Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Il_Genio_del_Male    18/01/2012    8 recensioni
Nuovi imprevisti minacciano (beh, vabbè) di turbare la quiete di Camelot. Riusciranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti? E soprattutto, l'ammmòòòre trionferà una volta per tutte?
[Seguito di "A midsummer night's dream... in Camelot"]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTE: *squilli di tromba* Rieccomi, precisa e puntuale come promesso. State facendo i salti di gioia, eh? (Coro: Crediciiiii!)

Non ho molto da dire, ora che ci penso. Ci sarebbe giusto da puntualizzare che la storia volge al termine e che il prossimo capitolo potrebbe essere l’ultimo. Cosucce, insomma. A proposito di un possibile sequel: potrebbe interessarvi? Io, tanto per ingolosirvi un po’ (?), vi dico che di personaggi da torturare sfruttare utilizzare ne avrei -vecchi e soprattutto nuovi; in sostanza sta a voi decidere, per cui è fondamentale che mi facciate sapere il vostro parere.

Ma non perdiamo ulteriore tempo in convenevoli. Che la lettura abbia inizio!

 

 

 

 

 

“Tutto ciò è alquanto bizzarro” fu il commento di Sherlock Holmes a proposito del gran casino della situazione in cui si trovavano dopo che Merlin gli ebbe fornito un resoconto dettagliato ed esaustivo degli eventi che si erano verificati prima del loro arrivo -suo e del dottore- a Camelot.

“Ricapitolando”, disse pizzicando distrattamente le corde del suo violino, “un ignoto quanto oscuro incantesimo ha reso possibile che quattro coppie gay provenienti da epoche e Paesi diversi (escludendo la relativa vicinanza geografica tra Camelot e l’odierna Londra) non solo concepissero un bambino -eccezion fatta per le Altezze Reali britanniche, che hanno addirittura bissato, e al vigore dei cui spermatozoi mi inchino- ma anche riuscissero a darsi appuntamento nello stesso luogo, in barba alle barriere spazio-temporali che li separano”.

“Non che questa storia dei portali tra un mondo e l’altro sia nuova, per noi” ci tenne a precisare Caspian, intrecciando la mano destra con quella del marito. “Soprattutto durante i primi mesi della nostra relazione, ho fatto la spola tra Telmar e Londra come una trottola”.

Peter sorrise al ricordo, poggiando la testa sulla spalla del compagno.

“Ho dovuto tribolare non poco per farti capitolare, amore” proseguì lui, tubando dolcemente. “Se ripenso poi a quanto si è prodigata Susan per metterci i bastoni tra le ruote...” sospirò.

“Quella troietta intrigante” sibilò con astio il sovrano di Narnia. “Sono così contento di non doverla più vedere, lei ed i suoi bulbosi occhi blu”.

“Questa Susan è per caso una tua ex?” si interessò Edward, sporgendosi verso la coppia di sposi.

“No, che Aslan mi fulmini” esclamò sdegnato Caspian. “Io mi innamorai di Peter dal primo istante in cui incrociammo le lame, ma quella cretina di sua sorella si fece non so quali film mentali secondo cui lei era la donna della mia vita, figuratevi!”

“Parenti serpenti, eh? Mi ricorda qualcuno” ringhiò sommessamente Jacob, irrigidendosi.

I due sovrani li guardarono con curiosità.

“Si riferisce a Bella” spiegò Edward, circondando con un braccio la vita dell’altro. “Ammetto di essere stato con lei per -quanto, un anno?- ma ai membri della mia famiglia è stato subito chiaro che c’era qualcosa di incongruo. Che me ne facevo io, vampiro bellissimo purissimo e levissimo, di un’umana imbranata all’ennesima potenza, sostanzialmente inutile e appiccicosa oltre ogni dire? L’ho usata come donna dello schermo, senza peraltro combinarci mai nulla. Era la mia copertura affinché nessuno scoprisse i miei sentimenti per il licantropo burbero e sexy che fingevo di odiare. Sapete, tra le nostre specie non è mai corso buon sangue. Un po’ come Romeo e Giulietta”.

