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Autore: ColJay__lover    18/01/2012    1 recensioni
Inizialmente avevo deciso di fare una one-shot intitolandola semplicemente "Lettera ad un amore svanito", ma poi ho deciso di aggiungere altri ( seppur pochi.) capitoli.
Spero che questo "Gioco di lettere" sia di vostro gradimento.
I nostri Jared e Colin ce la faranno a ritornare un'unica, cosa sola?
La risposta arriverà presto.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il viaggio in aereo passò molto, molto in fretta. Io e Jared ci sedemmo sui posti numerati, uno di fronte all’altro. Erano anni che non ci sfioravamo, anni passati senza rivolgerci alcuna parola. Lui era lì davanti a me. Potevo ammirare i suoi occhi color del cielo, quegli occhi stanchi, ma rinnovati, ancora una volta, da quell’amore che ero stato capace di vedere soltanto anni e anni prima, in Marocco, durante le riprese del film che ci cambiò per sempre l’esistenza. Le sue mani si muovevano nervosamente una sopra l’altra. Era nervoso, era evidente, ma era altrettanto ovvio che in quel momento era la persona più felice di questa terra.
Dopo l’abbraccio all’aeroporto non ci eravamo risfiorati, ognuno aveva preso semplicemente il suo posto all’interno dell’aereo. Io avevo un leggero male allo stomaco, quel male allo stomaco, però, dovuto all’ansia e al nervosismo, e soprattutto, in quel caso, all’emozione di riavere la luce dei miei occhi proprio davanti a me.
Ogni tanto lo guardavo negli occhi, accennandogli sorrisi pieni di amore e di gioia, e lui ricambiava, abbassando però, immediatamente, lo sguardo. Sembrava ritornato un ragazzino, un sedicenne alle prese con il primo amore. Si imbarazzava con niente, arrossiva con un complimento, e la sua pelle diventò calda nel momento in cui gli posai una mano sulla guancia. Lui sfiorò la mia mano, perdendosi in quel meraviglioso istante, la strinse, e vi avvicinò la bocca leggermente, dandovi un bacio appena percepibile.
Fremetti leggermente e poi gli sorrisi, riportando la mano sopra al libro che avevo tra le mani.
 

Avevo sempre adorato le sue labbra. Mai, in nessuna donna, avevo trovato labbra come quelle di Jared, labbra che sapevano darti tutte le emozioni di questo mondo, labbra che sapevano baciare meglio di ogni altra donna sulla faccia della terra. E la sua pelle , dio, avrei potuto passare un’intera giornata ad accarezzarlo, senza mai stancarmi. Mi mancava, mi mancavano quei tempi in cui sfiorarsi era una cosa abitudinaria, accompagnata dalla felicità e la voglia, di quel momento, di sentirci completi. Era visibilmente dimagrito, ma il mio amore per lui non era assolutamente cambiato, direi, anzi, che il suo essere gracile mi dava ancora più la voglia di stringerlo tra le mie braccia e di proteggerlo.
Quell’abbraccio all’aeroporto mi aveva donato la felicità che da tanto cercavo,  felicità che avevo cercato abbracciando e stringendo altre donne. Ma mai e poi mai avevo provato quell’emozione, che ti toglie il fiato, che avevo provato stringendo il mio amore.
 

Scendemmo dall’aereo, ognuno trascinando i propri bagagli, e senza dire una parola raggiungemmo l’albergo che avevo precedentemente prenotato. Hotel  5 stelle, camera matrimoniale. Il massimo.  Camminammo a passo piuttosto veloce e prendemmo il primo taxi che ci passò davanti. Tra noi, in quel momento, c’era il silenzio, silenzio impiegato a pensare, forse, a cosa ci saremmo detti una volta che la porta della nostra camera si sarebbe chiusa. L’hotel non era molto lontano. Era un colosso, bellissimo, i suoi colori erano caldi, già a primo impatto mi aveva dato una meravigliosa impressione.  Entrammo e i gestori dell’albergo ci diedero la chiave della stanza del nostro amore. La raggiungemmo, impazienti, e una volta raggiunta chiudemmo la porta.
Appoggiammo sul pavimento i nostri bagagli e i nostri sguardi si sfiorarono per un interminabile minuto. Non avevo il coraggio di fare la prima mossa, temevo che ancora potesse avere un po’ di paura del mio amore così evidente nei suoi confronti. Rimasi lì, immobile, ad attendere la sua prossima mossa.
 
