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Autore: Hyorangejuice    18/01/2012    9 recensioni
Tentare di descriverlo senza sembrare banali o offensivi nei suoi confronti sarebbe stato molto difficile, quindi Minho si limitò ad osservarlo senza affibbiargli aggettivi come ‘carino’, nonostante lo fosse, anche dalla sua del tutto eterosessuale prospettiva, né ‘dolce’ nonostante avesse un sorriso da carie, né bello perché… Perché sarebbe stato ‘troppo gay’ dalla sua eterosessuale prospettiva.
Sul petto aveva una targhetta con il suo nome sopra, si chiamava… .
“Taemin-ah!” Key salutò il ragazzino con uno dei suoi migliori sorrisi.
c'è un Minho indeciso, un Taemin che è una caramella mou, un Kibum che è più di quello che sembra, un Jonghyun canterino e un Onew sbadatamente se stesso, tutti alle prese con le proprie vite, tra caffè alla canella e scelte che cambieranno per sempre la loro vita.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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allora, prima di tutto come al solito aggiormaento notturno, ma stasera non è nemmeno tanto tardi.
poi, allora questo capitolo è per Taemin, le paranoi di Minho le lasciamo alla prossima volta,
si scoprono delle cose su di lui non molto belle, ma voglio precisare che in questa storia non tratterò
abusi o violenza domestica.
Bene, devo dire una cosa che non c'entra niente con gli SHINee, ma non posso...
cioè.....il ComeBLAQ. cioè Hello Baby 5.
morirò.
my god.
e. a febbraio il comeback.
F.E.B.B.R.A.I.O.
bene, basta, buona lettura.
 


Capitolo 6:
Mille won e una cioccolata


Quando Taemin aveva quattro anni aveva un triciclo giallo con delle fiamme disegnate sulle ruote, era un triciclo che gli aveva portato suo cugino. Era usato e se lo si guardava bene le fiamme erano un po’ sciupate e aveva una ruota storta, ma un bambino queste cose non le vede.
Un giocattolo nuovo è un giocattolo nuovo anche quando è vecchio per qualcun altro. A Taemin piaceva particolarmente quel gioco, più della palla rossa che gli aveva portato la nonna per il suo compleanno perché poteva pensare di andare fino alla luna solo pedalando velocissimamente sul suo triciclo, era bello pensarlo.
Stringendo il manubrio, le mani strette strette sulla plastica gialla morbida e gli occhi dritti di fronte a sé, si sentiva fiero di sé e del suo nuovo giocattolo.
Taemin aveva sei anni quando suo padre prese il triciclo e lo gettò nel cassonetto della spazzatura di fronte a casa e, per quanto lui piangesse suo padre non ascoltava, per quanto lui la chiamasse sua madre non rispondeva.
Suo padre era rientrato in casa sbattendo la porta e lo aveva preso per le spalle spingendolo a sedersi sul divano.

“Non devi piangere, mi hai capito?”

Taemin, con gli occhi pieni di lacrime per il suo gioco e per la sua impotenza di bambino cercò di annuire perché suo padre aveva il tono dei ‘discorsi da grande’ e Taemin avrebbe tanto voluto fare come gli era stato detto, ma non ci riusciva.

“S-scusa a-p-ppa”

Non sapeva bene per cosa si stesse scusando, ma lo disse comunque. Suo padre strinse un po’ la presa sulle sue spalle e Taemin si morse il labbro inferiore tentando di fermare e lacrime, ma quelle non ne volevano sapere di smettere di scendere.

“Taemin-ah”

