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Autore: Taila    16/01/2012    1 recensioni
Il White Collar viene coinvolto in una nuova indagine. Mentre un diamante preziosissimo viene rubato e una vecchia conoscenza fa il suo ritorno, Neal deve fare i conti con quell'improvvisa attrazione che prova nei confronti di Peter, per cercare di capire cosa rappresenti davvero per lui l'amico.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^o^ Ho tardato nell’aggiornare perché ho dovuto fare un paio di ricerche, dato che non sono molto pratica di diamanti ^^’’’Permettetemi una piccola protesta prima di lasciarvi al capitolo:ancora una volta Italia1 ha bistrattato questa bellissima serie, relegandola in seconda serata quando potevano benissimo trasmettere un episodio di CSI – NY dalle 21 alle 22 e un episodio di White Collar dalle 22 alle 23 e facevano tutti contenti. Infondo la Rai lo ha brillantemente sperimentato e nessuna delle serie ne ha mai risentito, anzi! Passando a cose più serie, ringrazio BlackCobra: Troppo buona *__* Oh, anche a me piace tantissimo Elizabeth: è un personaggio talmente intelligente che esce fuori da tutti gli stereotipi delle donne oche che popolano i tf (vedi l'ex fiamma di Tony -__-). Ti quoto totalmente: Peter è stato dotato di un fascino irresistibile, viste le due conquiste che ha fatto... e non dimentichiamoci quella sospettata della prima serie che disdegna Neal e si concentra su di lui ^__^ Ormai mi conosci abbastanza bene da sapere che adoro i personaggi rincitrulliti dall'amore, specialmente se tanto ma tanto capoccioni ^o^ Guarda, mi ero immaginata Peter nello spogliatoio che si stava rivestendo e sono rimasta folgorata dall'immagine di lui che si abbassa i pantaloni sui fianchi per infilarci la camicia **me rotola nella bava** Sono felice che il progolo ti sia piaciuto e spero che ti piaccia anche questo ^^ Ringrazio draco potter: Eccomi qua! No, non abbandono i miei tesssori, perchè anch'io amo tantissimo questi due capoccioni *-* Sono contenta che ti abbia interessato il prologo (Peter mezzo nudo non c'entra niente lo so ^O^) e spero che anche questo capitolo sia all'altezza del precedente ^__^
Ringrazio: BlackCobra e Kae che hanno inserito questa mini long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra che ha inserito questa long tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, draco potter, ohara e Toru85 che hanno inserito questa mini long tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente |^o^/


Capitolo 1. Rapine in banca e pacchi regalo
Peter entrò nella banca con accanto Neal: aveva sperato che dopo il caso Brown avrebbe potuto stare un po’ tranquillo e invece eccolo lì, pronto ad affrontare un nuovo caso che si non si preannunciava facile. Si guardò intorno e vide che, se si eccettuavano i suoi agenti, ogni cosa sembrava al proprio posto, come se non fosse avvenuta alcuna rapina. Aggirarono gli sportelli dei clienti e si diressero verso gli uffici amministrativi, dove Jones e Diana stavano già interrogando il personale. La donna, vedendoli entrare, si scusò con l’impiegato con cui stava parlano e si diresse verso di loro.
- Capo! Caffrey!- li salutò sbrigativa, mentre scriveva ancora qualcosa sul suo taccuino.
- Allora, cos’è successo qui?- domandò mentre la salutava con un cenno del capo.
Gli aveva già fatto un riassunto dell’accaduto l’agente che lo aveva chiamato al telefono, ma Peter preferiva sentire i fatti dalla voce dei testimoni, anche se spesso erano poco attendibili, piuttosto che da uno sterile rapporto preliminare. Le prime impressioni erano le più importanti a suo avviso.
- John Carrel è l’addetto ai depositi, conti correnti e così via. Ieri mattina ha ricevuto un certo Samuel Heindel che ha detto di dover depositare alcuni diamanti ricevuti in eredità e di voler vedere il caveau della banca, per accertarsi delle sue reali misure di sicurezza.- iniziò a spiegare Diana.