 
 
 


Non so perché, ma provavo imbarazzo a manifestare il mio amore verso Colin, l’uomo che in tutti questi anni, segretamente, avevo sempre amato. Mi sentivo un adolescente, temevo che ogni mia mossa potesse far pensare a Colin che io fossi una persona infantile. Eppure i suoi occhi mi guardavano. Quegli occhi, che cambiavano colore a seconda della luce, mi avevano letteralmente stregato, anni e anni prima. Dovevo farmi coraggio, però. Adesso eravamo soli, lontani dal mondo circostante, soltanto io e lui, uniti da un amore indicibile e trascinante, quell’amore che mi colmava tanti anni fa e che adesso sembrava aver ripreso padronanza di su me. Allungai la mano verso Colin, senza smettere un secondo di fissarlo, e lui rispose, immediatamente, allungando a sua volta la mano, stringendo la mia in una morsa strettissima,  talmente stretta che quasi mi sentii mancare. Avvicinai il resto del mio corpo a lui, che mi avvolse immediatamente con le sue braccia così protettive. Mi sentivo in paradiso. Non c’era sensazione più bella di quella che stavo provando in quel momento. Il mio corpo vicino al suo. Appoggiai la testa sul suo petto, chiudendo leggermente gli occhi e facendo dei grossi respiri. Mi sentivo talmente emozionato che non avevo il coraggio di interrompere quel meraviglioso silenzio.
“Colin…io…” dissi con voce fioca e strozzata.
“Shh…” rispose dolcemente lui baciandomi la testa, e stringendomi ancora di più, facendomi perdere completamente in quell’attimo .
Passarono esattamente cinque minuti, i migliori cinque minuti  degli ultimi otto anni. Ci staccammo, tenendoci stretti per mano.  Volevo stringermi assieme a lui, nel letto.  Sentivo quel desiderio bruciarmi dentro. Non desideravo nient’altro, soltanto stringermi assieme a lui per poter percepire la dolcezza del suo essere, dolcezza che solo io, unicamente, avevo potuto conoscere nel periodo in cui tutti pensavano che fosse un poco di buono.
 
 
Timidamente allungai lo sguardo verso il letto, strusciando una mano su una sua guancia. Lui capì il linguaggio del mio sguardo, quell’empatia, che c’era sempre stata tra noi, non ci aveva mai tradito. Si spostò verso il letto, e io, attaccato alla sua schiena come se fossi un bimbo da proteggere, mi avvicinai assieme a lui. Si distese, e così feci io. Appena il mio corpo fu affianco al suo, che subito mi strinse,  mi sentii l’uomo più felice e realizzato di questa terra. Non c’era musica, non c’era tour che tenesse, io ero completamente felice soltanto quando ero con lui e quando ero sicuro che entrambi i nostri cuori erano nutriti dal nostro amore reciproco. Appoggiai la testa sulla sua spalla, dandogli un leggero bacio sul collo, in cui vi era la sua solita barba incolta. Lui sorrise e ricambiò il bacio sulla fronte. Sentivo il bisogno di parlare con lui, sentivo il bisogno di dirgli quanto non importassero più i suoi sbagli, quanto importasse invece adesso il suo amore nella mia vita, e basta.
 
 
“ Avremmo tante cose di cui parlare, Colin, ma non voglio. Non voglio far capolino ancora una volta in quel dannato passato, che ha stretto in una morsa sia te che me. Voglio pensare soltanto a noi due, adesso. A ciò che la vita ci potrò riservare in futuro, alle gioie che potremo condividere insieme, ai progetti che ci accomuneranno, alle difficoltà, onnipresenti, che affronteremo più forti che mai, insieme,  alle giornate che passeremo insieme, con le nostre mani unite, passeggiando per la nostra città, senza timore della società che temevamo molti anni fa. Promettimelo Colin, promettimi che le nostre mani saranno per sempre strette l’una all’altra, che i nostri cuori, potranno battere, come mi scrivesti tu nella prima lettera, all’unisono, ma stavolta, per sempre.”
 