Taemin aveva aspettato, ma suo padre non aveva detto altro.
Anche quando Taemin aveva chiesto dove fosse sua madre, suo padre non aveva detto niente.
Taemin aveva nove anni quando aveva capito che essere Lee Taemin non era la cosa più bella del mondo, ma aveva deciso che era meglio essere Lee Taemin e doversi preparare dei toast storti da solo che essere Lee Chanson e non sapere neanche come si preparano i toast.
Ne aveva dieci, invece, quando aveva visto per la prima volta la scuola di danza dal finestrino del suo autobus e era rimasto affascinato dall’insegna sgargiante e dai ragazzi che uscivano da lì ridendo come se fosse stato il miglior Luna Park mai costruito.
“Appa, ti prego, appa per favore” . Aveva pregato per giorni. “Appa, voglio fare danza”. “Appa, guarda ho preso il volantino, appa, non è caro, appa” non gli interessava essere pressante, né essere troppo esigente, non aveva mai voluto niente quanto salire insieme a quei ragazzi su quella giostra.
La sua prima lezione di danza era stata un sabato pomeriggio nell’autunno dei suoi dieci anni. Per tutto il tempo il sorriso non aveva mai lasciato il suo viso.
Essere Lee Taemin lì dentro era più facile, essere Lee Taemin lì dentro  era quasi bello.
Taemin era il tipo di ragazzo che aveva talmente tanti sogni a riempire milioni di pagine, talmente tanti che non gli sarebbe bastata una vita intera per realizzarli tutti, ma che comunque si impegnava al massimo per non doversi mai guardare indietro. Era una di quelle persone che seguono i propri sogni anche lungo sentieri impervi e scoscesi perché  il viaggio che dà valore al traguardo, o così almeno la pensava lui.
C’erano dei giorni in cui, però, pensare che un giorno ce l’avrebbe fatta, che bastava lavorare sodo, non era abbastanza, in cui avrebbe voluto gettare tutti suoi sogni dalla finestra e liberarsi da quel peso inutile che lo teneva legato ad un posto a cui non si sentiva di appartenere.
Era un giovedì quando era incappato nel Romantic, ed era una di quelle giornate in cui avrebbe volentieri attraversato un incrocio con il semaforo rosso. In tasca aveva solo una banconota da mille won e delle cartacce, ma era entrato comunque, avrebbe potuto prendere almeno un caffè.
Dentro non c’era nessuno, solo un ragazzo dietro il bancone che stava sistemando dei fiori in un vaso. Sorrise quando si accorse di Taemin in piedi sulla porta.
Taemin sorrise a sua volta e si avvicinò al bancone trascinando appena i piedi, poggi la cartella ai piedi di uno degli sgabelli e si sedette.

“Che cosa posso portarti?” chiese il ragazzo mentre Taemin si guardava intorno.

“Un caffè, grazie”

Il ragazzo corrucciò la fronte. “Caffè? Non ti va una bella cioccolata calda?”

Taemin scosse la testa. “Ho soltanto mille won, quindi un caffè, grazie”

Il ragazzo sorrise e tirò fuori il bricco del latte per la cioccolata. “Te la offro io, sembra che tu abbia avuto una brutta giornata”.

Taemin ringraziò imbarazzato mentre il ragazzo scaldava il latte. “Io mi chiamo Jinki” gli disse.

“Taemin, mi chiamo Taemin”

Jinki, Taemin ebbe modo di scoprire quel pomeriggio, era una persona molto… diversa da quelle che si incontrano di solito, sorrideva più del dovuto, inciampava di continuo e aveva un senso dell’umorismo spesso incomprensibile, ma era una persona piacevole.

“Quindi balli, ma tipo balletto, cioè danza classica o cosa?”

“No, danza moderna, hip hop, cose del genere, niente danza classica” sorrise Taemin sorseggiando la sua cioccolata.

“Una volta ho provato un corso di tango, mi ci ha portato mia madre, mio padre non è il tipo da ballo da sala, ma è stato un disastro, continuavo a pestarle i piedi” Jinki sorrise un po‘ imbarazzato e si versò una tazza di caffè.

Il Romantic era diventato prezioso per Taemin, la famiglia che aveva avuto modo di scegliere, forse un po’ stramba e atipica, come quelle automobili piene di bozzi e ammaccature, ma che nonostante tutto continuano ad andare avanti e Taemin si era sentito a casa lì, perché anche lui era un po’ rotto, ma non lo dava troppo a vedere.
Stava sparecchiando un tavolo quando la porta si aprì e Kibum e Minho entrarono. Taemin sorrise prima a Kibum che gli si fece incontro per un doveroso abbraccio materno e una serie di legittime domande come ‘hai mangiato?’ e ‘hai sentito che freddo? Ti sei portato la sciarpa?’. Taemin rispose a tutte sorridendo e lanciando qualche occhiata a Minho che parlava con Jinki al bancone.
L’unico pezzo del puzzle che Taemin non era ancora riuscito a collocare era Minho. Era come uno di quei pezzetti azzurri di cielo che sembrano tutti uguali e fino all’ultimo non si capisce dove vadano. Taemin era convinto che non si potesse essere amici delle persone verso le quali si è attratti perché le cose finiscono male, specialmente nel suo caso. Taemin era attratto ma Minho, come non esserlo? Minho era gentile, intelligente e aveva un bel fisico, per non parlare della voce, una delle più sexy che Taemin avesse mai sentito.
Sorrise quando Minho guardò verso di lui e agitò la mano, salutando.