“Io invece ti detestavo sul serio, perché non capivo come avessi scelto quell’impiastro quando potevi avere me” borbottò il licantropo, a cui evidentemente l’onta dell’iniziale rifiuto bruciava ancora un pochino.

“E come siete riusciti a coronare il vostro sogno d’amore?” domandò Peter, appassionatosi a quella storia che ricordava tanto la sua.

“Con una romantica fuga d’amore a New York dove, sfruttando i contatti di mio padre, ci ha sposati niente meno che il sindaco in persona” cinguettò euforico il vampiro, sventolando la mano sinistra per mostrare la fede in tutto il suo luccicante splendore.

Poco distante dall’insolito quartetto, mentre i giovani Re squittivano complimenti e felicitazioni ai loro nuovi amici, un John Watson al quinto mese di gravidanza giocava con Aithusa, che fingeva dispettosamente di volergli mangiucchiare il dito indice. Arthur, seduto di fronte a loro con Nagini attorcigliata alle sue spalle, li osservava attentamente.

“Siete molto bravo con gli animali, Sir Watson” attaccò bottone.

“Vi ringrazio, Altezza, ma è solo merito dell’esperienza. A Londra abbiamo lasciato un bulldog di nome Gladstone, buono come il pane. In verità sarebbe il mio cane, ma Sherlock si diverte a sfruttarlo come cavia per i suoi esperimenti” e alzò gli occhi al cielo, senza riuscire a soffocare un sorriso indulgente e rassegnato.

“Lo amate molto, vero?”

“E’ la mia vita” affermò l’altro con semplicità. “Per lui ho accettato di sfidare le convenzioni. Ho lasciato mia moglie Mary e il mio ambulatorio di medico per seguirlo ed assisterlo nelle sue indagini. Purtroppo dobbiamo agire con estrema discrezione. Nella nostra epoca esiste il reato di sodomia, sapete, e non potremo mai ufficializzare la nostra unione” spiegò, intristito.

“E ditemi, ne è valsa la pena? Ve ne siete mai pentito?”

“Oh, no” proclamò John con calore. “Sherlock è la mia ancora di salvezza e, malgrado le sue stranezze e la dipendenza dalla cocaina, è il solo uomo che potrei amare. Avevo un unico rammarico, quello di non potergli dare un figlio. Adesso che anche questo piccolo inconveniente è stato risolto, sento che la mia -la nostra- felicità non potrebbe essere più completa”.

“Come vi capisco” sussurrò Arthur, rivolgendo un’occhiata di sottecchi a suo marito.

Nel mentre, i sopraccitati Holmes e Merlin erano impegnati a scervellarsi in compagnia di Gaius.

“Quel che ci rimane da scoprire, dunque, è il nome del mago che ha castato l’incantesimo” rifletté ad alta voce l’anziano cerusico.

“Permettetevi di contraddirvi, mio caro signore: è fondamentale appurare quale sia il movente che ha dato origine a codesto sovvertimento della legge naturale. Una volta scoperto quello, troverò il colpevole in men che non si dica servendomi ovviamente di uno dei miei celeberrimi procedimenti deduttivi, così complesso ed intricato che per scriverlo l’autrice si taglierà le vene o impazzirà definitivamente” obiettò, un poco esaltato, l’investigatore.

“In uno dei vostri libri, forse” lo contraddisse meditabondo il mago. “Dovete sapere, Sir Holmes, che in questa storia niente -e sottolineo niente- procede secondo logica”.

Detto ciò si arrestò bruscamente e si portò entrambe le mani alle tempie. Sotto gli sguardi un filino perplessi dei presenti (meno che di Arthur, che aveva intuito cosa stesse accadendo) serrò le palpebre ed aggrottò la fronte, annuendo ogni tanto. Trascorsa che fu una clessidra o anche meno riaprì gli occhi, rivelando iridi dorate, e balzò in piedi con un’agilità insospettabile.

“Signori, Kilgharrah è appena tornato dalla sua vacanza. Ci aspetta nella radura nei pressi del castello (marcondirondirondello), sostiene di avere la soluzione al nostro problema”.

