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Autore: apochan kenshiro    19/01/2012    4 recensioni
[ATTENZIONE: SPOILER TERZA E QUARTA STAGIONE]
Hanno sparato a Kate Beckett e lei è sopravvissuta, ce l'ha fatta ... Questioni irrisolte, durante la riabilitazione, vengono a galla, ma non rimane molto tempo per discuterne: c'è un nuovo assassino in città, che riserva alle sue vittime un trattamento peculiare...
Tocca quindi alla squadra omicidi del Dodicesimo risolvere la macabra questione, ancora con la compagnia e l'ausilio del nostro scrittore, e con un nuovo capitano che darà filo da torcere...
Ladies and gentlemen, enjoy ...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Strange loves

Stava lì alla televisione tentando di seguire una delle tante sit – com, per sorridere, ma non ce la faceva. Nella sua testa risuonavano solo tante domande ed una, mille e nessuna. Fino a quando sarebbe stata sola, di fronte all'unica luce azzurrina dello schermo, nell'attesa che Josh fosse di ritorno? Quell'attesa stava cominciando a sfiancarla: era quasi più corrosiva delle sue giornata in ospedale, ma ormai anche quelle erano finite. Assieme alle ore di riabilitazione motoria, aveva dovuto fronteggiare i lunghi momenti di vuoto, che nell'asettica camera bianca passava spesso dormendo.

Josh era premuroso con lei, vicino più possibile nei suoi esercizi e nei suoi sforzi, ma ora da una settimana a quella parte aveva ricominciato ad essere sfuggente. La sua “pausa” era finita prima del previsto: il primario lo aveva richiamato per condurre un intervento delicatissimo e lui era andato. Non poteva biasimarlo, era il suo lavoro, e c'erano in gioco molte vite, ma piano piano era sfuggito e lei era ripiombata nella solitudine. A volte Lanie ed i ragazzi erano venuta a trovarla, ma per tempi brevi: il caso prosciugava loro tempo ed energie, come anche il nuovo capitano, donna irreprensibile a quanto pareva. Chissà come sarebbe stato il ritorno con la Gates

Scosse il capo, concentrandosi sullo schermo luminescente, ma non riuscendo in alcun modo a seguire immagini e voci. Era già buio pesto, le undici passate, e lei era lì sola a pensare. Non era riuscita a dire al suo ragazzo che quello stato la metteva in apprensione, nel panico. Perché in quei momenti non c'erano più i sedativi ospedalieri, non c'erano più le notti ed il sonno senza sogni; i demoni fuoriuscivano, tormentandola, scuotendola, sorprendendola anche di giorno, in mezzo ad un semplice pensiero.

Distolse di nuovo lo sguardo e l'attenzione dalla televisione. Percorse con lo sguardo tutta la stanza, arredata con il minimo indispensabile. Aveva dovuto imparare a riconoscere quei mobili, quegli angoli nella casa di Josh, ma niente era riuscito in quelle settimane a risultarle familiare. Continuava ad inciampare negli stessi spigoli, continuava ad urtare gli stessi mobile ed a sbagliarsi con gli interruttori. Fisicamente stava molto meglio e camminare le era nuovamente semplice come prima, ma questi lapsus continuavano. Si domandava se fosse veramente causa dei postumi dell'intervento e del coma indotto.

Ancora assorta in questi pensieri, sentì girare la chiave nella toppa. La porta si aprì, facendo entrare il fascio di luce bianca della luce nel corridoio; ad impedire il totale irrompere della luce nel salotto, c'era la sagoma nera del suo fidanzato, nella sua sua usuale tenuta. Chiuse la porta alle sue spalle ed accese la luce della sala. Kate chiuse istintivamente gli occhi, proteggendoseli con il palmo della mano.

Kate, sei ancora alzata!”

Il tono apprensivo dell'uomo era quasi esasperato.

Beh, sì ...”

Dovresti essere a letto … non puoi stancare così il tuo fisico.”

Lo so … ma non ho molto sonno.”

Kate, è per il tuo bene.”

La donna sbuffò, poi stiracchiandosi si alzò. Si avvicinò al televisore e premette l'interruttore di accensione spegnendolo; poi si diresse nella direzione di Josh.

Sai, è stata una giornata grigia ...”

Mi spiace tesoro, ma non posso abbandonare il lavoro. Lo sai, ho fatto quello che ho potuto, ma hanno bisogno di me.”

Già ...”

