno di quercia dall’aria possente.
-è…- cerco le parole adatte. Diversa da casa mia? Non c’è dubbio. Modesta? Anche questo è vero –piena di vita- annuisco alla fine.
Su ogni superficie piana decine di fotografie che si muovono mi salutano entusiaste, alcune raffiguranti Fabian e Gideon, altre raffiguranti una coppia di signori dai capelli rossi che devono avere qualche anno in più dei due gemelli, e altre ancora sembrano foto di famiglia con tanto di nonni al seguito.
Alcune, poi, raffigurano tre bellissimi bambini di diverse età, uno sui sei o sette anni, uno di poco più piccolo e uno che deve averne al massimo due o tre. Vedo poi una foto in cui un Fabian –dovrebbe essere lui- e una Dorcas sorridente e quieta si abbracciano davanti al camino, poi una foto della ragazza in divisa di medimaga con un sorrisone che le illumina gli occhi e infine sempre lei più sei ragazzi, di cui cinque in uniforme perfetta di Hogwarts in quello che deve essere l’ultimo giorno di scuola.
-ti piacciono?- mi chiede vedendo che non riesco a distogliere gli occhi dalle fotografie –mamma aveva la passione delle foto, e anche Dorcas è un po’ fissata-.
Annuisco appena.
-sono molto belle- gli dico poi sporgendomi verso l’ultima foto, quella di tutti insieme a scuola –posso?-.
Lui annuisce e sorride appena.
-quelli siamo io e Fabian…-
-già, lo vedo- ridacchio.
-…si, beh… poi li ci sono Sturgis Podmore e Caradoc Dearborn, sono quelli in piedi accanto a noi, li hai già visti alla riunione dell’ordine, se non sbaglio- mi mostra i due ragazzi che, effettivamente, ricordo di aver già incontrato –e quello è Benjy Fenwick, anche lui dell’ordine, l’eccezione ambulante di serpeverde. Il ragazzo scuro di pelle è uno dei nostri migliori amici, ma adesso è all’estero a seguire un corso di addestramento specialistico in Germania, mi pare, per passare di livello tra gli Auror. Si chiama Kingsley Shacklebolt-.
Annuisco.
-era il vostro ultimo giorno a Hogwarts?- chiedo curiosa.
Lui mi guarda stupito.
-sembriamo davvero così tristi?- mi chiede poi in risposta.
Scuoto la testa.
-non tristi, è… non so, forse ho solo indovinato-.
La mia frase è seguita dal silenzio, ma non un silenzio imbarazzato come quelli che ci hanno sorpreso prima, a Godric’s Hollow. Questo è uno di quei silenzi che dice molte cose, tutte insieme ma senza alcun caos, o forse dice solo che potrebbe continuare all’infinito senza mai mettere a disagio nessuno.

 
*
 
-James, ti hanno mai insegnato a tenere in ordine la tua stanza?- mi chiede Lily storcendo il naso quando entra in camera mia.
Io ghigno indicandole la porta spalancata oltre il corridoio della stanza dirimpettaia alla mia.
-quella di Sirius è peggio- le rispondo.
Lei mi guarda divertita.
-e questa che risposta sarebbe?- mi chiede mettendosi le mani sui fianchi.
Scrollo le spalle con un ghigno senza rispondere altro.
Lei si guarda attorno, curiosa, come se non fosse ancora mai entrata nella stanza.
-perché hai insistito per portarmi qui?- mi domanda dopo qualche minuto di silenzio.
Mi abbasso accanto al letto.
-hai ricevuto dei bei natali per questo regalo?- le chiedo sovrappensiero cercando quello che sto cercando sotto al letto.
-…cosa?- mi risponde divertita bloccandosi nella sua ispezione e voltandosi verso di me all’improvviso.
-scusa…- le dico allora con un sorriso capendo di aver detto qualcosa di assolutamente poco sensato –chiedevo cosa hai ricevuto per natale, a parte quella spilla da quel cretino di Boot-.
Lei mi guarda con occhi fiammeggianti.
-mi ha regalato un ciondolo, non una spilla- precisa irritata –e poi, Boot non è un cret…-
-si, si, certo- la interrompo con un sorrisetto, cercando di aggiustare il tiro quando la vedo stringere i pugni –lo sai che hai degli occhi fantastici? Hanno lo stesso identico colore dell’Avada kedavra-.
Lei mi guarda interdetta, poi un piccolo sorriso le nasce sulle labbra prima tirate in una smorfia di disappunto.
-lo sai che fai schifo a fare i complimenti?-.
Ridacchio e poi, trattenendo uno strillo, sobbalzo quandoqualcosa mi artiglia una mano da sotto il letto.
-Jamie, cosa stai…-
-spero di non far schifo anche a fare i regali, allora- cerco di distoglierla da quello che sto facendo con un sorriso seducente.
Lei strizza le labbra.
-non saprei, non me lo hai fatto il regalo- mi dice con disinvoltura cercando di mascherare il disappunto nella voce.
Sorrido appena, mordendomi le labbra quando ancora le mie dita vengono straziate da quelle piccole unghiette malefiche.
Stufo, ringhio rivolto al materasso, o meglio, a ciò che sta sotto al materasso.
-James, mi vuoi dire che diavolo stai facendo?- esclama alla fine, probabilmente stanca del mio calo d’interesse verso di lei.
Mi rialzo, sbuffando.
-ascolta Lily, non era questo il modo in cui volevo darti il mio regalo e…-
-il tuo regalo?-.
-esatto, il mio regalo. Ci ho provato, davvero, ma proprio non ci riesco. Se vuoi il mio regalo, devi andartelo a prendere- termino con serietà indicandole il letto.
-hai nascosto il mio regalo sotto al tuo letto?- mi chiede stranita.
Sbuffo.
-beh, diciamo che ci è andato da solo, sotto al mio letto- specifico irritato –credo che sia spaventato dall’odore di Sirius e…-
-puzza così tanto, Sirius?- mi chiede curiosa e divertita.
-non in quel senso, non…- balbetto stupidamente –oh, insomma, guarda sotto al letto-.
Con una risatina si china e si affaccia alzando appena la trapunta porpora che ricade ai lati del mio letto.
-stai attenta che graffia- la informo portandomi la mano offesa alle labbra e tentando di lenire il dolore.
-oh che tesoro- mi risponde lei affannandosi a portare un braccio sotto al letto –vieni qui amore caro, sei un fantastico gattino!-.
 
