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Autore: Jane The Angel    31/08/2006    11 recensioni
mi è piaciuta l'idea, vista in parecchi ff, di inserire i personaggi in un diverso contesto storico, perciò ho deciso di farlo anche io. Il periodo è il medioevo. Ron è figlio del signorotto della contea di Ottery St. Catchpole, Hermione una semplice contadina... principalmente (al solito) è una Ron/Herm, ma può darsi che inserirò altre coppie andando avanti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La fine di Manor

Una delle guardie delle mura corse nel castello, gridando gioiosamente che la guerra era finita, che Manor era caduta, e corse di stanza in stanza, da un corridoio all’altro, urlando la notizia e abbracciando chiunque incontrasse per la sua strada.

Non appena la notizia giunse alle orecchie di Hermione e Ginevra, le due corsero fuori dal castello per la via più breve di cui Ginevra era a conoscenza e si fecero largo tra la folla che in giardino circondava i soldati che stavano rientrando dal cancello. Ginevra vide Harry, gli corse incontro e lo abbracciò con entusiasmo, ma il ragazzo la fermò e le indicò due guardie che stavano entrando in quel momento nel cortile. Reggevano una barella creata con uno scudo, e camminavano in fretta, mentre messer Arthur dietro di loro camminava in fretta con sua moglie, e parlavano inquieti. Ginevra rimase immobile, paralizzata, e vedendo la reazione dell’amica Hermione si affrettò a farsi largo tra la gente per vedere chi era che veniva trasportato nel castello così di corsa. Riuscì solo ad intravederlo, prima che madonna Molly ordinasse alle guardie –Portatelo immediatamente da madonna Bianca!-, ma lo riconobbe immediatamente. I capelli rossi, l’armatura che lei stessa lo aveva aiutato ad indossare... non c’erano dubbi sull’identità del ferito.

-Ronald...- sussurrò mentre le lacrime le salivano agli occhi. Si voltò e raggiunse Harry e Ginevra, che piangeva poggiata al petto di Harry –è... è...-

-No.- rispose Harry –Me è ferito molto gravemente. Non so se...- messer Harry si interruppe, lo sguardo grave. Hermione annuì e Ginevra soffocò un singhiozzo.

Ronald venne portato nella sua stanza, dove venne immediatamente raggiunto da madonna Bianca e dalle sue aiutanti. La ferita venne accuratamente lavata e fasciata. Dopo due ore, le donne uscirono dalla stanza insieme a messer Arthur, che era rimasto con suo figlio. Davanti alla stanza si erano radunati i fratelli Weasley, madonna Molly, Harry, Hermione, madamigella Fleur, Neville, Luna e la signora Paciock. Tutti loro erano rimasti immobili davanti alla porta, senza osare entrare per paura di ciò che avrebbero potuto trovare all’interno della stanza.

Messer Arthur scambiò qualche parola con la moglie, sottovoce, ed entrambi entrarono nella stanza. Madonna Molly aveva gli occhi velati di lacrime.

Madonna bianca stava per andarsene insieme alle sue aiutanti, ma Frederique la fermò –Cosa succede? Come sta Ronald?- domandò esprimendo la domanda che tutti desideravano porre.

La donna si bloccò e lentamente si voltò verso il gruppo. Sembrò soppesare le parole, e infine disse –Beh... ho fatto tutto ciò che ero in grado di fare...-

-Significa che...- balbettò Ginevra, pallida.

-No, mia signora, non è morto... o almeno non lo è ancora. Tuttavia, se la febbre non sarà passata tra tre giorni, temo che le speranze che si riprenda siano minime.- spiegò madonna Bianca.

Il giorno seguente ai fratelli fu concesso di entrare nella stanza di Ronald. Ginevra, Frederique, George, Percivald, Bill e Charlie entrarono uno alla volta e rimasero ognuno nella stanza per meno di una decina di minuti ciascuno. Hermione ed Harry attesero davanti alla porta che la triste processione avesse termine. Ginevra fu l’ultima ad entrare, e ne uscì quasi subito, in lacrime. Messer Ronald ancora non si era svegliato quando giunse l’alba del secondo giorno.

Ad Harry fu permesso di far visita all’amico, e con somma sorpresa di Hermione madonna Molly disse anche a lei di entrare, quando Harry fosse uscito. Hermione attese e quando venne il suo turno entrò nella stanza. Ronald era steso sul letto a baldacchino scarlatto e dorato al centro della stanza. Accanto al suo letto c’era una sedia, girata verso di lui. Hermione si avvicinò timorosa e si sedette. Ronald era immobile, coperto da un lenzuolo fino al petto in gran parte fasciato da bende insanguinate, una pezza bagnata d’acqua fredda sulla fronte.

