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Autore: Taila    20/12/2011    4 recensioni
Il White Collar viene coinvolto in una nuova indagine. Mentre un diamante preziosissimo viene rubato e una vecchia conoscenza fa il suo ritorno, Neal deve fare i conti con quell'improvvisa attrazione che prova nei confronti di Peter, per cercare di capire cosa rappresenti davvero per lui l'amico.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il preferito di Peter
Autore: Taila
Serie: White Collar
Genere: Romantico, azione, sentimentale
Tipo: Long – fic, slash, what if…?
Pairing: Peter Burke x Neal Caffrey
Raiting: Giallo
Disclaimers: I personaggi presenti in questa fic non appartengono a me (purtroppo!!) ma a tutti coloro che ne detengono i diritti. Li ho presi in prestito solo per soddisfare il mio desiderio di vedere Peter e Neal insieme, senza scopo alcuno di lucro.
Note: Rieccomi a far danni in questo fandom. L’idea per questa long mi è venuta per caso, ci ho pensato e ripensato a lungo, me la sono rigirata in testa fino a quando non mi ha convita e soltanto allora mi sono messa all’opera. Sarà una fic breve, di quattro o cinque capitoli – almeno nelle mie intenzioni, perché sono brava a tirar fuori dal cilindro qualche capitolo in più ^^’ Ho cercato di orchestrare alla meglio i casi per renderli il più credibile possibile. Spero quindi di non aver fatto un pastrocchio, di assicurato c’è la mia buona volontà, la voglia di divertirmi e tutto l’amore che nutro per questa bellissima coppia *.*
Ringrazio agrumi: Ciao, sono contenta che nonostante tutto la shot ti sia piaciuta. In realtà prima di mettermi a scriverla, ho setacciato internet a caccia di qualsiasi fic sul Neter e, forse, sono stata un pò influenzata da alcune di esse, lo ammetto. Per me, più che i triangoli, vedrei benissimo un'accettazione da parte di Ely, dato che è una donna intelligentissima, che tiene sia al marito che a Neal. Sono comunque lieta di non aver fatto un pasticcio totale e ti ringrazio per aver dato una possibilità alla mia shot ^.^ Ringrazio BlackCobra: Tessora che bello trovarti anche su questo fandom *.* Ti ringrazio per la fiducia e per i complimenti, prometto di fare del mio pegg... ehmmm... meglio anche qui ^^''' Spero di non deludere le tue aspettative e che ti piaccia anche questa mini long ^.^ Ringrazio Nike87: Oh, lieta di essere riuscita a farti piacere una Nc-17 ^o^ Nike per quanto riguarda le romanticherie finali... non per difendere a spada tratta la mia shot... ma la vedo dura continuare a punzecchiarsi anche in CERTI momenti... non è esattamente quella la prima cosa che hanno in mente secondo me... Persino Danny e Steve smetterebbero di rimpallarsi battute reciproche mentre... ci siamo capite, no? ^^''' Ringrazio Als Malfoy: Grazie mille, lieta che ti sia piaciuta la mia shottina *.* Ringrazio EmmaAlicia79: Oh, grazie per aver capito che quella shot è soltanto una mia fantisticheria su questa coppia che MAI potrebbe avverarsi nella realtà del telefilm ^__^ Come anche sono lieta che condividiamo i punti di vista sui ruoli di Peter e Neal. Grazie mille ancora ^.^ Ringrazio sakura_tan: Grazie mille, così però mi fai emozionare ^//^
Ringrazio: linkinstefy e Rabi che hanno inserito "Dipinto" tra i preferiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto. Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa long (inchino!).
