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Autore: Rowena    18/01/2012    1 recensioni
Primo settembre 2017: una volta che i nipoti grandi sono partiti con l’Espresso per Hogwarts, Molly chiama a raccolta figli, generi e nuore per mettere in moto un piano tutto suo; Charlie sta per tornare dalla Romania per un breve soggiorno a casa, come la mamma lo ha pregato, e la famiglia deve agire. Molly, infatti, non sopporta l’idea che il suo secondogenito non si preoccupi di crearsi una famiglia e vuole rimediare forzando la sorte: la sua strategia prevede fargli incontrare qualche strega nella speranza che cambi idea. Quello che Molly ancora non sa è che Charlie ha già incontrato una ragazza davvero fuori dal comune…
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '19 anni dopo'
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Hermione lavorò con tanta cura e rapidità che una settimana dopo fu pronta a sferrare la controffensiva: fece ricerche accuratissime interrogando i dipendenti di Charlie, ricostruendo i fatti del giorno in cui era avvenuto l’attacco – erano tutti concordi che Kari avesse salvato la situazione, nonostante l’opinione contraria del loro capo, che temeva non sarebbe riuscita a controllarsi – e le successive azioni di Toculescu, ritrovandosi in mano così tanto materiale palesemente a favore di suo cognato che sentì dopo soli pochi giorni di avere la vittoria in pugno. Sebbene non volesse correre più del necessario per non trascurare alcun dettaglio, presentò al tribunale magico locale, il corrispettivo del Wizengamot in Romania, un esposto che documentava gli abusi dell’Auror più odiato alla riserva per draghi.
Sapientemente, in più, convocò la stampa per annunciare la notizia della sua azione legale verso il Ministero, e i giornalisti parvero scatenarsi come se fossero impazziti: Hermione sapeva che il suo nome era largamente conosciuto al di fuori dei confini britannici e sfruttò la cosa per accendere le luci sulla versione della storia di Charlie, che finalmente venne diffusa con la stessa diffusione del racconto diffamatorio di Toculescu. Per i giornali sembrò immediatamente uno scoop senza pari: Hermione Granger, l’eroina della seconda guerra magica inglese, scendeva in campo per difendere il cognato!
Con questa risonanza mediatica, il Ministero non ebbe altra scelta che indagare se vi fossero state irregolarità nelle indagini condotte da Toculescu, e invitarono Charlie a presentarsi per una deposizione ufficiale. Chi parlò con Hermione, un piccolo burocrate sicuramente, si disse stupito che né l’Auror né il signor Ureche ne avessero inviata una in sede. L’avvocato non replicò, ma suggerì invece che si accelerassero i tempi per un’udienza, poiché il suo cliente non aveva nulla da nascondere e voleva tornare al lavoro quanto prima.
Due giorni dopo quel colloquio, di conseguenza, Charlie e la cognata si recarono al Ministero.
«Di questo passo, la corte dovrà risolvere la questione quanto prima, e assicurarsi che abbia il minor eco mediatico possibile», commentò Hermione camminando rapida per le strade di Bucarest. «Anche se prima dovranno vagliare tutta la documentazione che ho presentato loro, e per questo servirà un po’ di tempo».
Il mago annuì, allungando il passo per starle dietro: dannazione, lei aveva anche i tacchi alti! Come faceva a muoversi così in fretta senza cadere? C’era anche la neve, sebbene un percorso fosse stato aperto per i pedoni nel soffice manto che si era posato sulla via, eppure la donna sembrava non badare a tutto ciò. Forse aveva incantato le scarpe…
L’avvocato, infatti, aveva sfoderato il migliore dei suoi tailleur per completare la sua immagine di donna efficiente e competente. Alle loro spalle, più indietro di qualche passo per non dare troppo nell’occhio, li seguivano Kari e la dottoressa Horia: anche la ragazza drago era attesa al Ministero, per testimoniare la propria versione dei fatti e confermare il parere dell’esperta sulla propria lucidità mentale.
Sebbene Hermione non fosse riuscita a evitare che le due udienze coincidessero – qualche volpone l’aveva fatto apposta – la presenza di Juditah la rassicurava sull’esito degli eventi. C’era solo da sperare che la giovane non perdesse il controllo, ma con le lezioni che aveva seguito mantenere a bada l’istinto del drago le riusciva molto più semplice.