Dissi ciò tutto d’un fiato, e vidi una lacrima scendere da quegli occhi meravigliosi. Si era emozionato, le mie parole lo avevano portato a piangere dalla gioia, dall’emozione, e forse, anche dal passato non vissuto in tutti questi anni.  Stavolta ero io ad asciugarli quella lacrima così umile, che gli passò lungo il volto. Annuì poi con la testa, avvicinandosi al mio viso. Sentivo il mio cuore  battere fortissimo, non ragionavo più, avrei voluto fare l’amore con lui in quell’istante, ma per ora volevo soltanto assaporare l’ emozione dell’esserci ritrovati.  
Avvicinai anch’io il mio volto al suo finchè le nostre labbra non si sfiorarono, ancora una volta, unendosi nel bacio più meraviglioso e emozionante della mia vita. Sentivo le sue labbra muoversi contro le mie, mentre le sue mani mi accarezzavano il volto. Io ricambiavo al meglio, accarezzandogli le sue grandi spalle.  Ci staccammo, sentivo il mio cuore avere sollievo dopo tantissimi anni di patemi. Sorridemmo entrambi, finchè non riassunsi la posizione iniziale, appoggiando la testa sopra il suo petto. Chiusi gli occhi, quasi d’istinto, e mi addormentai profondamente, stanco del viaggio ma pieno di emozioni.
 
 
 
 


Si addormentò, così dolcemente, che sembrava un bambino.  Io lo strinsi, infinitamente gioioso per quel contatto ritrovato con lui. Chiusi anch’io gli occhi e mi addormentai profondamente. Non so per quanto dormimmo, so solo che quando mi svegliai lui aveva gli occhi puntati sui miei, accarezzandomi con lo sguardo.  Quello era il paradiso, non c’era alcun dubbio, il paradiso era l’amore che provavo per lui e tutte le circostanze che ci permettevano di esprimerlo al meglio.
Decidemmo di raggiungere quel deserto che ci aveva fatto innamorare. Non vedevamo di ritoccare quella sabbia bruciante con i nostri piedi. Avremmo passato una serata molto simile a quelle che passavamo otto anni fa, con i nostri sguardi rivolti verso la luna, che illuminava a malapena i nostri volti. Ma no, non c’era bisogno di nessuna luce in quel contesti, erano le nostre emozioni a parlare e a mostrare l’uno i sentimenti dell’altro.
 
Verso sera raggiungemmo quel deserto, che la sera diventava terribilmente freddo. Entrambi eravamo avvolti da un mantello, come ai tempi delle riprese. Io camminavo stringendo Jared per le spalle, e lui mi seguiva, come se fossi la sua guida. Raggiungemmo un punto specifico del deserto. Proprio lì, infatti, vi era una roccia, che sia io che Jared conoscevamo molto bene.
Ci mettemmo seduti accanto ad essa e avvicinando lo sguardo realizzai che era proprio come la avevamo lasciata anni e anni fa. Le nostre iniziali erano ancora lì, incise.
“A ricordo del nostro amore infinito, caro deserto, tu ci hai fatto perdere e ritrovare, inseguire ed acchiappare, ci hai fatto innamorare”. Questa era la frase che decidemmo di scrivere otto anni prima, quando la minaccia di perderci era ancora lontana. Indicai la frase incredulo e Jared sorrise, sfiorando la roccia con la punta delle dita.
Il nostro amore viveva, viveva ancora, ed era più solido che mai.
 