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^.^/



Il preferito di Peter


Prologo
Neal entrò nella sezione del White Collar e subito il suo sguardo corse all’ufficio di Peter in cima alle scale. Era diventata ormai un’abitudine quella, tanto che ormai lo faceva quasi senza pensarci. La presenza rigida e sicura dell’agente riusciva a rasserenarlo in un modo tutto suo. Peter era diventato una presenza fissa nella sua vita, una costante che lo rendeva equilibrato, grazie a lui la sua vita era diventata qualcosa di più di una continua sfida alle autorità e alla comunità dei ladri, gli aveva mostrato che poteva percorrere un’altra strada, che il suo enorme talento poteva essere impiegato per qualcos’altro. Se fosse stato il protagonista di uno di quegli scadenti film che all’amico piaceva tanto guardare, avrebbe detto che poteva contribuire a un fine superiore al furto. A volte Neal si chiedeva perché dovesse sentirsi in quel modo nei confronti dell’uomo che lo aveva arrestato, ma non era sicuro di voler sapere la risposta.
Attraverso le mura di vetro trasparente, il truffatore vide che l’ufficio era vuoto, che non c’era nessuno dietro la scrivania a studiare qualche fascicolo. L’unico segno della presenza di Peter era la sua giacca gettata con negligenza sull’attaccapanni nell’angolo della stanza, come se si fosse allontanato in tutta fretta. Neal si accigliò subito davanti quella scoperta. L’agente era un irriducibile stacanovista, per lui il lavoro veniva prima di tutto, anche di sua moglie, non che lo facesse apposta ma semplicemente non ci pensava. Da quando aveva iniziato a collaborare con il White Collar aveva visto arrivare Peter in ritardo una sola volta, di solito era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Quando gli altri agenti entravano in ufficio, lui era già al lavoro da un pezzo, per questo non capiva il motivo di quell’assenza.
Neal pensò che fosse stato chiamato da Hughes, ma la porta del capo era aperta, segno che non stava ricevendo nessuno a colloquio. Provò a cercarlo tra gli altri agenti che si muovevano alacremente tra le varie scrivanie e gli scaffali zeppi di faldoni, ma non riuscì a scorgerlo. Bel modo di controllarlo quello, considerò mettendo su un broncio molto infantile. Era il suo agente di custodia, doveva verificare i suoi spostamenti e invece che faceva? Spariva nel nulla! Neal avrebbe dovuto essere felice di quell’inaspettata libertà, ma in realtà non gli piaceva poi molto, preferiva avere Peter accanto, piuttosto che vedere la sua scrivania vuota.
Quando il truffatore vide Jones che parlava con una donna bionda, che doveva essere un’agente anche se non l’aveva mai vista prima, pochi metri più in là decise di chiedere a lui. Mentre si avvicinava a loro vide l’agente chinarsi verso la poliziotta e dire qualcosa che fece ridere solo lui, la donna rimase a guardarlo perplessa mentre la risata dell’agente scemava in un gelo imbarazzato, poi la vide allontanarsi in tutta fretta appena ottenuto il documento che le serviva. Neal non poté trattenere una risata davanti l’espressione abbattuta di Jones: forse l’incapacità nelle arti della seduzione era una caratteristica propria degli agenti dell’FBI, bastava guardare Peter per rendersene conto.
- Andrà meglio la prossima volta.- esclamò divertito appena fu accanto all’uomo.
Jones si girò verso di lui e gli rivolse un piccolo sorriso.
- Dovrò farmi dare qualche lezione da te, una volta o l’altra.- disse ironico, inarcando un sopracciglio.
- Quando vuoi. – rispose il truffatore e gli strizzò l’occhio – Mi chiedevo dove fosse finito il capo: il suo ufficio è vuoto.- disse sperando che la sua voce non fosse troppo interessata.
L’espressione di Jones cambiò, diventando improvvisamente seria e Neal capì che era tornato a calarsi nel suo ruolo di agente FBI.
- Si sta cambiando. Ieri sera abbiamo ricevuto alcune informazioni, che ci hanno fatto riaprire un vecchio caso rimasto insoluto. Peter era l’agente che se ne occupava: Hughes gli ha ordinato di riprendere il suo alias e andare sottocopertura.- gli spiegò.