Tutti gli edifici magici di Bucarest erano nascosti nel quartiere di Lipscani, il vecchio centro storico della capitale, fino a un decennio prima una zona dalla fama non troppo raccomandabile anche grazie ai vari incantesimi messi su per difendere dai Babbani i segreti che in quel luogo si celavano. La via commerciale dei maghi era situata in Strada Covaci, dove un tempo si trovava anche il mercato nero sotto la dittatura babbana.
«Non riesco a credere che il Ministero sia sotto la residenza estiva di Dracula», commentò Hermione senza rallentare. «Quando me l’hanno detto, ho pensato che si trattasse di uno scherzo».
Anche Charlie trovava da sempre quella scelta abbastanza macabra, ma gli abitanti della Romania la consideravano un segno di forza, poiché l’edificio era stato preso ai vampiri diversi secoli prima, quando gli umani avevano deciso di limitare il loro potere e di non fare più da bibita a portar via, e mantenere la sede del proprio dominio in quelle stanze sembrava rassicurare tutti. Le due specie vivevano ora un momento di armonia, anche grazie a diverse leggi promulgate dal Ministero rumeno – le stesse che Juditah aveva discusso con Kari qualche tempo prima – eppure ogni tanto i maghi tenevano a ricordare chi controllasse chi.
La residenza estiva di Dracula, meglio nota come Curtea Veche, era un grande palazzo cinquecentesco che, agli occhi dei Babbani, era un semplice museo visitabile nei giorni feriali. Nascosto nelle profondità della terra, però, ben più in basso delle camere di tortura di Vlad l’Impalatore, l’altro nome del vampiro più famoso della storia, si nascondeva il Ministero della Magia, con i suoi uffici e le aule del tribunale. Poco distante si trovava una splendida chiesa, anche quella parte del grande complesso voluto dal sanguinario principe di Valacchia, davanti alla quale li aspettava Ovidiu.
Il ragazzo era stato convocato la sera prima a presentarsi all’inizio del turno in ufficio, senza spiegazioni. Dalla sua faccia non sembrava niente di buono.
«Allora, che volevano?», domandò Charlie a mo’ di saluto. Quali fossero i suoi sentimenti in quel momento, non sapeva dirlo: da un lato, stava iniziando a provare tenerezza per quel giovane Auror che cominciava ad affacciarsi al mondo, dall’altro sperava che finalmente la sorveglianza sulla sua casa fosse terminata.
Ovidiu sospirò: «Sono a tanto così dal licenziamento. Toculescu mi sta mettendo contro l’ufficio, dice che non faccio gioco di squadra con lui e che voglio danneggiarlo».
Come se avesse avuto bisogno dall’esterno, pensò il mago più anziano: quella rivalsa sull’Auror che gli avevano appioppato improvvisamente gli diede fastidio, era davvero assurda! «Perché se la prendono con te? È lui quello che mina di continuo la credibilità della sua professione, con queste accuse ridicole».
«Il capo è come impazzito, questo improvviso interesse della stampa lo ha reso ansioso. Sono così preoccupati che ha tentato di ordinarmi di riportare le tue conversazioni con il tuo avvocato, scandalizzandosi quando mi sono rifiutato», riportò con voce incredula.
Ovidiu era molto attaccato al suo lavoro, ma non per questo avrebbe compiuto azioni così vergognose: spiare un colloquio così personale e vincolato dal segreto? No, neanche per salvarsi il posto!
«Se ti licenziano per questo, intenterò un’altra causa per farti riavere il lavoro, faglielo pure sapere alla prossima convocazione», rispose serafica Hermione.
L’Auror la guardò incredulo: «Lo farebbe davvero?»
«Ah, se fosse altrettanto facile conquistare un salario minimo per gli Elfi Domestici…», aggiunse lei con un sospiro, prima di scoppiare a ridere con il cognato, che conosceva bene la sua antica lotta per una maggiore equità nella società magica.
Ripresero a camminare, tra le occhiatacce di Ovidiu e le domande di Kari, che non aveva la minima idea di cosa fosse un Elfo Domestico. A tutto il gruppetto era più che evidente, tuttavia, che era meglio evitare di inimicarsi la strega britannica… La sua conoscenza della legge magica e la rapidità con cui aveva deciso di giocare le sue carte avevano impressionato tutti.
