NOTE: *squilli di
tromba* Rieccomi, precisa
e puntuale come promesso. State facendo i salti di gioia, eh? (Coro:
Crediciiiii!)
Non ho molto
da dire, ora che ci penso. Ci sarebbe giusto da puntualizzare che la
storia
volge al termine e che il prossimo capitolo potrebbe essere
l’ultimo. Cosucce,
insomma. A proposito di un possibile sequel: potrebbe interessarvi? Io,
tanto
per ingolosirvi un po’ (?), vi dico che di personaggi da torturare
sfruttare
utilizzare ne avrei -vecchi e soprattutto nuovi; in sostanza sta a voi
decidere, per cui è fondamentale che mi facciate sapere il
vostro parere.
Ma non
perdiamo ulteriore tempo in convenevoli. Che la lettura abbia inizio!
“Tutto
ciò è
alquanto bizzarro” fu il commento di Sherlock Holmes a
proposito del gran
casino della situazione in cui si trovavano dopo che Merlin
gli ebbe
fornito un resoconto dettagliato ed esaustivo degli eventi che si erano
verificati prima del loro arrivo -suo e del dottore- a Camelot.
“Ricapitolando”,
disse pizzicando distrattamente le corde del suo violino, “un
ignoto quanto
oscuro incantesimo ha reso possibile che quattro coppie gay provenienti
da epoche
e Paesi diversi (escludendo la relativa vicinanza geografica tra
Camelot e
l’odierna Londra) non solo concepissero un bambino -eccezion
fatta per le
Altezze Reali britanniche, che hanno addirittura bissato, e al vigore
dei cui
spermatozoi mi inchino- ma anche riuscissero a darsi appuntamento nello
stesso
luogo, in barba alle barriere spazio-temporali che li
separano”.
“Non
che
questa storia dei portali tra un
mondo e l’altro sia nuova, per noi” ci tenne a
precisare Caspian, intrecciando
la mano destra con quella del marito. “Soprattutto durante i
primi mesi della
nostra relazione, ho fatto la spola tra Telmar e Londra come una
trottola”.
Peter
sorrise al ricordo, poggiando la testa sulla spalla del compagno.
“Ho
dovuto
tribolare non poco per farti capitolare, amore”
proseguì lui, tubando
dolcemente. “Se ripenso poi a quanto si è
prodigata Susan per metterci i
bastoni tra le ruote...” sospirò.
“Quella
troietta intrigante” sibilò con astio il sovrano
di Narnia. “Sono così contento
di non doverla più vedere, lei ed i suoi bulbosi occhi
blu”.
“Questa
Susan
è per caso una tua ex?” si interessò
Edward, sporgendosi verso la coppia di
sposi.
“No,
che
Aslan mi fulmini” esclamò sdegnato Caspian.
“Io mi innamorai di Peter dal primo
istante in cui incrociammo le lame, ma quella cretina di sua sorella si
fece
non so quali film mentali secondo cui lei era la donna della mia vita,
figuratevi!”
“Parenti
serpenti, eh? Mi ricorda qualcuno” ringhiò
sommessamente Jacob, irrigidendosi.
I due
sovrani li guardarono con curiosità.
“Si
riferisce a Bella” spiegò Edward, circondando con
un braccio la vita
dell’altro. “Ammetto di essere stato con lei per
-quanto, un anno?- ma ai
membri della mia famiglia è stato subito chiaro che
c’era qualcosa di
incongruo. Che me ne facevo io, vampiro bellissimo purissimo e
levissimo, di
un’umana imbranata all’ennesima potenza,
sostanzialmente inutile e appiccicosa
oltre ogni dire? L’ho usata come donna dello schermo, senza
peraltro combinarci
mai nulla. Era la mia copertura affinché nessuno scoprisse i
miei sentimenti
per il licantropo burbero e sexy che fingevo di odiare. Sapete, tra le
nostre specie
non è mai corso buon sangue. Un po’ come Romeo e
Giulietta”.
“Io
invece
ti detestavo sul serio, perché non capivo come avessi scelto
quell’impiastro
quando potevi avere me” borbottò il licantropo, a
cui evidentemente l’onta
dell’iniziale rifiuto bruciava ancora un pochino.