 

 

Con grande sorpresa dei nostri eroi, accanto al già noto drago ve n’era un altro, se possibile ancora più maestoso ed imponente. Il suo manto era di un rosso sangue intenso ed altrettanto scarlatti erano gli occhi, in cui però si intravedeva senza fatica un fondo di dolcezza.

“Kil” esordì Merlin. “E tu devi essere Castigo, scommetto” sorrise amichevolmente in direzione del secondo lucertolone.

“Lieto di conoscervi, Emrys. E anche voi, re Arthur. Molte cose mi sono state raccontate sul vostro conto” rispose cordialmente la creatura magica, chinando il muso in segno di rispetto.

“Non tutte negative, mi auguro” scherzò Arthur. “Castigo, Kilgharrah, vi stavamo aspettando con ansia. Lasciate che vi presenti ai nostri ospiti”.

Non appena lo scambio di saluti e cortesie varie fu terminato, Kilgharrah si rivolse a Merlin.

“Giovane mago, credo di poterti fornire un aiuto concreto nella risoluzione di questo pasticcio. Mi sono consultato telepaticamente con Saruman e Gandalf in persona ed entrambi mi hanno dato la stessa risposta: Evocare il colpevole tramite un incantesimo d’Appello antico quanto potente. L’unico inconveniente è che è necessario che sia un drago a pronunciarlo, motivo per cui Castigo ed io siamo qui”.

“Perché in due? Uno è il solista e l’altro fa il controcanto?”

“Ma no, stupidotto. Più si è meglio è, no?” ridacchiò l’altro in risposta.

Il ragazzo si arrese. Quel drago doveva sempre avere l’ultima parola, accipigna.

“D’accordo, hai vinto tu. Coraggio, recitate la filastrocca e facciamola finita una volta per tutte”.

Kilgharrah e Castigo si scambiarono un’occhiata solenne e concentrata.

«Andra moi ennepe, Mousa, polutropon, hos mala polla

plagchthê, epei Troiês hieron ptoliethron epersen

pollôn d' anthrôpôn iden astea kai noon egnô,

polla d' ho g' en pontô pathen algea hon kata thumon,

arnumenos hên te psuchên kai noston hetairôn».

“Che cosa?” pigolò sgomento Edward una volta che essi ebbero terminato. “Qualcuno mi spiega perché mai hanno recitato il proemio dell’Odissea in lingua originale?” (Non dimentichiamoci che il vampiro Settebellezze, oltre ad essere un gran gnoccone, era anche un mezzo genio.)

“Ordini dall’alto” sbuffò, laconico, Castigo.

“Quell’autrice da strapazzo prima o poi dovrà vedersela con me. Avrà notizie dal mio avvocato, perdindirindina!” sbottò Merlin, furioso.

In fondo è tutta colpa sua se ci ritroviamo in questa incresciosa situazione!, pensò non a torto.

“Giovane mago, invece di prendertela con Genio faresti bene a preoccuparti di altre magagne” consigliò saggiamente Kilgharrah.

“Chicosacomedoveperché?”

Due figure avanzarono in direzione del gruppetto, tossicchiando un po’ per via del gas fumogeno provocato dall’incantesimo.

Merlin per poco non ci rimase secco. Non loro, supplicò febbrilmente, gli occhi sgranati. Fatina dei Denti, fa’ che non siano loro.

 

 

 

 

*trallallero trallallà*

Ora, io SO che vi state rodendo il fegato e che al contempo mi state maledicendo, LO SO (ehm, almeno credo. Lasciatemi l’illusione, va’, anche se molto probabilmente non ve ne frega una beneamata cippa).

Chi sarà mai la misteriosa coppia di malfattori/malfattrici? Li/e abbiamo già incontrati/e? …Domande, domande. Io vi rivelo solo che qualche indizio l’ho disseminato, nel corso dei precedenti otto capitoli. E adesso scervellatevi pure, mie care. *ammicca*

Mi raccomando: sequel sì o sequel no? Ci tengo ad avere la vostra opinione!

Un bacione e a presto.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Il_Genio_del_Male