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Autore: katyjolinar    16/01/2012    1 recensioni
Seguito di "The Bishop Revival - Subject 214782". Due anni dopo le vicende narrate, una nuova minaccia incombe sulla Divisione Fringe e sul gruppo degli X-Men. Questa nuova minaccia arriva dal Lago Reiden, e rischierà di mettere in pericolo Olivia e suo figlio Peter
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Bishop Revival'
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A Junior piaceva quel luogo.

L’ultima volta che la mamma lo aveva portato lì era stato due settimane prima.

Avevano passato le giornate a giocare in riva al lago, e insieme al nonno aveva cercato fiori da regalare alla sua mamma.

Al mattino aveva fatto le crepes assieme a nonno Walter, e nel pomeriggio erano venuti a trovarli gli amici della mamma, e aveva fatto la lotta con lo zio Logan.

Ora era seduto nell’erba. La mamma era accanto a lui, seduta sulla copertina a fiori che teneva sempre in macchina per farlo stare al caldo.

Junior stava giocando con il cappellino di sua madre. Lo adorava, non lo mollava mai.

La sua mamma sorrise, poi si alzò in piedi e si avvicinò di più al lago, guardando l’acqua calma.

Junior si alzò per raggiungerla.

“Peter, resta lì, tesoro. La mamma arriva subito.” gli disse, con la sua solita voce tranquillizzante.

Junior adorava quella voce. In realtà adorava tutto della sua mamma. La guardò incantato.

Mentre la stava guardando sentì uno strano rumore provenire dal centro del lago. Lo fissò. Non molto lontano dalla riva si formò un grande vortice. Ma non era un vortice come quelli che vedeva quando osservava l’acqua andare giù dal lavandino. Era scuro, più pauroso.

Junior cercò di attirare l’attenzione di sua madre, ma lei non si mosse.

Qualcosa uscì da quel buco pauroso in mezzo al lago. Junior lo osservò bene. Sembrava un uccello. Era grandissimo, e non era fatto di piume.

Era fatto di fuoco, ma non era lo stesso fuoco che guardava nelle sere d’inverno, quando il nonno lo teneva in braccio vicino al camino e gli leggeva le favole. Era molto più pauroso.

Junior chiamò ancora la mamma. Ora stava urlando, ma la mamma non lo stava ascoltando. L’uccello pauroso si avvicinava in volo. Ora era molto vicino.

Con le sue grandi ali avvolse la sua mamma.

Junior si svegliò di colpo. Urlò e scoppiò a piangere disperato.

Olivia arrivò di corsa, allarmata.

“Peter… che succede, amore mio?” gli chiese, avvicinandosi alla culla.

Junior allungò le braccine verso di lei per farsi prendere in braccio.

“Mamma… cubo…” disse, tirando su col naso.

Olivia lo prese su e lo cullò per consolarlo.

“Un incubo? Cosa hai sognato?” chiese lei, baciandogli affettuosamente la fronte, su cui ricadevano i capelli, biondi come i suoi ma ribelli come quelli del padre.

Junior non sapeva come spiegarlo a parole, quindi optò per il mezzo per lui più semplice per spiegare: poggiò la manina sulla guancia della mamma e le trasferì il ricordo del sogno.

Lei lo strinse per qualche secondo, poi gli sorrise rassicurante.

“Tranquillo, amore mio, la mamma è qui ora. Non ti lascerò mai, lo prometto.”

Junior la strinse forte, non voleva lasciarla più andare via.

“Nonno sta facendo le frittelle. Vuoi andare a cucinare con lui?” gli chiese. Doveva farlo distrarre un po’. Quel sogno lo aveva turbato parecchio.

Ma aveva turbato anche lei. Qualcosa, nelle immagini telepatiche del bambino, l’aveva messa in allarme: l’uccello di fuoco.

Lo aveva già visto. Esattamente due anni prima, la notte in cui era nato suo figlio, aveva sognato Peter… e aveva visto quell’uccello di fuoco.

Ma ora non poteva permettersi il lusso di indagare, avrebbe solo agitato inutilmente il bambino, e oggi doveva solo pensare a divertirsi: era il suo compleanno, e alla scuola stavano organizzando una festa tutta per lui.

Portò Junior in cucina, da Walter, e glielo affidò, poi andò ad aiutare gli altri a preparare il salone d’entrata per la festa che ci sarebbe stata quel pomeriggio.

Quando tutto fu pronto la festa cominciò.

Junior correva in giro per la sala, riuscendo ad avere l’attenzione di tutti. In fondo era la mascotte della scuola, il più giovane, nato tra quelle mura e che aveva già mostrato parte dei poteri da subito dopo la nascita.

Il piccolo si avvicinò a Logan e gli tirò i pantaloni per attirare la sua attenzione.

“Nonno?” lo chiamò.

Logan non lo sentì, e continuò a chiacchierare con Broyles, bevendo la sua birra.

“Nonno?” chiamò ancora Junior.

Broyles lo guardò e sorrise.

“Credo che il bambino ce l’abbia con lei, signor Logan.”

Wolverine sospirò e lo prese su.

“Dimmi un po’, tappetto.” disse il mutante al piccolo “Perché mi devi chiamare nonno se ti ho detto mille volte di chiamarmi zio?”

“Io no tono petto.” protestò il piccolo “Tu tei petto!”

Logan sospirò. Quel bambino era proprio un Bishop.

Lo tenne in braccio per un po’, finché sua madre non venne a riprenderselo.

“E’ ora della torta!” esclamò Olivia, stringendo il figlio, poi si avvicinò a un grande tavolo con una bella torta con panna e crema pasticcera, la preferita di Junior.

Il bambino spense le candeline, con l’aiuto della mamma, poi rivolse la sua attenzione al tavolo dei regali. C’erano tanti pacchetti di tanti colori. A Junior piacevano i colori.

Junior li aprì tutti, e volle provare tutti i giocattoli.

Giocò finché la stanchezza non ebbe la meglio, poi si addormentò in braccio alla madre, che stava parlando con il Professor Xavier e altri X-Men.

Mentre parlavano, il Professore si fece improvvisamente cupo, e si estraniò per qualche minuto dalla conversazione. Tutti lo fissarono in silenzio: quando faceva così il futuro non prospettava nulla di buono.

“Voglio tutti gli X-Men nell’hangar del Blackbird tra mezz’ora.” ordinò “Sta succedendo qualcosa…”

   
 
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