-Non... non ricordi cosa ti avevo detto?- domandò Hermione –Che ci saremmo rivisti. Beh, io ti sto vedendo, ma tu non vedi me. Non stai rispettando il patto...- soffocò un singhiozzo –Tu mi hai salvata, quel giorno al campo... io però non posso fare niente per salvarti.- si morse il labbro, ma le lacrime continuavano a scendere. Si alzò di scatto e uscì dalla stanza. Ora capiva perchè nessuno rimaneva tanto con Ronald. Era impossibile rimanere lì a guardarlo senza voler scappare via.

Il terzo giorno, tutta la famiglia tratteneva il fiato insieme all’intera corte, mentre madonna Bianca entrava nella stanza con le sue aiutanti per verificare la temperatura corporea di Ronald. La donna uscì dopo dieci minuti, e non ebbe bisogno di parlare. La temperatura non si era abbassata.

Furono giorni tristi per tutti, quelli che seguirono. Ogni giorno madonna Bianca controllava Ronald, e ogni giorno la famiglia, Hermione ed Harry si radunavano davanti alla porta sperando di vedere un sorriso sul volto della donna. Ma le buone notizie che attendevano non arrivarono nemmeno l’ottavo giorno.

Era il tramonto. Erano ormai nove giorni che Ronald non riprendeva conoscenza, e la corte sedeva a tavola per la cena. Tutti rimanevano in silenzio mentre fuori scrosciava una pioggia temporalesca. Alcuni servi portarono via piatti e posate per lavarli, anche se pochi avevano toccato cibo quella sera. Hermione fissava davanti a sé, lo sguardo vuoto. Se solo lui avesse lasciato perdere, se non l’avesse aiutata, se lei avesse avuto il buon senso di stare zitta, invece di raccontare tutto ciò che aveva portato alla battaglia…

Improvvisamente un paggio entrò correndo, agitato quasi come quando messer Lucius era giunto al castello con Lord Voldemort.

-Signore!- esclamò il paggio –Mio Signore! C’è un pellegrino che chiede di vedervi.-

-Non ha un nome questo viandante?- domandò messer Arthur accigliato.

-Dice di chiamarsi Albus Silente, mio Signore.- disse il paggio.

-Mai sentito nominare...- disse tra sè il Signore di Ottery –Bene, andiamo a sentire ciò che desidera questo Albus Silente.

La famiglia, Harry, Hermione e Neville si alzarono e tutti seguirono messer Arthur fino al corridoio d’entrata del castello. Una guardia accompagnava quello che doveva essere il pellegrino. Indossava un mantello blu notte con il cappuccio, che teneva ben calato a coprire il volto. L’unica cosa che si poteva notare era che doveva essere piuttosto alto.

-Pellegrino, che siate il benvenuto nel nostro castello, anche in questi giorni cupi.- disse messer Arthur –Ma posso domandarvi chi siete?-

-Il mio nome è Albus Silente, ma in molti paesi sono conosciuto come Fenice Dorata.- disse l’uomo, e si tolse il cappuccio. Immediatamente tutti avvertirono una sensazione di fiducia, e di immensa bontà. Era un uomo di età indecifrabile, i capelli e la barba bianchi splendenti, lunghissimi, e gli occhi azzurri come un cielo estivo senza nubi.

-la Fenice Dorata...- disse Neville, e qualcosa scattò anche nella mente di Hermione. Quante volte la signora Paciock aveva raccontato loro la leggenda della Fenica Dorata, che avrebbe portato via il dolore e la sofferenza dal mondo? Non avevano mai pensato che in realtà la leggenda parlasse di un uomo, ma vedendo la saggezza che si poteva leggere negli occhi di Silente nessuno di loro due dubitò che quella fosse davvero la Fenice Dorata.

-Sono un guaritore.- continuò messer Albus –E alle mie orecchie sono giunte voci riguardo un ragazzo che in questo castello combatte contro la morte.-

-Le voci sono giuste...- mormorò messer Arthur –Mio figlio è stato ferito in guerra. Potete salvarlo?- la voce di messer Arthur era piena di speranza e gli occhi di Silente luccicarono per un secondo –Posso tentare.- replicò.