- Il nostro impiegato ha accettato.- la interruppe Peter con fare ovvio.
- Sì. Ha contattato il direttore della filiale che gli ha chiesto di fare una ricerca sul conto dell’uomo, per sicurezza. È risultato che Samuel Heindel è uno dei più giovani multimilionari al momento attivi. Ha trentaquattro anni e ha scalato rapidamente il mondo dell’economia, compiendo investimenti e speculazioni ad alto rischio che gli hanno consentito di accumulare un vasto patrimonio.- Diana finì di leggere i suoi appunti.
- Con un simile curriculum, la banca non poteva non fidarsi.- esclamò Neal.
- Già. Infatti Carrel l’ha portato subito giù nel caveau.- borbottò la donna mentre scorreva i suoi appunti velocemente.
- Ha notato niente di strano nel comportamento dell’uomo?- chiese Peter guardandosi intorno.
- No. Il signor Carrel ha riferito che durante il tragitto ha solo posto domande sui sistemi di sicurezza della banca e sulle modalità con cui sarebbe avvenuto il suo deposito. Sembrava molto tranquillo.- aggiunse risollevando gli occhi su di lei.
Peter fece un gesto esasperato e le indicò di andare avanti con il suo resoconto dei fatti.
- Una volta entrati nel caveau, Carrel ha cominciato a spiegare più dettagliatamente il modo in cui funzionavano i sistemi d’allarme. Samuel Heindel intanto ha iniziato a sollevare qualche dubbio sulla sicurezza reale di quel caveau, che non gli sembrava così sicuro da indurlo a depositare lì i suoi diamanti: infondo non era a conoscenza di altri depositi altrettanto preziosi in quella banca. Carrel ha abboccato all’esca e, in via del tutto eccezionale e confidenziale, ha aperto la cassetta che conteneva la lacrima di Venere e gliel’ha mostrata. La politica del direttore di questa filiale è fare qualsiasi cosa per acquisire nuovi clienti e Carrel ha eseguito diligentemente le direttive del suo capo. Il ladro è riuscito a distrarlo ancora con qualche domanda e così è riuscito a scambiate la lacrima con un falso senza farsi scoprire. Alla fine della visita guidata, sono risaliti fino al piano terra. Samuel Heindel ha riferito di essere molto soddisfatto, ha salutato e ringraziato tutti e se n’è andato tranquillo. Non è scattato nessun allarme e nessuno ha tentato di fermarlo: è andato tutto perfettamente liscio.- concluse Diana con una smorfia.
- Accidenti! Proprio un piano ben congegnato.- esclamò Neal.
- Sembri affascinato da questo ladro.- notò subito Peter rivolgendogli uno sguardo sospettoso.
- È quasi al mio livello e non è poco.- rispose il truffatore, con in viso uno dei suoi sorrisi migliori.
- Lasciamo perdere. Quando si sono accorti del furto?- chiese ancora l’agente Burke.
- Stamattina. Appena aprono la banca, gli addetti al caveau rifanno l’inventario della merce depositata e hanno notato qualcosa di strano nella lacrima di Venere. Un diamante vero se colpito da una luce obliqua crea quello che gli esperti chiamano “effetto laghetto”, ovvero la luce sembra diluirsi e formare una specie di lago colorato. Un copia no: era semplice zircone intagliato in modo da non destare sospetti a un esame superficiale, ma non è riuscito a superare uno più approfondito. Sono stati allertati il direttore della filiale e le alte sfere, ma ormai è troppo tardi.- Diana concluse la sua spiegazione.
- La lacrima di Venere, un rarissimo diamante blu che fa parte della collezione Blaxiel. Ho sempre desiderato aggiungerlo alla mia di collezione, ma sfortunatamente Peter mi ha arrestato prima.- disse Neal in tono quasi trasognato.
- Io lo chiamo tempismo, più che sfortuna. – precisò l’agente Burke – Abbiamo una descrizione o qualche immagine del ladro?- domandò poi.