“Taemin-ah” Kibum sorrideva ancora, ma c’era qualcosa di strano nel suo sguardo. “Mi prepari una cioccolata?” chiese.

“Certo, qualcosa non va?”

“No, solo… ti voglio bene, Taemin-ah”

Taemin sorrise stringendo la mano di Key. “Yah, Umma anche io”

 Kibum sorrise e si avvicinarono al bancone, Taemin si mise subito all’opera per preparare la cioccolata.

“La prossima settimana c‘è il saggio, venite tutti, no?” chiese Kibum sorridendo minacciosamente.

“Certo, come ogni anno e quest‘anno c‘è anche Taemin” Jinki sorrise guardando verso Taemin che era occupato a sistemare la panna sulla cioccolata.

“Choi?”

“Ho già il biglietto”

“Bene, non manca nessuno”

Jinki guardò Minho ed entrambi stavano pensando la stessa cosa. “Jonghyun-hyung oggi non lavora?” chiese Minho.

“No, mi ha chiesto la giornata perché aveva delle cose da fare” rispose Jinki.

Minho sorseggiò il suo caffè mente Jinki si finse impegnato a pulire un bancone già pulito. Taemin porse la tazza con la cioccolata a Kibum che gli sorrise grato. “Taemin-ah, mi raccomando ricordati che la stupidità è contagiosa, non diventare come questi due, fallo per me, hm?”



¤ ¤ ¤



Il giorno dopo la lezione di danza fu particolarmente sfiancante, continuavano a ripetere la coreografia per il saggio ormai da settimane e l’insegnante continuava a gridare e a correggere e a sospirare e a scuotere la testa.
Taemin avrebbe voluto gridare contro lo specchio fino a romperlo. Gli faceva male tutto, anche muscoli che non sapeva di avere ed era stanco, avrebbe potuto collassare dopo ogni movimento, dopo ogni piroetta o dopo ogni flip, ma non smetteva, non cadeva anche quando sembrava ad un passo dal farlo.
La cosa meravigliosa quando ballava era che ha il controllo totale del suo corpo e dei suoi movimenti, e non poteva dire lo stesso di molte cose nella sua vita.
Guardò Kibum alla sua destra, anche lui sudato e con le guancie rosse per il movimento, ma con la sua stessa determinazione negli occhi e i movimenti ancora precisi e puliti nonostante la fatica.


“Yunho si trasforma in una specie di dittatore quando si avvicina il saggio, aish” sentì uno dei ragazzi lamentarsi nello spogliatoio, dopo la fine dell’allenamento.

Taemin sorrise frizionandosi i capelli ancora umidi con l’asciugamano, di certo non poteva dargli torto. Si vestì in fretta quando sentì un leggero spiffero freddo accarezzargli la pelle e un brivido gli percorse la schiena.
Quando si mise la cartella in spalla ricordò, dolorosamente che il lunedì successivo lo aspettava l’ennesimo test di matematica e l’ennesimo brutto voto da aggiungere alla lista.

“Kibum-hyung, io vado!” gridò in direzione delle docce.

“Yah! Copriti che fa freddo!” Kibum gli gridò in risposta.

Taemin non rispose limitandosi a stringere un po’ di più la sciarpa che aveva intorno al collo.
Trascinando i piedi verso l’uscita Taemin si domandò se avrebbe potuto chiedere a Minho di dargli qualche ripetizione, magari avrebbe potuto sperare di salvare la situazione appena in tempo per non dover seguire i maledetti corsi di recupero durante l’estate che, a dirla tutta erano la sua maggiore preoccupazione.

Quando uscì dalla palestra un vento gelido lo investì in pieno viso facendolo rabbrividire, si calò il cappuccio in testa e si preparò ad affrontare il gelo fino alla fermata dell’autobus. Aveva appena fatto qualche passo quando notò, nel cono di luce del lampione una figura familiare, era Minho.