Non che Neal non sapesse che prima ancora di essere il capo di quella sezione del White Collar, Peter era un agente operativo, ma gli fece comunque un effetto strano. Le volte che l’aveva visto andare sottocopertura da quando lavorava con lui, si potevano contare sulla punta delle dita di una mano. In più mentire volutamente per ottenere delle informazioni utili alla buona riuscita del caso, non gli sembrava una cosa adatta a Peter, era più una cosa per lui.
Di solito era Neal quello che doveva infiltrarsi per smantellare un’organizzazione di truffatori o recuperare qualche opera d’arte, aveva imparato presto quanto potesse essere pericoloso, che bastava un niente per ritrovarti una pistola puntata contro e sapere che l’altro avrebbe dovuto affrontare tutto quello non gli piaceva per niente. E si diede dello stupido da solo. Peter era un veterano, aveva abbastanza anni di servizio alle spalle da aver dovuto affrontare decine di situazioni simili, ormai sapeva come funzionava e non gli sarebbe accaduto nulla. Perché era quello ciò che lo preoccupava di più.
- Lo trovi nello spogliatoio, se vuoi parlargli.- gli disse all’improvviso Jones.
Sentendo la sua voce, Neal si riscosse dai suoi pensieri e, quando riuscì a mettere a fuoco la figura dell’uomo davanti a lui, si rese conto che gli stava rivolgendo un sorrisino allusivo.
- Credo proprio che andrò a prenderlo in giro, grazie.- esclamò divertito, mentre gli dava le spalle e si avviava verso il corridoio.
Mentire per Neal faceva parte del gioco, non si diventava il miglior truffatore del mondo se non si era anche un ottimo bugiardo, ma quella volta era stata una necessità dettata dal desiderio di sviare l’attenzione di Jones da quel qualcosa che aveva attirato il suo interesse e che il truffatore non riusciva a focalizzare. Era una situazione fastidiosa, perché non riusciva a capire cosa fosse quel grumo ribollente di aspettativa e ansia che gli aveva invaso lo stomaco, sapeva solo che la causa scatenante era Peter.
Piegò le labbra in una smorfia davanti a quel pensiero, non aveva alcuna intenzione di indagare più a fondo, di raschiare via la patina per vedere cosa c’era sotto. Non voleva scoperchiare il celeberrimo vaso di Pandora per poi scatenare chissà quale tempesta che avrebbe sconvolto la sua vita ancora di più di quando non fosse attualmente. Il suo carceriere aveva la chiave, ma lui non aveva alcuna intenzione di inserirla nella serratura per ottenere le risposte. Stava bene così, voleva solo godersi quella fase di stallo e provare a voltare pagina.
Arrivò agli spogliatoi quasi senza rendersene conto, si incuriosì nel vedere la porta socchiusa. Scostò il battente e sbirciò all’interno, pronto a sparare una delle sue battute.
Le parole gli si gelarono sulle labbra per la scena che si trovò davanti. L’agente gli dava le spalle e si stava frizionando i capelli con un telo. Con la mente svuotata, Neal osservò la figura di Peter in piedi a qualche passo da lui, accanto a uno degli armadietti di metallo, sulla panca di legno erano abbandonati un borsone da palestra aperto e alcuni abiti appallottolati e gettati a casaccio. Gli occhi sgranati di Neal scivolarono sulla sua schiena nuda, come in una carezza, fino al sedere. Peter era a torso nudo, indossava soltanto un paio di jeans slacciati che gli scendevano morbidi sulle anche, lasciando alla vista la fossetta del bacino e il bordo dei boxer. Il truffatore deglutì pesantemente, cercando di mandare giù quella pallina da pingpong che gli si era bloccata in gola. Neal risalì con lo sguardo fino alle spalle, lasciandolo vagare su quella schiena così ampia da poterci disegnare su. Si morse il labbro inferiore, mentre si rendeva conto dei muscoli che si contraevano a ogni movimento del proprietario. Sapeva che quello di Peter era un fisico allenato, in modo diverso dal suo. Il truffatore aveva il corpo asciutto di chi sta attento alla propria alimentazione e cura la sua immagine in maniera maniacale, mentre Peter praticava regolarmente sport – in quei pochi giorni di convivenza, lo aveva visto sfruttare il poco tempo libero che avevano per andare al campetto del parco e giocare a basket – senza contare le ore di difesa personale che doveva sostenere a causa del suo lavoro. Non lo aveva mai visto impegnato in attività pratiche, ma si era reso conto che il federale era un tipo fisico. Ora lo poteva vedere con i suoi occhi, mentre metri interi di quella pelle dalla sfumatura ambrata erano esposti al suo sguardo.