Messer Arthur rimase un secondo in silenzio, i suoi occhi fissi in quelli di Silente, poi disse –Se lei tentasse, ne sarei onorato. Se riuscirà a salvare mio figlio, chieda in ricompensa tutto ciò che desidera.-

-Me ne ricorderò.- disse Silente con uno strano sorriso. Messer Arthur guidò Silente verso i piani superiori, seguiti dal resto della famiglia e, come sempre, anche da Harry, Hermione e Neville, più madonna Bianca, che poco si fidava di quell’uomo che si diceva guaritore. Il gruppo giunse davanti alla porta della stanza, ed entrarono tutti. Silente rimase immobile per qualche secondo, studiando il ragazzo. Poggiandogli una mano sulla fronte, avvertì l’alta temperatura –Sembra esattamente come pesavo.- disse, parlando forse a sé stesso, forse agli altri. Rifletté qualche minuto, poi disse –Posso chiedervi di lasciarmi solo con il ragazzo? Abbiate pazienza, ma sono piuttosto geloso della segretezza del mio operato.-

Non senza qualche dubbio, messer Arthur acconsentì, e tutti tranne Silente lasciarono la stanza. Tuttavia il gruppo rimase lì ad aspettare. In meno di cinque minuti Silente aprì la porta e disse –Ho terminato, e sembra proprio che abbia funzionato. Potete entrare.-

Messer Arthur entrò per primo, seguito a ruota dagli altri. Madonna Bianca, diffidente, poggiò una mano sulla fronte di Ronald, e la sua espressione divenne sorpresa –Non riesco a crederci, la febbre si è certamente abbassata, se non è del tutto scomparsa!-

In aggiunta a quelle parole, messer Ronald aprì faticosamente gli occhi.

L’incredulità si leggeva negli occhi di tutti. Com’era possibile che quell’uomo, in pochi minuti, fosse riuscito a guarire un malato dato ormai quasi per morto? Madonna Molly e messer Arthur si avvicinarono immediatamente al figlio, Ginevra abbracciò Harry singhiozzando sollevata, Frederique e George improvvisarono una specie di balletto da taverna, Bill abbracciò Fleur, Charlie si avvicinò anche lui al letto. Hermione non osava quasi crederci, ma era certa di aver visto di nuovo aperti gli occhi azzurri del ragazzo. Per non cadere a terra dovette poggiarsi a Neville, che la sostenne seguendo con lo sguardo messer Silente, che era rimasto fermo in un angolo della stanza e che in quel momento se ne stava andando.

-Messere, vi devo la vita di mio figlio!- esclamò messer Arthur fermando l’uomo.

-Ma ora sarebbe meglio uscire, così che io possa visitare il ragazzo per essere certi della sua completa guarigione.- disse madonna Bianca in un tono che non ammetteva repliche, nemmeno dai suoi Signori, che uscirono eccitati.

Hermione, in coda per la porta, si voltò verso il letto a baldacchino. Madonna Bianca aveva fatto sedere Ronald, che stava ora appoggiato allo schienale del letto. Ronald si voltò verso la porta e incontrò lo sguardo di Hermione, sorridendole. Hermione si morse il labbro, imponendosi di trattenere le lacrime di gioia che spingevano per uscire.

-Chiedete qualsiasi cosa.- disse messer Arthur a Silente –E vi sarà data. Non c’è prezzo per ciò che ci avete donato.-

-Non c’è prezzo, avete ragione.- disse Silente –Per questo io non do alcun prezzo al mio operato. Non desidero nulla da voi, messere, né dalla vostra famiglia.-

Messer Arthur fece per replicare, ma Silente si era già calato il cappuccio sugli occhi e, voltatosi, si era incamminato verso l’uscita, il mantello che svolazzava dietro di sé.

Madonna Bianca sostenne che era meglio se Ronald si fosse riposato, per quel giorno, per cui non permise ad altri che ai suoi genitori di entrare. Ma Hermione poteva aspettare, non aveva alcuna fretta di vederlo. Saputo che stava bene, era ora preoccupata all’idea di parlargli. Aveva preso infatti una decisione, non senza sofferenza. Sarebbe andata via dal castello e da Ottery. Dal suo arrivo al castello troppe brutte cose erano accadute, sarebbe stato meglio per tutti se fosse partita.

Quando quella sera ne parlò a Ginevra, la ragazza rimase stupita –Ma Hermione, non dire stupidaggini! Era inevitabile che prima o poi scoprissimo ciò che accadeva al popolo, ed è stato meglio ora che dopo, i cittadini avevano già sofferto troppo!-

-Ma è a causa mia che Ronald…-

-Non dire idiozie, la colpa è del duca e del conte, e hanno pagato.- la interruppe Ginevra.

-Ma non posso fare a meno di sentirmi in colpa.- ribatté Hermione. Ginevra comprese che sarebbe stato inutile discutere –Promettimi due cose, però.-

-Dimmi.-

-La prima è che tornerai per il matrimonio mio e di Harry.-

-Non lo perderei per nulla al mondo.- sorrise Hermione.