“Hyung!” Taemin agitò il braccio per attirare l’attenzione di Minho che si voltò nella sua direzione e, nonostante la poca illuminazione, Taemin fu felice nel vedere che sorrideva.

“Taemin-ah!”

Taemin affrettò il passo affondando ancora di più le mani nel suo parka verde. “Key-hyung è ancora sotto la doccia” disse appena si fu avvicinato abbastanza.

Minho sospirò sfregando le mani insieme. “Sto congelando qui”

“Da quanto aspetti?”

“Cinque minuti, sono venuto in autobus” rispose indicando al fermata poco distante. “Hai i capelli bagnati?” senza pensarci Minho allungò la mano e prese tra le dita una delle ciocche bionde che uscivano dal cappuccio. Taemin, sorpreso, istintivamente si toccò i capelli e balbettò qualcosa di incomprensibile, prima che Minho ritirasse la mano conscio di che cosa aveva appena fatto.
Non che a Taemin desse fastidio l’intrusione di Minho nella sua bolla personale, semplicemente non se lo aspettava.

“Con questo freddo rischi di ammalarti”

“Li ho asciugati, ma sono ancora un po‘ umidi”

Minho annuì, corrucciando la fronte. “Io e Kibum andiamo al cinema a vedere un film, Kibum deve assolutamente vederlo, così ha detto, ti va di venire? Domani è sabato, no? Non hai scuola”

Taemin spostò il peso da un piede all’altro nervosamente e poi sorrise a Minho, “Io non vorrei disturbare e poi non sono neanche vestito bene”

“Sei carino” rispose Minho, rimanendo a bocca aperta di fronte alla sua stessa affermazione “V-voglio dire, non importa come sei vestito, tanto nella sala al buio non ti vede nessuno”

Taemin rise nervosamente e Minho affondò le mani nelle tasche dei jeans schiarendosi al voce. “Non disturbi, quindi, se ti va…”

Kibum uscì dalla scuola in quel momento con la sacca poggiata svogliatamente sulla spalla destra, individuò subito Minho e Taemin, sospirò avvicinandosi e cercando di non preoccuparsi troppo.

“Choi, aspetti da molto?”

“No, il solito quarto d‘ora che ormai è d‘obbligo. Taemin viene con noi, se non ti dispiace”

“Non essere sciocco, Choi. Taemin sei sicuro di poter venire?”

Taemin gli sorrise cercando di rassicurarlo. “Non c‘è problema hyung” .

Kibum passò la sua sacca a Minho e lo fulminò con lo sguardo prima di iniziare a raccontare a Taemin la meravigliosa trama del meraviglioso film che stavano per andare a vedere. Minho si sistemò la sacca di Kibum in spalla e affrettò appena il passo per raggiungere Taemin e prendere anche il suo zaino.
Lo fece scivolare dalla spalla di Taemin e se lo caricò sulla spalla libera, quando Taemin fece per protestare Minho scosse la testa.

“Lascia che metta a frutto il fisico che si ritrova” aveva commentato Kibum.



 ¤ ¤ ¤



Usciti dal cinema si avviano verso la fermata dell’autobus, Minho seguiva Kibum camminando piano per stare al passo con Taemin che sembrava doversi addormentare da un momento all’altro. Lo guardava di sottecchi cercando di non pensare troppo, di non cedere alla tentazione di analizzare quella leggera stretta allo stomaco che sente ogni volta che Taemin era troppo vicino.

“Come vanno le prove del saggio?” domandò Minho sfiorando il fianco di Taemin con il gomito.

“Bene, Yunho-saesangnim ci fa lavorare sodo”

Minho sorrise sistemandosi meglio sulle spalle la sacca di Key. “Sono sicuro che andrai benissimo”

“Grazie, ma dovresti vedermi prima di giudicare”

“Giusto e con la scuola come va?”

Taemin scosse le spalle e sorrise. “Domanda di riserva?”

Minho sorrise, poi si schiarì la voce. “Se hai bisogno di un po‘ di aiuto in matematica io posso darti qualche ripetizione”

“Davvero?” Taemin lo guardò sgranando gli occhi.

“Se per te va bene come insegno” Minho annuì.