Kate abbassò gli occhi e circondò le sue braccia con le sue stesse mani. L'uomo si avvicinò e la attirò fra le sue braccia, facendole appoggiare la testa sul suo petto. Il camice blu del cardiochirurgo aveva ancora addosso il caratteristico odore asettico degli ospedali.

Vedrai che prima o poi questa noia passerà. Non manca molto al tuo ritorno ..”

Vero ...”

Allora resisti, Kate. Sono convinto che quando sarai di nuovo al distretto, tutto tornerà alla normalità.”

Lo spero ..”

Detto ciò sollevò appena il suo mento e le dette un bacio a fior di labbra, delicato, ma inaspettatamente gelido. Poi sciolse l'abbraccio.

Vado a farmi una doccia, tesoro. Mi aspetti in camera?”

Sì.”

E Josh si defilò in fondo al piccolo corridoio dell'appartamento, scomparendo dietro la porta del bagno.

 

Era nel letto da quanto? Non lo sapeva. Sveglie ed orologi non c'erano nella stanza: chi assolveva il compito di svegliarli era la fastidiosa suoneria di un cellulare.

Il suo sguardo era fisso sul soffitto, dove si riflettevano le luci della mai dormiente New York. Non riusciva proprio a dormire.

Per contro Josh era profondamente addormentato al suo fianco, coperto fino all'addome dalle coperte. L'autunno stava avanzando ed aveva cominciato a fare discretamente freddo.

Stufatasi di osservare ossessivamente il bianco soffitto, decise di alzarsi, piano, con movimenti studiati, facendo attenzione a non svegliare il medico. L'uomo aveva il sonno pesante, soprattutto di ritorno dal lavoro, ma la prudenza faceva parte della sua indole.

Raccolse le pantofole accanto al letto ed in punta di piedi uscì dalla camera, richiudendo delicatamente la porta. Si diresse verso la stanzetta – studio di Josh, dove aveva messo molte delle sue cose che non fossero vestiario. Si sedette alla sedia della scrivania ed aprì il primo cassetto: lì c'era la sua scatola dei ricordi ed anche qualche libro che si era portata con sé. Era da tanto che non leggeva, ma ciò le piaceva; in quel periodo aveva pensato che avrebbe riempito il vuoto delle giornate con la lettura, ma non aveva avuto ancora lo stimolo; forse quello era il momento di ricominciare.

Afferrò il primo volume e lesse il titolo: si rese amaramente conto che lo aveva già letto. Passò quindi al seguente ed a quello dopo ancora; fra i libri che era riuscita ad afferrare al volo in quella giornata di uscita dall'ospedale, non ve ne era uno che non avesse letto. Sospirò delusa, indecisa su come avrebbe occupato le sue ore insonni. Si appoggiò alla scrivania, con la testa riversa sulle sue braccia incrociate. Scrutò le cose intorno a lei, illuminate dalla calda luce della lampada da tavolo. Il suo sguardo si focalizzò improvvisamente su di una serie di sottili buste bianche impilate all'angolo opposto del piano, poste accanto ad sacchetto rosso di carta lucida. La donna fece mente locale, scrutando nella sua memoria, poi il ricordo affiorò: una settimana e mezzo prima Josh era andato al suo appartamento, a recuperare la posta, ed era tornato con molte bollette e quella busta. Le aveva detto di averlo preso altri suoi libri, nel caso quelli che già aveva con sé non fossero bastati. Sorrise debolmente a quel ricordo recente, una delle ultime cose carine che il suo ragazzo aveva fatto per lei.

Si sporse sul piano della scrivania, dopo essersi alzata, poi afferrò la busta, decisa a scovarne il contenuto. Scoprì, soppesandola, suo malgrado, che era abbastanza leggera e che il contenuto doveva essere abbastanza esiguo: non più di due o tre libri e sicuramente nessuno dei suoi grossi thriller. Si pose dunque la busta in grembo e l'aprì: con amarezza scoprì che il libro era solo uno. Scrutò le sue fattezze: era un tomo abbastanza massiccio, con una copertina lucida, nera e gialla; era sicuramente nuovo … forse Josh non aveva preso uno dei suoi libri, forse le aveva comprato un libro … osservò ancora la busta: quello era un regalo. Sorrise nuovamente pensando alla tenerezza del pensiero.

