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Autore: WriterG    18/01/2012    0 recensioni
Salve a tutti, questa è in assoluto il mio primo racconto.. sono molto legata a questa storia non tanto per ciò che c'è scritto ma per il periodo in cui l'ho ideata.. la storia è principalmente incentrata su di una ragazza che dopo vari momenti di sconforto dovuti ad una gravissima tragedia, riesce a trovare un equilibrio.. ci tengo a sottolineare che la storia non sarà tutta sullo stesso genera ma varierà ci saranno momenti comici, momenti tristi ma anche molta gioia.. insomma come la vita di tutti noi in fondo con alti e bassi.. bene ora vi lascio leggere in pace.. spero che vi piaccia. Mi raccomando commentate, fatemi sapere cosa ne pensate.. G.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Terzo Capitolo: Strane coincidenze

 
Appena raggiunsi il cortile salutai tutti i mie nuovi compagni, di cui non ricordavo ancora bene i nomi, mi avviai verso il parcheggio, ma a quel punto incrociai il professor Klein…
Lui mi salutò ed iniziò ad informarsi sul perché avessimo deciso di trasferirci in una città come Boston, io gli risposi che avevamo deciso di andarcene per cambiare aria e soprattutto perché mia nonna aveva aperto un B&B a Boston. Ma la verità era che i ricordi facevano ancora troppo male, facevano bruciare le ferite ancora aperte dopo dieci anni. Solo ora mi rendo conto di ciò che successe veramente quella sera,ricordo ancora gli spari e il sangue,tanto odio e ferocia solo per rubare qualche soldo ed una macchina, assurdo… La mia famigliare era stata distrutta da una persona ignobile che non si fece scrupoli a spezzare due vite per un pugno di soldi. Ricordo che mio padre non voleva cedere, lui aveva sudato per potersi permettere quella macchina, la ricordo ancora, era una Phontiac gto, bellissima nera ricordo che aveva l’aria di essere molto veloce per quello ne ero affascinata. Quell’uomo era molto nervoso, ora a mente fredda direi anche un pò spaventato e quando mio padre si rifiutò di consegnare le chiavi della macchina preso dal panico egli sparò, in quel istante mia madre vedendo cadere a terra mio padre cominciò a urlare e piangere, a quel punto l’uomo si voltò verso di lei e le riservò lo stesso trattamento, due secondi dopo era già sparito nell’oscurità della notte. Trasalì al ricordo così vivido di quella notte infernale, salutai il mio bel professore e corsi verso la mia macchina, nell’attraversare in fretta mi dimenticai di guardare se passava qualcuno ed in quel momento sentì una frenata alla mia sinistra e qualche cosa mi sfiorò la gamba.
Mi voltai di scatto e vidi una Phontiac nera, in quel momento rischiai di avere un infarto rivedendo quell’auto, quando misi a fuoco vidi che al suo interno c’era quello strano ragazzo di cui mi aveva parlato Erin, Jake.
Il ragazzo mi guardò con lo sguardo assente, dopo pochi minuti scese dalle sua vettura e mi raggiunse. Quasi contro voglia mi chiese come stavo, era veramente strano, fu molto freddo e distaccato. Io stavo bene, non mi era neanche fatta un graffio, ma ciò che mi disturbava era quello sguardo quasi letale, mi sentii gelare il sangue. In un primo momento pensai che magari non conoscendomi fosse un pò sulle sue, magari anche timido, ma più che altro mi sembrava quasi arrabbiato. Lo guardai bene e per la prima volta vidi i suoi occhi, erano molto tristi ma allo stesso tempo furiosi aveva l’aria di avercela con il mondo intero per qualche cosa che nessuno poteva capire. Occhi così profondi che quasi mi ci persi dentro arrivando dritta alla sua anima, ed in quel momento, sentì il bisogno di sfiorarlo, allungai la mano, ed in quel preciso istante lui mi fermò.
Toccandomi sentì come una scossa elettrica dentro me, e sono sicura che anche lui la sentì… mi guardò ancora una volta con quello sguardo da bello e dannato riportando mi alle realtà, ed in meno di un secondo tornò nella sua macchina sgommando via come se lo avessi aspramente insultato.
Non si presentò, e non mi salutò neanche, mi lasciò li come una stupida a guardarlo sfrecciare via da me senza alcun motivo!!!
Non appena ripresi in mano il controllo del mio corpo, ancora scombussolata da quegli occhi, corsi di gran fretta in macchina dove trovai Ced al posto di guida che canticchiava allegramente, come era facilmente intuibile aveva fatto l’allenamento di prova per entrare in squadra.. Durante tutto il tragitto da scuola a casa mi raccontò nel dettaglio ogni minimo aspetto della sua giornata scolastica, le impressioni sulla squadra e tutte le duemila ragazze che già lo amavano follemente. Era molto divertente parlare con Ced perché tutte le cose più strane e assurde capitavano a lui, ma dopo oggi cominciai a credere che fosse di famiglia.
Tornati a casa Ced andò subito in camera, mentre io andai sul portico con la nonna per raccontarle la mia giornata. Abitavamo in una bellissima villetta nella zona residenziale di Boston. Quella sera parlammo anche della piccola scappatella nella grande mela, che avremo fatto nel fine settimana. La cosa che più adoravo di New York era sicuramente la sua vitalità, era una città attiva, vitale, piena di gente e confusione…E tutto questo mi esaltava.
Quando andai in camera mia mi feci subito un bel bagno caldo, accesi la tv e mi buttai sul  mio letto!!! Mi rilassai, anche se non riuscì a staccare il cervello neanche per un minuto, pensando e ripensando a quel enigmatico ragazzo che mi aveva stordita, certo devo ammettere che per un istante pensai anche al professor Klein ma a quel punto ero già nel mondo dei sogni.
I giorni seguenti furono molto piacevoli , e per fortuna non incappai nello sguardo tanto bello quanto inquietante di Jake. Finalmente arrivò il week end  ed io e Ced partimmo per New York. Arrivati li andammo ad alloggiare nel hotel della nonna proprio al centro di Manhattan. Dopo aver sistemato i bagagli visto che non andavo a New York da tempo ne approfittai per visitare tutti i posti che più amavo di quella città al contrario di Ced che perse il suo tempo a dormire. Il fine settimana terminò velocemente ed il mattino del ritorno a Boston ,mi svegliai con più entusiasmo del solito, pronta da affrontare di tutto. Dopo essermi svegliata andai giù in cucina e feci colazione con latte e biscotti al cioccolato, i miei preferiti. Come al solito mi preparai in fretta e furia, salutai la nonna e corsi in macchina, dove da tempo mi aspettava Ced, per andare a scuola. Per tutto il tragitto ogni stazione radiofonica trasmetteva sempre la stessa canzone, Run degli Snow Patrol, e quella canzone così bella ma malinconica mi fece pensare molto a molte cose..
 

Giada.

  
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