- Carrel ha descritto un uomo bianco, con capelli biondi e occhiali da vista in completo classico beige. Ovviamente corrisponde all’aspetto del vero Samuel Heindel. All’interno del caveau non è ammesso nessun apparecchio che possa registrare dei video, dai cellulari alle videocamere, per tutelare la privacy dei clienti più facoltosi. Però nella cassetta di sicurezza, accanto al diamante falso, abbiamo trovato qualcosa che potrebbe averci indirizzati verso la strada giusta.- aggiunse poi la donna, palesemente divertita.
- Che cosa?- chiese Peter la cui curiosità era stata attirata da quelle parole.
- Venite con me!- esclamò Diana trattenendo a stento le ristate e iniziando a fare loro strada.
L’agente Burke e Neal seguirono la donna e nel mentre ispezionavano il cammino che portava al caveau che era situato sotto la banca, come nei migliori film. Esisteva una sola entrata che portava ai piani inferiori, un ascensore la cui cabina poteva ospitare al massimo tre persone. Una volta aperte le ante dell’abitacolo, i tre si trovano all’imbocco di un corridoio completamente spoglio e privo di finestre, alla fine del quale c’era la porta blindata. Nel proseguire, Peter si rese conto della presenza di una serie di sensori sia di calore che di movimento disposti strategicamente lungo la parete e che dovevano essere collegati con un allarme silenzioso che avvertiva in tempo reale la polizia della presenza di intrusi, così da farli intervenire il prima possibile. Avevano fatto le cose per bene, non c’era che dire: quei sistemi di sicurezza rendevano l’area del caveau praticamente inaccessibile ai non autorizzati.
Diana si fermò davanti la grande porta circolare e socchiusa del caveau. Sia Neal che Peter notarono subito una tastiera illuminata da una serie di led rossi proprio sotto la maniglia rotonda. Ovviamente non c’erano segni che potessero indicare un’azione di forzatura precedente alla rapina appena avvenuta.
- Tre metri di spessore di acciaio rinforzato, nemmeno una bomba avrebbe potuto scalfirla. – disse battendo la mano sul metallo – Ma quello che volevo mostrarti è dentro.- ghignò mentre scavalcava il bordo della porta ed entrava nel caveau.
- Non ho mai visto Diana tanto allegra come ora… che le prende?- domandò Neal guardando stupito l’amico.
- Non chiederlo a me. Forza: entriamo e lo scopriamo.- gli rispose un po’ seccato da quella situazione.
Avevano un caso da risolvere il prima possibile, se non desideravano ritrovarsi sul collo il fiato di Hughes e di tutte le alte sfere dell’FBI aizzate dal proprietario della lacrima di Venere, s’intende. Non avevano proprio tempo per quei giochetti, il ladro aveva troppo vantaggio su di loro e dovevano sbrigarsi a recuperare terreno, ma da quel che sembrava non aveva altra scelta. Sbuffò e finalmente si decise a proseguire. Sollevò la mano destra e la appoggiò alla base della schiena di Neal, con noncuranza, come se quello fosse un gesto normalissimo fatto soltanto per esortarlo a camminare.
A quel contatto inatteso, il truffatore sentì qualcosa tremare forte dentro di lui. Gli sembrava che nel punto in cui era appoggiata la mano dell’altro uomo, la pelle bruciasse nonostante ci fossero alcuni strati di stoffa a separarla dal suo palmo. Peter gli passò accanto tranquillo, entrando nel caveau come se non avesse notato la sua reazione. Da quando lo aveva visto nello spogliatoio semivestito, non riusciva a reagire più nella solita maniera quando si trattava di lui. Qualcosa in Neal era cambiato dopo quell’episodio e ancora non riusciva a capire se fosse un bene o un male. Tra lui e Peter c’erano sempre stati contatti fisici, ma negli ultimi tempi si sentiva aprire un buco dentro ogni volta che l’altro lo sfiorava soltanto. Poi c’erano quei pensieri che gli accendevano il sangue, desideri oscuri che non avrebbero dovuto essere rivolti all’altro uomo. Inspirò forte cercando di calmarsi e poi seguì gli agenti dentro il caveau.