A quel punto lo estrasse senza indugio dal sacchetto, curiosa di sapere quale libro fosse e chi fosse l'autore. Quando la copertina le si rivelò in tutti i suoi particolari le mancò il respiro: in rilievo a caratteri cubitali e nei colori giallo e bianco spiccavano il nome di Richard Castle e poco più sotto, dopo la sagoma nera di un profilo molto simile al suo, il titolo, “Heat Rises”. La sua capacità di pensare si azzerò immediatamente, lasciando campo all'istinto. Con le dita che febbrilmente scorrevano quella copertina, andò ad aprire sulla prima pagina; c'era scritto qualcosa, a mano, con una grafia elegante; il tratto era ora spesso, ora sottile, di un nero brillante che spiccava sul bianco crema della pagina; quell'inchiostro proveniva sicuramente da una stilografica. Lo sguardo scorse ansioso sulla pagina, assimilando con stupore quello che c'era scritto:

Ad un donna meravigliosa, senza la quale questo libro non potrebbe esistere.

Ad una musa ispiratrice, senza la quale io non lo avrei potuto scrivere.

Ad una detective magnifica, senza la quale avrei perso entrambe.

Per te Kate, la prima copia … buona guarigione …

Rick

La mani tremavano e le lacrime scorrevano libere sulle gote lievemente arrossate, andando ad infrangersi sulla copertina plastificata del libro, ormai richiuso.

Perché Josh non le aveva detto la verità? E perché Castle non si era fatto più vivo? Cosa le era stato nascosto? La testa le doleva ed i ricordi stentavano ad affiorare, come anche le motivazioni di tale comportamento. Solo un senso di amarezza la avvolgeva come un involucro soffocante: ora stava capendo cosa passavano molte vittime che morivano per asfissia, un dolore lento ed atroce.

Ora cominciava a metabolizzare: non era più in grado di stare con Josh, era quella situazione che la stava soffocando; stava rinchiusa in una piccola prigione dorata, con qualche visita “programmata” ogni tanto. Non era quella la sua vita,no, non lo era mai stata, e non avrebbe cominciato ad esserlo in quel momento … era vero, lei metteva un muro nelle sue relazioni, un muro che avrebbe voluto abbattere, ma l'uomo che dormiva profondamente nella stanza accanto non era quella persona con cui farlo.

Fu un lampo, come un illuminazione improvvisa, non piacevole, ma forse quasi necessaria: se ne sarebbe andata. Si sentiva un po' meschina, ma sentiva che il cuore in petto stava per scoppiarle, senza lasciarle scampo.

Asciugandosi le lacrime e riponendo con cura “Heat Rises” nella busta, si alzò senza far rumore e ritornò verso la camera da letto; aprì la porta tenendo la maniglia con fermezza, per evitare che i cardini cigolassero. Andò al borsone accanto al suo lato del letto, dove erano ancora la maggior parte dei suoi vestiti: viste le frequenti “gite” al centro di riabilitazione, non aveva mai posto le sue cose nell'armadio o in un cassetto. Ringraziò mentalmente, ritrovandosi a dover fare molte mosse in meno.

Raccolse il suo cellulare ed alcune cose sul comodino, poi afferrò il borsone ed uscì ancora dalla stanza a passo felpato. Tornò nello studio appoggiando il tutto. Si tolse allora la maglietta ed i pantaloni che le fungevano da pigiama e li scaraventò pigiandoli nella sua improvvisata valigia; ne estrasse poi una felpa e dei jeans, indossandoli. Si reco allora nel ripostiglio, accanto alla cucina, e recuperò quelle due essenziali paia di scarpe sportive che si era portata: niente tacchi ad ostacolare la sua riabilitazione. Ne prese uno dei due a caso e lo calzò, afferrando le pantofole e l'altro paio in mano; tornò allora nell'altra stanza.

Riuscì a legarsi in una coda improvvisata i lunghi capelli, decisamente scarmigliati ed arruffati, ma poco le importava: voleva essere fuori di lì il prima possibile. Recuperò allora le sue ultime cose dal cassetto nella scrivania, fra cui anche la sua preziosa scatola di latta. Mentre tutti i suoi vestiti e le bollette erano già chiusi nel borsone ed i suoi thriller erano già andati a far compagnia al regalo di Castle, quella semplice quanto preziosa scatola era ancora lì fra le sue mani: forse quel vecchio contenitore di biscotti al burro conteneva se non tutta la sua vita, almeno una buona parte.