Quella schiena non emanava soltanto una sensazione di protezione, ma anche una di forza e virilità che lo fecero eccitare. Neal sentiva il fuoco nelle vene quando se ne rese conto, le mani gli prudevano dal desiderio di accarezzarlo, ricalcare ogni rilievo e avvallamento di quella schiena fino a consumarsi le dita. Fu solo il terrore della consapevolezza di quelle emozioni, che riuscì a farlo desistere dal muoversi e abbracciarlo. Si schiarì la voce per attirare l’attenzione dell’altro, sperando che questo riuscisse a distrarlo quel tanto che bastava a non fargli commettere qualche stupidaggine. Peter udendolo si girò di scatto, sorpreso perché non aveva sentito che qualcuno era entrato negli spogliatoi e rilassandosi soltanto quanto vide che era Neal.
- Ehi!- lo salutò l’agente, togliendo l’asciugamano dai suoi capelli.
Il truffatore gli rivolse un sorriso teso, troppo impegnato com’era a guardare Peter. Lo aveva sempre visto impeccabile nel suo aspetto di agente FBI, era la prima volta che gli si presentava in quel modo, con i capelli arruffati che gli cadevano scomposti sulla fronte e attorno al viso. Sembrava un altro in quel momento e Neal era abbastanza sicuro che avrebbe attirato più di uno sguardo femminile. Non aveva mai avuto occasione di notare prima d’allora che Peter aveva un neo nella fossetta alla base del collo, sempre coperto com’era dal colletto delle camicie. Gli piacevano i nei perché potevano risultare molto sexy se collocati nella posizione giusta e quello dell’agente era in un punto decisamente erotico, pensò mentre cercava di deglutire.
- Ho sentito che vai sottocopertura.- buttò lì, più per distarsi che per vero interesse.
Peter sorrise e girò la testa per tirare l’asciugamano sulla panca, Neal ne approfittò per far vagare lo sguardo sul torso nudo dell’altro, soffermandosi con un’attenzione che lui stesso trovava inquietante sui muscoli ben delineati. A un certo punto di quell’attenta indagine, notò un particola che non dovette piacergli molto, visto che i suoi occhi si restrinsero appena per lo stupore. Sul fianco destro di Peter spiccava una cicatrice dalla forma rotonda e incavata, che Neal non faticò a interpretare come un foro di proiettile. L’idea che l’altro fosse stato ferito e avesse rischiato la vita, dentro il truffatore cozzò forte con quel qualcosa che ancora non riusciva bene a capire, provocandogli una fitta dolorosa al centro del petto.
- È un caso di qualche anno fa. Pensavo che la pista fosse ormai fredda e invece, dopo tanto tempo, qualcosa ha ricominciato a muoversi. Thomas Brown, il sospettato con cui allora avevo preso contatto, stamattina ha inviato una e-mail nell’account di uno dei miei alias chiedendomi di vederci.- gli spiegò velocemente, mentre prendeva una camicia bordeaux dall’armadietto e la indossava.
- Che parte dovevi interpretare?- chiese Neal, mentre osservava le dita di Peter infilare ogni bottone nella sua asola e coprire sempre più pelle.
Peter gli lanciò una veloce occhiata in tralice, prima di ritornare a concentrarsi sulla sua camicia.
- Un truffatore. – borbottò a mezza voce, sperando che l’altro non lo sentisse – Se provi a ridere ti rispedisco in galera, chiaro?- lo minacciò quando vide un principio di sorriso sulle sue labbra.