«No, ma non credo mi licenzierà…», continuò il ragazzo, «Solo, non si era reso conto del pericolo a cui ci ha esposto Toculescu e ora sta valutando se sia davvero così indispensabile nell’ufficio, secondo me. Vorrebbe che lo tenessi più informato anche su di lui, così da agire in maniera corretta nei confronti di tutti».
Charlie non sapeva cosa dire: non aveva mai dovuto temere problemi dall’interno da parte dei suoi dipendenti… Beh, almeno finché Luc non era apparso trasformato alla riserva e aveva tentato di ucciderlo.
Hermione rispose abbastanza lapidaria: «Ha mandato in missione quel tizio senza preoccuparsi delle motivazioni personali che potevano muoverlo, per me è abbastanza per un’azione legale per negligenza. Non si dovrebbe dimenticare tanto in fretta un collega mangiato da un drago, anzi», disse con una voce abbastanza fredda. Era abbastanza stanca dei burocrati ministeriali che non ragionavano al momento giusto e poi dovevano essere tirati fuori dai guai in tribunale, doveva occuparsi di troppi casi simili nella sua routine lavorativa. «A proposito, Charlie, come sta il drago della Gringott? Nella frenesia di questi giorni mi sono dimenticata di chiedertelo».
«È un gran donnaiolo», rispose il mago dopo aver fatto mente locale sull’esemplare in questione. «Nonostante la sua età, dobbiamo stare ben attenti quando le femmine sono in calore».
Quella domanda un po’ fuori tema, e soprattutto la buffa risposta di Charlie, servirono a stemperare la situazione.
«Ora, le questioni serie», disse Hermione con l’aria di un generale che si preparava per la battaglia della sua vita. «Ovidiu, se non hai altri impegni con l’ufficio, potresti accompagnare Kari nell’aula dove avverrà la sua deposizione? Vorrei che ci fosse qualcuno dei nostri, oltre a Juditah, per impedire che la trattino…»
«Come un mostro, lo so», concluse per lei la ragazza quando si rese conto che la strega sembrava indugiare. «Non mi arrabbio per così poco».
«Stavo per dire ‘in maniera poco cortese’, ma hai reso bene il concetto. Con un Auror che garantisca per lei, dovremmo evitare la gabbia o soluzioni simili».
Provvedimenti deprecabili, ma che di certo qualche fifone presente in aula avrebbe preteso temendo per la propria incolumità, o forse appositamente per far innervosire la giovane e dimostrare così quanto poco fosse sicuro lasciarla in semilibertà.
Come aveva previsto, Ovidiu non sembrò particolarmente entusiasta di quella richiesta: «Non dovrebbe farlo lei? In fondo anche Kari è una sua cliente…»
«Ti potrà sembrare strano, ma ho molta più paura per quello che potrebbe dire Charlie con la sua boccaccia», gli spiegò l’avvocato, che evidentemente non era abituata a sentirsi dire di no. «Inoltre non sarai solo, la dottoressa Horia sarà con voi per assicurarsi che non accada nulla di male».
«Non è adorabile quando le persone parlano di te come se fossi invisibile?», domandò la boccaccia a Kari, con un certo fastidio.
La ragazza roteò gli occhi verso il cielo, avvicinandosi al mago. «Non me ne parlare, a me sembra di vivere in una specie di zoo da mesi: potresti staccare i biglietti, nel caso mi facciano tornare alla riserva, o vendere popcorn…»
Erano ormai di fronte all’ingresso del Ministero: sembrava incredibile che fosse nascosto in un punto così visibile, proprio nella nicchia sotto l’arcata di mattoni che si stagliava dietro il busto del vecchio Vlad. Chissà quanti Babbani passavano di lì, turisti e abitanti del luogo, e nessuno si rendeva conto del segreto che custodiva! Per coloro che, come il gruppetto, sapeva come stavano le cose, tuttavia, bastava fare il solletico alla giusta pietra perché una porta segreta nella parete si aprisse, permettendo così ai visitatori di passare attraverso i controlli – pesatura delle bacchette e registrazione dei propri intenti, una procedura abbastanza simile a quella del Ministero in Gran Bretagna – e accedere finalmente al cuore amministrativo della Romania magica. Ci fu qualche problema nello spiegare al mago che si occupava di quei controlli che sì, Kari era una Babbana e che no, non aveva il vaiolo da drago… Sebbene non fosse così poi lontano dalla verità. Evidentemente l’uomo non faceva attenzione alle ultime notizie, perché neanche per un momento gli venne il sospetto che la giovane dalle strane pustole in viso potesse essere la tanto temuta ragazza ibrido sulla quale avevano tanto speculato sulle pagine dei giornali.