Presa da una certa nostalgia, la aprì. In cima a quella piccola pila di bigliettini e fotografie stavano dei fogli ripiegati in quattro; Kate permise al ricordo di affiorare ed alla voglia di leggere di catturarla. Estrasse quegli apparentemente anonimi fogli e li dispiegò con cura fra le sue mani; l'ordine era sparso e delle parole spiccavano in fondo al primo foglio che aveva davanti sé. Quella non era una grafia elegante, ne sapientemente studiata: era semplice ed essenziale, dai tratti veloci e spigolosi, ma quelle ultime parole spiccavano come lettere scarlatte, lievemente marcate e più grandi dalla mano che aveva tenuto quella semplice biro che le aveva scritte:

If only ...

Più di tutte le precedenti parole, quel se ed una foto erano tutto ciò che rimaneva di Royce, e lei lo custodiva gelosamente; se però non si fosse affrettata ad uscire di lì, sarebbe rimasto anche il ricordo di qualcos'altro …

Ormai pronta per andarsene, si ricordò comunque di non essere una bastarda e per l'ultima volta si sedette alla scrivania; prese un foglio qualunque ed una penna e cominciò a scrivere:

Mi dispiace devo andare via

ma sapevo che era una bugia

quanto tempo perso dietro a lui

che promette e poi non cambia mai

strani amori

mettono nei guai

ma in realtà

siamo noi”

Era dispiaciuta, non riusciva a stare completamente bene con la sua coscienza, ma doveva farlo: non riusciva a continuare a mentirgli. Non riusciva a capire le bugie di lui, ma sorvolò, conscia di quello che stava turbinando nel suo animo.

Ricordò Royce, il suo primo punto di riferimento ed il primo uomo a darle un appiglio per uscire dal baratro. Quanto tempo aveva speso dietro a lui, scoprendo poi in quell'inverno di un anno fa che le cose erano cambiate: puntargli addosso quella pistola era stata la cosa più dura che avesse dovuto fare, ma lo aveva fatto, aveva rimediato all'errore di farlo fuggire, a quell'errore di avergli dato fiducia, che non meritava più.

In quel momento sentì il suo rapporto con Josh come un gioco di tradimenti, piccoli, ma sottili, di mille cose importanti non dette, che da quel momento avrebbero cambiato le cose …

E lo aspetti ad un telefono

litigando che sia libero

con il cuore nello stomaco

un gomitolo nell'angolo

lì da sola

dentro un brivido

ma perché lui non c'è”

Ricordò le volte al telefono, aspettando che l'uomo le rispondesse: niente. Inevitabilmente ripensò a tutte altre telefonate, a Rick: ogni volta un'attesa, un'aspettativa, ogni volta il cuore nello stomaco, attendendo che lui fosse dall'altra parte a dire “Castle” e che non molto dopo fosse lì con lei, a parlare di omicidi, con due caffè in mano. Incredibile, non ci aveva mai voluto fare caso, ma ogni volta in quel piccolo gesto si nascondeva un brivido, un brivido che ora non sentiva perché lui non c'era … perché era così?

... e sono:

Strani amori che

fanno crescere

e sorridere

fra le lacrime

quante pagine

lì da scrivere

sogni e lividi

da dividere

Sono amori che spesso a questa età

si confondono dentro a quest'anima

che si interroga senza decidere

se è l'amore che fa per noi”

Royce, Josh, Castle: chi era l'uomo per lei? E qual era davvero il tipo di relazione che voleva con loro?

Pensare al suo mentore era inutile: la fredda terra di uno dei tanti cimiteri lo ricopriva. Ma i ricordi di lui, ai tempi dell'accademia, erano stupendi, un susseguirsi di lacrime e sorrisi, dove “non mollare!” non mancava mai.

Josh? Ormai aveva deciso. Non sarebbe mai stato in grado di abbattere il suo muro. La loro relazione sarebbe stata solo costruirne un altro, più solido, senza accorgersene.

E Castle? Loro due cos'erano? Avevano davvero qualcosa? Abbassò momentaneamente, smettendo di scrivere … avevano qualcosa, ma non era ancora in grado di decifrarlo, nemmeno dopo tutto quel tempo … davvero per loro due ci sarebbero state pagine da scrivere?

Ripensò ai tre anni passati assieme, fra indagini ed avventure: sogni, realizzati ed infranti, come gli Hamptons, lividi, fra inseguimenti e momenti di tensioni, come quelli sulle nocche di Castle dopo aver colpito Lockwood in piena faccia e quelli sui loro volti semi congelati in quel frigo, oppure i suoi, affatto fisici, ma molto profondi, piuttosto delle ferite, come quella ancora sanguinante per la morte di Montgomery.