Neal, anche se ormai sapeva che quella era un avvertimento vuoto, cercò comunque di non dire nulla, anche se le parole premevano per venir fuori e non era riuscito a soffocare quel sorriso che gli aveva schiuso le labbra irresistibilmente. Di nuovo quel senso di interesse lo colse quando Peter calò i pantaloni sui fianchi, per infilarci dentro la camicia. Aveva fatto tutto con la massima naturalezza, senza pensare a nessun secondo fine, eppure Neal sentiva la bocca secca e la testa piena della voglia di vedere quella scena ancora, ancora e ancora.
- E chi doveva truffare l’integerrimo agente Burke?- scherzò quando riuscì a ritrovare un po’ della sua presenza di spirito.
- Un’agenzia immobiliare vendeva case sull’Hudson, una serie di villette a schiera con un piccolo giardino in una zona tranquilla, ancora da costruire e per questo il prezzo era molto vantaggioso. Molte famiglie hanno deciso di investire nell’affare, il problema è che i lavori non sono mai iniziati e hanno quindi perduto tutti i loro risparmi. Alcuni dei truffati si sono riuniti e hanno sporto denuncia alla polizia, ma non è stata trovata alcuna traccia di quelle transazioni: documenti, denaro, progetti e false autorizzazioni, tutto svanito come se non fosse mai esistito, perfino l’ufficio che hanno usato era stato sbaraccato. Era la parola dei truffati contro quelli dell’agenzia. La polizia non poteva fare nulla, eccetto segnalare la faccenda a noi.- disse mentre sollevava il collo della camicia.
- No, niente cravatta!- lo prevenne Neal.
Si avvicinò a Peter e sollevò le mani per slacciargli i primi bottoni della camicia, lasciando alla vista quel neo e un po’ di quella pelle che sembrava così invitante.
- Così va meglio. – esclamò convinto mentre lo osservava soddisfatto – Quindi ti sei dovuto infiltrare nell’agenzia immobiliare?- domandò poi.
- Sì, Jones mi ha fatto un curriculum di tutto rispetto, accompagnato da alcuni anni in prigione. Ho venduto a Thomas Brown alcune informazioni e quando ne ho carpito la fiducia sono entrato nella sua cerchia più ristretta. Ero quasi arrivato a raccogliere le prove che mi servivano per inchiodarlo, quando ha chiuso l’agenzia improvvisamente ed è sparito nel nulla. La polizia gli si era avvicinata troppo e non voleva rischiare l’arresto.- sbuffò Peter mentre si pettinava i capelli.
- Adesso è ricomparso.- una constatazione più che una domanda.
- Già. Vuole ricominciare con la sua truffa, mi ha contattato proprio per questo. Questa volta non posso farmelo sfuggire, potrei non avere una seconda occasione.- esclamò Peter fin troppo serio.
- L’agente che ha catturato me teme di farsi sfuggire un banale truffatore di quart’ordine?- lo provocò Neal.
- Affatto. – gli rispose subito inarcando un sopracciglio con fare ovvio – Adesso però devo andare: è quasi ora dell’appuntamento.- e si infilò la giacca del completo.
- Buona fortuna.- gli sorrise Neal.
Peter lo osservò per qualche istante con uno sguardo strano, come se volesse dirgli qualcosa ma non avesse il coraggio o le parole. Scosse la testa e, nel passargli accanto per uscire dallo spogliatoio, gli batté una pacca amichevole sulla spalla.
Rimasto solo, Neal osservò cupo la porta da cui l’altro era appena uscito. Non riusciva a comprendere cosa gli fosse capitato, né il motivo per cui aveva provato quelle strane emozioni verso Peter. Quella non era certo stata la prima volta che aveva visto un uomo mezzo nudo, allora perché aveva provato quella emozione così pericolosamente simile all’attrazione nel trovarsi davanti l’altro con solo i pantaloni addosso?

  
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