-La seconda… è che lo dirai a Ronald.- era l’ultima carta che Ginevra poteva giocare, suo fratello. Aveva capito, forse prima di tutti, che c’era qualcosa che legava suo fratello ad Hermione, e forse quella cosa poteva convincere la ragazza a non partire –Non gli lascerai un messaggio, non gli manderai una lettera. Aspetta che ti sia permesso di vederlo, e digli di persona che vuoi partire. Altrimenti ne soffrirebbe troppo.-

Suo malgrado, Hermione accettò.

Non le fu permesso di vedere Ronald per i due giorni successivi. Il terzo giorno, tuttavia, madonna Molly bussò alla sua stanza.

-Madonna Bianca ha dato a tutti il permesso di entrare.- disse la donna –Vuoi vedere Ronald?-

Hermione annuì, e madonna Molly la accompagnò fino alla porta chiusa della stanza.

-C’è Harry, ora. Quando uscirà, puoi entrare.- disse la Signora di Ottery, poi lasciò sola Hermione. Harry uscì dopo un po’, felice di aver finalmente rivisto l’amico.

-Come sta?- domandò Hermione.

-Bene.- rispose Harry –E credo che ti stia aspettando.-

Senza capire, Hermione entrò timidamente nella stanza –Permesso?- domandò. Ronald era seduto sul letto, ma si vedeva che stava meglio. Non era sotto le coperte, era seduto e sul materasso era poggiato un libro aperto a metà.

Ronald alzò lo sguardo e un sorriso gli illuminò il volto –Entra!- esclamò allegro –Speravo che tu venissi!-

Hermione sorrise arrossendo, entrò e si chiuse la porta alle spalle. Poi si avvicinò e notò che la poltrona che fino all’ultima volta era stata accanto al letto non c’era più, così rimase in piedi.

-Siediti.- la invitò Ronald indicando il letto. Un po’ imbarazzata, Hermione obbedì –Sono felice che stiate bene.- disse.

Ronald si accigliò –Strano, credevo che fossimo passati al tu…-

-Scusa, è vero…- Hermione strinse il pugno. Perché sentiva le lacrime pulsare per uscire? Ronald stava bene, dopotutto.

-Oh, quasi dimenticavo!- esclamò Ronald alzando la manica della camicia e rivelando il bracciale di corda di Hermione. Fece per slacciarlo, ma Hermione lo fermò –No… aspetta… tienilo.- disse.

-Non posso… è importante per te, e avevi detto che…- disse Ronald accigliato.

-Tienilo, ti prego… come… mio ricordo. Non voglio che… ti dimentichi di me.- disse incerta Hermione.

-Come posso dimenticarti?- domandò Ronald, il cipiglio sempre più marcato -Anche volendo non ci riuscirei… e poi viviamo nello stesso castello, quindi…-

-Io… veramente…- disse Hermione –Penso di partire questa sera stessa.-

-Partire… e… per dove? Per quanto?- domandò Ronald.

-Per dove non lo so. Lo deciderò poi. Per quanto… immagino… per sempre.- ripose Hermione in un sussurro appena percettibile. A questa affermazione seguì un silenzio teso, in cui Ronald guardò fisso Hermione, ed Hermione fece di tutto per non incrociare quello sguardo azzurro che le avrebbe fatto cambiare idea.

-Perché?- domandò semplicemente Ronald, la voce tremante.

-Perché è giusto così.- rispose Hermione –Io non sono di sangue nobile, non è questo il mio posto.-

-Come desideri.- rispose Ronald tenendo lo sguardo basso.

-Ora io… vado.- disse Hermione, certa di non poter trattenere ancora a lungo le lacrime.

-Si.- disse in fretta Ronald.

-Beh… addio.- disse Hermione alzandosi.

-Addio...- mormorò Ronald mentre sentiva i passi della ragazza, che si incamminava verso la porta. Alzò lo sguardo verso di lei. La sua mano stava per afferrare la maniglia. Ronald saltò giù dal letto –Hermione!-

Hermione si voltò e Ronald le si avvicinò in fretta.

-Ronald, non dovresti alzarti dal letto, sei appena…- cercò di dire Hermione, ma Ronald la interruppe –Non posso permetterti di andartene da sola, non così, non… non senza di me.-

-Cosa?- domandò incerta Hermione.

-In questi giorni ho avuto molto tempo per pensare. E… tutto il tempo ho pensato a te.- disse Ronald, poi si chinò su di lei. Hermione tremò leggermente mentre le labbra di Ronald si poggiavano sulle sue per un lieve, casto bacio. Un bacio che però per entrambi significò più di quanto avrebbero mai immaginato

-Io…- mormorò Hermione.