Kibum, qualche passo più avanti incassò la testa nelle spalle nascondendo il naso nella sciarpa rossa che portava al collo, guardava dritto davanti a sé eppure non sembrava vedere niente. Guardò il cielo blu sporco di Seul e si affiancò a Minho aggrappandosi al suo braccio.
Minho alzò un sopracciglio e Kibum si limitò a scuotere le spalle. “Non bastava la borsa, anche te devo trascinare fino a casa?” domandò Minho.

“Sta zitto, Choi, e ringrazia che te lo lascio fare”

Minho attirò Kibum verso di sé e gli sorrise.

Salutarono Taemin alla fermata dell’autobus. Minho gli rese lo zaino e Kibum gli sistemò meglio la sciarpa annodandola abbastanza stretta da strozzarlo. Salendo sull’autobus Taemin si voltò a salutare sorridendo, prima di andare a sedersi vicino alla porta sul retro.
Guardando fuori dal finestrino immaginò che quell’autobus fosse una macchina del tempo o uno di quei mezzi magici che portano i protagonisti dei film in posti meravigliosi o gli danno la possibilità di cambiare la loro vita. Immaginò di essere uno di quei protagonisti e di poter tornare indietro a quando ancora credeva che le cose sarebbero sistemate.
Quando però vide la sua fermata avvicinarsi, quando scorse il vialetto di casa sua sospirò e ricordò che quelli erano sol film e che nella realtà c’era da fare a pugni e la maggior parte delle volte se ne ricevono più di quanti non si riesca a darne.
Infilando le chiavi nella porta cercò di non fare rumore, erano appena le dieci e di certo suo padre era in casa. Tolse le scarpe e le mise in un angolo nell’ingresso, si caricò meglio lo zaino sulle spalle e, senza accendere la luce percorse il corridoio verso le scale.
Con la coda dell’occhio vide suo padre steso sul divano, probabilmente addormentato, deglutì e trattenne il respiro finché non fu finalmente al sicuro nella sua stanza. Chiuse a chiave e trasse un respiro di sollievo.
Aveva appena riposto il parka verde nell’armadio quando sentì i passi pesanti di suo padre che saliva le scale, il respiro gli si mozzò e il cuore iniziò a battere all’impazzata. Si strinse le mani al petto come a voler zittire quel battito insistente che gli rimbombava in testa, come se suo padre potesse sentirlo.

“Taemin! Yah! Ti sembra questa l‘ora di tornare”

Taemin non rispose. Si mise le mani sulle orecchie e si accartocciò su se stesso. Si tappò le orecchie per non sentire, chiuse gli occhi per non far cadere le lacrime.
Taemin aveva promesso di non piangere.

“Yah! Disgraizato di un figlio! Non rispondi! Sei come tua madre! Dov‘eri? Eh!? Pensi che io non lo sappia? Pensi che il tuo vecchio sia stupido? Ma io lo so” una risata gutturale, rauca.

Taemin sapeva che non avrebbe smesso, almeno non tanto presto. Si sfilò i jeans e mise la prima tuta che riuscì a trovare, dal suo zaino tirò fuori il suo piccolo lettore mp3 e si infilò sotto le coperte.
Con la musica sparata a volume altissimo chiuse gli occhi e si ripeté che sarebbe finito presto, bastava solo che si addormentasse.
Taemin aveva scelto di non piangere perché avrebbe reso tutto solo più penoso.



NOTE FINALI:
cioè, allora queste note finali che non faccio mai servono per un motivo preciso,( non le ho messe in cima perchè mi sembravano eccessivamente lunghe.)
bene (per non dire di nuovo allora) ultimamente le visite per la mia vecchia storia Hello sono aumentate e cis ono alcune di voi che
sono state così gentili da mettersi a recensirla di nuovo.

Io non lo so se vi ringrazio abbastanza, cioè per me è una cosa meravigliosa,
e vorrei davvero davvero davvero davvero dirvi grazie, perchè non credo di averlo fatto abbastanza.
quindi grazie ancora, davvero.
e ora anche basta sennò poi mi emoziono.

GRAZIE a tutte quelli meravigliose persone che ogni volta leggono e recensiscono questa storia.
GRAZIE a quelli che leggono e basta.
GRAZIE a quelli che hanno messo questa storia nei preferiti, nelle seguite e nelle storie da ricordare.

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