*


-Mr. Tomato-
-secondo te assomiglia ad un pomodoro?-
-Socrate-
-non so chi sia costui, ma decisamente ha un brutto nome-
-Ramses-.
-c’era un giocatore di quidditch, una volta, che si chiamava così. Mi pare giocasse nei Tornados, fu la delusione più completa, giocava da cercatore e in tutta la sua carriera ha preso solo tre boccini -.
-Nimbus-
-la marca di una scopa? Vuoi chiamare il tuo gatto con la marca di una scopa? Poi sono io quello fissato con il quidditch-
-Stellafreccia-.
-Lily, amore, quando avremo un figlio mi ricorderai che nella scelta dei nomi tu fai schifo?- mi chiede teneramente James rivolgendomi uno sguardo a metà tra il tenero e il rassegnato.
In tutta risposta, spostando Polpettone nell’altra mano, gli concedo di guardare da vicino il mio palmo spalmato sulla sua guancia.
-…e ricordami anche che hai la mano pesante- conclude riaggiustandosi gli occhiali con una risata.
-Adone- concludo –si chiamerà Adone-.
Indico il gattino che ci sta guardando con due enormi occhi scurissimi come chiedendosi dove mai sarà capitato. È bellissimo, con questo suo foltissimo pelo lungo e bianco striato di nero e le orecchie piccole e sormontate da un ciuffo simile a quello delle linci.
-Adone?- mi chiede stranito il mio ragazzo.
Annuisco, convinta.
-perché, cosa ha che non va Adone?- gli chiedo minacciosa.
Lui sospira.
-beh, è meglio di signor Pomodoro, in effetti- conclude –e anche di Stellafreccia, se proprio vogliamo dirla tutta-.
Sorrido, poi lascio una carezza sulla fronte del gatto, dove alcune linee nere disegnano sul bianco del pelo una M accennata.
-è bellissimo- commento alla fine, con un sorriso in direzione del gatto e uno in direzione del mio ragazzo –grazie, James-.
Lui mi sorride in risposta, lasciando che i suoi occhi rispondano al mio ringraziamento.
Restiamo a guardarci per un tempo indefinito, una vicino all’altro, poi la porta della stanza si spalanca e io cerco con lo sguardo il nuovo arrivato.
-sorridete!?- esclama Sirius con la sua nuova macchina fotografica in mano.
Sospiro, alzando gli occhi al cielo.
-Merlino, Sir, chi ha avuto la brillante idea di regalarti questo aggeggio infernale?-.
Sirius sorride sardonico e con astuzia attiva il flash.
Click.
 

La foto mostra due ragazzi, seduti l’uno accanto all’altro, in evidente stato d’agitazione, lei con le mani impegnate a trattenere un gattino di dimensioni minuscole in preda al terrore scaturito, probabilmente, dall’esplodere del flash. Il ragazzo mostra, sul viso e sulle mani, segni di graffi freschi.
 