-Sei ancora convinta di voler partire?- domandò Ronald senza allontanarsi.

-no.- rispose Hermione, felice come non ricordava di esser mai stata.

-Quindi questo non mi serve più.- Ronald allacciò il bracciale al polso di Hermione.

Messer Arthur ci mise meno di un mese a riconquistarsi la fedeltà del popolo, perduta per colpa di messer Lucius.

Dopo la morte del marito, madonna Narcissa si risposò, ma aveva ormai perduto il suo titolo di contessa, e il figlio Draco era ancora troppo giovane per ereditare il potere, così la contea di Ottery inglobò la conte di Manor.

Messer Harry e madamigella Ginevra si sposarono in una bella giornata di primavera. Alla cerimonia si presentò anche messer Albus Silente e, ospiti assai meno graditi, Draco, Narcissa e il suo sposo. I tre furono controllati a vista per tutta la cerimonia, ma non tentarono in alcun modo di rovinare il matrimonio.

-Trattala bene, Harry.- si raccomandò Ronald che, insieme ad Hermione, era andato a congraturarsi con l’amico e la sorella. Tre mesi dopo anche Ronald ed Hermione ebbero il loro matrimonio.

Alla morte di messer Arthur, avvenuta a settant’anni, messer Charlie prese il suo posto. In quel tempo Hermione e Ronald avevano da poco avuto una bambina, Harry e Ginevra erano al loro quarto maschietto e Luna e Neville, sposati da poco, erano in dolce attesa.

A Charlie, che si sposò ma non ebbe figli, succedette Louisienne, il figlio di Bill e Fleur. La dinastia dei Weasley continuò a governare su Ottery finchè anche le ultime storie sui malvagi signori di Manor e di Ottery non furono dimenticate.

 

_______Nota di Herm90

E giunse così la fine della storia. è finita, sigh... mi dispiace un sacco!

Scusate se ci ho messo così tanto a postare l'ultimo capitolo, ma volevo che venisse bene, e in questi giorni non ho avuto molto tempo libero per scrivere, così...

Cooooooooomunque, eccoci qui!

Grazie mille a tutti voi che avete commentato l'ultimo chappy, nonchè quelli prima, in modo particolare quelli che hanno avuto la pazienza di leggersi tutta la ficcy, visto che tengo molto questo racconto... quindi, i ringraziamenti:

GiulyWeasley: si, sei la prima!!! Carissima, come hai potuto pensare che avrei ucciso il (e da qui cito testualmente) dolce, bello e nobile Ronald? Non ti avrei mai fatto una cosa simile, e inoltre... andiamo, stai parlando con ME, mai avrei fatto una cosa simile! Però ho inserito il matrimonio solo di sfuggita, sorry, ma visto che già avevo inserito il matrimonio in "Gelosia"... comunque, spero di averti fatta felice visto che non solo il caro Ronald ha restituito il bracciale, ma ha anche salvato le sue bellissime chiappe!!!

Isoski_01: Grazie millissime per i complimentissimi!

Hermione 09: Non potrei essere così sadica e masochista da uccidere Ronald a questo punto, non lo farei mai!!! Grazie! Ciao Ciao!

KarmyGranger: Vedo che eravate tutte preoccupate per Ronald caro! Grazie!

SiJay: Non ho aggiornato molto presto, però Ronald non è morto... una su due, meglio che niente, no? XD

Silvia91: E grazie al saggio e carissimo Silente, la tua richiesta è stata esaudita e Ronald si è ripreso!

Pinkstone: Wow, ora si che arrossisco! Adoro il Medioevo, soprattutto da quando sono in un gruppo storico di quest'epoca... Comunque grazie mille!!!

Ne approfitto per ringrazire anche quelli che hanno commentato "L'ultima vittima", quindi grazie a: Darklight92, Paprika, babi (finalmente cuginetta! Anche tu su EFP! Aspetto una tua storia però!), Ginnina, Nik90 (anch'io del 90!!! e ti chiederai, che centra? Nulla, ma pazienza XD), aletheangel e infine Giuly Weasley (ebbene si, anche io alla fine sono caduta nelle Draco/Ginny... anche se come hai notato ci sono sempre i miei due idioti preferiti... come si può scrivere una ficcy senza un filo di R/He?)

Ebbene, stavolta è proprio giunto il momento di mettere a questa storia la parola

FINE

Ciao, ragazzi (e ragazze), vi voglio bene!!!! Alla prossima!!! Bacioni!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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