«Probabilmente ha anche letto di te, ma ti hanno dipinto come un’enorme lucertola che tende a staccare la testa di tutti coloro le si parino davanti…», disse Charlie, senza sapere se essere amareggiato o divertito da quello scoop montato ad arte.
Kari sbuffò, stanca di quei problemi. Per la prima volta da tempo era in una città, in mezzo alla gente, ad assaporare un pizzico di tutto ciò che aveva perso dal suo rapimento. Non riusciva a essere felice di quell’uscita, anche se la cognata del suo amico assicurava che di lì a breve nessuno avrebbe preteso dei controlli così rigidi su di lei. Anche se Ovidiu avesse lasciato la casa di Charlie, lei non sarebbe tornata improvvisamente normale, non avrebbe rivisto suo figlio, né i suoi genitori e il fratellino. Ormai la nostalgia dei suoi cari iniziava a farle male, malgrado negasse quelle sensazioni spiacevoli.
«Allora, dov’è che dobbiamo andare?»
Nell’atrio del Ministero, era arrivato il momento di dividersi: Charlie e Hermione avrebbero proseguito fino all’aula principale, alle cui porte era accampata la stampa da ore, mentre il resto della comitiva avrebbe raggiunto una sala minore da un altro corridoio, così da non attirare troppo l’attenzione. Nessuno voleva un primo piano della ragazza drago sulle prime pagine dei giornali.
«Ti senti pronto?», domandò la strega quando furono rimasti soli.
«Perché, se dicessi di no, potrei tornare a casa?», domandò Charlie in risposta, ormai a disagio. Sulla strada per arrivare in aula aveva cercato di pensare il meno possibile a quanto sarebbe successo. Primo, perché Hermione gli aveva già fatto una testa come un uovo di drago a forza di suggerimenti e consigli sull’atteggiamento da tenere, il modo di rispondere e quant’altro dovesse fare una volta entrati lì dentro. Secondo… Perché effettivamente, come sua cognata, temeva cosa sarebbe potuto uscire dalla sua bocca: la sua tendenza ad apparire più giovane in genere gli portava dei vantaggi, specie nelle situazioni di crisi, poiché aveva una capacità di reazione ben più rapida di molti suoi coetanei, ma in quel frangente sapeva che non avrebbe giocato a suo vantaggio. Doveva apparire come un quarantacinquenne consapevole delle proprie azioni e responsabile, ed ecco il perché del completo elegante che il suo avvocato gli aveva comprato insistendo perché lo indossasse.
«Spiritoso, ora andiamo», replicò la donna indicandogli la via per il corridoio.
Il mago sospirò, sempre riflettendo su cosa lo stava aspettando. Il problema era che lui non aveva idea di come apparire serio: era sempre se stesso, molto ironico e pungente, sbrigativo quando non c’era tempo da perdere, facile a infiammarsi se si sentiva sotto accusa ingiustamente. Quando si trattava di organizzare una riunione di lavoro sapeva controllarsi e comportarsi al meglio, poiché la situazione lo richiedeva, ma si trattava di tutt’altra questione. Anche ai convegni, molti colleghi di tutto il mondo gli avevano spesso fatto i complimenti perché con il suo modo spiccio e personale di parlare era uno dei pochi oratori che si seguivano con piacere per tutta la durata del loro intervento. Tuttavia, era certo che nessuno di questi tratti tipici del suo carattere sarebbero tornati utili in quel frangente. Se con le proprie parole avesse peggiorato la situazione, Charlie non se lo sarebbe mai perdonato.
In quel preciso istante, però, un flash polveroso lo riportò alla realtà: un folto capannello di giornalisti si era avvicinato, riconoscendo probabilmente gli inconfondibili capelli rossi made in Weasley, e il teatrino stava per iniziare.