*
 
-maledetto…-
-Sirius Black, vieni subito qui!-
-ah ah, ma che hai fatto?-
-figlio di un cane sdentato e pulcioso che non sei altro-
-arrogante pallone gonfiato stupito e con cervello menomato di un Black!-.
Continuo a ridere cercando, di tanto in tanto, di riprendere fiato mentre guardo, in compagnia di un delizioso gattino, la scena comica davanti ai miei occhi.
Lily, con in mano la bacchetta sguainata e occhi che lanciano anatemi che uccidono ovunque, corre dietro ad un ghignante Black che se la da a gambe. Dal bagno, invece, arrivano le urla e gli improperi di James, che di tanto in tanto si affaccia dalla porta mostrando le sue ferite di guerra come un trofeo e sbraitando contro il suo –credo ex- migliore amico.
Io, accomodata sul letto di James, ovviamente mi gusto la scena.
Ci vorrebbero i crocco-corn, quelle nuvolette bianche e saporite che Emmeline ci concede di mangiare quando andiamo a casa sua a vedere i filt con lei.
-Sirius…- alla porta della stanza zia Dorea si schiarisce la voce, dedicando appena uno sguardo rassegnato alla camera del figlio, ridotta peggio che mai.
-maledetto di un Black che non sei altro, dovrebbero spedirti al San Mungo per ferite accidentali al cervello, ecco cosa dovrebbero fare, rinchiuderti a doppia mandata in un ospedale psichiatrico con la camicia di forza…-.
-Sirius…- zia Dorea riprova a farsi sentire, trattenendo un sorriso che però riesce a far capolino lo stesso sulle sue labbra perfette.
-eddai, Evans, è stato uno scherzetto, niente di che…-
-Sirius…-
-uno scherzetto da niente?- si intromette James sporgendosi dalla porta del bagno –quella bestiaccia mi ha quasi cavato un occhio!-.
-Sirius Black, potresti prestarmi ascolto solo un secondo?- alla fine, Dorea riesce a farsi sentire alzando un poco la voce ed entrando nella stanza.
-mamma, stiamo facendo un discorso serio!- replica James con il tono di chi la sa lunga.
-James Potter, ritieniti fortunato che io non abbia commentato le condizioni in cui versa adesso la tua camera, dico solo che sembra un campo di battaglia- lo interrompe Dorea –e adesso, Sirius, questa ti è arrivata con un gufo reale scuro dall’aria distinta… sembrava uno dei gufi dei Black, caro-.
Sirius perde l’aria felice così come l’aveva acquistata, e tende rigidamente la mano all’indirizzo della Zia, che gli porge la lettera con uno sguardo rattristato ma colmo di affetto.
-sai che te lo risparmierei, caro, se potessi, vero?- gli sussurra poi passandogli una mano lieve e delicata tra i capelli.
Sirius sorride appena e annuisce.
Poi si dedica alla sua lettera velocemente, rivolgendomi però un lungo sguardo. Credo si stia chiedendo se queste nuove notizie centrino con me e con quello che abbiamo fatto.
Una volta aperta, scorre la lettera con occhi veloci che sembrano quasi impazienti di terminare la lettura. Arrivato in fondo, lo vedo alzare di nuovo lo sguardo sulla prima riga e iniziare ancora, dall’alto verso il basso, a leggere la scritta.
-chi…?- è James a chiederlo.
-Regulus- mormora Sirius passandogli la lettera.
Io sussulto, lui mi guarda e scuote la testa, come a dirmi che non sono io il motivo di quella corrispondenza.
James inizia a leggere la lettera.
 

Grimmauld Place, 25 dicembre 1977
 
Sirius,
sono obbligato ad informarti della prematura scomparsa di Alphard Black.
Sei atteso per la lettura del testamento il 2 gennaio 1978 alle ore 11.30 in Diagon Alley, all’ufficio del signor Lawrence Stoiner.
Non sei obbligato a rispondere a questa lettera, tanto non leggerò comunque ciò che manderai indietro.
Un buon natale a te e alla tua fiamma.
Regulus Arcturus Black

 
-è morto lo zio Alphard- sussurra Sirius guardando il soffitto.

 
*Robert Doisneau
 
 
 
 
NOTE:
Buonasera! Ebbene, ecco qui un capitolo piuttosto leggero ma, a parer mio, anche piuttosto riuscito. Mi piace molto il poter raccontare attraverso le foto scattate la storia dei personaggi, direi che non è da buttare come idea!
Ringrazio tutti per le recensioni allo scorso capitolo, mi emoziona sempre leggerle e spero proprio che non diminuiranno!!!!!
Non ho niente da dire, direi, su questo nuovo capitolo, escluso che davvero prometto solennemente che la Remmeline si sta avvicinando (scommetto che qui qualcuna si sente tirata in causa!), un grazie grazissimo ancora a chi legge questa storia!
Buona lettura,
un bacio,
Hir
   
 
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