Nel frattempo, al Lago
Reiden…
Era una bella giornata, tipicamente
primaverile. Gli uccelli
cinguettavano e amoreggiavano tra loro, gli alberi erano fioriti e il
prato era
coperto di margherite appena sbocciate, su cui si posavano miriade di
farfalle colorate.
All’improvviso un boato
squarciò la tranquillità del posto.
Sembrava un’esplosione, proveniente dal punto più
profondo del lago. Tutto
tacque.
In quel silenzio surreale, un uomo
emerse dall’acqua,
completamente nudo, e si fermò sulla riva.
Si guardò intorno per
qualche minuto, poi si avvicinò a una
lapide, posta poco lontano da lui.
L’uomo la fissò,
glaciale, impassibile.
Peter Bishop
11 giugno
1978 – 11
novembre 2011
Na ine
kalitero
antropo apo ton patera toy.
L’aria intorno
all’uomo si caricò di elettricità.
Allungò
una mano verso la lapide.
Una scia luminosa, simile a un
fulmine, partì dal palmo
della sua mano e colpì la pietra.
Si disintegrò
all’istante. Di quella lapide non restava che
un cumulo di sabbia vetrificata.
L’uomo fisso ancora per
qualche secondo il punto dove poco
prima c’era la pietra, poi si allontanò.
Nello stesso momento a Westchester,
la festa di compleanno
di Junior era terminata.
Olivia aveva affidato il bambino a
Walter e aveva raggiunto
gli altri X-Men nell’hangar.
Stavano per cominciare la riunione,
quando Broyles li
raggiunse, parlando al telefono.
“Qualcosa non va, agente
Broyles?” chiese il Professor
Xavier.
Broyles non disse nulla e si rivolse
a Olivia.
“Agente Dunham, ho appena
avuto notizia di un Evento
Fringe.” la informò.
“Dove, signore?”
chiese la bionda.
“Al Lago Reiden.”
“Allora dobbiamo andare
subito. Forse qualcuno sta cercando
di passare il confine…”
“Un momento, agente
Dunham.” la fermò
“c’è ancora un’altra
cosa, ma ho paura che non le piacerà.”
Lei non disse nulla, si
limitò a guardarlo in attesa.
“Si tratta della lapide
dedicata a Peter Bishop. È stata
distrutta.” continuò Broyles.
La donna impallidì di
colpo. Tempesta si avvicinò e la
sorresse, accompagnandola verso una sedia.
“Grazie, agente
Broyles.” lo ringraziò cordialmente il
Professore “Ce ne occuperemo noi. Ci terremo in
contatto.”
L’uomo annuì e
tornò nel salone, mentre il gruppo si
raccolse attorno alla donna.
“Forse dovresti raccontarci
dell’incubo che ha fatto tuo
figlio, Olivia.” le suggerì Xavier.
“Quale incubo?”
chiese Logan. Se c’era una cosa che lui
conosceva bene, erano gli incubi: li aveva quasi tutte le notti. Ormai
ci aveva
fatto l’abitudine, ma non passavano mai.
Olivia respirò a fondo,
poi raccontò loro dell’incubo che
aveva avuto Junior e di quello che aveva avuto lei, due anni prima, la
notte
della nascita del bambino.
“Un uccello di fuoco? Sei
sicura?” chiese Tempesta. Sembrava
allarmata. Olivia annuì.
“Temevo che sarebbe
successo…” disse Xavier.
Logan invece imprecò.
Aveva capito con cosa stavano per
avere a che fare.
“Rotelle, so come la pensi
tu, ma questa volta prendo io il
comando della squadra!” esclamò l’uomo,
con un tono quasi autoritario.
“Va bene, Wolverine.
Partirete subito.” Disse infine il
Professore.
Detto questo, si prepararono e
partirono a tutta velocità
verso il lago.
Quando arrivarono, una strana nebbia
copriva la visuale.
Tempesta la fece dissipare.
Si guardarono intorno. Sembrava tutto
tranquillo.
Olivia si incamminò verso
riva, ma venne attratta da
qualcosa.
Si avvicinò e lo vide.
Era un cumulo di sabbia vetrificata,
sul fondo di una buca.
Era esattamente nel punto in cui
c’era stata la lapide del
suo Peter.
Si inginocchiò ai bordi
della buca e scoppiò a piangere.