Cos'erano dunque quei sentimenti che si confondevano nella sua anima?

E quante notti perse a piangere

rileggendo quelle lettere

che non riesci più a buttare via

dal labirinto della nostalgia

Grandi amori

che finiscono

ma perché restano

nel cuore”

If only ...”, ancora le ultime parole di Royce affiorarono. Si ricordò le sue lacrime e quelle due notti insonni, prima di fuggire a Los Angeles; assieme a quella lettera erano incatenati nei suoi ricordi. Lui era stata la sua unica certezza dopo la morte di sua madre ed ora lui e quella certezza erano finiti, rimanendo ricordi aggrappati al suo cuore, con quelle parole a cui avrebbe dovuto trovare presto o tardi un continuo ...”

Strani amori che

vanno e vengono

nei pensieri che

li nascondono

storie vere che

ci appartengono

ma si lasciano come noi”

Non era mai riuscita davvero a legarsi a qualcuno, eppure non era una persona superficiale: non sarebbe mai stata in grado di costruire una relazione sul gioco, senza cercare qualcosa di più profondo, ma quelle che aveva intrapreso erano sempre finite. Sicuramente storie vere, ma finite, senza possibilità di appello …

Strani amori

fragili

prigionieri

liberi

Strani amori

mettono nei guai

ma in realtà siamo noi

Strani amori

fragili

prigionieri

liberi

Strani amori che non sanno vivere

e si perdono dentro di noi”

Pensò ancora a dove l'aveva portata la relazione con Josh: una gabbia dorata piena di se e di ma, una storia fragile che proprio in quel momento si stava rompendo. Proprio allora si rese conto di come dall'inizio quella relazione fosse debole e che suo era stato lo sbaglio: lei aveva deciso di imbarcarcisi, ma non aveva voluto guardare alle conseguenze. Ora tutto era nitido …

Firmò quella lettera improvvisata e se ne andò, raccogliendo le sue cose e spegnendo la luce. Si incamminò verso la porta e raccolse il suo cappotto, indossandolo. Afferrò allora il pomello della porta e lo girò, facendolo scattare. Prese ancora il suo borsone e lo pose con la busta rossa nel corridoio della piccola palazzina. Pescò allora il cellulare dalla tasca e preparò il numero del servizio taxi, che avrebbe chiamato a poco.

Rivolse ancora un ultimo sguardo a quell'appartamento: nessuno di quei mobili in legno le sarebbe mai stato familiare, ne era sicura. Chiuse allora la porta di ingresso, che fece scattare la serratura con un rumore secco e metallico: era tempo di andarsene.

"Addio, Josh ...”

Mi dispiace devo andare via

questa volta l'ho promesso a me

perché ho voglia di un amore vero

senza te ...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colpo di scena: Kate se ne va, frastornata, senza un confronto … come reagirà Josh a tutto ciò? Una piccola scoperta ha determinato una sostanziale svolta nella storia … cosa avverrà in seguito? Lascio a voi indovinare, per poi scoprirlo ;)

Allora, sembra proprio che in questo periodo scriva a ripetizione, no? Devo dirlo, la mia ispirazione è ad un buon livello, quindi spero di poter continuare ad aggiornare così velocemente, senza però tralasciare niente …

Questo capitolo, come avete visto, ha la struttura di una song – fic, cosa in cui mi sono cimentata per la prima volta: spero che abbiate gradito! La canzone, a scanso di equivoci, è “Strani amori” di Laura Pausini; so che forse può non esserci simpatia per la cantante (che io invece apprezzo, pur con qualche delusione in relazione ad alcuni suoi lavori …), ma questa canzone con il suo testo mi sembra estremamente adatta al contesto ed al personaggio di Kate.

Detto ciò, ringrazio bice_94, advocat ed 1rebeccam, che hanno recensito il capitolo precedente, più Junior99, che mi ha postato una recensione al capitolo 3; ringrazio inoltre AlwaysReading ed evelyn83, per aver messo la storia fra le loro preferite, Mari_Rina24, per averla inserita fra le ricordate e crixc23, minnie2287, CCSerena89 ed ancora AlwaysReading, che la hanno messa fra le loro seguite.

Ancora grazie a tutti!

See you soon!

p.s. Vi ricordo ancora la mia pagina su facebook, “Noi che scriviamo e leggiamo su efp”. Bye!

  
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