 
Ci guardammo poi negli occhi, impazienti di conoscere il linguaggio dei nostri corpi, impazienti di assaporare ancora una volta le nostre pelli. Entrambi sapevamo quello che sarebbe successo, sapevamo che da quella sera saremmo diventati, per sempre,  un’unica cosa,  che i nostri corpi e i nostri cuori avrebbero ricominciato a danzare seguendo le note del nostro amore. Mi avvicinai a Jared, stringendogli la mano e dandogli un casto bacio nel collo. Lui era emozionato e vergognato dall’idea di quello che sarebbe successo dopo tanti anni di lontananza. Di sua volontà si distese in quel deserto gelido, dove l’unica cosa che ci infondeva calore era la presenza dell’altro.
Mi misi sopra di lui, prestando attenzione a non fargli del male, accarezzandogli il volto con carezze dolci e appena percepibili. Lui non distoglieva un attimo lo sguardo dai miei occhi, vedevo che aveva bisogno di un affetto immisurabile. Avvicinai le mie labbra alle sua e cominciai a baciarlo nel modo più dolce e romantico possibile. Sentivo che lentamente il bacio diventava sempre più profondo, e cominciavo a vedere quella completezza avvicinarsi sempre più.
Passò poco tempo e dopo essere stati presi da quella foga tipica di quei momenti, entrambi,  ci spogliammo e ci ritrovammo completamente nudi l’uno con il corpo a contatto con l’altro. Non riesco a spiegare a parola quello che stavo provando in quel momento. Amore, passione, romanticismo, desiderio, e chissà quali altri sentimenti. Osservai il suo corpo magnifico, baciandogli il petto e accarezzandogli le spalle. Cercavi di tranquillizzarlo, di fargli capire che quella notte sarebbe stata la più bella della nostra esistenza. Si calmò e si adagiò sotto di me, cominciando a sfiorarmi il petto con le sue mani e a baciarmi il collo, finchè io stesso con le mani non decisi di scendere in basso e di dare inizio in maniera vera e propria alla danza dei nostri corpi.
 

Facemmo l’amore per tutta la notte, e nessuno rimase deluso, quella fu la notte più bella della nostra esistenza.  Finivamo e ricominciavamo, sempre più vogliosi di recuperare, attraverso i nostri corpi, quel tempo perso in tutti quegl’anni. Il suo corpo reagiva alla mia presenza, il mio alla sua, lo toccavo, e ad ogni tocco chiudeva gli occhi per godersi l’essenza di quel momento.  Delle volte sembrava incitarmi ad andare avanti, stringendomi come se fosse l’ultimo giorno passato assieme. Lui ricambiava tutte le carezze, e talvolta, con le mani, andava a poggiare le mani sulla sabbia, raccogliendone una manciata, per poi rilasciarla. Le nostre menti erano ormai offuscate, tutto quello che rimaneva erano i nostri cuori e i nostri corpi.
Sì, quella notte mi sentii davvero completo. Cercai di dargli tutta la protezione possibile, tutto l’amore che avevo, sentirmi dentro di lui mi aveva  ricondotto da me stesso.
Alla fine ci accasciammo entrambi nel deserto e ci stringemmo forte, eravamo entrai esausti, ma eravamo finalmente in pace con noi stessi. Non c’era bisogno di nessuna parola, di nessuna scusa da porgere l’uno all’altro, tutto quello che contava era il fatto che eravamo finalmente insieme. Mi avvicinai al collo di Jared, sudato per l’eccitazione e lo baciai dolcemente, accarezzandogli la fronte.
“ Ti darò tutto l’amore di cui avrai bisogno, nel presente e nel futuro. E tutto ciò non è un dubbio, è una promessa. In questi anni ho capito cosa avevo perso, e adesso che sei mio ancora una volta, non ti riperderò mai più. Sei stato la mia luce, la mia guida e la mia speranza in tutti questi anni, non posso semplicemente vivere senza la luce, e soprattutto, senza una guida. Ti amo Jared.”
Queste furono le mie parole, alle quali Jared rispose stringendomi forte a sé e ricambiando quelle tre parole, che tanto fanno sussultare il cuore: “Ti amo Colin, e neanche il più violento dei temporali ci ridividerà.”
 

Ci alzammo entrambi da quella sabbia ormai terribilmente fredda e guardammo quella pietra che avevamo accanto.  Mi venne in mente una canzone, che anche se non era scritta da Jared, rappresentava benissimo cosa sentivamo entrambi, in quel momento. Avremmo dovuto passare altri sei giorni in Marocco, ma quella notte era la notte che ci aveva ricongiunto per sempre, e la pietra sarebbe stata la prova inconfutabile del nostro infinito amore:
 

“ And tonight we can truly say together we are invincibile”. 
  
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