Rabbia
A volte mi chiedo… perché?
E’ un perché che mi risuona fortemente dentro, colpisce tutto ma non è riferito a qualcosa in particolare. Forse i perché sono troppi, ed è impossibile concentrarsi solo su uno. Quando lo sento emette un suono profondo e rimbombante, come una campana; e lo sento fluire nelle mie particelle, in ogni singolo atomo del mio corpo, come un fiume silenzioso e tiepido. E’ una di quelle sensazioni che fanno un po’ male e un po’ bene allo stesso tempo, e non sai decidere se ti sta bene provarla o no.
E poi… la rabbia.
La rabbia che mi colma fino alla gola e non mi fa più respirare, e il mondo diventa rosso sangue davanti ai miei occhi. La rabbia riesce a riempirmi in modo così totale e completo, riesce ad invadermi con tale forza che ho quasi l’impressione che prema per uscire dal mio corpo e riversarsi fuori, in un vortice che spazza via qualunque cosa. Come se il fiume di perché fosse aumentato all’improvviso, strabordando dai suoi argini e premendo per scorrere fuori da me, cercando una qualsiasi fessura da cui fuggire verso l’esterno. E il cuore batte così forte e frenetico da rimbombarmi nella testa come un martello, come un tamburo impazzito. Lo stomaco si attorciglia, stringe la sua morsa in un nodo stridente che blocca il respiro e divora crudelmente l’interno del mio corpo, strappando la carne a brandelli e facendomi ascoltare ogni singolo morso con crescente violenza.
L’importante è non far lavorare la mente. Finchè la sensazione si ferma allo stomaco, al cuore o alla gola può andare bene. Ma quando arriva alla mente, violando i ricordi che non devono essere violati, allora vengono le lacrime e i perché ti travolgono come un branco di bufali in corsa, impossibili da fermare, e ti calpestano con i loro zoccoli duri e le loro domande. E vorresti qualcosa da mordere, qualcuno da picchiare, oppure il… silenzio.
Ecco, sì, il silenzio è la cosa più bella che può esserci quando si è in queste situazioni. Se tutti spariscono, se riesci a trovare un rifugio sicuro dove far riposare le tue orecchie e la tua mente stanca allora ti senti invadere dalla pace. Il fiume in piena si ritira lentamente, torna nei suoi argini; lascia la sabbia bagnata al suo passaggio e il cuore che batte sordo e accelerato nel silenzio. E a poco a poco, a poco a poco i battiti rallentano e tornano alla normalità, lasciando cadere un velo di pace su tutto il corpo.
Allora tutte le sensazioni tacciono per qualche attimo e si può assaporare il nulla che sono diventati gli organi, la carne e la mente. E’ un sentirsi un albero, un fiore, una foglia verde sfiorata dal vento leggero.
Ed è bellissimo.