“E
come
siete riusciti a coronare il vostro sogno d’amore?”
domandò Peter,
appassionatosi a quella storia che ricordava tanto la sua.
“Con
una romantica
fuga d’amore a New York dove, sfruttando i contatti di mio
padre, ci ha sposati
niente meno che il sindaco in persona” cinguettò
euforico il vampiro,
sventolando la mano sinistra per mostrare la fede in tutto il suo
luccicante
splendore.
Poco
distante dall’insolito quartetto, mentre i giovani Re
squittivano complimenti e
felicitazioni ai loro nuovi amici, un John Watson al quinto mese di
gravidanza
giocava con Aithusa, che fingeva dispettosamente di volergli
mangiucchiare il
dito indice. Arthur, seduto di fronte a loro con Nagini attorcigliata
alle sue
spalle, li osservava attentamente.
“Siete
molto
bravo con gli animali, Sir Watson” attaccò bottone.
“Vi
ringrazio, Altezza, ma è solo merito
dell’esperienza. A Londra abbiamo lasciato
un bulldog di nome Gladstone, buono come il pane. In verità
sarebbe il mio
cane, ma Sherlock si diverte a sfruttarlo come cavia per i suoi
esperimenti” e
alzò gli occhi al cielo, senza riuscire a soffocare un
sorriso indulgente e
rassegnato.
“Lo
amate
molto, vero?”
“E’
la mia
vita” affermò l’altro con
semplicità. “Per lui ho accettato di sfidare le
convenzioni. Ho lasciato mia moglie Mary e il mio ambulatorio di medico
per
seguirlo ed assisterlo nelle sue indagini. Purtroppo dobbiamo agire con
estrema
discrezione. Nella nostra epoca esiste il reato di sodomia, sapete, e
non
potremo mai ufficializzare la nostra unione”
spiegò, intristito.
“E
ditemi,
ne è valsa la pena? Ve ne siete mai pentito?”
“Oh,
no”
proclamò John con calore. “Sherlock è
la mia ancora di salvezza e, malgrado le
sue stranezze e la dipendenza dalla cocaina, è il solo uomo
che potrei amare.
Avevo un unico rammarico, quello di non potergli dare un figlio. Adesso
che
anche questo piccolo inconveniente è
stato risolto, sento che la mia -la nostra- felicità non
potrebbe essere più
completa”.
“Come
vi
capisco” sussurrò Arthur, rivolgendo
un’occhiata di sottecchi a suo marito.
Nel mentre,
i sopraccitati Holmes e Merlin erano impegnati a scervellarsi in
compagnia di
Gaius.
“Quel
che ci
rimane da scoprire, dunque, è il nome del mago che ha
castato l’incantesimo”
rifletté ad alta voce l’anziano cerusico.
“Permettetevi
di contraddirvi, mio caro signore: è fondamentale appurare
quale sia il movente
che ha dato origine a codesto sovvertimento della legge naturale. Una
volta
scoperto quello, troverò il colpevole in men che non si dica
servendomi
ovviamente di uno dei miei celeberrimi procedimenti deduttivi,
così complesso
ed intricato che per scriverlo l’autrice si
taglierà le vene o impazzirà
definitivamente” obiettò, un poco esaltato,
l’investigatore.
“In
uno dei
vostri libri, forse” lo contraddisse meditabondo il mago.
“Dovete sapere, Sir
Holmes, che in questa storia niente -e sottolineo niente- procede
secondo
logica”.
Detto
ciò si
arrestò bruscamente e si portò entrambe le mani
alle tempie. Sotto gli sguardi
un filino perplessi dei presenti (meno che di Arthur, che aveva intuito
cosa
stesse accadendo) serrò le palpebre ed aggrottò
la fronte, annuendo ogni tanto.
Trascorsa che fu una clessidra o anche meno riaprì gli
occhi, rivelando iridi
dorate, e balzò in piedi con un’agilità
insospettabile.
“Signori,
Kilgharrah è appena tornato dalla sua vacanza. Ci aspetta
nella radura nei
pressi del castello (marcondirondirondello), sostiene di avere la
soluzione al
nostro problema”.