«Signor Weasley! Guardi da questa parte, prego».
«È vero che nella sua riserva segue esperimenti illegali, signor Weasley?»
«Dov’è la sua creatura, la ragazza drago? Vogliamo vederla!»
E via così, un fiume di domande e commenti inutili, provocatori, in cerca di un suo passo falso. L’interpellato, sgradevolmente al centro dell’attenzione, inghiottì a vuoto, preparandosi a passare attraverso il gruppo di curiosi senza dire una parola, come stabilito. Quello era il momento di Hermione.
La strega, che in quel momento gli stava artigliando un braccio – Charlie poteva chiaramente sentire le sue unghie attraverso la camicia e la giacca del completo – e proseguiva a camminare con lo stesso passo rapido, come se tutto quel circo non li riguardasse.
«Il mio cliente ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di essere innocente dalle accuse contro di lui e controbatterà oggi la deposizione dell’Auror Horatiu Toculescu in cui viene indicato come principale colpevole di crimini contro i Babbani ed esperimenti illegali. Inoltre, è nostra intenzione chiamare a giudizio lo stesso Auror per l’abuso di potere operato nel corso delle sue cosiddette indagini e la non professionalità dimostrata nei confronti del signor Weasley», sparò a raffica Hermione con lo stesso modo che aveva di rispondere ai tempi della scuola, rapido e calzante da spiazzare anche i professori. «Ora, signori, se volete scusarci…»
Nessun’altra domanda li seguì, mentre raggiungevano l’aula, cosa che lasciò un po’ perplessa l’avvocato.
«Non avevo mai fatto così colpo», mormorò voltandosi per osservare i giornalisti che, ancora attoniti, sembravano come paralizzati dalla sua breve dichiarazione.
Charlie ridacchiò: «Non per offenderti, ma non sei tu. Qui difficilmente qualcuno osa sfidare un Toculescu, porta solo guai».
«Beh, allora stravolgeremo la normalità», rispose spiccia la donna. Se il problema erano i rischi che si correvano a pretendere qualcosa da un simil-Malfoy, su questo lei aveva una vasta esperienza.
L’aula era grande e buia: solo alcune candele illuminavano l’ambiente, troppo poche per essere efficaci, ma Charlie individuò senza difficoltà la sedia su cui era previsto si accomodasse, in mezzo alla stanza, di fronte al banco del giudice o della commissione che si sarebbe riunita per valutare il suo caso. Hermione avrebbe preso posto poco distante, per tirare fuori le sue carte e prepararsi alla sua introduzione, oltre che rivedere le domande da porre al suo cliente per dimostrare la sua innocenza. La corte non si era ancora riunita, ma oltre a una piccola stenografa che si stava scrocchiando le dita, sebbene la sua Penna Prendiappunti avrebbe lavorato per lei, nell’aula erano già presenti due persone.
Charlie non aveva mai conosciuto in prima persona il capo di Ovidiu, il primo Auror di Romania e responsabile del dipartimento, ma aveva visto abbastanza sue foto per riconoscerlo senza difficoltà. Quanto all’altro… Beh, era un volto fin troppo noto.
«Spero che le sue bugie siano finalmente svelate, signor Weasley, questa situazione è intollerabile», sibilò Toculescu quando i suoi diretti avversari comparvero. «Io esigo che…»
Il signor Grigore, un uomo grigio come sembrava suggerire il suo cognome, mise una mano sulla spalla del suo sottoposto per zittirlo. Un gesto che, registrò Hermione, dimostrava quanto avesse preso sul serio la minaccia di quell’azione legale. Quell’uomo le ricordò per un attimo Scrimgeour: aveva un aspetto molto più ordinario e meno faunesco del Ministro britannico tragicamente deceduto, ma aveva la stessa aria di chi aveva già visto troppe cose nella sua vita. Sperava soltanto di poter arrivare alla pensione senza doversi occupare di un’altra crisi senza precedenti, intuì la strega, e lei era quella arrivata a rompergli i Boccini quando ormai mancava così poco al tanto agognato traguardo.
Beh, valutò l’avvocato, mentre si sedeva al posto assegnato al difendere senza comunque perdere d’occhio la scena, quella sarebbe stata una leva da tenere ben presente e da spingere al momento giusto.