Peter era accanto a Diana e stava guardando qualcosa dentro una cassetta di sicurezza appoggiata sul tavolo al centro del caveau. Neal si avvicinò ai due e scoprì che l’oggetto misterioso era una piccolissima scatola regalo blu, decorata con un nastro di raso azzurro che terminava in un fiocco, nel cui nodo era infilato un mazzetto di fiori di stoffa bianchi. Il truffatore si chiese cosa avesse di tanto speciale quel pacco regalo da attrarre in quel modo l’attenzione dei due federali.
- Dimmi che non è quello che penso.- sbuffò Peter, il suo tono di voce oscillava tra l’arrabbiato e l’esasperato.
- Mi dispiace capo!- rispose Diana trattenendo a stendo una risata e porgendogli un bigliettino.
L’agente Burke lo rigirò tra le dita: era in carta di riso blu con su applicato un velo di carta bianca, rifiniva il tutto un fiocchetto di canapa. Le labbra del federale si incresparono in una smorfia infastidita quando, aperto il biglietto, lesse la dedica che vi era stata scritta con una scrittura fluida ed elegante. “Al mio amatissimo Peter. Phineas Dulles”. Peter provò il forte istinto di fare a pezzi quel bigliettino insieme al pacco regalo e a tutto quello che conteneva. Invece lo ridiede a Diana e gli diede l’ordine di imbustarlo per la scientifica.
Neal, momentaneamente dimenticato, osservava curioso i movimenti dell’amico e soprattutto le espressioni che gli scorrevano sul volto. Peter era sempre stato serio e rigido, spesso preoccupato e qualche volta adirato, ma da quando lo conosceva non lo aveva mai visto infastidito, era una novità quella per questo non riusciva a non osservarlo. Ma ancora di più era interessato a cosa ci fosse nel pacco regalo e cosa significasse per i due agenti. Peter sollevò il coperchio e guardò dentro la scatola, accentuando ancora di più la sua espressione esasperata. Neal si avvicinò all’uomo e sbirciò da sopra le sue spalle: il pacco conteneva tre boccioli di rose rosse adagiati su di un panno di velluto color argento. Sembrava più il regalo che un fidanzato fa alla sua compagna, piuttosto che un oggetto lasciato da un ladro sul luogo dove ha appena compiuto un furto.
- Portate tutto in laboratorio.- ordinò ancora Peter richiudendo la scatola.
Aveva la faccia torva di quando accadeva qualcosa che non gli era gradita, considerò Neal. Osservò il federale mentre usciva dal caveau e riportò lo sguardo sulla scatolina: non capiva perché, ma quella storia non gli piaceva affatto.
- Mi spieghi cosa è successo qui?- chiese poi a Diana, rivolgendole il suo sorriso più accattivante.
La donna sollevò lo sguardo verso di lui, mentre infilava il pacco regalo in una busta per gli elementi di prova, palesemente divertita.
- È una storia che risale a due anni fa, per questo non la conosci. – e questo Neal l’aveva capito da solo – Dopo averti arrestato, il capo si è fatto una certa fama e per questo gli hanno affidato la cattura di un altro ladro. Phineas Dulles è comparso sulla scena criminale all’improvviso e si è subito fatto notare. Ruba di tutto, basta che sia di valore e ama sedurre le sue vittime prima di ripulirle. È stato abbastanza furbo da sfuggire alla polizia di mezzo mondo e il capo è l’unico che gli sia andato così vicino, da poterlo guardare in viso!- gli spiegò velocemente la donna.
- Ma non l’ha mai arrestato.- disse Neal, un po’ imbronciato per quella scoperta.