Con grande
sorpresa dei nostri eroi, accanto al già noto drago ve
n’era un altro, se
possibile ancora più maestoso ed imponente. Il suo manto era
di un rosso sangue
intenso ed altrettanto scarlatti erano gli occhi, in cui
però si intravedeva
senza fatica un fondo di dolcezza.
“Kil”
esordì
Merlin. “E tu devi essere Castigo, scommetto”
sorrise amichevolmente in
direzione del secondo lucertolone.
“Lieto
di
conoscervi, Emrys. E anche voi, re Arthur. Molte cose mi sono state
raccontate
sul vostro conto” rispose cordialmente la creatura magica,
chinando il muso in
segno di rispetto.
“Non
tutte
negative, mi auguro” scherzò Arthur.
“Castigo, Kilgharrah, vi stavamo
aspettando con ansia. Lasciate che vi presenti ai nostri
ospiti”.
Non appena lo
scambio di saluti e cortesie varie fu terminato, Kilgharrah si rivolse
a
Merlin.
“Giovane
mago, credo di poterti fornire un aiuto concreto nella risoluzione di
questo pasticcio.
Mi sono consultato telepaticamente con Saruman e Gandalf in persona ed
entrambi
mi hanno dato la stessa risposta: Evocare il colpevole tramite un
incantesimo
d’Appello antico quanto potente. L’unico
inconveniente è che è necessario che
sia un drago a pronunciarlo, motivo per cui Castigo ed io siamo
qui”.
“Perché
in
due? Uno è il solista e l’altro fa il
controcanto?”
“Ma
no,
stupidotto. Più si è meglio è,
no?” ridacchiò l’altro in risposta.
Il ragazzo
si arrese. Quel drago doveva sempre avere l’ultima parola,
accipigna.
“D’accordo,
hai vinto tu. Coraggio, recitate la filastrocca e facciamola finita una
volta
per tutte”.
Kilgharrah e
Castigo si scambiarono un’occhiata solenne e concentrata.
«Andra
moi ennepe, Mousa, polutropon, hos mala
polla
plagchthê,
epei Troiês hieron ptoliethron epersen
pollôn
d' anthrôpôn iden astea kai noon egnô,
polla
d' ho g' en pontô pathen algea hon kata thumon,
arnumenos hên te
psuchên kai noston hetairôn».
“Che cosa?”
pigolò sgomento
Edward una volta che essi ebbero terminato. “Qualcuno mi
spiega perché mai
hanno recitato il proemio dell’Odissea
in lingua originale?” (Non dimentichiamoci che il vampiro
Settebellezze, oltre
ad essere un gran gnoccone, era anche un mezzo genio.)
“Ordini
dall’alto” sbuffò,
laconico, Castigo.
“Quell’autrice
da strapazzo
prima o poi dovrà vedersela con me. Avrà notizie
dal mio avvocato,
perdindirindina!” sbottò Merlin, furioso.
In
fondo è tutta colpa sua se ci ritroviamo in questa
incresciosa situazione!, pensò non a
torto.
“Giovane mago, invece di
prendertela con Genio faresti bene a preoccuparti di altre
magagne” consigliò
saggiamente Kilgharrah.
“Chicosacomedoveperché?”
Due figure avanzarono in
direzione del gruppetto, tossicchiando un po’ per via del gas
fumogeno
provocato dall’incantesimo.
Merlin per poco non ci
rimase secco. Non loro,
supplicò
febbrilmente, gli occhi sgranati. Fatina
dei Denti, fa’ che non siano loro.
*trallallero trallallà*
Ora, io SO che vi state
rodendo il fegato e che al contempo mi state maledicendo, LO SO (ehm,
almeno
credo. Lasciatemi l’illusione, va’, anche se molto
probabilmente non ve ne
frega una beneamata cippa).
Chi sarà mai la
misteriosa
coppia di malfattori/malfattrici? Li/e abbiamo già
incontrati/e? …Domande,
domande. Io vi rivelo solo che qualche indizio l’ho
disseminato, nel corso dei
precedenti otto capitoli. E adesso scervellatevi pure, mie care.
*ammicca*
Mi raccomando: sequel sì
o
sequel no? Ci tengo ad avere la vostra opinione!
Un bacione e a presto.