Non ci fu tempo per altre schermaglie tra le parti, però: nell’istante in cui Hermione apriva la sua cartella di pelle – regalo squisitamente babbano da parte dei suoi genitori – per recuperare i documenti da tenere sotto mano, la corte fece la sua comparsa in aula. Il primo a entrare fu Ureche, il distratto amministrativo che era stato inviato alla riserva per documentare le indagini, seguito da due maghi che sembravano stati obbligati a seguire l’udienza, dalle loro facce. Era una questione delicata, pensò Hermione, ma c’erano cose ben peggiori di cui occuparsi, in fondo!
Alle loro spalle, altre cinque persone si sistemarono sui seggi di legno scuro. Maghi e streghe che avrebbero dovuto prendere una decisione sulla faccenda.
«L’imputato dichiari le sue generalità», esclamò il primo mentre ancora stavano prendendo posto. Indossavano tuniche che di certo avevano visto giorni migliori, e buffe parrucche simili a quelle dei magistrati babbani inglesi, abbastanza usurate anche quelle.
«Charles Septimus Weasley, nato il dodici dicembre 1972», rispose pacatamente Charlie, preparandosi al fuoco incrociato di domande.
«Sa perché si trova qui, signor Weasley?», domandò l’altro mago con voce ancora più annoiata del suo collega.
 No, mi hanno rapito e portato qui di peso, pensò lui, tuttavia comprese che era meglio rispondere in maniera corretta come suggerito da Hermione e dire la verità. «Sono qui per rispondere alle accuse mosse dall’Auror Horatiu Toculescu e per dimostrare di aver subito un trattamento ingiusto durante le indagini dello stesso».
Alle sue spalle, Hermione annuì in maniera appena percettibile: il Veritaserum che aveva messo nel caffè del cognato quella mattina, faceva effetto. In questo modo il mago, non sapendo di aver assunto la pozione, si sentiva semplicemente portato a rispondere onestamente e senza inutili battute che avrebbero potuto indisporre la corte. Guardò in direzione dei due maghi che sovrintendevano all’udienza e notò che sembravano soddisfatti dell’inizio: l’avvocato sapeva che le dichiarazioni di Charlie sarebbero diventate così inoppugnabili che nel giro di mezzora sarebbe stato Toculescu nelle fauci del drago… Cioè, del consesso di maghi riunito.
Meglio non fare giochi di parole del genere, visti i pregressi.







Angoletto dell'Autrice: Salve a tutti, eccomi di nuovo qua! ^^
Buon anno un po' in ritardo a chi mi legge, in particolare questa ff. Come proposito per il 2012 voglio tentare di mantenere degli aggiornamenti in tempi _umani_ per quanto sia possibile nei miei mezzi.
Non sapete quanto mi dispiace far passare dei mesi, ma passo da 0 idee a TROPPE idee a ridicole sere in cui ho perfettamente il capitolo in mente e fisso Word come a pretendere che mi legga nel pensiero e lo scriva lui. E se pretendo una cosa del genere da un coso sminchio come Word (non so il vostro, il mio diventa sempre più sgrammaticato col passare del tempo! Adesso abbiamo difficoltà a distinguere tra meglio e migliore, ma ci credete?), vuol dire che sono proprio messa male. ç___ç
Comunque, questo capitolo si è abbastanza scritto bene, dal momento in cui sono riuscita a fermare la scimmietta che batte i piatti nel mio cervello e a pensarci su. Il quartiere di Lipscanu è questo, non so se la foto rende benissimo l'atmosfera che mi sono immaginata e che da quello che ho letto possiede questa zona della città (abitando io a Genova, i centri storici mi attirano senza pietà) e questa è Curtea Veche, detta anche casa dello zio Dracula. Sarà folle, ma mi sembrava il posto proprio perfetto per il Ministero della Magia rumeno.
A presto per il prossimo capitolo!

Rowi

PS: Grazie a tutte le persone che mi commentano/favvano/seguono/ricordano nonostante i miei tempi biblici. Siete sempre un sacco (*____*), il che mi fa pensare che comunque la storia meriti, malgrado i tempi di attesa. <3
   
 
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