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Autore: Carla Volturi    18/01/2012    4 recensioni
Bianca, giovane pittrice ventitreenne conosce Cristiano, trentacinqueenne ufficiale di marina. Un incontro casuale...un amore folle e travagliato. Due vite diverse, cosi come ambizioni e prospettive. Che ne sarà di loro?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Ecco il mio nuovo capitolo.
Nel prologo non vi ho accennato la trama: protagonisti sono Bianca, giovane pittrice ventitreenne e Cristiano, ufficiale di marina di  trentacinque anni. Un incontro casuale, un amore travolgente. Che ne sarà di loro?
Baci da Carla.

CAPITOLO 1- ARRIVO!


Vietri è una città piccola, deliziosa città sul mare. Una sola strada principale collega il paese ai restanti comuni della Costiera Amalfitana.
Tale via, peraltro, la percorre in toto, dando vita tal volta, a dei minuscoli vicoli, dove sono state costruite le famose “cortine”, case singole con tanto di giardino incorporato .
Una volta fatto ingresso in paese, da notare la segnaletica alquanto comica “Benvenuti a Vietri, terra di limoni, limoncello. Venite e non vi pentirete”, mi ritrovo immediatamente sul corso principale, ove sono situati una ventina di negozi vista mare.  E specifico quanto detto perché qui vi è anche il lungomare con lido privato e spiaggia pubblica. Sorrido pensando a come sia difficile oggi in Italia scovare una distesa di sabbia libera ed accessibile a tutti, compreso chi ha le tasche del pantalone un po’ leggerotte!.
Giunta a fine strada, seguo la curva che da sotto la montagna, in modo da risalire e avviarmi verso il piccolo centro storico. Che paese strano Vietri, è paragonabile al labirinto di Minosse. Essendoci , come menzionato precedentemente, un'unica arteria principale, gli abitanti si sono adoperati a costruire del minuscoli vicoli, per accedere alle proprie case.
Ne consegue quindi che da una scala da 1 a 100, ti perderai per Vietri una sessantina di volte…e forse anche di piu’!.
Salita terminata, terza parte della via. La mia testa oscilla da destra a sinistra, tentando di scovare un cartello o un insegna con il nome della stradina che cerco: Via Pinnarella.
Palazzi da quattro piani su ambo i marciapiedi, sotto i quali si notano le bancarelle dei piccoli negozi aperti ai clienti. Qui, per esempio, potete fare la spesa con pochi soldi: a quanto vedo macellaio, salumeria e fruttivendolo offrono la loro merce a prezzo stracciato.
E finalmente ecco la meta: Via Pinnarella, numero 50.
Sussulto: possibile mai che qui ci abito da sola?.
Varco il vicoletto, spengo la mia Panda gialla.
Scendo e come di consueto chiudo il mio vestitino rosa nella portiera dell’auto.
 Alzo gli occhi al cielo: “Mannaggia, mannaggia!”, urlo contro me stessa e contro la mia sbadataggine. Riapro la porta e tiro un sospiro di sollievo: nulla di rotto o sporco!.
Osservo il luogo in cui mi sono recata: una casa a piano basso rossa, non eccessivamente grande. Un piccolo giardino, ricordato da una sorta di staccionata di legno molto vecchio. E per concludere un box auto.
Santa cosa: qui a Vietri i parcheggi scarseggiano. Il sindaco ha giustificato tale carenza con il motto della sua vita: “Fatevela a piedi, fa bene al cuore!”.
Porto le mani ai fianchi, stringendoli forte…sarò mica ingrassata? Sento un po’ di carne viva e verace sotto le mie dita.
Sento dei passi dietro di me. Mi giro. E’mio padre, con tanto di arti sulla testa.
Spalanco le braccia: “E’successo qualcosa?”.
Sbuffa seccato: “Sto venendo a piedi dalla sede della capitaneria. La mia Mercedes non entra in questo dannato vicolo”.
Rido di gusto: “Embè? La casa qui l’hai comprata tu. E piantala di stropicciarti i capelli con le mani”. Inclino la testa all’indietro, divertita da una battuta un po’ vecchia e diciamocela tutta squallida: mio padre è calvo da un bel po’!.
Applaude e inizia a contorcersi su se stesso: “Madò sto morendo dal ridere. Oddio non ce la faccio!”.
Cammina verso la mia auto.
Fa un passo indietro: “E se sapevo che avevi tutta questa roba, chiedevo al circo russo di prestarmi un camion ”.
Strizzo gli occhi. Ma che magnifica battuta! In effetti ha ragione: l’unico posto a non esser occupato nella Panda è il sedile guidatore. Ovunque cumuli di scatole di carta. Nel bagagliaio le mie valigie.
Ci sono i miei attrezzi e alcuni miei quadri”, gli dico, mentre ci avviamo al portone di casa.
Si lo so, ma il resto dei tuoi dipinti?”, mi chiede. Cerca la chiave per aprire.
Li ho lasciato alla galleria di Taranto. Appena venduti mi invieranno un bonifico”, rispondo.
Entriamo in casa: davvero molto carina.
Vi è un soggiorno-cucina, con divani in un angolo e televisore. Al centro della stanza tavolo con sedie e alla mia sinistra, il lato cucina, devo dire molto ben fornito. Tre finestre lunghe, che arrivano sin a terra e affacciano sul giardino, situato prima del portone di casa. Una quarta apertura nel muro sui fuochi della cucina…apprezzo molto questa particolarità: nel caso dovessi friggere qualcosa, non rimarrà la puzza in casa!.
Sul lato destro della suddetta stanza vi è una porta in legno chiaro: ecco un corridoio piu’ o meno lungo, ove vi si trovano tre aperture, rispettivamente cameretta, bagno e camera da letto.
Entro nella mia stanza: è bellissima pur essendo piccola. Letto da una piazza e mezzo, armadio bianco laccato, comodino con lampada, cassettiera con televisore. Uno specchio lungo, accanto al quale vi è un ampia vetrata…vedo il mare e uno splendido sole luminoso. Quasi ho voglia di un tuffo in acqua!.
Se ti va, apporta tutte le modifiche che vuoi!”, mi dice mio padre, “Io ora devo andare. Ti dispiace se ti occupi tu di tutto?”.
Mi volto, contenta della nostra decisione di ristabilirci a Vietri, nostra città di nascita: “Non ho nulla da fare. Vai non ti preoccupare!”.
Dopo alcuni minuti sento la porta di casa chiudersi alle mie spalle.
Sospiro di sollievo e salto su letto. Braccia incrociate dietro la testa.
Finalmente a casa. O meglio finalmente a Vietri.
Si perché questa non è la mia dimora di origine…li mio padre non osa metterci piede da lungo tempo.
  
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