Non gli piaceva che questo Phineas Dulles – che razza di nome era, tra l’altro? – fosse riuscito a sfuggire a Peter, mentre lui era stato arrestato. Si sentiva un po’ messo in ridicolo, ecco, soprattutto se pensava al fatto che il federale potesse fare dei confronti tra di loro.
- Già, ma quando lo farà scommetto che getterà via la chiave della sua cella.- rise Diana.
Neal la fissò stupito da quelle parole, perché nonostante il suo modo di comportarsi severo, Peter era una persona gentile, sempre e in qualsiasi situazione. Anche prima di quella collaborazione tra di loro, non l’aveva mai trattato solo come un ladro, ma anche come un uomo e lo dimostrava ancora di più la fiducia che aveva riposto in lui, anche se fingeva tutt’altro sentimento.
- Pare che si sia invaghito del capo. Su ogni scena di un suo furto ha sempre lasciato regali come quello – e indicò con un cenno del capo la scatolina con dentro i boccioli di rosa – accompagnati da romantici bigliettini con dichiarazioni d’amore.- sghignazzò la donna.
Quella storia sembrava divertirla molto, Neal invece avvertiva un profondo senso di fastidio pungolargli le viscere. Non gli piaceva quella storia, che c’era qualcuno che aveva notato Peter al punto da infatuarsi di lui e dichiararglielo apertamente. Si chiese dove e come si fossero incontrati, quali contatti ci fossero stati tra i due. Ricordava bene il periodo in cui il federale gli dava la caccia e quante volte gli era arrivato così vicino da catturarlo. Era esaltante quel gioco tra di loro, quel loro continuo rincorrersi e sfidarsi, e si rese conto che con un certo senso d’affinità poteva capirlo quel Phineas Dulles.
Salutò la donna e uscì fuori dal caveau. Trovò Peter nel pian terreno dell’edificio della banca, intento a dare istruzioni a un altro paio di agenti. Neal fece scorrere lo sguardo sulla figura solida del federale, infagottato com’era nella giacca d’ordinanza con le lettere FBI in stoffa gialla cucite su quella scura sulla schiena. Neal, senza rendersene conto, si fermò lì dov’era per osservarlo, studiarne ogni movimento, ogni espressione. Nel mondo in cui viveva lui era la menzogna a fare da padrone, nessuno era mai ciò che appariva, lui per primo, amici e nemici si confondevano tra loro, perché la linea di demarcazione tra gli uni e gli altri era troppo sottile e labile. Peter invece ne era così lontano da tutto quello, da essere diverso come il giorno lo è dalla notte e non solo per il distintivo che portava. Il federale era onesto, leale, fedele alle proprie convinzioni e proprio per questo gli piaceva e si fidava di lui.
Scosse la testa e stiracchiò un sorriso davanti quei pensieri che ultimamente gli era diventato fin troppo naturale formulare. Quando gli altri agenti se ne andarono, Neal si decise ad avvicinarsi all’amico. Peter in quel momento aveva ancora ben stampata in viso l’espressione dei momenti peggiori e Neal ghignò davanti al pensiero di quante volte doveva averla avuta, nei tre anni in cui gli aveva dato la caccia.
- Non mi avevi mai parlato di questo Phineas Dulles.- esordì affiancandolo, mentre cercava di non mostrarsi troppo divertito.
Peter si girò verso di lui, lanciandogli un’occhiata obliqua e scontenta.
- Ho dato per scontato che tra colleghi vi conosceste un po’ tutti.- replicò cupo.
- Beh, non è che esiste il “Bar dei ladri” e ci riuniamo tutti lì il sabato sera, scambiandoci confidenze e dritte sui colpi!- rispose il truffatore con un sorriso sarcastico.
- Se così fosse, il mio lavoro sarebbe molto più semplice.- borbottò il federale.
Neal rise, perché quella risposta era così tipica di Peter e, vedendolo ridere, il federale rilassò incosciente la sua espressione.
- Andiamo dai.- lo incitò, precedendolo verso l’uscita.
Il ladro fece scorrere ancora una volta lo sguardo sulla sua figura, prima di seguirlo.

  
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